E’ interessante riprendere un video-convegno organizzato durante la pandemia, l’11 giugno del 2021, dall’associazione “Le Carte e la Storia”, coordinato dal suo direttore il prof. Guido Melis e intitolato “Miseria e nobiltà delle Istituzioni. Identità italiana e storia dello Stato“. Come si evince dal titolo, il convegno indagava sulle cause dell’instabilità delle nostre istituzioni e delle incongruenze visibili nella gestione pubblica dei beni culturali e dell’ambiente. Fra le relazioni – ascoltabili cliccando qui sotto sul link di Radio Radicale – è da segnalare quella del prof. Sabino Cassese che, in forma di osservazioni sparse, ci regala una vera e propria lectio magistralis sulle radici storiche dell’instabilità italiana. La possiamo ascoltare al minuto 3,30 per la durata di circa mezz’ora. Sinteticamente questi i fattori storici di instabilità secondo Cassese:
- la mancanza di una guida forte e prestigiosa subito dopo l’Unità d’Italia: qui Cassese ricorda che Cavour, Bismarck e Gladstone erano pressoché coetanei, ma, mentre il primo morì giovane nel 1861, gli altri due governarono Germania e Inghilterra per altri 30 anni, quasi fino alla fine del secolo XIX;
- lo Stato italiano non nasce attorno alla sua capitale come Londra o Parigi: lo statista che organizzo’ Roma come centro dell’amministrazione dello Stato italiano e al servizio della nazione fu Quintino Sella;
- la “lunghezza” fisico-geografica del territorio italiano (un Paese “troppo lungo”);
- il divario economico fra Nord e Sud, a contrasto dell’unità politica;
- il “discontent”, cioè un malessere collettivo, l’insoddisfazione che caratterizzano in modo permanente il sentimento diffuso degli italiani;
- la mancanza di un vivaio stabile della classe dirigente, come la Grand Ecole in Francia o le università di Cambridge e Oxford nel Regno Unito; vivai stabili da cui lì si transita nei grandi corpi amministrativi statali;
- la mancanza in Italia di una cultura organizzativa diffusa.
Presente nella sua relazione anche un gustoso, affilato e azzeccatissimo paragone fra la politica amministrativa di Giovanni Giolitti e quella di Renato Brunetta.