Riportiamo qui sotto una pubblicazione edita – a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Società per gli studi di storia delle istituzioni e dell’Istituto centrale per gli archivi – sotto la direzione scientifica dei professori Guido Melis e Alessandro Natalini. Il suo titolo, molto significativo, è : “L’ombra del potere: biografie dei Capi di Gabinetto e degli uffici legislativi”. L’interesse storico della pubblicazione è molto alto per via dell’importanza della figura dei Capi di gabinetto nella storia della pubblica amministrazione italiana: queste figure, peraltro inconsuete nella forma che assumono da noi rispetto ad altri Paesi, costituiscono il vertice degli uffici di diretta collaborazione dei Ministri, pertanto sono le persone di fiducia e di riferimento diretto dell’attività di questi ultimi. Abbiamo anche pubblicato la videoregistrazione di interviste ad alcuni di loro – vedi qui.
Riconosciuto l’interesse storico di una rivisitazione di personalità così rilevanti, rimangono intatte le nostre perplessità a proposito dei Gabinetti ministeriali , sia come figure istituzionali in sé, sia per l’arcaicità e la disutilità delle funzioni effettivamente svolte. Come istituzione in sé, i gabinetti ministeriali costituiscono un’intercapedine e un elemento di separazione concreta e culturale fra l’autorità politica e i vertici amministrativi dei Ministeri: cosa in sé altamente negativa, perché non favorisce quel contatto diretto e collaborazione necessari fra “politica e gestione”: il Ministro parla col capo di Gabinetto (che rarissimamente è un dirigente del Ministero – vedi qui) e il capo di Gabinetto fa da tramite con la dirigenza. Quanto poi alle funzioni effettivamente svolte, abbiamo già avuto modo di osservare come i Gabinetti non svolgano quella fondamentale attività di programmazione, studio delle strategie amministrative e fissazione degli obiettivi di performance organizzativa attribuite a ciascun Dicastero ( vedi qui di Antonio Zucaro: Funzioni non svolte e attivita reali dei gabinetti ministeriali): da cui l’assenza di direttive e obiettivi gestionali per la macchina amministrativa, da cui, ancora, la persistenza di uno scollamento strutturale di fondo fra politica e gestione dirigenziale amministrativa. L’assenza pressoché assoluta di professionalità utili per la funzione di predisposizione delle direttive strategiche (economisti, statistici, ingegneri gestionali, informatici) a scapito della monocoltura giuridica dei Gabinetti ministeriali dovrebbe almeno essere premiata dalla buona qualità di quei disegni di legge che – sempre e comunque – vengono partoriti dagli uffici legislativi dei Gabinetti ministeriali. Non pare, tuttavia, che le miriadi di leggi statali che da molti anni vengono approvate dal Parlamento o dai Governi siano di qualità appena decente. Forse sarebbe ora di cambiare qualcosa?
Biografie dei Capi di Gabinetto ministeriale