Consideriamo le osservazioni del prof. Sabino Cassese – presenti nell’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” – una vera e propria lectio magistralis, per il riferimento al METODO che l’attuazione del PNRR ha imposto al sistema economico e burocratico pubblico italiano. Non cavilli e codicilli, ma “vincolo esterno” a conseguire obiettivi di risultato entro un certo termine. Inutile parafrasare ciò che Cassese esprime da par suo: “Bisogna considerare in primo luogo la questione di metodo. Il Piano sta insegnando allo Stato un modo di lavorare scandito da obiettivi traguardi, accordi operativi, programmazione dei tempi, misurazione dei risultati. Uno stile ignoto alle strutture pubbliche”. Ci permettiamo di aggiungere tre concetti: 1) il controllo delle performance deve rivolgersi PRIMA alle amministrazioni e ai suoi massimi vertici, in seconda battuta ai singoli lavoratori; 2) il controllo deve essere sempre “esterno” – meglio se facente capo direttamente al Parlamento della Repubblica, come in U.S.A. Inghilterra e Francia – e non ad organismi apparentemente indipendenti, ma in realtà autoreferenti quali i cosiddetti Organismi Indipendenti di Valutazione; 3) affinché divenga normalità il metodo mutuato dalla UE sono necessarie modifiche radicali dell’assetto attuale delle pubbliche amministrazioni, alle quali Cassese fa cenno nello stesso articolo.
Quanto agli esiti finali nell’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza, è giusto insistere in un atteggiamento di fondo positivo. Anche perché il METODO DI ATTUAZIONE oggi adottato produrrà sicuramente risultati migliori di quelli conseguiti – in un passato anche recente – nell’utilizzo degli aiuti europei trasferiti con i Fondi Strutturali ( si veda qui “Lo scandalo dei Fondi Strutturali Europei non spesi“).
Giuseppe Beato