Quale conseguenze nelle pubbliche amministrazioni – italiana e non – della lunga e perdurante crisi economica iniziata nell’anno 2008?
Presentiamo di seguito due studi apparsi sulla raccolta di testi curata da Carlo Dell’aringa e Giuseppe Della Rocca “Lavoro pubblico fuori dal tunnel?” – il Mulino 2016 .
Il primo studio è a cura di Lorenzo Bordogna e opera un’analisi comparata de “Il lavoro pubblico in Europa dopo la crisi”: vengono esaminati la vulnerabilità finanziaria dei paesi UE nel periodo 2007-2015, i livelli occupazionali nelle amministrazioni pubbliche, il costo del lavoro pubblico, gli effetti della crisi sulle pratiche di gestione delle risorse umane e in genere delle politiche gestionali delle PP.AA. Sul costo del lavoro pubblico, i dati presentati (pag 47 e seg) indicano che esso “tra il 2007 e il 2014 è diminuito in 8 paesi su 27 (Croazia esclusa) fra squali tutti quelli sotto programma della troika (Irlanda, Grecia, Cipro, Portogallo), ad eccezione della Spagna, più Italia, Ungheria, Romania e Regno Unito. La riduzione è stata particolarmente forte in Grecia (-16,5%) e Portogallo (-1%), rilevante in Irlanda, Ungheria e Regno Unito (-7%), mentre è stata inferiore all’1% in Italia e a Cipro“. Per quanto riguarda le politiche del personale vengono citati studi OCSE che rilevano un “ridimensionamento di politiche ispirate al New Public Management, come l’individuazione dei trattamenti e forme di performance related pay“. Infine, sulle politiche generali di gestione viene affermato a pag. 56 che “dopo oltre due decenni di riforme ispirate al New Public Management, questa generale convergenza fra pubblico e privato non si è materializzata, se non in misura limitata. Non solo. In molti casi…l’adozione ingenua nel settore pubblico di istituzioni e pratiche proprie del settore privato ha generato effetti inattesi se non controproducenti piuttosto che un miglioramento della qualità e dell’efficienza“.
2016-Bordogna Lavoro-pubblico-in-Europa dopo la crisi
A cura di Fedele De Novellis e Sara Signorini un’altra analisi sulla spesa del personale (“nel 2014 i redditi dei dipendenti pubblici risultavano in Italia pari a quelli del 2000 mentre quelli di Germania, Francia e Spagna risultavano aumentati, rispettivamente, dell’8% del 15% e del 27%”- pagg. 65-66), livelli occupazionali, turn over nelle pubbliche amministrazioni e aumento dell’età media dei dipendenti pubblici italiani (“Le politiche di blocco delle assunzioni hanno contribuito insieme agli interventi di riforma del sistema pensionistico a determinare un progressivo invecchiamento dello stock di occupati….tanto che in meno di quindici anni la quota di occupati nel pubblico con più di 55 anni è triplicata, passando dall’11,8% a più del 30% “)
2016-De Novellis-Signorini – Occupazione e salari dei dipendenti pubblici.
I dati sull’invecchiamento della popolazione lavorativa pubblica italiana sono confermati dall’OCSE che nel Government at a Glance del giugno 2017 (vedi qui) espone dati che collocano la pubblica amministrazione italiana sul più basso tasso percentuale di dipendenti sotto i 35 anni (2% contro il 18% media OCSE) e la più alta percentuale di dipendenti sopra i 54 anni (45% contro il 22% media OCSE)