Dirigenza pubblica e grandi Organi di informazione.

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Siamo ormai abituati a trovare sulle prime pagine dei grandi quotidiani (vedi ieri Corriere della Sera) titoli cubitali in cui la dirigenza pubblica viene chiamata responsabile delle mancate riforme della pubblica amministrazione. Ricordando il nostro professor Melis (vedi qui sotto il suo intervento al riguardo) che afferma “manca da tanti anni, in Italia, un giornalismo che sappia cosa succede davvero nella Pa e ne conosca i veri problemi”, non abbiamo altra possibilità che ribattere punto su punto più che gli articoli, i titoli ad effetto degli articoli stessi.

C’è una tripla equazione errata nei sillogismi demagogici proposti.

1a equazione: i dirigenti pubblici = “burocrati e insabbiatori”: quali dirigenti pubblici? Si porta maliziosamente i lettori a confondere la burocrazia “classica”, quella dei Ministeri, ormai minoritaria nelle pubbliche amministrazioni, con le molteplici burocrazie delle Regioni, dei Comuni e del Servizio sanitario nazionale. Chi sono quindi gli insabbiatori? I dirigenti dei Ministeri oppure tutti i dirigenti pubblici? Se sono i dirigenti dei Ministeri si attribuisce loro un potere preponderante che non hanno perché sono circa 3.300 di numero e soprattutto perchè il “potere” di cui parlano i giornali é detenuto in maggioranza da giudici del Consiglio di Stato o della Corte dei Conti che non fanno parte della dirigenza amministrativa e che amministrano il loro potere per conto e fiducia diretta dei Ministri e politici di riferimento (vedi in tal senso del nostro Antonio Zucaro Funzioni non svolte e attività reali dei Gabinetti ministeriali). Se sono,invece, tutti i dirigenti pubblici si sta parlando di qualcosa come circa 250.000 dipendenti pubblici sparsi in tutta Italia (vedi qui): si crede veramente che sia in atto una sovversione di massa alla volontà del Governo? Semplicemente ridicolo.

2a equazione: ridimensionamento del “potere” della dirigenza “di carriera” = riforma della PA: é falso e illusorio credere e scrivere che “cambiando il regime della dirigenza” si riforma la Pa (non ci resta che riproporre in tal senso il documento di proposta della nostra associazione – clicca qui), essenzialmente perché il potere della dirigenza è già oggi ridimensionato da varie leggi dell’ultimo decennio e ridotto ai minimi termini (vedi qui).

3a equazione: dirigenza pubblica efficiente = modello del manager privato. Alfiere di questa linea di pensiero l’Università Bocconi di Milano (vedi qui). Piace a molti questo modello perché consente di creare un circuito nuovo di assunzioni negli Enti locali e nelle Regioni, elusivo dei dettami costituzionali (vedi qui), credendo e sperando che un giovane laureato che entri nella PA attraverso questo circuito troverà problemi diversi e minori di quelli che trova un dirigente entrato per concorso. Invece ne troverà di maggiori perché sarà un soggetto a tempo determinato alla completa mercè del politico di turno, precario come un dirigente privato ma sprovvisto di quelle possibilità di mobilità interaziendale che ha il manager privato e delle laute buonuscite corrisposte a chi lascia un’azienda.

Giuseppe Beato

 Corsera 8 marzo 2015 -Il caso dei dirigenti pubblici

 

Sabino Cassese su Corsera 8 marzo 2015- Il percorso a ostacoli di una riforma necessaria

 MELIS Perché ristagna la riforma amministrativa

 

Alfredo Ferrante – I limiti della dirigenza pubblica: una sana e necessaria autocritica.

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Nella crisi endemica della pubblica Amministrazione italiana, uno dei leit motiv ricorrenti é costituito dalla critica, sempre acida e preconcetta, alla rigidità culturale e alla scarsa managerialità della classe dirigente di carriera. Al dr. Alfredo Ferrante dirigente ministeriale, nonché Presidente della Associazione ex allievi della Scuola superiore della PA (clicca qui), va dato il grande merito di non aver reagito con la classica “difesa d’ufficio” della categoria, ma di aver affondato il dito nella piaga analizzando onestamente e severamente il limiti e le debolezze di un certo “modo sbagliato” di porsi e proporsi del dirigente pubblico. Concordiamo per parte nostra non solo e non tanto sulla critica – che evidentemente non riguarda tutti, ma segnala un obiettivo polemico su cui riflettere – quanto sull’esigenza per la dirigenza pubblica di “farsi voce unica“, unico modo per ricevere ascolto e conquistare credibilità.

Vedi  di Alfredo Ferrante “Quella polvere sulle spalle della dirigenza pubblica”, pubblicato sul sito le Formiche.net (clicca qui)

Buco dell’INPDAP ed evasione contributiva dello Stato – Le quattro bugie.

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Da circa tre anni i più importanti organi d’informazione, supportati anche da dichiarazioni di autorevoli leader sindacali, affermano, senza lo straccio di una prova, che le Amministrazioni statali evadevano in massa il pagamento dei contributi previdenziali – all’INPDAP, ora INPS, e che – fatto gravissimo – ciò ha provocato il “buco” (anche la scelta delle parole ha sempre un senso) dell’INPDAP, trasferito poi all’atto della soppressione all’INPS. La “ricostruzione” urlata da tanti non é quella vera e, visto che i fatti e i dati hanno una loro provvidenziale cocciutaggine, ci siamo fatti carico di proporre agli organi di informazione una ben diversa storia, la cui fondatezza viene ora confermata da Giuliano Cazzola, noto esperto di previdenza ed ex Presidente del Collegio dei Sindaci sia dell’INPS che dell’INPDAP, sul sito  Sussidiario.net – RIFORMA PENSIONI E INPS/ quei numeri che smontano la leggenda dello Stato evasore – clicca qui –  e dal giornale della previdenza Il Punto – clicca qui.

Perché allora è stato creato questo polverone? Per attaccare un Ente previdenziale ormai defunto? Certo che no! L’attacco subdolo e mirato a intercettare e dirigere la rabbia e l’insoddisfazione delle persone è rivolto al mondo pubblico nel suo complesso, allo “Stato” che evade come e più dei privati. Brutti tempi quelli in cui ci si slancia contro i presìdi massimi del vivere in comunità nazionale.

Comunicato stampa – le 4 bugie sul buco dell’INPDAP e sull’evasione contributiva dello Stato.

 

 

Riforma delle Pubbliche amministrazioni – le proposte di Nuova Etica Pubblica.

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Pubblichiamo il documento “Politica, pubbliche amministrazioni e comunità dei cittadini: proposta di un percorso riformatore di medio periodo” presentato dalla nostra Associazione in occasione del convegno tenutosi a Roma lo scorso 29 gennaio 2015 (vedi qui le relazioni).

 Per una riforma delle Pubbliche Amministrazioni – Nuova Etica pubblica

 

Rivista Nuova Etica Pubblica – Numero di gennaio 2015

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Pubblichiamo il numero di gennaio 2015 della Rivista della nostra Associazione – Nuova Etica Pubblica, diretta da Daniela Carlà, che ha come focus l’argomento “Politiche di bilancio e pubblica amministrazione“.

Nella sua introduzione la direttrice illustra il percorso dell’ultimo numero, supportato da cospicui contributi intellettuali e incentrato sulle tematiche di bilancio-risparmio intelligente-migliore allocazione delle risorse.

In evidenza l’intervista al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione Marianna Madia, la cui prima domanda – ci pare opportunamente – è la seguente: “In cosa si differenziano veramente le misure di questo governo dagli interventi precedenti?

Buona lettura.

 Nuova Etica Pubblica – anno 3 – gennaio 2015 

 

 

Nuova Etica Pubblica – Seminario sulla riforma delle pubbliche amministrazioni – documento e relazioni

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Per una riforma delle Pubbliche Amministrazioni – Nuova Etica pubblica

Pubblichiamo le relazioni degli intervenuti al Convegno organizzato dalla nostra Associazione lo scorso 29 gennaio 2015.

Luigi Corvo – PA Possibile.

Guido Melis – riforma Pa e politiche pubbliche.

Gianfranco Rebora – Politiche pubbliche e tecniche di valutazione.

Nicoletta Stame – commenti al testo di Nuova Etica Pubblica.

Nicola Masi – Il feed back della valutazione e la pressione dell’utenza.

Giuseppe Conte per AGDP – la pubblica amministrazione come asset  non come costo –

 

 

 

Il Presidente MATTARELLA e la Pubblica Amministrazione.

Mattarella discorso

Nel suo discorso inaugurale,  incentrato principalmente sull’esigenza di ritrovare l’unità del nostro popolo, Il Presidente Mattarella individua negli uffici pubblici il luogo in cui principalmente nasce e si alimenta (o deperisce) il senso della comunità e della partecipazione alle Istituzioni repubblicane. Egli cita esplicitamente il ruolo degli uffici e della dirigenza pubblica, prima nel punto in cui parla di “lotta alla corruzione e alle mafie”, successivamente nelle battute conclusive del suo discorso. Evidenziamo i due passaggi:

La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile. Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci…….E’ allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti. Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere.”

Per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo. Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi. I volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà il volto di chi soffre, dei malati, e delle loro famiglie, che portano sulle spalle carichi pesanti. Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto. Il volto di chi ha dovuto chiudere l’impresa a causa della congiuntura economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi. Il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri. Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto. Storie di donne e di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche, culturali e religiose. Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace.

Viva la Repubblica, viva l’Italia!

CIAMPI – il ruolo della dirigenza pubblica

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A ventiquattr’ore dal giuramento del nuovo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ci piace rievocare le parole di un suo predecessore, Carlo Azelio Ciampi, pronunciate nell’ottobre 2002 alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione. Il valore e l’attualità di quelle parole è intatto. Tre concetti su tutti: 1. immissione annuale di nuove risorse dirigenziali (“vendemmia”) nel corpo della Pubblica amministrazione; 2. formazione continua nel corso di tutta la carriera dirigenziale.

Il terzo concetto, attinente al ruolo specialissimo del dirigente pubblico e affermato da chi fu a sua volta dirigente pubblico, va riportato integralmente: ” Per quanto riguarda i dirigenti e, in generale, i funzionari dello Stato troppo spesso si è parlato, a mio avviso impropriamente, di “privatizzazione” del rapporto di lavoro con la Repubblica. La contrattualizzazione degli incarichi, o il passaggio al giudice ordinario delle cause di lavoro, non possono, non debbono far venir meno un qualcosa che è nell’essenza stessa della funzione pubblica: servire la Nazione, con orgoglio e con dignità. Lavorare per la comunità nazionale con responsabilità è attività che non può essere assimilata ad altri tipi di impiego.

Questo modo di leggere il ruolo del dirigente pubblico é stato – troppo spesso e molto scorrettamente – posto in antitesi con il modello del “dirigente manager”, come se un dirigente pubblico, per definizione, non sia in grado di operare con metodi e criteri manageriali. Concezione farisea finalizzata a privilegiare un’accezione del ruolo più consona all’idea del dirigente “esecutore smart” , prono al volere del politico di turno. L’opposto di ciò che prevede la Costituzione e di ciò che rappresenta per tutti l’esperienza di vita di Carlo Azelio Ciampi.

 discorso CIAMPI

Convegno di Nuova Etica Pubblica su un percorso di riforma della PA di medio periodo.

CONVEGNO copia

Bel successo del nostro Convegno del 29 gennaio 2015 nella Sala delle Carte geografiche a Roma. Si discuteva del documento (vedi qui il testo del documento)  di proposta di riforma delle pubbliche amministrazioni: il documento in questione è stato presentato dal Presidente della nostra Associazione dr. Antonio ZUCARO. Al di là delle lusinghieri e convinti apprezzamenti di tutti i convenuti  e dei loro contributi alla discussione (di cui diamo conto pubblicando le loro relazioni – clicca qui), il problema non è quello della valutazione dell’ennesimo convegno sulla riforma della pubblica amministrazione, quanto l’esigenza stringente di superare la palude di gruppi, di associazioni, di ceti accademici, di singole individualità che fino ad oggi non è mai riuscita a coagulare una progetto forte, autorevole e concretamente fattibile  di proposta di riforma della PA. Questo è uno dei fattori determinanti della mancata riforma della PA negli ultimi trent’anni: progetti di cambiamento così importanti devono prodursi intorno a un nucleo socio-profesionale  di riferimento, vicino alla politica, ma autonomo dalle parti. In questo senso è desolante il panorama delle associazioni e dei sindacati della dirigenza pubblica, minoritari e spezzettati fra loro, incapaci nel loro complesso di esprimere autonomamente un progetto comune di Pubblica amministrazione italiana. E’ necessario costruire un fronte, una rete di persone, di ceti professionali e di rappresentanti della comunità capaci di coagulare un sentire comune e un’idea di pubblica amministrazione efficiente e al servizio dei cittadini e delle imprese. Noi di Nuova Etica Pubblica nel nostro piccolo seguiamo questa strada e continueremo.

ZUCARO                       CARABBA

STAME        MELIS

REBORA    CORVO

      Conte        BEATO

Proposta di revisione costituzionale del numero delle Regioni.

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Sarò posta in discussione, in sede di riforma del Titolo V della Costituzione, la modifica dell’articolo 131, relativo al numero delle Regioni. La proposta proviene dai parlamentari dei gruppi PD alla Camera e al Senato, on. Roberto Morassut e dal sen. Raffaele Ranucci.

Vedi qui sotto gli approfondimenti giornalistici.

LATINA TODAY

QI – Il quotidiano italiano

aggiornamento al sett 2015

Corpo dei vigili urbani e Ospedale Spallanzani di Roma: perché la “mala pa” fa più notizia della buona Pa?

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C’è – ci dovrebbe sempre essere, ma molto spesso  non c’è – un elemento che distingue la natura del lavoro pubblico da quello svolto dai privati: al lavoratore pubblico, meno soggetto degli altri lavoratori agli alti e bassi del mercato, la gente chiede, in cambio della maggiore stabilità del posto di lavoro, un elemento di qualità superiore al resto dei lavoratori: l’etica del servizio pubblico. Definire questo elemento porterebbe via pagine e pagine, ma é molto più semplice osservare che quest’etica la si può chiaramente leggere negli occhi di chi con orgoglio e convinzione non si tira mai indietro all’idea di rendere un servizio, di svolgere un lavoro che richieda un sacrificio “ulteriore” rispetto a quello ordinariamente atteso su un piano meramente “contrattuale” per l’incarico pubblico assegnato. Un lavoratore pubblico “dà di più” quando è necessario, semplicemente perché ciò è connaturato a quell’idea di “servizio pubblico” che è il “di più” che gli si chiede. L’Italia è piena di operatori pubblici che lavorano così.

Eppure, nell’evidenza delle notizie che “fanno colpo” sull’opinione pubblica, Il Corpo dei vigili urbani di Roma (non nuovo a comportamenti “anomali”, vedi l’articolo di Alberto Statera su  “la Repubblica” “GLI INSUBORDINATI E LA TRIPPA PER GATTI “) fa più notizia dei medici e degli infermieri dell’Ospedale Spallanzani, pure di Roma, che hanno curato Fabrizio Pulvirenti, malato di ebola (Vedi“Il Papa si congratula con i medici e i sanitari dell’ Ospedale Spallanzani impegnati con eroismo quotidiano”). L’idea che  questa attenzione diversa dell’opinione pubblica  sia determinata solo da un approccio demagogico  – tweet del Presidente del Consiglio, dichiarazioni di Brunetta, pezzi di colore dei giornali in genere – non ci convince.

Certo, chi qualifica l’amministrazione pubblica guardando solo ai suoi aspetti degenerati offusca irreparabilmente l’immagine dell’impiego pubblico e dei suoi lavoratori. Tuttavia c’è qualcosa di più strutturale dietro il prevalere dell’attenzione sulle mele marce, invece che verso i tanti che svolgono il loro dovere (i poliziotti in servizio nei quartieri più a rischio, i carabinieri in servizio d’ordine pubblico che non reagiscono agli insulti e agli sputi, gli infermieri e i medici che ordinariamente lavorano di notte o nei pronto soccorsi, gli insegnati malpagati che non rinunciano a portare avanti la propria missione educativa, i vigili del fuoco, etc). Perché prevale allora l’attenzione sui “cattivi”, pure presenti in tutti gli ambiti del pubblico impiego? Secondo noi, ciò dipende dal fatto che c’è un vizio di fondo del sistema attuale del lavoro pubblico: l’assenza totale dell’etica della valutazione. L’onda anomala della sacrosanta lotta per la tutela dei diritti si è tradotta negli ultimi venti anni nel pubblico impiego in un rifiuto generalizzato di accettare un’idea semplice, chiara anche ai bambini che frequentano le scuole elementari: valutare ed essere valutati. L’etica del servizio pubblico non può prevalere se non è accompagnata dall’altra regola della tutela e del riconoscimento dei buoni comportamenti, parallela alla severità nel giudicare, emarginare e licenziare chi ogni giorno con protervia, arroganza e delinquenza fa strame dell’etica del lavoro e del servizio pubblico. Se non c’è valutazione, la buona fede e l’alto senso etico di chi opera con sacrificio nelle pubbliche amministrazioni rimangono relegati alla buona volontà e al profilo morale dei singoli che la pongono in essere. Per diventare SISTEMA le buone pratiche dei più hanno necessità di essere ricondotte ad un criterio generale di funzionamento degli uffici in cui si sappia tutti (operatori e cittadini) che chi opera bene è tutelato e riconosciuto, mentre chi si fa beffe dell’etica di servizio viene messo alla porta.

Le disposizioni di legge per applicare questo principio ci sono già. E’ necessario, tuttavia, avviare una riconversione  della politica, dei sindacati, della dirigenza e dei lavoratori pubblici verso la convinzione operativa che queste leggi vanno applicate. Da questo punto di vista vediamo uno spiraglio di luce finalmente nitida nelle dichiarazioni di Rossana Dettori, responsabile nazionale della CGIL funzione pubblica (vedi qui)che, forse per la prima volta, abbandona l’idea della difesa “a prescindere” dei “diritti” e qualifica il ricorso pretestuoso allo sciopero selvaggio, alle donazioni di sangue, alle “tutele  di legge” per quello che sono: dei miseri pretesti per non fare il proprio dovere.

Non è utile far rullare i tamburi per annunciare la pur necessaria riforma della pubblica amministrazione. Si tratta, più efficacemente, di sostenere nell’immediato –  pubblicamente e individualmente – l’azione di coloro i quali dentro le pubbliche amministrazioni cercheranno di dare attuazione alle leggi esistenti: il criterio della valutazione va applicato dall’interno della pubblica amministrazione, facendo riferimento alle forze sane che in grande numero vi operano. In ciò sono necessari coraggio e determinazione. Dall’esterno, al posto degli annunci, arrivino appoggi istituzionali e concreti a chi si muove nella direzione necessaria.

 

Roma Mafia – Tre questioni di natura amministrativa.

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Dallo scandalo Roma mafia, a proposito del quale l’evento futuro da temere su tutti è che venga progressivamente dimenticato e derubricato, emergono tre temi specifici riguardanti il funzionamento della pubblica amministrazione. Tali temi sono: 1) il controllo sugli atti degli Enti locali; 2) la confusione, elusione delle norme che regolano il lavoro pubblico (concorsi, assunzioni, rapporti di lavoro, controlli, bilanci, procedure d’appalto, spese in genere)  attraverso l‘esternalizazione di compiti istituzionali a società partecipate operanti in regime di diritto privato; 3) lo status giuridico dei dirigenti coinvolti nello scandalo. Continua a leggere

Nuova Etica Pubblica – Lo scandalo Romafia

Pubblichiamo una dichiarazione del Presidente della nostra associazione “Nuova Etica pubblica” – dr. Antonio Zucaro – in ordine allo scandalo di “Roma capitale” – e non solo.

 Lo scandalo di Roma capitale

L’agenzia delle Entrate istituisce una casella di posta per la segnalazione dei corrotti.

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L’idea preconcetta di “fare la spia” – a metà strada fra il moralistico e il “mafiosetto” – impedisce fino ad oggi  che si affermi in Italia uno strumento di contrasto alla corruzione fra i più efficaci: la denuncia di fatti corruttivi in corso effettuata da chi ne venga a conoscenza, con la conseguente tutela dell’anonimato da parte dell’Amministrazione ricevente. E’ questa la figura del “Whistleblower” comunemente prevista e normata nei Paesi anglosassoni, che ne ricevono ampi benefici nella lotta alla corruzione. Va dato atto e merito all’Agenzia delle Entrate di aver posto in campo concretamente questa misura prevista dalla normativa anticorruzione dello scorso anno 2012, attivando una e-mail per raccogliere le denunce dei propri dipendenti  – vedi articolo de La Stampa del 15 dic 2014.  Il Presidente dell’Autorità anticorruzione, dr. Raffaele Cantone, è favorevole e sollecita l’attuazione in tutte le Amministrazioni delle “norme per il wistleblower previsto dal testo unico dei dipendenti pubblici per consentire a chi vuole denunciare illeciti di farlo in modo tutelato. Non è delazione ma assunzione di responsabilità» – vedi le sue dichiarazioni.

Noi di Nuova Etica pubblica siamo intervenuti più volte con articoli e saggi di approfondimento su questo strumento molto più efficace dei tanti “piani della trasparenza e dell’anticorruzione” che fioriscono ora ovunque.

Vedi: I whistleblowers, ovvero gli autori delle “soffiate”.

Vedi: l’anticorruzione in Europa: chi sono i collaboratori civici – Whistleblowers

Il futuro della previdenza italiana – Studi Mefop

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Pubblichiamo alcuni studi e riflessioni del presidente del  MEFOP (Società per lo sviluppo del Mercato dei Fondi pensione, partecipata a maggioranza assoluta dal MEF)  Mauro MARE’,  in ordine al futuro della previdenza italiana. Ci sembrano degni della massima attenzione due concetti sostenuti dal Presidente MEFOP: 1) il “cantiere” della previdenza italiana è lontano dall’essere “chiuso”, soprattutto a motivo dei problemi irrisolti sulla sua sostenibilità; 2) il criterio migliore di sostenibilità della previdenza nei tempi attuali è un criterio misto, basato su tre pilastri: uno di base alimentato dal sistema tributario, un secondo contributivo obbligatorio e un terzo dei fondi pensione, volontario (pag. 23 e segg.  de “I pilastri delle pensioni” vedi qui sotto).

Ciò che, a parere nostro, non può e non deve essere messo in discussione è la gestione pubblica dei primi due pilastri sopra richiamati.

 Mauro Mare’ MEFOP 23 sett 2013 – I pilastri delle pensioni

Mauro Marè e Luigi Bellanti MEFOP – Seminario sui sistemi pensionistici del 26-05-2014

Il sole 24 ore del 23 ott 2013  – Marè: le sette verità sui sistemi pensionistici

 

Anonimo INPS – Il senso smarrito di una missione pubblica.

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Un dirigente INPS che  ha responsabilità e segue dall’interno, da molti anni, le vicende dell’ente generale del welfare italiano delinea con pochi sintetici tratti il collegamento esistente fra il “funzionamento della macchina” e la direzione strategica –  inespressa ma chiara – che gli ultimi Governi della Repubblica hanno impresso nelle vicende dell’Istituto. Ne emerge la visione di un Istituto chiuso in sé stesso, immobile, incapace di dialogo con gli altri protagonisti della vita economica e pubblica del Paese.

 L’Inps, l’integrazione e il senso smarrito della missione – dic 2014

 

Sabino Cassese – Troppe leggi che restano annunci.

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Una sintesi lucida di Sabino Cassese di un pensiero ormai prevalente, pubblicata sul Corriere della Sera dello scorso 21 novembre 2014.

Su questo tema il nostro sito è intervenuto a più riprese: vedi L’ingorgo legislativo” di Antonio Zucaro   e   “L’ingorgo normativo nell’autonomia scolastica”.

 Troppe leggi che restano solo annunci

Saggio di Guido Melis – Una burocrazia all’altezza dei tempi.

Cerini

Non si può raccogliere ciò che non si semina. In un rapido saggio pubblicato sulla Rivista Italianieuropei n 6/2014   Guido Melis passa in rassegna e analizza i vari tentativi di riforma della pubblica amministrazione italiana, non solo nel secondo dopoguerra: l’Italia non ha mai avuto  una seria impostazione di riforma della sua pubblica amministrazione, sostanzialmente per la grande disattenzione delle classi politiche succedutesi nel tempo. Ma oggi, forse, si sono prodotte le condizioni storiche perché tale “evento” (la riforma cioè) accada.

 L’amministrazione italiana si può e si deve riformare