Alessandro Bellavista – pubblica amministrazione e ruolo della dirigenza.

il prof. Alessandro Bellavista é ordinario di diritto del lavoro all’UNIPA di Palermo e si occupa da decenni delle tematiche specifiche del lavoro pubblico (vedi il suo scritto ” la figura del datore di lavoro pubblico”). Bellavista, non solo padroneggia una conoscenza tecnico-giuridica astratta, ma sviluppa analisi e valutazioni sugli effetti concreti che si generano dalla legislazione in vigore. In occasione dell’avvio del PNRR egli ha inteso “fare il punto” su due temi cruciali della regolazione legislativa sulle pubbliche amministrazioni italiane: il regime della dirigenza e i processi di valutazione.

Pregando i lettori di leggere il testo integrale dell’articolo, non possiamo esimerci dal citare letteralmente alcune affermazioni lì contenute che, per la nostra associazione, sono ….musica…Nel senso che coincidono con idee che sosteniamo da anni. Citiamo:

Sulla centralità della pubblica amministrazione in un Paese industriale avanzato.

“La crisi ha spiazzato ineluttabilmente tutte le ricette neoliberiste che propagandavano la messa all’angolo dello Stato e dell’intervento pubblico in economia.”  “Se il Paese ha retto, ciò è dipeso soprattutto grazie al settore pubblico.”  “La pubblica amministrazione da anni, è stata interessata da drastici ridimensionamenti, voluti da un ceto politico interessato a perseguire altri obiettivi e, molto spesso, a sostenere la sanità privata.”

Sulla risposta delle pubbliche amministrazioni alla pandemia.

“…..altre amministrazioni hanno messo in evidenza tutti i loro limiti e le loro incapacità. A questo proposito, guarda caso, s’è trattato soprattutto degli enti pubblici intensamente pervasi dalla politica, come gli enti territoriali, comuni e regioni.” “S’è realizzato un distacco abissale, da un lato, tra uffici in cui purtroppo lo smart working ha coperto forme di vero e proprio assenteismo mascherato da attività lavorativa o ha incrementato varie tipologie di lassismo e disinteresse endemici; e, dall’altro, strutture in cui questa nuova forma di lavoro ha intensificato l’impegno individuale e collettivo e ha anche consentito di sperimentale le notevoli potenzialità della digitalizzazione nella prospettiva nell’aumento delle performance

Sul rapporto politica- dirigenza pubblica.

“Il cuore del problema è socio-comportamentale più che giuridico e sta nei predominanti atteggiamenti del ceto politico. E’ noto, infatti, che la politica, in prevalenza, abusi della legittimazione che le spetta, di guidare le amministrazioni, in base al principio democratico.” “La curvatura fiduciaria del rapporto politica-dirigenza raggiunge l’intensità massima nel caso della possibilità di nominare come dirigenti soggetti «esterni» ai ruoli della dirigenza di carriera, già ampiamente consentita, e ora recentemente estesa (fino al raddoppio delle percentuali originarie!), dal d.l. n. 80/2021, sotto la motivazione della necessità dell’attuazione del Pnrr.” “Questa instabilità strutturale della dirigenza fa sì che essa rimanga esposta ad ogni pressione del titolare del potere di nomina, nella speranza di ottenere l’incarico desiderato o di essere riconfermata nell’incarico già ricoperto. “La mortificazione del ruolo manageriale della dirigenza è altresì consacrata dalla persistenza di tutta una serie di vincoli normativi e di responsabilità diffuse che ostacolano, pur quando possibile, una gestione improntata a canoni simili a quelli della dirigenza privata.”” Gli incarichi dovrebbero essere o a tempo indeterminato, con possibilità di revoca anticipata per giustificato motivo, o a tempo determinato.” “…..la riorganizzazione degli uffici (spesso attuata ad hoc) operi come una sorta di cavallo di Troia per frantumare la regola della durata minima dell’incarico.”

Sul tema della valutazione delle performance organizzative.

” Il problema è dato dal fatto che le tecniche valutative sono state applicate senza una visione d’insieme e, soprattutto, più in un’ottica punitiva che collaborativa.” “Estremamente importante è quindi la valorizzazione di forme di valutazione esterna sull’operato delle amministrazioni pubbliche, in modo tale che così si inneschi una reale alternativa funzionale al giudizio che opera il mercato sulle organizzazioni private.” “In effetti, anche se esistesse in rerum natura, la migliore struttura di controllo interno non riuscirebbe mai a farsi adeguatamente portatrice privilegiata delle istanze della collettività di riferimento, perché sarebbe sempre condizionata dalle pressioni endemiche in direzione contraria. Invece, la presenza di forme di valutazione esterne all’amministrazione può contribuire a migliorare la stessa valutazione interna e la capacità progettuale delle amministrazioni.””E’ evidente che per primo sul banco degli imputati dovrebbe salire il ceto politico che, come s’è visto, disdegna ogni forma di valutazione sul proprio operato che non sia quella dell’ordalia elettorale.” “Ciò si concreta nel rifiuto della politica di governare tramite obiettivi e programmi (come dovrebbe fare) e, invece, nella sua ostinazione ad intromettersi nei più minuti atti di gestione. Già allora, Carlo D’Orta osservò che tali interventi «sono affetti da un accentuato strabismo individualistico (o individuo-centrico) nel senso che fingono di credere che la efficienza/qualità dell’amministrazione consista nelle prestazioni, premi e punizioni dei singoli dipendenti e non, piuttosto, come invece dovrebbe essere, nella misurazione, nella valutazione, nel miglioramento dei servizi e delle prestazioni resi dalla amministrazione come organizzazione, che è l’unica cosa che davvero interessa alla collettività degli utenti”.

Sono in pochi ad avere il coraggio intellettuale del prof. Bellavista.

BellavistaDirigenza2021Pdf

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