Modifiche alla legge n. 196 del 2009: Bilancio per missioni e programmi e bilancio di cassa.

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VEDI QUI I TESTI DEFINITIVI DEI DECRETI LEGISLATIVI N. 90 E N. 93 DEL 12 MAGGIO 2016

Sono in discussione presso le competenti Commissioni parlamentari gli Atti del governo  n. 264 e n. 265, contenenti  2 schemi di decreto delegato della  Legge n. 196/2009 (vedi) di riforma della contabilità e della finanza pubblica. Saranno pertanto emanati a breve due decreti legislativi che modificheranno le disposizioni ivi contenute, con riguardo specifico ai “bilanci per missioni e programmi” e al “bilancio di cassa“. Per comodità del lettore, pubblichiamo il nuovo testo della 196 – elaborato dagli uffici studi di Camera e Senato – integrato con le nuove disposizioni.

 Testo integrato Legge n. 196.

Oltre al link sulle audizioni del Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, del Ragioniere generale dello Stato e del parere della Corte dei Conti – clicca qui – presentiamo qui sotto le valutazioni e proposte presentate dalla nostra Associazione al Presidente della Commissione bilancio on. Francesco Boccia, in ordine agli argomenti rivisti dalle modifiche legislative. L’idea di fondo consiste nella massima integrazione fra ciclo di bilancio e ciclo della performance.

 Proposte Nuova Etica Pubblica

Piccolo dibattito sulle tesi Bocconi: intervento di dirigenti pubblici.

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Il nostro “resoconto” sui contenuti emersi nel convegno organizzato dall’Università Bocconi   su “LA PA che Vogliamo” (clicca qui) ha sollecitato un piccolo dibattito. Pubblichiamo di seguito i punti di vista di tre dirigenti pubblici – soggetti quindi ben “informati” sul tema – dal taglio non “schierato” come quello del nostro resoconto, ma utilmente “dialogante”. Chiunque volesse partecipare al dibattito su “ruolo, status e riforma della dirigenza pubblica in Italia” potrà inviare il suo punto di vista argomentato all’indirizzo  eticapa2014@gmail.com    

Sarà garantito l’anonimato oppure, ove autorizzati, sarà citato l’autore.

 Personalmente ho avuto modo di partecipare in un’ occasione.

Università Bocconi di Milano – La PA che vogliamo.

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L’Università Bocconi di Milano rinnova ormai da quattro anni il suo appuntamento con un convegno che denomina sempre allo stesso modo: La PA che vogliamo. Avvertendo il lettore che noi di Nuova Etica Pubblica la pubblica amministrazione non la vogliamo così come la immagina la Bocconi, offriamo un riepilogo ragionato e le nostre chiose sui contenuti dell’ultimo convegno tenutosi lo scorso 22 febbraio 2012.

 Convegno all’Università BOCCONI 22 FEBBRAIO 2016

Il D.P.R. di riordino delle funzioni in materia di misurazione e valutazione delle performance.

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Il decreto del Presidente della Repubblica – previsto dall’articolo 19 dl decreto legge 24 giugno 2014, n 90, convertito in Legge 114/2014 – vedi qui – sul riordino delle funzioni in materia di misurazione e valutazione delle performance é in questi giorni all’esame del Parlamento per l’espressione del parere prima della sua emanazione. Ne pubblichiamo il testo, nonché la documentazione di riferimento.

Atto del Governo n 268 del 2016- vedi.

 Riordino delle funzioni in materia di valutazione delle performance

Il processo di produzione delle Leggi in Italia – Relazione al convegno del 24 febbraio 2016

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Pubblichiamo in anteprima la relazione del  Presidente di “Nuova Etica Pubblica”, dr. Antonio Zucaro, al convegno del 24 febbraio 2016 sull’eccesso di leggi e sulla distorsione della funzione normativa in Italia. Il convegno era organizzato dalla nostra associazione in sinergia con il “Centro per la Riforma dello Stato” (www.centroriformastato.it). Ascolta qui la videoregistrazione: clicca qui

 Antonio Zucaro – Processo di produzione leggi in Italia.

Angelo Giubileo: sulla natura delle cose.

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Pur non avendo il programma il nostro sito di avventurarsi in materie filosofiche, pubblichiamo volentieri il link al sito  Pensalibero.it ove è stata pubblicata una recensione del recente testo di Angelo Giubileo, membro della nostra Associazione,”Sulla natura delle cose” che spazia da Parmenide al Caos. Vaste programme!!

A parte qui una postilla dell’autore per la comprensione della materia trattata nel testo.

 Postille a Sulla natura delle cose


Il Sistema amministrativo italiano – Cassese 1982.

IL SISTEMA AMMINISTRATIVO ITALIANO 1982 CASSESE

Riteniamo di fornire ai più giovani un elemento di conoscenza fondamentale pubblicando un testo “antico” del 1982 – Il Sistema amministrativo italiano – che costituiva materia di studio per i partecipanti dell’epoca ai corsi della Scuola superiore della Pubblica Amministrazione. Continua a leggere

Trasparency: la classifica internazionale 2015 sulla corruzione percepita.

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Puntuale come una purga per le persone oneste arriva la classifica del 2015 sulla corruzione percepita (vedi qui la “cerimonia” di presentazione del rapporto – clicca qui dal Corriere.it per vedere anche la classifica interattiva). L’Italia si colloca al 61imo posto nel mondo e al penultimo in Europa, dopo Grecia e Romania.

VEDI QUI LA CLASSIFICA

Poteri dei Prefetti come Responsabili della conferenza provinciale permanente – la legislazione essenziale.

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Alleghiamo la legislazione essenziale riguardante i poteri del Prefetto quale responsabile della Conferenza provinciale permanente.

 Articolo 11 della legge 30 luglio 1999, n. 300.

Articolo 10 della Legge 5 giugno 2003, n. 131 -Rappresentante dello Stato per i rapporti con il sistema delle autonomie.

D.P.R. n. 180/2006: Regolamento recante disposizioni in materia di Prefetture-Uffici territoriali di Governo.

Riforma costituzionale: il testo definitivo.

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L’Assemblea della Camera dei deputati ha approvato ieri il testo del disegno di legge costituzionale n. 2613-B senza emendamenti rispetto a quello già deliberato dal Senato in prima lettura, lo scorso 13 ottobre 2015. Ciò significa che, salva la seconda lettura nei due rami del Parlamento – che avverrà entro il prossimo mese di aprile 2016 – il testo della riforma che presentiamo qui sotto può considerarsi definitivo. Come noto, l’articolo 138 ella Carta costituzionale prevede al secondo e terzo comma che, ove in seconda lettura non sia raggiunto il quorum di due terzi dei voti favorevoli, la legge possa essere sottoposta a referendum popolare confermativo.

 13 ott 2015 – Testo definitivo della Riforma costituzionale

Legge di stabilità 2016.

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Pubblicato in Gazzetta ufficiale,  il testo della Legge di stabilità 2016, n. 208 del 28 dicembre 2015.

 Legge 208 2015 stabilità 2016

Allegati Legge 208 2015 stabilità 2016

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Regioni in Francia – multilevel governance.

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Le elezioni regionali in Francia di ieri hanno attirato l’attenzione sugli aspetti squisitamente politici della contesa fra partiti. In ombra, invece, gli aspetti istituzionali-amministrativi di questa vicenda: infatti, queste elezioni sanciscono un evento auspicabile anche da noi in Italia: la diminuzione del numero delle regioni francesi – con decorrenza 1° gennaio 2016 – da 27 a 13 (vedi cartina qui sopra). Le regioni francesi sono poco assimilabili al nostro assetto costituzionale perché  l’articolo 72 della Costituzione francese – vedi – dispone che le stesse possono essere modificate quanto a circoscrizioni e a funzioni con legge dello Stato. E’ sempre la legge (art 34 Cost.) che determina i principi fondamentali dell’autonomia degli Enti locali, delle loro competenze e risorse. Indubbiamente un sistema costituzionale in cui è prevalente lo Stato-organizzazione. Tuttavia, a dispetto dell’apparente centralismo e dirigismo, la rete dei rapporti fra Stato e Regioni, Stato Enti locali ed Enti locali fra loro è organizzata in forma concordata e tendenzialmente paritaria: infatti lo strumento di pianificazione adottato per l’attuazione delle politiche pubbliche e dei piani strategici nazionali é quello dei “contrat de plan” fra Stato e Regioni, previsto dalla loi n 82-653 del 29 luglio 1982 (vedi qui testo in italiano)sono questi dei veri e propri accordi fra Stato e singole Regioni, regolati nelle procedure da tale legge, finalizzati a dare corso alle politiche pubbliche nazionali, anche attraverso una diversa ripartizione delle reciproche competenze dello Stato centrale e degli enti territoriali, in deroga alle regole generali. Un ottimo strumento di applicazione del principio di sussidiarietà.

Riproduciamo per eventuali approfondimenti un rapporto di qualche anno fa – La public governance in Francia della collana “i quaderni del Formez“-  ove sono illustrati con dovizia di particolari i contrat de plan (pag. 27), il principio di sussidiarietà e della devolution (pag. 43) , la governance interistituzionale Stato – Enti locali (pag. 25), fra Enti locali (pag 34) con l’Unione europea (pag. 39). Ci pare che la Francia, munita di una sano spirito pragmatico nel darsi le proprie regole normative, abbia realizzato un efficiente sistema di multilevel governance, nel quale tutte le istanze trovano voce; si badi bene, i Comuni francesi sono circa 37.000, il quadruplo dei comuni italiani, eppure un modello di governance esiste e funziona. Nulla a che vedere con le inutili declamazioni, i contenziosi continui, le gelosie e gli antagonismi che caratterizzano in Italia il rapporto fra Stato, Regioni ed Enti locali. Ai cittadini e alle imprese non interessa nulla su “chi” si debba fregiare della coccarda di gestore dei servizi pubblici: essi vogliono semplicemente che funzionino!

 Governance pubblica in Francia

 

La proposta Boeri sulle pensioni e la sostenibilità del sistema.

…Non siamo solamente noi a dirlo – circostanza in sé poco influente (vedi qui)  – quanto esperti del calibro di Mauro Marè, Giampaolo Galli e Alessandra del Boca, la cui opinione viene ospitata sui giornaloni che contano, Sole 24 ore (vedi qui MARE’) e Corriere della Sera (vedi qui DEL BOCA): la “proposta Boeri” sul taglio delle alte pensioni in godimento, non solo è incostituzionale e antigiuridica (il che in uno Stato serio dovrebbe essere sufficiente per un immediato cartellino rosso), ma non risolve il problema della sostenibilità delle pensioni di chi oggi ha trenta o quarant’anni. Lo stesso Tito Boeri ha tenuto ieri ha lanciare l’allarme – atto in sé giusto e moralmente da apprezzare – affermando che, con l’attuale sistema, i giovani andranno in pensione a 75 anni con importi miseri – vedi qui.

E allora?  Noi riprendiamo il filo di ragionamento di Boeri con una battuta (che non è poi tanto tale) e con un successivo ragionamento sulla questione della sostenibilità del sistema pensionistico . La “battuta” é la seguente: e se la vera copertura delle pensioni dei nostri figli risiedesse nel ritorno al principio della pensione retributiva? Lasciando la questione a migliori approfondimenti statistico-attuariali ed economico-politici, affermiamo tuttavia che il sistema contributivo garantisce nel tempo solo le fasce alte di retribuzione che saranno – al momento della cessazione dal servizio – le uniche ad aver garantito un trattamento di pensione adeguato. Sul punto, ricordiamo ai moralisti “à la carte” schieratisi contro le “pensioni d’oro” un fatto storico: la legge finanziaria del 2001 (Legge 388/2000, articolo 69, comma 6) bloccò in fretta e furia la facoltà di opzione fra sistema contributivo e sistema retributivo perché  proprio gli alti dirigenti statali  stavano esercitando in massa l’opzione al sistema contributivo, all’epoca prevista per tutti dall’articolo 1, comma 23 (vedi) della Legge Dini n. 335/1995 (per chi voglia approfondire suggeriamo la lettura le circolari INPS e INPDAP dell’epoca). Cosa vuol dire questo? Una cosa semplice: che il sistema retributivo, lungi dalle ciarlatanerie propugnate da molti “esperti”, favorisce (favoriva) solo i milioni di lavoratori con bassi redditi e periodi contribuzione intermittenti. Questo sia detto per  la chiarezza concettuale.

Che poi il sistema retributivo  così come congegnato dalle classi dirigenti della seconda repubblica  fosse qualcosa di assolutamente insostenibile – soprattutto a motivo del fatto che consentiva fino a solo 10 anni fa di andare in pensione a 57 anni – è un fatto ugualmente incontrovertibile. Ma, allora, il nodo ancora da sciogliere non era e non è tanto la scelta fra sistema di liquidazione con il metodo di calcolo retributivo oppure contributivo, quanto quello della sostenibilità dell’intero sistema, cioè: “chi paga le pensioni?”. Anche su questo problema hanno la meglio le tesi dei confusi di testa e di spirito: credere e pensare che il nostro sistema di Stato sociale  possa sostenere l’onere delle pensioni con i soli contributi – in presenza di una ormai altissima aspettativa di vita – é da stolti: é inevitabile pensare a un sistema pensionistico nel quale – come in moltissimi paesi quali ad esempio Svizzera e Olanda – sia introdotto uno zoccolo di finanziamento a carico della fiscalità generale. Non c’è alternativa a questa prospettiva ove non si voglia distruggere per i nostri figli il welfare state come lo abbiamo conosciuto e goduto finora.

In questo senso si tratta di uscire dal papocchio gestito da 30 anni in INPS (il riferimento specifico è all’articolo 37 della Legge n 88 del 1989 – vedi qui) che, confondendo fra “assistenza” e “previdenza”, garantisce apporti finanziari non trasparenti e non controllati ad alcune gestioni speciali e/o a “pezzi” di trattamenti pensionistici minimi. Si tratta di uscire da questo equivoco e regolare secondo idonee compatibilità finanziarie generali il pezzo di fiscalità generale da destinare alle pensioni.In questo senso ripubblichiamo uno studio dello scorso anno 2013 del MEFOP (Società per lo sviluppo del Mercato dei Fondi pensione, partecipata a maggioranza assoluta dal MEF presieduta proprio dal sunnominato Mauro Marè) che ipotizza un criterio misto  di sostenibilità finanziaria della previdenza basato su tre pilastri: uno di base alimentato dal sistema tributario, un secondo contributivo obbligatorio e un terzo dei fondi pensione, volontario (pag. 23 e segg. de “I pilastri delle pensioni” vedi qui sotto).

Giuseppe Beato

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Politiche pubbliche e territorio: decisori in rete.

13 nov 2015 – Il tema del convegno di Avellino.

Pubblichiamo la registrazione video degli interventi dei partecipanti al Convegno tenutosi nei locali della Provincia di Avellino lo scorso 13 novembre 2015 sulla tematiche delle politiche pubbliche sul territorio e sulla coesistente necessità per le Amministrazioni pubbliche di “fare rete“, meglio, di applicare i principi di “sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione” previsti dall’articolo 118 della Carta costituzionale. Il prossimo numero di gennaio 2016 della nostra rivista on line “Nuova etica pubblica” sarà interamente dedicato a questi temi e farà tesoro dei contenuti emersi nel convegno.

Introduzione di Daniela Carlà, Direttrice della rivista “Nuova etica pubblica” – clicca qui.

Carlo Sessa, Prefetto di Avellino – clicca qui.

Serena Angioli, Assessore della Regione Campania per i fondi europei – clicca qui 1  clicca qui 2.

Antonella Ciaramella, Vice-presidente della “Commissione semplificazione” del Consiglio regionale della Campania – clicca qui.

Domenico Gambacorta, Presidente della Provincia di Avellino – clicca qui.

Relazione al convegno di Antonio Zucaro, Presidente dell’Associazione “Nuova etica pubblica” – clicca qui.

Dario Ciccarelli, Direttore della Ragioneria territoriale dello Stato di Avellino – clicca qui.

Agostino Della Gatta, Consigliere nazionale dell’Associazione Alberghi Diffusi – clicca qui.

Maria Luisa Palma, Direttrice della Casa circondariale di Benevento – clicca qui.

Sandro Mameli, Responsabile del Dipartimento Management della Scuola Nazionale dell’Amministrazione – clicca qui.

Gianluigi Mangia, Professore di Organizzazione aziendale all’Università “Federico II” di Napoli – clicca qui.

Conclusioni di Paolo De Joanna, Presidente dell’OIV del Ministero Economia e Finanze e consigliere del Presidente della Regione Campania – clicca qui 1   clicca qui 2 .

Tavolo

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Presentazione del Manuale del pubblico impiego privatizzato.

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Il prossimo 25 novembre 2015 il dr. Vito Tenore, consigliere della Corte dei Conti, presenterà la terza edizione del “Manuale per il pubblico impiego privatizzato”. La presentazione nella sede della Scuola nazionale dell’Amministrazione sarà occasione per discutere di questioni non solo accademico-dottrinarie, ma anche di viva attualità.

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E’ palermitano il miglior cardiochirurgo al mondo. Opera in Italia.

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Si chiama Giuseppe Migliore, ha 40 anni e opera al Villa Sofia di Palermo. E’ stato giudicato come com “miglior radialista dell’anno” dai migliori cardiologi del mondo della commissione internazionale riunitasi a Chicago furente il Congresso Aim Radial 2014 – Vedi articolo su Palemo today dello scorso ottobre 2014. Ci piace ricordarlo perché risultati di eccellenza dei singoli rimandano anche a un “contesto” di riferimento – il servizio sanitario in Italia- che avrà pure molte pecche, ma che rimane uno dei sistemi sanitari pubblici all’avanguardia nel mondo – Vedi qui il rapporto Bloomberg dello scorso anno.

 

 

 

 

INPS Boeri – Non per cassa, ma per equità.

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Pubblichiamo il documento “apocrifo” del Presidente dell’INPS Tito Boeri, difficilmente reperibile sul sito dell’INPS per qualunque persona dotata di intelligenza media.

E’ un vero e proprio articolato di legge, con tanto di relazione illustrativa! Se il Governo è d’accordo – Renzi sta dalla parte di Boeri oppure da quella del suo Ministro del Lavoro? – è bella pronta per la Commissione lavoro della Camera! Peccato che un’idea in sé buona – il supporto ai 55enni privi di reddito e l’immissione di un reddito di garanzia – si traduca in una proposta di sistema di finanziamento incostituzionale: la proposta – vedi articolo 12 – è quella di riliquidare in pejus le pensioni già vigenti di importo uguale e superiore a 3.500 euro lordi (vedi commi 1 e 3) apportando una quota di riduzione “pari al rapporto tra il coefficiente di trasformazione  relativo all’età dell’assicurato (vigente nel regime contributivo) e il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età dell’assicurato al momento del pensionamento”, applicando (inoltre) – all’indietro negli anni – gli aggiustamenti automatici dell’aspettativa di vita. Al di là del tecnicismo astruso della proposizione legislativa, ciò significa che l’intervento non riguarda le pensioni di 5000 euro lordi, ma quelle pari e superiori ai 3500 euro lordi (i successivi commi  4 e 5 regolano solo gli aggiustamenti per pensioni da 3500 euro a 5000 euro e per pensioni da 5000 euro in su). La manovra è astuta e demagogica perché Boeri può affermare che verrebbero toccate le pensioni di “soli”  190.000 pensionati su un totale di 16 milioni e mezzo (vedi qui la distribuzione delle pensioni INPS per classi di reddito). La proposta non é solo anticostituzionale, ma profondamente “sovietica” perché colpisce selettivamente chi ha pagato contributi per decenni proporzionalmente – il riferimento è al grande numero di  “carriere retributive piatte”- alle alte retribuzioni che percepiva: lo Stato infrangerebbe così un “patto previdenziale” scritto con norme di legge nel corso di 40 anni della sua storia. Solo intelletti profondamente distorti potevano concepire un simile vulnus ai principi elementari del diritto e alla certezza dei diritti soggettivi vigenti legittimamente acquisiti: oggi le pensioni più alte, domani, magari, i diritti di credito bancario o altri diritti tutelati per legge? Semplicemente folle. Risulta, inoltre, insopportabile e odioso il fatto che si accomunino le pensioni più alte ai vitalizi dei parlamentari che nulla hanno a che vedere con un rapporto previdenziale e che remunerano periodi di tempo, a volte brevissimi, di permanenza nella carica. In ultimo, osserviamo che sarebbe più equo e legittimo che il Presidente Boeri reperisse  i danari necessari per il finanziamento di nuove prestazioni assistenziali, non andando a intaccare la previdenza pubblica, ma procedendo alla ricognizione di 94 miliardi di credito incerto che egli stesso ha denunziato esistere in INPS sei mesi fa davanti alla Commissione bicamerale di controllo sulle attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale – Clicca qui.

Di seguito la desolante lettura di questa “proposta”.

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Quante sono le Amministrazioni pubbliche italiane?

LOGO REPUBBLICA

I dati che presentiamo di seguito non hanno lo scopo di costituire precisi riferimenti statistici, vista la latitanza di riferimenti istituzionali di sintesi: le fonti pubbliche di questo tipo di dati sono l’ISTAT (clicca qui),  il conto annuale della PA (clicca qui)  curato dalla Ragioneria generale dello Stato  e le statistiche ARAN sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti (clicca qui); fonti  complete quanto alla specificazione di  aspetti diversi  della realtà delle pubbliche amministrazioni italiane, ma che non danno conto della loro “consistenza complessiva” .

Astraendoci dalla collocazione temporale dei dati qui riportati, possiamo dire con buona approssimazione che le pubbliche amministrazioni italiane sono circa 10.000 (9.867 nell’anno 2010 secondo la sintesi curata all’epoca da ForumPavedi qui meglio): la quantificazione comprende presumibilmente, per quanto riguarda le AP regionali e locali,  anche gli Enti pubblici regionali.

Il conto in questione, tuttavia, non tiene  conto di un migliaio fra ASL e Strutture di ricovero pubblico  (Vedi i dati del Ministero della saluteclicca qui) e delle Scuole pubbliche (in numero di 44.704 fra Scuole d’infanzia, scuole primarie e secondarie – Vedi qui statistiche ISTAT sulla scuola) che costituiscono “plessi” funzionali autonomamente organizzati: pertanto non sembra errato parlare di circa  55.000 fra amministrazioni e uffici pubblici con autonomia funzionale e finanziaria nel nostro Paese.

Vedi anche:

Numero e distribuzione dei Comuni italiani.

Numero dei dipendenti pubblici in Italia.

Distribuzione dei dipendenti pubblici per comparto e per Regione.

Elenco completo delle Amministrazioni pubbliche italiane.

ARAN: rapporto 2014 sulle retribuzioni medie dei pubblici dipendenti.

Distribuzione di genere dei dipendenti pubblici.

Intervista Cantone – Società pubbliche e Titolo V della Costituzione.

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Nell’intervista concessa da Raffaele Cantone – Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione – al direttore de La Repubblica Ezio Mauro la polemica sul limite di utilizzo del contante spostato a 3000 euro ha affievolito l’attenzione su due altre affermazioni a nostro avviso di gravità molto maggiore. Con riguardo alle “società pubbliche” (cosiddette partecipate), Cantone ha affermato che esse sono “il vero disastro per la corruzione in Italia….sono state create come escamotage per trasferire gli affari a questi meccanismi”. Ma l’affermazione più pesante e incisiva di tutte è passata nel disinteresse completo dei più: Cantone ha affermato che “il post-tangentopoli ha prodotto norme che hanno finito per facilitare la corruzione. La più criminogena è la riforma del titolo V della Costituzione che ha spostato la capacità di spesa in zone sottratte al controllo: le rimborsopoli delle Regioni sono frutto di tutto questo”. Raffaele Cantone è uomo attento, preparato e avveduto e ciò trasforma in veri e propri macigni le sue affermazioni: Vedi qui da La Repubblica.it del 19 ottobre il testo integrale dell’intervista. 

Registriamo che le affermazioni del Presidente dell’anti-corruzione corrispondono – diremmo al 100%  – a quanto noi sosteniamo da sempre come Associazione da questo sito in ordine alle società partecipate (vera e propria “para-amministrazione” pubblica, in parte cospicua sottratte a qualunque controllo pubblico) e al vero e proprio smantellamento dei controlli esterni operato dall’abrogazione degli articoli 125 e 130 della Carta costituzionale vera, cioè quella scritta dai Padri costituenti nel 1946.

Chi voglia approfondire queste tematiche potrà cliccare su:

Lo scandalo delle società partecipate.

Lo scandalo Romafia.

Roma mafia – Tre questioni di natura amministrativa.

Il sistema dei controlli di regolarità amministrativo contabile di Regioni e Comuni.