Chi consiglia il Presidente dell’INPS Boeri?

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Lasciano increduli le dichiarazioni rese dal Presidente dell’INPS Boeri nella giornata del 26 novembre 2015 alla Commissione Anagrafe Tributaria della Camera dei Deputati (clicca qui): egli ha criticato – per meglio dire: attaccato – il Governo della Repubblica, suo datore di lavoro, per avere quest’ultimo inserito nella Legge di Stabilità una disposizione che “limita al 50% le spese informatiche di parte corrente dell’INPS“: ciò indurrebbe a “dimezzare l’importo di 198 milioni di euro in budget per le spese informatiche incomprimibili” e “impedirebbe di accendere i macchinari e di erogare servizi“. Scenario apocalittico, visto che l’Istituto gestisce circa 23 milioni di lavoratori assicurati, eroga mensilmente circa 21 milioni di prestazioni previdenziali e assistenziali, per una spesa complessiva annua di circa 350 miliardi di euro. Peccato che un esame solo superficiale del testo letterale “incriminato” ( vedi qui i punti 279-282 del maxi-emendamento del Governo, che hanno riproposto con modifiche  i contenuti dell’articolo 29 del ddl licenziato nello scorso ottobre  – clicca qui commi 279-282 A.S._2111_MAXI_1.9000) smentisce una simile lettura: il senso delle disposizioni sta nel fatto che le spese informatiche di tutte le pubbliche amministrazioni devono essere ricondotte all’azione della CONSIP s.p.a. e, soprattutto, a un programma triennale di acquisto di beni e servizi informatici, gestito dall’AGID, contenente “per ciascuna amministrazione o categoria di amministrazioni l’elenco dei beni e servizi informatici per la gestione corrente” con particolare riferimento a quelli che rivestono “particolare rilevanza strategica“. Il dimezzamento al 50%, in tale contesto, varrà solo per le spese effettuate fuori tale procedura centralizzata (vedi punto 282). Non solo, è qui impossibile parlare di “tagli” perché gli importi complessivamente risparmiati potranno essere “utilizzati dalle medesime amministrazioni prioritariamente per investimenti in materia tecnologica“. Per cui la spesa informatica complessiva della PA non diminuirà, ma muterà quanto al suo oggetto e – perlomeno così auspica il Governo – alla sua qualità. Nè – come invece affermato dal Presidente dell’INPS – sono mancate in questi mesi le spiegazioni circostanziate della ratio di questi provvedimenti ( vedi l’articolo web sull’argomento dello scorso ottobre 2015 –clicca qui –   e il dossier dell’Ufficio studi Senato in riferimento all’articolo 29 sopra citato – clicca qui). Avanziamo un’ipotesi: Boeri ha parlato ieri avendo presente il testo – molto diverso – dell’originario articolo 29 del ddl di stabilità dello scorso ottobre 2015 (vedi qui), che tuttavia era stato già modificato dal maxi-emendamento del Governo e regolarmente approvato dall’Assemblea di palazzo Madama il 20 novembre scorso. Uno scivolone clamoroso.

Chi o che cosa ha indotto Tito Boeri ad esporsi contro il Governo in modo così marcato e plateale e, soprattutto, senza uno straccio di supporto testuale alle affermazioni fatte? L’articolo de “Il Fatto quotidiano” di ieri 27 novembre probabilmente  spiega il vero motivo (clicca qui) per il quale alcuni “consigliori” hanno inteso “mal consigliare” il malcapitato Boeri. Rimane tuttavia la nostra domanda : chi “consiglia” Boeri nelle sue prese di posizione “tranchant“? Si potrebbe pensare a qualche collaboratore interno, se non si tenesse conto che, proprio su questo tema specifico, si erano già pronunciati (tuttavia sul testo precedente a quello emendato in Senato) la Confindustria (vedi qui le dichiarazioni di Elio Catania – clicca qui) e la CGIL (clicca qui)….comunque, alla fine, solo Tito Boeri rimane con il cerino in mano…..

Giuseppe Beato

Testo della Legge di Stabilità 2016 approvato al Senato.

PARLAMENTO

Pubblichiamo il testo dell’Atto Senato n. 2111, approvato in Assemblea lo scorso 20 novembre 2015 (vedi qui iter) e ora all’esame della V Commissione della Camera dei deputati con la classificazione A.C. 3444 (vedi qui).

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Presentazione del Manuale del pubblico impiego privatizzato.

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Il prossimo 25 novembre 2015 il dr. Vito Tenore, consigliere della Corte dei Conti, presenterà la terza edizione del “Manuale per il pubblico impiego privatizzato”. La presentazione nella sede della Scuola nazionale dell’Amministrazione sarà occasione per discutere di questioni non solo accademico-dottrinarie, ma anche di viva attualità.

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I finanziamenti dell’Unione europea.

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Esistono 5 grandi fondi europei di finanziamento – Vedi qui i 5 fondi. La distribuzione dei fondi avviene attraverso la politica di coesione, che si articola attraverso documenti predisposti da ciascuno Stato membro con le Istituzioni UE, detti accordi di partenariato.

L’ultimo accordo di partenariato Italia-UE  riguarda il settennio 2014-2020.  Sono stati stanziati 44 mld all’Italia, a finanziamento di  progetti  – gestibili da organizzazioni pubbliche e/o private – aventi per oggetto ricerca e sviluppo tecnologico, tutela dell’ambiente, mobilità di persone e merci, lotta alla povertà, capacità istituzionale e amministrativa, energia e smaltimento rifiuti. Sono privilegiate nella quota di assegnazione dei fondi le nostre Regioni meridionali. Clicca qui per approfondire l’accordo di_partenariato 2014_2020_scheda.

Per il settennio precedente, l’Italia, ad inizio 2015, aveva speso solo il 63% dei fondi messi a disposizione (penultima in classifica prima della Romania). La Regione con la spesa inferiore risultava la Campania con il 43%, a fronte della Provincia di Trento con l’87% dei fondi speciali utilizzati. Clicca qui per approfondire. Per il settennio in corso c’è ancora un’ampia possibilità di invertire la tendenza mostrata nel passato: molto dipenderà dall’iniziativa e dalla capacità delle classi dirigenti locali di operare in sinergia fra i vari centri decisionali, incidendo sulla qualità strategico-infrastrutturale dei progetti elaborati..

Vedi approfondimento sul sito UE:  Come funziona il FSE – clicca qui.

Vademecum per un progetto di successo.

La riforma del settore della “sicurezza pubblica e contrasto alla criminalità”.

Di Francesco

Ennio Di Francesco è figlio di un Maresciallo dell’Arma dei Carabinieri. Lui stesso è stato per tre anni ufficiale di complemento dell’Arma dei Carabinieri e per trentacinque anni funzionario di Pubblica Sicurezza. E’ stato tra i promotori del percorso democratico che condusse alla legge 121/81 che sancì il riscatto di dignità professionale e sociale e i diritti prima negati per “tutti i tutori dell’ordine” (vedi qui un riepilogo critico della Legge in occasione del suo trentennale). E’ autore del libro-testimonianza Un Commissario (ultima edizione Castelvecchi 2014) con prefazioni di Norberto Bobbio, Gino Giugni, Marco Tullio Giordana, Giancarlo De Cataldo e Don Andrea Gallo. ( vedi qui).

Pubblichiamo qui la nota che Di Francesco inviò al Presidente del Consiglio Renzi lo scorso anno 2014, in occasione del varo del disegno di legge di riforma delle pubbliche amministrazioni, poi trodottosi nelle Legge n. 124 dello scorso 7 agosto 2015. Il riferimento normativo di quanto allora scritto va, quindi, ricercato nelle previsioni di cui all’articolo 8, comma 1, lettera b) – clicca quiIl nucleo centrale della nota risiede nella proposta di istituire presso il Ministero dell’Interno un “Segretariato generale per l’ordine e la sicurezza pubblica” con i “poteri di ordinanza vincolante per quanto attiene al settore “ordine e sicurezza pubblica” nei confronti del Direttore di Polizia di Stato, del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e del Comandante Generale della Guardia di Finanza.

Le tesi di Di Francesco meritano un’attenta lettura ed analisi, ma…….la discussione con i Carabinieri e la Guardia di Finanza è aperta!!!

 AL PRESIDENTE RENZI

INPS Boeri – Non per cassa, ma per equità.

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Pubblichiamo il documento “apocrifo” del Presidente dell’INPS Tito Boeri, difficilmente reperibile sul sito dell’INPS per qualunque persona dotata di intelligenza media.

E’ un vero e proprio articolato di legge, con tanto di relazione illustrativa! Se il Governo è d’accordo – Renzi sta dalla parte di Boeri oppure da quella del suo Ministro del Lavoro? – è bella pronta per la Commissione lavoro della Camera! Peccato che un’idea in sé buona – il supporto ai 55enni privi di reddito e l’immissione di un reddito di garanzia – si traduca in una proposta di sistema di finanziamento incostituzionale: la proposta – vedi articolo 12 – è quella di riliquidare in pejus le pensioni già vigenti di importo uguale e superiore a 3.500 euro lordi (vedi commi 1 e 3) apportando una quota di riduzione “pari al rapporto tra il coefficiente di trasformazione  relativo all’età dell’assicurato (vigente nel regime contributivo) e il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età dell’assicurato al momento del pensionamento”, applicando (inoltre) – all’indietro negli anni – gli aggiustamenti automatici dell’aspettativa di vita. Al di là del tecnicismo astruso della proposizione legislativa, ciò significa che l’intervento non riguarda le pensioni di 5000 euro lordi, ma quelle pari e superiori ai 3500 euro lordi (i successivi commi  4 e 5 regolano solo gli aggiustamenti per pensioni da 3500 euro a 5000 euro e per pensioni da 5000 euro in su). La manovra è astuta e demagogica perché Boeri può affermare che verrebbero toccate le pensioni di “soli”  190.000 pensionati su un totale di 16 milioni e mezzo (vedi qui la distribuzione delle pensioni INPS per classi di reddito). La proposta non é solo anticostituzionale, ma profondamente “sovietica” perché colpisce selettivamente chi ha pagato contributi per decenni proporzionalmente – il riferimento è al grande numero di  “carriere retributive piatte”- alle alte retribuzioni che percepiva: lo Stato infrangerebbe così un “patto previdenziale” scritto con norme di legge nel corso di 40 anni della sua storia. Solo intelletti profondamente distorti potevano concepire un simile vulnus ai principi elementari del diritto e alla certezza dei diritti soggettivi vigenti legittimamente acquisiti: oggi le pensioni più alte, domani, magari, i diritti di credito bancario o altri diritti tutelati per legge? Semplicemente folle. Risulta, inoltre, insopportabile e odioso il fatto che si accomunino le pensioni più alte ai vitalizi dei parlamentari che nulla hanno a che vedere con un rapporto previdenziale e che remunerano periodi di tempo, a volte brevissimi, di permanenza nella carica. In ultimo, osserviamo che sarebbe più equo e legittimo che il Presidente Boeri reperisse  i danari necessari per il finanziamento di nuove prestazioni assistenziali, non andando a intaccare la previdenza pubblica, ma procedendo alla ricognizione di 94 miliardi di credito incerto che egli stesso ha denunziato esistere in INPS sei mesi fa davanti alla Commissione bicamerale di controllo sulle attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale – Clicca qui.

Di seguito la desolante lettura di questa “proposta”.

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La dirigenza pubblica e la riforma delle pubbliche amministrazioni.

CIDA

Pubblichiamo la relazione tenuta del Presidente della Federazione CIDA funzione pubblica, prof. Giorgio Rembado al XVIII Congresso tenutosi a Roma lo scorso 30 ottobre 2015. La relazione in questione é degna di attenzione perché svolge un esame – a tratti anche autocritico per la categoria dirigenziale pubblica – sui motivi per i quali i tentativi di riforma degli ultimi 25 anni sono andati tutti sostanzialmente a vuoto. Nelle conclusioni finali, Rembado sottolinea l’esigenza vitale del “superamento della solitudine del dirigente“, possibile ove siano costituiti e gestiti in rete “luoghi di confronto delle esperienze e di consolidamento delle diverse identità professionali“: quanto a dire che la dirigenza pubblica é forse l’unico ceto dirigente di questo Paese (vedi, al contrario, i dirigenti privati, i magistrati , i vari ordini professionali, le banche, etc) che non ha una rappresentanza e una voce unitaria di categoria. Elemento quest’ultimo di fortissima debolezza per tutti. Vedi anche il sito della Federazione:clicca qui.

 RELAZIONE del Presidente CIDA funzione pubblica

Il mondo nuovo del diritto – per gli 80 anni di Sabino Cassese.

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Pubblichiamo il link al sito del Partito Radicale, contenente la registrazione audio della giornata di studio organizzata dall’Università “Roma Tre” in occasione degli 80 anni del prof. Sabino Cassese.

CLICCA QUI PER ASCOLTARE

 Programma-convegno-80 anni di Sabino Cassese

Leggi sulla Pubblica Amministrazione e loro attuazione, un caso di scuola: il sistema di misurazione e valutazione della performance.

LOGO REPUBBLICA

Pubblichiamo la recentissima Sentenza n 4641 del 13 ott 2015 della IV sezione del Consiglio di Stato che – su ricorso dell’Associazione Dirpubblica e capovolgendo il precedente giudizio di merito del T.A.R. Lazio – ha ordinato all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, all’Agenzia delle Entrate e al Ministero dell’economia e delle Finanze di provvedere all’adozione del “Sistema di misurazione e valutazione della performance organizzativa” entro 180 giorni dalla notificazione della sentenza, salva la nomina di un Commissario ad acta in caso di ulteriore inadempimento. Piove sul bagnato per le agenzie governative! Dopo la Sentenza della Corte costituzionale n 37/2015 che ha travolto un meccanismo illegittimo di preposizione dei dirigenti in vigore da lustri, ora esse vengono duramente “bacchettate” in ordine all’omessa attuazione dell’articolo 7 – vedi – del d. lgs n 150/2009 (“riforma Brunetta” do you remember?), cui si doveva dar corso entro il 31 dicembre dell’anno 2010 (successivo articolo 16, comma 3).

Di fronte all’inadempimento di alcune amministrazioni pubbliche, rilevato e condotto a soluzione solo attraverso una Sentenza di 2° grado (che fa da contrappunto negativo allo zelo di altre amministrazioni – quali l’INPS  che nello stesso periodo ha prodotto due provvedimenti in materia, dei quali il secondo “in via sperimentale” –  si vedano le due determinazioni presidenziali del 2010 -clicca qui e del 2015 – clicca qui ), la domanda da porci in conseguenza è: cosa hanno fatto tutte le altre Amministrazioni pubbliche sul punto? Hanno adempiuto? L’articolo 16 della Brunetta prescriveva l’obbligo per Regioni ed Enti locali di adeguare i propri ordinamenti all’obbligo in questione…… E i Ministeri, hanno adempiuto? Il MEF pare proprio di no….Esiste un soggetto pubblico operativo realmente funzionante che gestisca il monitoraggio di queste cose? Il Dipartimento funzione pubblica, “erede” delle funzioni che il d. lgs. 150 aveva demandato alla soppressa CIVIT fa qualcosa sul punto? Insomma, “siamo vincoli o sparpagliati?”, direbbe Peppino De Filippo.

Al di là della facile battuta, ci sembra qui necessario richiamare l’attenzione sulla scarsissima capacità delle leggi sulla PA emanate negli anni scorsi di innescare veri processi di innovazione nelle Pubbliche Amministrazioni. La previsione di adempimenti che  devono coinvolgere le circa 10.000 amministrazioni pubbliche in cui si articola il nostro ordinamento amministrativo richiedeva e richiede robuste azioni di implementazione in fase di attuazione, programmi, tempi d’attuazione e organi all’uopo deputati. Altrimenti le prescrizioni di legge sono destinate a rimanere inattuate, come le classiche “gride” del Ducato di Milano nel XVII secolo raccontate da Alessandro Manzoni. Le disposizioni sulla pubblica amministrazione “diluviano”, ma sono poco o nulla rispettate e attuate. Sarà questo il destino anche della recente Legge n 124/2015? (vedi qui)

Donne – lavoro – responsabilità pubbliche: distribuzione di genere.

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Il recentissimo Government at a Glance 2015, pubblicazione biennale dell’OCSE con le statistiche del settore pubblico dei Paesi aderenti – vedi qui – ci offre una fotografia aggiornata della distribuzione di genere in quattro settori: 1. occupazione complessiva di ciascun Paese; 2. Occupazione nelle pubbliche amministrazioni; 3. Quote di genere negli eletti al parlamento; 4. donne Ministro nei governi in carica nell’anno 2015.

Ne emerge un quadro significativo che conferma quanto già noto, ma segnala anche una posizione di avanguardia italiana fra i Paesi OCSE nell’ambito della rappresentanza politica:  il dato più importante riguarda l’occupazione totale femminile che vede le donne italiane sotto media (41,6 % degli occupati, contro il 45,3 % della media OCSE, ben al di sotto del 49,3 % dell’Estonia, del 47,9 % della Francia e del 46,5 % di Gran Bretagna e Germania); la proporzione di genere è diversa fra gli occupati nel pubblico impiego dove le donne sono in Italia il 55,9 % del totale: pur essendo in questo ambito maggioritaria la quota di occupazione femminile italiana, tuttavia questa è comunque sotto alla media OCSE (58 %) e molto al di sotto di altri Paesi avanzati (71,8 % in Svezia, 65,9 % in Gran Bretagna, 62,3 % in Francia).

Sono,  invece, di segno completamente diverso i dati della distribuzione di genere in Parlamento e come responsabilità ministeriale. Il dato è qui che la rappresentanza di genere femminile in Parlamento é del 31% sul totale, sempre sotto il livello di Svezia, Spagna, Finlandia, Olanda e Danimarca, ma sopra la media OCSE (27,8 %) e, significativamente, sopra la Francia (26,2 %) la Gran Bretagna (22,8 %) e gli Stati Uniti (19,4 %). La tabella delle percentuali qui sotto (vedi) evidenzia anche il fatto che in Italia la presenza femminile in Parlamento è lievitata del 21% negli ultimi 13 anni dal 2002 ad oggi (dal 9,8 % al 31%). Ma il dato più eclatante riguarda la percentuale di donne Ministro nei governi OCSE: qui l’Italia si colloca sul range dei Paesi “più avanzati” con il 43,8 % di presenze femminili ( 35% circa in più rispetto all’8,3% di solo 10 anni fa), ben al di sopra della media OCSE (29,3 %), ma anche di altri Paesi quali Germania, Spagna, Danimarca, USA, Belgio, Gran Bretagna.

Su tutti e quattro gli indicatori si osservano, comunque, dati percentuali in incremento rispetto alle medie degli anni passati: segno chiaro che qualcosa, nonostante tutto , si muove nel verso giusto.

 OCCUPAZIONE: distribuzione di genere da “Governement at a glance 2015”

 PARLAMENTI E GOVERNI – quote di distribuzione di genere da “Governement at a glance 2015”

 Tabella di distribuzione di genere nei Parlamenti OCSE

Vedi anche altre statistiche di genere – Il talento femminile nella Pubblica Amministrazione.

La Governance negli Enti locali, un problema irrisolto.

ITALIA

“Amministrazioni parallele”:  questo il modo di raffigurare la pubblica amministrazione italiana utilizzato dallo storico Guido Melis nel suo indimenticato saggio del 1988 (vedi qui “Due modelli di Amministrazione fra liberalismo e fascismo): era la fotografia di un Paese che non riusciva, dall’Unità d’Italia in avanti, a configurare un modello omogeneo di governance degli uffici pubblici  condiviso da tutti – politica, operatori dell’Amministrazione pubblica e cittadini. Continua a leggere

L’evasione IVA e le modalità per il possibile recupero.

FESTIVAL MANIFUTURA 2009 NENS

L’appellativo di “Dracula” dipinto sul volto di Vincenzo Visco appare ingeneroso: per il passato, nel quale si possono ascrivergli interventi di razionalizzazione del sistema fiscale italiano, e per il presente nel quale dal suo sito  http://www.nens.it/ e dalle pagine dei giornali avanza idee che meriterebbero almeno un’attenta riflessione.

Riportiamo qui le sue osservazioni in ordine all’evasione IVA nel nostro Paese (un terzo del gettito dovuto per circa 40 miliardi di euro), pubblicate sul Sole 24 ore di ieri 7 ottobre 2015: vi sono descritte le vicende parlamentari collegate alla proposta di “eliminare tutte le comunicazioni telematiche oggi esistenti e anche i registri dell’IVA, sostituendoli con l’obbligo per tutti i contribuenti dell’invio telematico al fisco dei dati delle fatture emesse rilevanti ai fini fiscali“. La proposta in questione è a sua volta collegata a un rapporto pubblicato dallo stesso Nens nello scorso anno 2014 – vedi qui il rapporto in questione – sull’intera tematica delle riscossioni IVA.

  Vincenzo VISCO – SOLE 24 ore 7 ott 2015

L’andamento dell’economia italiana in sintesi grafica.

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Sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri –  Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (DIPE) – sono presenti informazioni di sintesi e grafici illustrativi sull’economia italiana ed europea, presentati utilizzando i dati pubblici di organismi ufficiali nazionali e internazionali (Istat-Eurostat, Banca d’Italia, OCSE, FMI) e associandoli alle previsioni economiche del Governo come contenute nel Documento di economia e finanza.

VEDI QUI AGGIORNAMENTO AL 25 SETTEMBRE 2015

DM 14 sett 2015 sui criteri di svolgimento delle procedure di mobilità.

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Pubblichiamo il testo del Decreto del Ministro per la semplificazione e la Pubblica amministrazione del 14 settembre 2015, registrato dalla corte dei Conti, sui criteri per l’attuazione delle procedure di mobilità riservate al personale dipendente degli Enti pubblici di vasta area dichiarato in soprannumero (articolo 1, commi 423,424, e 425 della Legge n 190 del dic 2014).

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Le 4 Leggi Bassanini degli anni ’90.

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Doveva essere “la spallata” al lungo sonno delle pubbliche amministrazioni italiane: in effetti “spallata” fu, tuttavia il saldo finale, a circa vent’anni da quelle 4 leggi non sembra confortante. Presentiamo una sintesi delle 4 leggi Bassanini, il loro testo originario (in seguito più volte rimaneggiato), l’elenco delle deleghe e dei decreti legislativi emanati e il riferimento al testo vigente tramite link a “Normattiva”.

 Sintesi LEGGI BASSANINI

Testo originario LEGGI BASSANINI

Legge n. 59 del 15 marzo 1997.

Elenco delle deleghe contenute nella Legge 15 marzo 1997 e dei decreti legislativi emanati

Legge n 127 del 15 maggio 1997. Bassanini bis.

Legge n 191 del 16 giugno 1998. Bassanini ter.

Legge n 50 dell’8 marzo 1999.  Bassanini quater.

Scioperi nei musei pubblici.

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Senza alcuna volontà di prendere posizione nella bagarre in corso in seguito allo sciopero del personale di vigilanza al Colosseo e agli altri grandi siti archeologici romani, pubblichiamo due riferimenti utili per una lettura informata di ciò che accade, non solo in Italia: il testo della legge n 146 del giugno 1990 (vedi qui su NORMATTIVA)  sul diritto sciopero nei servizi pubblici essenziali e un articolo di stampa sullo sciopero ad oltranza tuttora in corso presso la National Gallery di Londra – vedi qui.

Guido Melis e “La burocrazia”: Nuova Etica Pubblica incontra l’autore.

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Un convegno e le riflessioni che ne scaturiscono non possono  certo mutare da soli le sorti della pubblica amministrazione italiana. Tuttavia, quando gli ospiti sono acuti pensatori, è garantito un risultato di crescita delle buone idee e un chiarimento comune per chi ragiona sui nodi di un problema irrisolto: potrebbe essere questa la sintesi dell’incontro organizzato dalla nostra Associazione “Nuova Etica Pubblica” con Guido Melis, uno dei massimi storici della pubblica amministrazione del nostro Paese, nella  splendida sala parrocchiale di S. Maria degli Angeli a Roma lo scorso 16 settembre 2015.

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Vedi qui gli interventi al convegno.

 INTERVENTI AL CONVEGNO PER LA PRESENTAZIONE DEL TESTO DI GUIDO MELIS

Che libertà – Il coraggio di essere donne.

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Alla presenza delle Ministre Marianna Madia e Beatrice Lorenzin é stato inaugurato ufficialmente ieri 19 settembre 2015 il nuovo sito web dell’Associazione “Se non ora quando – Libere”  – http://www.cheliberta.it – che presenta una serie di “firme al femminile” (vedi qui le firme) e si occupa della realtà dei nostri tempi dal punto di vista “donna”. Insieme al prestigio goduto da molte sue componenti, colpisce in particolare l’iniziativa  che l’Associazione ha collegato all’inaugurazione del sito, riguardante la questione della maternità nel nostro tempo e denominata “La libertà di essere madri” (vedi sulla questione il fondo di Cristina Comencini pubblicato su La Repubblica dello scorso 8 settembre – clicca qui ). Il “coraggio di essere donna” implica anche la libertà di lavorare di procreare: invece, nella società (italiana in particolare, aggiungiamo noi) attuale, la stragrande maggioranza delle donne che sceglie di percorrere una piena vita professionale “è amputata di una parte fondamentale della libertà, quella di lavorare e procreare“.

Accettando l’invito che fa a tutti l’Associazione di essere solidali e partecipativi nell’ascolto, nella discussione  e nelle proposte, noi di Nuova Etica Pubblica non possiamo che rivolgere la nostra attenzione al collegamento che c’è fra la condizione civile e sociale della donna e le azioni che pone in campo lo Stato e la pubblica amministrazione per tutelare tale condizione. La valutazione immediata su questo tema è quella dell’assoluta deficienza dell’intervento pubblico. Deficienza che colpisce aspetti sia concreti che normativi della maternità (e della paternità): la fruibilità di asili nido e di dopo scuola vicini ai luoghi di lavoro, il sistema dei trasporti nelle grandi metropoli,  la precarietà dei contratti di lavoro che penalizza le donne che desiderano essere madri, la carenza di una normativa di supporto alla condizione genitoriale negli uffici pubblici e privati. Segnaliamo, in tal senso, una battaglia che può essere intrapresa da subito per migliorare la situazione esistente: la recentissima Legge n. 124 dell’agosto 2015 di “Riforma delle pubbliche amministrazioni” reca all’articolo 14 una serie di misure di “promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche” che prevedono di “stipulare convenzioni con asili nido e scuole d’infanzia e a organizzare….servizi di supporto alla genitorialità, aperti furente i periodi di chiusura scolastica ” nonché “regole inerenti l’organizzazione del lavoro finalizzate a promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti“. Queste previsioni di legge provocano due riflessioni immediate: la prima è quella che tali disposizioni dovrebbero essere estese a tutto il mondo del lavoro  – non solo quello pubblico – a motivo degli evidenti benefici di carattere generale che il sistema Paese riceverebbe dalla tutela della maternità delle donne lavoratrici; la seconda questione è quella dell’effettiva attuazione della previsione di legge, visti i frequenti, ripetuti e mortificanti precedenti di norme che si sono limitate alla pura declamazione di princìpi e non hanno mai ricevuto attuazione concreta. Invece, l’effettiva attuazione dei “bei principi” della Legge 124 costituirebbe un grandissimo passo avanti sulla strada della libertà di essere madri (e padri) della quale molti nostri figli sono oggi privati. Chissà se la Ministra Madia, madrina di questa legge, potrà tentare di smentire questi dubbi…..