DEMOCRAZIA PARITARIA E FUTURO DELLA DEMOCRAZIA

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L’articolo di Daniela Carlà, pubblicato su “Noi donne” e che riproduciamo qui sotto, illustra un concetto di interesse non parziale, ma di rilevanza generale: la rappresentanza di genere non è mera rivendicazione di “parità” di rappresentanza da parte del genere femminile, ma fattore di crescita e di sviluppo delle Istituzioni, perché conferisce vitalità e slancio alla vita democratica del Paese.

Daniela Carlà – Il cammino difficile ma inevitabile verso la Democrazia paritaria.

ACCORDO DI AZIONE COMUNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA – LEGGE ELETTORALE E RAPPRESENTANZA DI GENERE

CARLA

Pubblichiamo la conferenza stampa tenutasi presso la Camera dei Deputati lo scorso 4 marzo 2014 promosso dall’ Accordo di azione comune per la Democrazia paritaria, in merito agli aspetti di genere contenuti nel progetto di legge elettorale “Italicum”

Clicca qui per la trasmissione della Conferenza stampa

Sullo stesso tema un’intervista a Daniela Carlà

Reteconomy – L’Italicum e la rappresentanza di genere – Intervista a Daniela Carlà

 

LA VOCE.INFO e gli stipendi dei dirigenti pubblici italiani.

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Più che “passione civile” alcune recenti intemerate de Lavoce.info ci evocano un “livore civile”. Più che “liberale” qualificheremmo un certo metodo di indagine come “giacobino”.

Pubblichiamo tre studi della “Voce”  sulla comparazione delle retribuzioni dei dirigenti pubblici italiani con quelle dei loro colleghi inglesi.

http://www.lavoce.info/stipendi-pubblici-costi-politica/

http://www.lavoce.info/quei-dirigenti-ministeriali-cosi-numerosi-e-iperpagati/

http://www.lavoce.info/costi-della-politica-privilegi-diplomazia-ambasciatori/

Ci riserviamo di pubblicare presto un nostro studio sull’argomento. Da subito osserviamo: a) le retribuzione di cui parlano gli articoli sono al lordo delle ritenute contributive e fiscali: brutto, molto brutto e poco serio, “sparare” retribuzioni da 200.000 euro senza specificare chiaramente questo aspetto (il netto in busta a questi livelli sconta circa il 40% dell’importo lordo). Gli organi di stampa copiano senza specificare e Il lettore ignaro legge e grida allo scandalo . Dov’è il rigore intellettuale? Ma si dirà: anche le retribuzioni dei dirigenti inglesi sono al lordo di contributi e imposte…b) il paragone fra due sistemi fiscali e contributivi profondamente diversi genera un confronto, se effettuato al lordo, fra valori retributivi malamente paragonati. Il rispetto dal principio scientifico del coeteris paribus imponeva il raffronto fra le retribuzioni nette.

Perché queste “entrate a gamba tesa”? A nostro avviso, perché l’unica modalità per affrontare la problematica delle pubbliche amministrazioni in questa fase politica è quella propagandistica: dimostrare che i dirigenti pubblici italiani guadagnano troppo (sottotesto subliminale: “…e non fanno niente”); dimostrare che il “blocco burocratico-corporativo” è l’origine nascosta dell’immobilità del nostro Paese; tagliare posti e stipendi dei burocrati pubblici.

Eppoi?

Un corretto approccio intellettuale a un problema sociale e politico di rilevanza primaria  non deve essere pago della sola denuncia o dell’individuazione di un colpevole, ma deve indicare un obiettivo e un percorso di riforma, soprattutto quando l’autore, Roberto Perotti, é il coordinatore del gruppo di lavoro sulla spesa pubblica della Segreteria del Partito democratico. Qual é il percorso indicato per superare l’ingiustizia delle alte retribuzioni dei dirigenti pubblici? Tagliare gli stipendi ai dirigenti pubblici? Questa la soluzione del buon funzionamento della pubblica amministrazione italiana? La Voce.info ci è piaciuta molto di più nello scorso maggio 2013 quando, in un articolo sul sistema scolastico e universitario, il suo autore, Daniele Checchi, individuava nella valutazione dei risultati  (vedi qui) il caposaldo attorno al quale legittimare (o delegittimare) il sistema delle retribuzioni dei dirigenti pubblici. Noi di Etica pa proponiamo da sempre il tema della valutazione – esterna/legata agli obiettivi conseguiti da ciascuna pubblica amministrazione/base per l’erogazione delle retribuzioni-  come lo snodo principale per fuoriuscire da una dimensione che, così come stanno le cose, non può non essere valutata da tutti come di privilegi non suffragati da risultati   (vedi in questo sito). Ma questo tema va trattato, a livello intellettuale e politico, non attraverso il metodo dello “sbattere il mostro in prima pagina”, ma vincolando tutti e ciascuno alle proprie responsabilità.

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Poteri forti – Il blocco burocratico-corporativo

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Ernesto Galli della Loggia, nel fondo sul Corriere della Sera del 24 gennaio 2014, individua il blocco burocratico-corporativo – composto da Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Authorithy, alta burocrazia (direttori generali, capigabinetto, capi degli uffici legislativi) altissimi funzionari degli Organi costituzionali, vertici delle fondazioni bancarie, membri dei cda delle società a partecipazione pubblica – come il vero potere forte che vanifica qualunque riforma disposta dal Parlamento. Il principale obiettivo del Blocco burocratico-corporativo è “quello di autoalimentarsi frenando qualunque cambiamento”. E’ talmente forte questo blocco burocratico-corporativo che è capace di rendere “il comando politico e suoi rappresentanti….subalterni alla sfera amministrativa(vedi qui l’articolo). Continua a leggere

JOBS ACT – Lettera aperta a Matteo Renzi

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Jobs act  é un acronimo che sta per “jumpstart our business startups act – Atto sulla spinta iniziale agli affari”, legge federale adottata nel 2012 dagli Stati Uniti d’America. Il documento di programma sul lavoro in Italia, diffuso l’8 gennaio 2014 dal Segretario del Partito democratico Matteo Renzi, porta lo stesso nome.

Interessano le problematiche della pubblica amministrazione ben 3 degli otto punti della parte A – “Il sistema” – del programma in questione. Precisamente:

6. Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.

7. Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo. 

8. Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato. 

Pubblichiamo qui di seguito, sia il testo integrale del Jobs act, sia la lettera aperta del Presidente dell’associazione Etica pa, Antonio ZUCARO, di commento alle enunciazioni di cui ai tre punti qui sopra.

JOBS ACT RENZI testo integrale

Jobs act – Lettera aperta a Matteo Renzi

UN PIANO INDUSTRIALE PER IL NUOVO INPS – Giuseppe Beato

 

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Negli ultimi due anni, l’INPS è stato investito dal legislatore di nuovi compiti e attribuzioni, prima fra tutte la gestione della previdenza dei 3.200.000 lavoratori pubblici – in sostituzione del soppresso INPDAP. Ma sarebbe errato non ricordare, oltre alla gestione dei lavoratori dello spettacolo – prima gestita dall’ENPALS – anche la normativa che ha attribuito all’Istituto il compito di istituire una banca dati dell’assistenza e un’altra “contenente i dati individuali dei beneficiari degli ammortizzatori sociali”. L’INPS, ente previdenziale e assistenziale unico nel panorama europeo con un bilancio di 350 miliardi di euro, assume definitivamente la natura, non più di “ente previdenziale”, ma di “ente generale di gestione del welfare italiano”.

In questo scritto di Giuseppe Beato, pubblicato sulla Rivista del Gruppo culturale della CIDA INPS, si ipotizzano le linee di un piano industriale INPS, in cui le macrofunzioni e le attività dell’Istituto siano ricomposte dentro un nuovo quadro generale.

Un piano industriale per il nuovo INPS.Giuseppe BEATO

2013 RIVISTA ERATO CIDA INPS TERZO III TRIMESTRE 2013

LA NORMA SULLA CANCELLAZIONE DELLA CIVIT SULLA VIA DELLA NON CONVERSIONE

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L’articolo 5 del decreto legge n. 101 del 31 agosto ultimo scorso (Disposizioni sulla pubblica amministrazione) ha subìto in 1a Commissione Senato una sostanziale modifica, consistente nell’eliminazione della previsione della cancellazione delle funzioni originarie della CIVIT (soprattutto la valutazione delle Amministrazioni pubbliche e la trasparenza). Gli emendamenti sono ora in discussione in aula e dovrà pronunciarsi successivamente la Camera dei Deputati; pertanto la prudenza è d’obbligo. Tuttavia, tutto fa ritenere che il trasferimento all’ARAN delle competenze della CIVIT non si realizzerà. Ciò avrebbe creato confusione fra due ordini di funzioni, ambedue importanti, ma profondamente diverse fra loro e, pertanto, malamente gestibili da un unico soggetto.

E’ possibile consultare il testo dell’articolo 5 del testo del decreto legge 101 ( clicca qui), il testo dell’emendamento in discussione (Emendamenti approvati in 1a Commissione Senato 7 0tt 2013). Qui sotto il comunicato del Presidente dell’Associazione Etica pa, Antonio ZUCARO

CIVIT: MODIFICATO IL TESTO DELL’ARTICOLO 5 DEL D.L. 101 – comunicato di Antonio ZUCARO

ARAN e CIVIT

Fuori la cattiva politica dalla Pubblica Amministrazione – Daniela Carlà

CARLA

La Direttrice della nostra rivista on line “Nuova etica pubblica”, Daniela CARLA’, ha espresso il suo punto di vista sui percorsi di riforma delle Pubbliche Amministrazioni in una intervista apparsa su www.noidonne.org. Mettendo il dito nella piaga, ha parlato senza mezzi termini di pubblica amministrazione screditata, di continue leggi che producono 0 riforme, di amministrazione che non “guarda” alla sua componente femminile. Di fronte alla persistenza di questi fenomeni, la Carlà oppone un cambiamento che “….deve essere interiorizzato, intenzionale….” , nel quale “.…occorre trovare gli agenti del cambiamento, radicarlo…..monitorare e valutare i processi“. In questo processo il ruolo primario spetta alla dirigenza pubblica, ma una dirigenza il cui rapporto con la politica sia ripensato a fondo.

Fuotri la cattiva politica della pubblica amministrazione.

 

Antonio Zucaro – lo snaturamento delle funzioni di ARAN e CIVIT

L’articolo del Presidente di Etica pa Antonio Zucaro pone al Governo che ha emanato il Decreto legge sulla PA – e al Parlamento che tale decreto dovrà esaminare – due questioni da cui discendono effetti decisivi per la pubblica amministrazione: 1. il destino della funzione di valutazione, traslocata dalla CIVIT all’ ARAN, senza la quale la PA italiana non potrà mai aspirare ad obiettivi di vera qualità dei servizi; 2. L’ arroganza del potere, ovvero della politica, rispetto ai soggetti che, per ben funzionare, necessitano di assoluta indipendenza e autonomia di giudizio, a presidio dell’ interesse pubblico. Non si dovrebbero disarticolare e snaturare le autorità indipendenti a colpi di decreto legge. ….. L’oggetto del contendere, come è spiegato nell’articolo, è stato un parere della CIVIT sulla retroattività delle disposizioni della legge Severino che regolano la materia dell’incompatibilità degli incarichi pubblici, in un momento in cui la discussione sulla “retroattività delle norme”, da esercitazione squisitamente accademica diventa argomento di dirompente attualità politica.

Una norma doppiamente sbagliata: lo snaturamento delle funzioni di ARAN e CIVIT

Articolo 29 ter

Politica, Governo, Amministrazione: il manifesto di Eticapa sulle politiche pubbliche.

L’ incapacità strutturale del Sistema Italia di promuovere riforme amministrative si manifesta anche come mancato approccio sistemico alla metodologia di gestione delle politiche pubbliche, ordinariamente praticata in U.S.A., Inghilterra, Francia e Germania. L’intervento del Presidente di Etica pubblica, Antonio Zucaro, mette a fuoco i termini specifici della situazione esistente e delinea un percorso obbligato. Il cambiamento passa attraverso un radicale ripensamento dei ruoli e delle attività da porre in campo a cura dei Gabinetti ministeriali, degli uffici della Presidenza del Consiglio, delle Commissioni parlamentari e delle strutture amministrative cui è demandata l’applicazione effettiva delle riforme.

 Gli snodi della riforma della Pubblica Amministrazione

 

L’ingorgo legislativo

anto zucaro

Antonio Zucaro, proseguendo nell’illustrazione delle storture in cui si dibatte la pubblica amministrazione, conduce una preziosa analisi dall’interno sui motivi reali per i quali in Italia si verifica con forza e virulenza una vera e propria iperfetazione legislativa, capace di bloccare il corso di qualunque riforma. Praticamente nessuno dei protagonisti in campo, politica e alta burocrazia in primis, é esente da colpe. L’analisi è un’ottima base per comprendere in quali strettoie dovrà orientarsi chiunque intenda avviare e realizzare riforme nel campo delle pubbliche amministrazioni.

 Zucaro metastasi legislativa

Antonio Zucaro: amministrazione pubblica e semipresidenzialismo.

La modifica della Carta in ordine alle funzioni e ai poteri dei massimi Organi costituzionali non sarà indifferente quanto alle sue ricadute sul funzionamento delle  Amministrazioni pubbliche. Ciò induce il Presidente dell’Associazione Nuova Etica pubblica ad esprimersi nel merito di alcune linee di tendenza di riforma oggi in discussione dalle forze politiche.

 Amministrazione-pubblica-e-semipresidenzialismo

Il ruolo occultato della fiscalità generale nel finanziamento della previdenza pubblica.

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La previdenza pubblica da circa 30 anni non viene finanziata solo dai contributi riscossi sulle retribuzioni dei lavoratori, ma anche dalla fiscalità generale. L’articolo qui sotto cerca di chiarire i termini del problema.

Giuseppe Beato – Previdenza pubblica e fiscalità generale

Lo scandalo dei finanziamenti ai consiglieri regionali.

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Lo scandalo dei rimborsi elettorali ai partiti erogati direttamente dalla Regione Lazio ai vari gruppi politici in Consiglio regionale – come nel resto di quasi tutte le altreAmministrazioni regionali – si sta diradando nella memoria collettiva. Invece, al di là del faccione di Franco Fiorito e delle feste scollacciate organizzate da questo o quel consigliere regionale, fissiamo i veri punti politico-amministrativi di quella vicenda:

  • sistema basato su un budget generale di spesa approvato in sede di deliberazione del bilancio della Regione, dettagliato nelle singole voci, ciascuna corrispondente all’importo del fondo destinato a ciascun gruppo consiliare,
  • importo annuo del “fondo”: circa 14 milioni di euro;
  • gestione di ciascun “fondo” a cura del capogruppo che teneva contabilità personale – non rimessa a qualsivoglia controllo pubblico – dei versamenti ai vari consiglieri a titolo di “rimborso elettorale”;
  • leggi regolatrici di una simile procedura “amministrativa”: nessuna.

Deposizione di Franco Fiorito ai pubblici ministeri: “Così funzionava il finanziamento ai consiglieri” -clicca qui

Ripetiamo ancora: il faccione e le arroganze  di Franco Fiorito in questa vicenda sono servite ad occultare agli occhi dei più una questione basilare:  come è possibile che un intero Consiglio regionale della Repubblica possa operare al di fuori di qualunque legge o criterio di legittimità?

Una risposta noi ce l’avremmo: l’abrogazione del 1o comma dell’articolo 125 della Carta costituzionale che prevedeva un sistema di “controllo di legittimità degli atti amministrativi della Regione…esercitato in forma decentrata….nei modi e nei limiti stabiliti da leggi della Repubblica”. Il sistema dei controlli di legittimità degli atti delle Province e dei Comuni, previsto dall’articolo 130 della Carta costituzionale del 1946, è stato parimenti abrogato.

Cioè a dire che la riforma del titolo V della CostituzioneLegge costituzionale n 3 del 18 ottobre 2001) si è avventurosamente impegnata ad affermare il principio della pari ordinazione degli Organi territoriali della Repubblica travolgendo, tuttavia, altri principi fondamentali, primo fra i quali quello della garanzia di legittimità degli atti della Pubblica amministrazione.

Il sistema dei controlli di legittimità degli atti delle Regioni (anche delle Province e dei Comuni) è stato letteralmente smantellato, senza che al suo posto fosse concepito alcunché.

…e questi sono i risultati…… qualcuno ha il coraggio di collegare l’assenza di controlli sugli atti di spesa in un numero enorme di amministrazioni pubbliche (o private di proprietà pubblica) con la possente scalata dell’Italia nella classifica dei paesi con il tasso di corruzione più alto? Con uno slogan potremmo dire: “Finalmente oggi rubare è facile!”.

Giuseppe Beato

Funzioni non svolte e attività reali dei gabinetti ministeriali – Antonio Zucaro

anto zucaro

“Un saggio di Antonio Zucaro sulle attività ed interessi reali gestiti nei Gabinetti ministeriali. La sconfortante disamina dell'”ora e adesso” lascia chiaramente trapelare tutto ciò che le cabine di regia dell’Amministrazione pubblica italiana non vogliono e non sono capaci di fare. La pur indispensabile strumentazione giuridica viene usata ed abusata per stravolgere quello che sarebbe il vero ruolo dei Gabinetti: non di semplici produttori di proposte di legge e di direttive, ma, da un canto, primi responsabili dell’analisi di fattibilità delle disposizioni di legge predisposte per i Ministri attraverso tecniche di AIR, d’altro canto, responsabili finali dell’applicazione di quelle politiche pubbliche che il Parlamento dispone per il Paese. Nulla di tutto questo, in una continua indigestione di trucchetti giuridici, codicilli e interpretazioni “ad usum delphini.

Antonio ZUCARO – Gabinetti ministeriali: il cambiamento necessario.

 

 

Quale 2013 per le Pubbliche Amministrazioni

La sfida del fiscal compact inizia con l’anno ora in corso. Il ruolo e i compiti delle Pubbliche Amministrazioni.

QUESTO SITO, QUEST’ANNO

L’ anno appena iniziato sarà un anno di svolta, forse decisivo per le sorti del Paese. Ci sarà un nuovo Parlamento, una nuova maggioranza politica, un nuovo Governo. Quel che ci preme evidenziare è che sarà un anno di svolta anche per la riforma amministrativa. Necessariamente,  perché siamo obbligati a ciò dagli impegni assunti in Europa e dalla conseguente legge costituzionale n. 1 del 2012, sull’ equilibrio di Bilancio. A questa si è aggiunta la “ legge rinforzata “ di attuazione della medesima, approvata in via definitiva al Senato il 20 dicembre, senza particolari discussioni e nella totale indifferenza della stampa.

Secondo queste leggi, tutte le Amministrazioni, centrali e locali, devono assicurare l’ equilibrio di bilancio, ovvero che il saldo strutturale tra entrate e uscite, al netto di eventuali misure straordinarie necessarie a correggere gli effetti del ciclo, corrisponda ai criteri definiti in sede di Unione Europea. In sostanza, significa che dal 2013 i bilanci di tutte le PP.AA. dovranno essere, più o meno, in pareggio; inoltre, che dal 2015 dovremo cominciare a ridurre lo stock del nostro debito pubblico con l’ obiettivo di portarlo al 60 % del P.I.L., in venti anni. Il debito, oggi, è di circa 1982 mld di €, pari al 126 % del P.I.L. ( circa 1572 mld. ).

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