Da sempre questo sito si esprime contro lo spoils system all’amatriciana, cioè a dire quel sistema incostituzionale di reclutamento dei dirigenti pubblici che “ricopia” un modello che nella patria di adozione (Stati Uniti d’America) e’ stato dismesso 140 anni fa (vedi qui). In buona compagnia, viste anche le affermazioni del prof. Sabino Cassese che lo definisce un “sistema bacato” (vedi qui), ma in netta minorità rispetto all’intero sistema politico che trova una delle sue rare unanimità di posizione nel mantenere precario e asservito lo status giuridico dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni italiane. Non che non goda, il sistema politico, di prestigiosi appoggi nel mondo accademico (vedi qui “l’Università Bocconi, il grande fratello della dirigenza pubblica italiana”), fatto è che la tendenza a precarizzare si ripropone in modo perfino rafforzato anche nella presente legislatura, in occasione dell’attuazione del PNRR: il RADDOPPIO della percentuale di dirigenti reclutabili per chiamata diretta senza concorso ha fatto affermare, sempre al prof. Cassese, che “la maggioranza ha fatto nei giorni scorsi due gravi passi indietro, perchè il Parlamento, nel convertire in legge il decreto legge n. 80, ha ampliato il numero dei dirigenti nominati senza concorso e previsto la possibilità di generali promozioni interne, anche a chi non ha il titolo di studio richiesto per la posizione superiore“( vedi qui intervista).
Non contento del patto di spartizione tacitamente siglato coi grandi sindacati a danno della meritocrazia (“i dipendenti a te, i dirigenti a me”), il sistema politico continua a infilare leggine e codicilli – anche salendo sul carro di decreti legge emanati per gli aiuti umanitari all’Ucraina – che tentano di eludere qui e là il principio costituzionale del concorso pubblico. Negli ultimi giorni un ennesimo sbrego ha provocato l’alzata di scudi di associazioni e sindacati rappresentativi della dirigenza pubblica. Ne diamo conto qui di seguito, segnalando in particolare la ricognizione generale sul tema del cosiddetto “rapporto fiduciario” contenuta nella lettera aperta inviata dalla Federazione CIDA funzione pubblica al Ministro della pubblica Amministrino Renato Brunetta.