Cassese : i magistrati, l’indipendenza e la politica

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 C’è un dato statistico: dal 1994 il numero dei magistrati presenti in Parlamento è triplicato. C’è anche il risultato di un recente sondaggio: nel 1994 – all’epoca di “Mani pulite” – il 66 per cento degli italiani aveva molta o abbastanza fiducia nei magistrati. Oggi solo il 44 per cento ne ha.

In questo contesto oggettivo il pensiero di Sabino Cassese sulla tematica dei Magistrati in politica è chiaro: i vincoli legislativi attualmente esistenti che regolano il “transito” dalla carriera giudiziaria a quella politica vanno rivisti. In un fondo di ieri su “il Corriere della Sera” che riproduciamo qui sotto vengono ribaditi alcuni concetti, peraltro espressi in altre occasioni: “c’è il pericolo che la carriera politica sia costruita mediante l’esercizio della funzione giudiziaria (accusa o giudizio), alla ricerca di una «visibilità» acquisita mediante inchieste o giudizi spettacolari e di consensi da parte dell’elettorato, o di partiti, o di fazioni. Purtroppo, qualche conferma è data dalle candidature recenti di magistrati o ex magistrati che si sono presentati alle elezioni locali in aree contigue a quelle nelle quali avevano svolto le loro funzioni, acquisendo molta notorietà. Questo distoglie dall’esercizio imparziale delle funzioni, invoglia alla spettacolarizzazione, può influenzare addirittura le decisioni, rompendo il vincolo più importante dell’attività del magistrato, quello del rispetto di indipendenza e terzietà”.

In precedenti interventi ( vedi qui  intervento di  Cassese al convegno dibattito a Roma il 13 giu 2017Corriere della Sera del 21 dic 2015,  Il Foglio del 28 feb 2017,  Il Foglio del 13 giu 2017) Cassese affronta anche un altro tema dolente e rilevante anche per l’amministrazione della giustizia civile: quello dello spaventoso arretrato delle sentenze e della necessità di un controllo sulla produttività dei singoli Magistrati. Qui sono in parecchi a fare in malafede confusione col principio dell’indipendenza. Ma Cassese chiarisce bene: “..questa è una declinazione sbagliata dell’indipendenza. Se si stabilisce un orario, se si fissa un tasso di produttività, se si determinano standard, non per questo si limita l’indipendenza dei magistrati. Queste sono soltanto modalità di svolgimento della funzione.”

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