Comuni d’Italia – percentuale di dipendenza dallo Stato.

ITALIA

Quanto incidono i trasferimenti statali nelle casse dei Comuni? Per quale quota parte di bilancio un Comune “dipende” dalle rimesse dello Stato? Presentiamo i risultati di una ricerca sul punto, condotta dall’Associazione Openpolis (vedi qui sul sito web), basata su un indicatore per misurare la percentuale di dipendenza dei Comuni italiani dalle Casse dello Stato: con evidenza, più alta è la dipendenza, minore è l’autonomia finanziaria di un Comune.

Come spesso accade in questo tipo di classifiche nazionali, i divari fra realtà amministrative simili possono risultare altissimi: in questo caso – vedi l’elenco qui sotto – Il Comune di Palermo risulta “dipendente” dallo Stato per una percentuale superiore al 36%, mentre il Comune di Trieste limita a meno del 2 % la sua percentuale di dipendenza. L’approccio teorico di Openpolis alla solidità dei bilanci degli Enti locali si articola nella predisposizione di una serie di altri indicatori: vedi qui.

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I controlli sulle linee ATAC condotti da pregiudicati.

ATAC bus

Non si sa se piangere o ridere apprendendo notizie come quella pubblicata su “Il Messaggero.it” dello scorso 18 novembre: era stata ipotizzato un piano di utilizzo degli “ausiliari del traffico” (le persone che controllano la regolarità delle soste entro le linee blu) come controllori sui bus di linea a Roma: l’operazione è stata sospesa perché è risultato che un terzo di tali ausiliari non aveva il casellario giudiziale pulito: erano dei pregiudicati in parole povere!!..Ora sappiamo chi irroga le multe alle automobili poste in sosta in modo irregolare…. Quis custodiet custodes?….

Vedi qui l’articolo in questione.

Chi consiglia il Presidente dell’INPS Boeri?

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Lasciano increduli le dichiarazioni rese dal Presidente dell’INPS Boeri nella giornata del 26 novembre 2015 alla Commissione Anagrafe Tributaria della Camera dei Deputati (clicca qui): egli ha criticato – per meglio dire: attaccato – il Governo della Repubblica, suo datore di lavoro, per avere quest’ultimo inserito nella Legge di Stabilità una disposizione che “limita al 50% le spese informatiche di parte corrente dell’INPS“: ciò indurrebbe a “dimezzare l’importo di 198 milioni di euro in budget per le spese informatiche incomprimibili” e “impedirebbe di accendere i macchinari e di erogare servizi“. Scenario apocalittico, visto che l’Istituto gestisce circa 23 milioni di lavoratori assicurati, eroga mensilmente circa 21 milioni di prestazioni previdenziali e assistenziali, per una spesa complessiva annua di circa 350 miliardi di euro. Peccato che un esame solo superficiale del testo letterale “incriminato” ( vedi qui i punti 279-282 del maxi-emendamento del Governo, che hanno riproposto con modifiche  i contenuti dell’articolo 29 del ddl licenziato nello scorso ottobre  – clicca qui commi 279-282 A.S._2111_MAXI_1.9000) smentisce una simile lettura: il senso delle disposizioni sta nel fatto che le spese informatiche di tutte le pubbliche amministrazioni devono essere ricondotte all’azione della CONSIP s.p.a. e, soprattutto, a un programma triennale di acquisto di beni e servizi informatici, gestito dall’AGID, contenente “per ciascuna amministrazione o categoria di amministrazioni l’elenco dei beni e servizi informatici per la gestione corrente” con particolare riferimento a quelli che rivestono “particolare rilevanza strategica“. Il dimezzamento al 50%, in tale contesto, varrà solo per le spese effettuate fuori tale procedura centralizzata (vedi punto 282). Non solo, è qui impossibile parlare di “tagli” perché gli importi complessivamente risparmiati potranno essere “utilizzati dalle medesime amministrazioni prioritariamente per investimenti in materia tecnologica“. Per cui la spesa informatica complessiva della PA non diminuirà, ma muterà quanto al suo oggetto e – perlomeno così auspica il Governo – alla sua qualità. Nè – come invece affermato dal Presidente dell’INPS – sono mancate in questi mesi le spiegazioni circostanziate della ratio di questi provvedimenti ( vedi l’articolo web sull’argomento dello scorso ottobre 2015 –clicca qui –   e il dossier dell’Ufficio studi Senato in riferimento all’articolo 29 sopra citato – clicca qui). Avanziamo un’ipotesi: Boeri ha parlato ieri avendo presente il testo – molto diverso – dell’originario articolo 29 del ddl di stabilità dello scorso ottobre 2015 (vedi qui), che tuttavia era stato già modificato dal maxi-emendamento del Governo e regolarmente approvato dall’Assemblea di palazzo Madama il 20 novembre scorso. Uno scivolone clamoroso.

Chi o che cosa ha indotto Tito Boeri ad esporsi contro il Governo in modo così marcato e plateale e, soprattutto, senza uno straccio di supporto testuale alle affermazioni fatte? L’articolo de “Il Fatto quotidiano” di ieri 27 novembre probabilmente  spiega il vero motivo (clicca qui) per il quale alcuni “consigliori” hanno inteso “mal consigliare” il malcapitato Boeri. Rimane tuttavia la nostra domanda : chi “consiglia” Boeri nelle sue prese di posizione “tranchant“? Si potrebbe pensare a qualche collaboratore interno, se non si tenesse conto che, proprio su questo tema specifico, si erano già pronunciati (tuttavia sul testo precedente a quello emendato in Senato) la Confindustria (vedi qui le dichiarazioni di Elio Catania – clicca qui) e la CGIL (clicca qui)….comunque, alla fine, solo Tito Boeri rimane con il cerino in mano…..

Giuseppe Beato

Dispense sull’Ordinamento degli Enti Locali.

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Pubblichiamo la dispensa (anno 2008) del prof. Marco Di Folco, ricercatore alla Luiss di Istituzioni di diritto pubblico, riguardante le nozioni fondamentali dell’Ordinamento istituzionale dei Comuni e degli Enti locali, derivante dal decreto legislativo n 267/2000 e successive modifiche (vedi qui).

 Marco Di Folco Dispensa su Ordinamento EELL

I Comuni con più di 60.000 abitanti.

ITALIA

Sono solo 105 su circa 8.000 (vedi qui) i Comuni d’Italia con una popolazione superiore ai 60.000 abitanti. I residenti di queste 105 Amministrazioni comunali sono poco meno di 19 milioni di Italiani, un terzo della popolazione complessiva. Sarebbe opportuno ragionare innanzitutto su queste realtà amministrative più grandi, cercando di portarle a livelli di eccellenza sul piano dell’efficienza e della qualità dei servizi e sul piano della garanzia della legittimità degli atti posti in essere. Queste Amministrazioni diverrebbero così il modello di riferimento utile per tutte le altre realtà comunali della Repubblica. Utopia?

Vedi la tabella con l’elenco dei Comuni più popolosi – clicca qui.

Politiche pubbliche e territorio: decisori in rete.

13 nov 2015 – Il tema del convegno di Avellino.

Pubblichiamo la registrazione video degli interventi dei partecipanti al Convegno tenutosi nei locali della Provincia di Avellino lo scorso 13 novembre 2015 sulla tematiche delle politiche pubbliche sul territorio e sulla coesistente necessità per le Amministrazioni pubbliche di “fare rete“, meglio, di applicare i principi di “sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione” previsti dall’articolo 118 della Carta costituzionale. Il prossimo numero di gennaio 2016 della nostra rivista on line “Nuova etica pubblica” sarà interamente dedicato a questi temi e farà tesoro dei contenuti emersi nel convegno.

Introduzione di Daniela Carlà, Direttrice della rivista “Nuova etica pubblica” – clicca qui.

Carlo Sessa, Prefetto di Avellino – clicca qui.

Serena Angioli, Assessore della Regione Campania per i fondi europei – clicca qui 1  clicca qui 2.

Antonella Ciaramella, Vice-presidente della “Commissione semplificazione” del Consiglio regionale della Campania – clicca qui.

Domenico Gambacorta, Presidente della Provincia di Avellino – clicca qui.

Relazione al convegno di Antonio Zucaro, Presidente dell’Associazione “Nuova etica pubblica” – clicca qui.

Dario Ciccarelli, Direttore della Ragioneria territoriale dello Stato di Avellino – clicca qui.

Agostino Della Gatta, Consigliere nazionale dell’Associazione Alberghi Diffusi – clicca qui.

Maria Luisa Palma, Direttrice della Casa circondariale di Benevento – clicca qui.

Sandro Mameli, Responsabile del Dipartimento Management della Scuola Nazionale dell’Amministrazione – clicca qui.

Gianluigi Mangia, Professore di Organizzazione aziendale all’Università “Federico II” di Napoli – clicca qui.

Conclusioni di Paolo De Joanna, Presidente dell’OIV del Ministero Economia e Finanze e consigliere del Presidente della Regione Campania – clicca qui 1   clicca qui 2 .

Tavolo

pubblico

Presentazione del Manuale del pubblico impiego privatizzato.

copertina definitiva III ed 2015 manuale del pubblico impiego copia

Il prossimo 25 novembre 2015 il dr. Vito Tenore, consigliere della Corte dei Conti, presenterà la terza edizione del “Manuale per il pubblico impiego privatizzato”. La presentazione nella sede della Scuola nazionale dell’Amministrazione sarà occasione per discutere di questioni non solo accademico-dottrinarie, ma anche di viva attualità.

 SNA presentazione del  Manuale del pubblico impiego privatizzato- 25novembre2015

Statistiche dei ricorsi pendenti e definiti al TAR e al Consiglio di Stato.

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267.000 i ricorsi pendenti al TAR a tutto l’anno 2014. Sono 292.273 considerando anche il carico pendente al Consiglio di Stato, come  chiarito dalla relazione inaugurale di Giorgio Giovannini – Presidente del Consiglio di Stato – dell’anno giudiziario 2015. C’è una tendenza consolidatasi negli ultimi 4 anni alla diminuzione del carico pendente sia ai TAR che al Consiglio di Stato. Dalla relazione citata, la Repubblica Affari e finanza ha tratto ieri 16 novembre un articolo di Roberto Mania sull’Italia produttiva “bloccata dai ricorsi al TAR” (vedi qui). Ottima la stampa come sempre a denunziare, scarso o inesistente qualsivoglia contributo di idee alla risoluzione di un problema che comunque esiste. Dal punto di vista dei dati presentati da La Repubblica, molto meglio andare alla fonte succitata e alle tabelle statistiche in coda alla relazione: da queste ultime si evince, fra l’altro, che 160.000 delle 267.000 pendenze ai TAR riguardano i Tribunali regionali con sede in tre sole città: Roma, Catania e Napoli. La dotazione di Magistrati e di personale in queste tre Sedi corrisponde al carico di lavoro pendente?

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I finanziamenti dell’Unione europea.

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Esistono 5 grandi fondi europei di finanziamento – Vedi qui i 5 fondi. La distribuzione dei fondi avviene attraverso la politica di coesione, che si articola attraverso documenti predisposti da ciascuno Stato membro con le Istituzioni UE, detti accordi di partenariato.

L’ultimo accordo di partenariato Italia-UE  riguarda il settennio 2014-2020.  Sono stati stanziati 44 mld all’Italia, a finanziamento di  progetti  – gestibili da organizzazioni pubbliche e/o private – aventi per oggetto ricerca e sviluppo tecnologico, tutela dell’ambiente, mobilità di persone e merci, lotta alla povertà, capacità istituzionale e amministrativa, energia e smaltimento rifiuti. Sono privilegiate nella quota di assegnazione dei fondi le nostre Regioni meridionali. Clicca qui per approfondire l’accordo di_partenariato 2014_2020_scheda.

Per il settennio precedente, l’Italia, ad inizio 2015, aveva speso solo il 63% dei fondi messi a disposizione (penultima in classifica prima della Romania). La Regione con la spesa inferiore risultava la Campania con il 43%, a fronte della Provincia di Trento con l’87% dei fondi speciali utilizzati. Clicca qui per approfondire. Per il settennio in corso c’è ancora un’ampia possibilità di invertire la tendenza mostrata nel passato: molto dipenderà dall’iniziativa e dalla capacità delle classi dirigenti locali di operare in sinergia fra i vari centri decisionali, incidendo sulla qualità strategico-infrastrutturale dei progetti elaborati..

Vedi approfondimento sul sito UE:  Come funziona il FSE – clicca qui.

Vademecum per un progetto di successo.

La “Proposta Boeri”: le critiche contro.

Dini

Fra le critiche più serrate alla “Proposta di riforma” del Presidente INPS Boeri – vedi qui–  presentiamo di seguito le più significative apparse sui media negli ultimi giorni.

Lamberto Dini, ex-Ministro del Tesoro e padre della legge 335/1995: clicca qui.

Maurizio Sacconi, ex-Ministro del Lavoro e ella Previdenza sociale: clicca qui

Giorgio Ambrogioni, Presidente della Confederazione CIDA dei dirigenti pubblici e privati clicca qui.

Giampaolo Galli, docente universitario di econometria, esperto di previdenza e deputato PD: clicca qui.

La riforma del settore della “sicurezza pubblica e contrasto alla criminalità”.

Di Francesco

Ennio Di Francesco è figlio di un Maresciallo dell’Arma dei Carabinieri. Lui stesso è stato per tre anni ufficiale di complemento dell’Arma dei Carabinieri e per trentacinque anni funzionario di Pubblica Sicurezza. E’ stato tra i promotori del percorso democratico che condusse alla legge 121/81 che sancì il riscatto di dignità professionale e sociale e i diritti prima negati per “tutti i tutori dell’ordine” (vedi qui un riepilogo critico della Legge in occasione del suo trentennale). E’ autore del libro-testimonianza Un Commissario (ultima edizione Castelvecchi 2014) con prefazioni di Norberto Bobbio, Gino Giugni, Marco Tullio Giordana, Giancarlo De Cataldo e Don Andrea Gallo. ( vedi qui).

Pubblichiamo qui la nota che Di Francesco inviò al Presidente del Consiglio Renzi lo scorso anno 2014, in occasione del varo del disegno di legge di riforma delle pubbliche amministrazioni, poi trodottosi nelle Legge n. 124 dello scorso 7 agosto 2015. Il riferimento normativo di quanto allora scritto va, quindi, ricercato nelle previsioni di cui all’articolo 8, comma 1, lettera b) – clicca quiIl nucleo centrale della nota risiede nella proposta di istituire presso il Ministero dell’Interno un “Segretariato generale per l’ordine e la sicurezza pubblica” con i “poteri di ordinanza vincolante per quanto attiene al settore “ordine e sicurezza pubblica” nei confronti del Direttore di Polizia di Stato, del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e del Comandante Generale della Guardia di Finanza.

Le tesi di Di Francesco meritano un’attenta lettura ed analisi, ma…….la discussione con i Carabinieri e la Guardia di Finanza è aperta!!!

 AL PRESIDENTE RENZI

L’uso dello strumento digitale e la percezione della Pubblica amministrazione nel nostro Paese.

Milano finanza

La pubblica amministrazione nel nostro Paese non gode nel suo complesso di grande prestigio presso l’opinione pubblica. C’è una percezione diffusa degli uffici pubblici come soggetti “ostili” e “arroganti” nei confronti di cittadini, professionisti e imprese. Questi umori sono ben rappresentati dall’articolo comparso su Milano Finanza dello scorso 4 novembre 2015, che qui riproduciamo. Si parla dell’uso invalso in molte pubbliche amministrazioni  di utilizzare lo strumento informatico per scaricare sull’utenza l’onere della certificazione di stati di fatto e situazioni. Continua a leggere

E’ palermitano il miglior cardiochirurgo al mondo. Opera in Italia.

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Si chiama Giuseppe Migliore, ha 40 anni e opera al Villa Sofia di Palermo. E’ stato giudicato come com “miglior radialista dell’anno” dai migliori cardiologi del mondo della commissione internazionale riunitasi a Chicago furente il Congresso Aim Radial 2014 – Vedi articolo su Palemo today dello scorso ottobre 2014. Ci piace ricordarlo perché risultati di eccellenza dei singoli rimandano anche a un “contesto” di riferimento – il servizio sanitario in Italia- che avrà pure molte pecche, ma che rimane uno dei sistemi sanitari pubblici all’avanguardia nel mondo – Vedi qui il rapporto Bloomberg dello scorso anno.

 

 

 

 

INPS Boeri – Non per cassa, ma per equità.

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Pubblichiamo il documento “apocrifo” del Presidente dell’INPS Tito Boeri, difficilmente reperibile sul sito dell’INPS per qualunque persona dotata di intelligenza media.

E’ un vero e proprio articolato di legge, con tanto di relazione illustrativa! Se il Governo è d’accordo – Renzi sta dalla parte di Boeri oppure da quella del suo Ministro del Lavoro? – è bella pronta per la Commissione lavoro della Camera! Peccato che un’idea in sé buona – il supporto ai 55enni privi di reddito e l’immissione di un reddito di garanzia – si traduca in una proposta di sistema di finanziamento incostituzionale: la proposta – vedi articolo 12 – è quella di riliquidare in pejus le pensioni già vigenti di importo uguale e superiore a 3.500 euro lordi (vedi commi 1 e 3) apportando una quota di riduzione “pari al rapporto tra il coefficiente di trasformazione  relativo all’età dell’assicurato (vigente nel regime contributivo) e il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età dell’assicurato al momento del pensionamento”, applicando (inoltre) – all’indietro negli anni – gli aggiustamenti automatici dell’aspettativa di vita. Al di là del tecnicismo astruso della proposizione legislativa, ciò significa che l’intervento non riguarda le pensioni di 5000 euro lordi, ma quelle pari e superiori ai 3500 euro lordi (i successivi commi  4 e 5 regolano solo gli aggiustamenti per pensioni da 3500 euro a 5000 euro e per pensioni da 5000 euro in su). La manovra è astuta e demagogica perché Boeri può affermare che verrebbero toccate le pensioni di “soli”  190.000 pensionati su un totale di 16 milioni e mezzo (vedi qui la distribuzione delle pensioni INPS per classi di reddito). La proposta non é solo anticostituzionale, ma profondamente “sovietica” perché colpisce selettivamente chi ha pagato contributi per decenni proporzionalmente – il riferimento è al grande numero di  “carriere retributive piatte”- alle alte retribuzioni che percepiva: lo Stato infrangerebbe così un “patto previdenziale” scritto con norme di legge nel corso di 40 anni della sua storia. Solo intelletti profondamente distorti potevano concepire un simile vulnus ai principi elementari del diritto e alla certezza dei diritti soggettivi vigenti legittimamente acquisiti: oggi le pensioni più alte, domani, magari, i diritti di credito bancario o altri diritti tutelati per legge? Semplicemente folle. Risulta, inoltre, insopportabile e odioso il fatto che si accomunino le pensioni più alte ai vitalizi dei parlamentari che nulla hanno a che vedere con un rapporto previdenziale e che remunerano periodi di tempo, a volte brevissimi, di permanenza nella carica. In ultimo, osserviamo che sarebbe più equo e legittimo che il Presidente Boeri reperisse  i danari necessari per il finanziamento di nuove prestazioni assistenziali, non andando a intaccare la previdenza pubblica, ma procedendo alla ricognizione di 94 miliardi di credito incerto che egli stesso ha denunziato esistere in INPS sei mesi fa davanti alla Commissione bicamerale di controllo sulle attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale – Clicca qui.

Di seguito la desolante lettura di questa “proposta”.

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La dirigenza pubblica e la riforma delle pubbliche amministrazioni.

CIDA

Pubblichiamo la relazione tenuta del Presidente della Federazione CIDA funzione pubblica, prof. Giorgio Rembado al XVIII Congresso tenutosi a Roma lo scorso 30 ottobre 2015. La relazione in questione é degna di attenzione perché svolge un esame – a tratti anche autocritico per la categoria dirigenziale pubblica – sui motivi per i quali i tentativi di riforma degli ultimi 25 anni sono andati tutti sostanzialmente a vuoto. Nelle conclusioni finali, Rembado sottolinea l’esigenza vitale del “superamento della solitudine del dirigente“, possibile ove siano costituiti e gestiti in rete “luoghi di confronto delle esperienze e di consolidamento delle diverse identità professionali“: quanto a dire che la dirigenza pubblica é forse l’unico ceto dirigente di questo Paese (vedi, al contrario, i dirigenti privati, i magistrati , i vari ordini professionali, le banche, etc) che non ha una rappresentanza e una voce unitaria di categoria. Elemento quest’ultimo di fortissima debolezza per tutti. Vedi anche il sito della Federazione:clicca qui.

 RELAZIONE del Presidente CIDA funzione pubblica

I “giornaloni” e il loro perenne fastidio per la dirigenza pubblica.

Corriere della Sera

Per noi è ormai una sorta di teorema dimostrato il fatto che i mezzi d’informazione – pur con timide e isolate retromarce – presentino “a prescindere” la dirigenza della Pubblica amministrazione come un peso e un impaccio per la collettività, quando non peggio. In occasione dei recentissimi eventi che ruotano intorno al commissariamento del Comune di Roma, questi interventi assumono il taglio stravagante de “Il partito dei manager ha commissariato la politica” (vedi qui sotto il fondo di Antonio Polito da “Il Corriere della Sera di ieri) e dei “Tecnici, prefetti, supercommissari: domina la Renzicrazia dei non eletti” (fondo di Roberto Arcuri da “Il Giornale” di ieri). La tesi sta nei titoli: la dirigenza pubblica starebbe “occupando” gli spazi e i poteri che la democrazia attribuisce agli eletti dal popolo….per una categoria a lungo bistrattata come la nostra queste tesi suonano ridicole, perché l’esperienza quotidiana racconta, invece, di continui straripamenti dei politici sulle competenze gestionali dei dirigenti. E’, piuttosto, corretto affermare che la sfiducia reciproca è altissima e il rincorrersi  di  accuse, dall’una e dall’altra parte, è all’ordine del giorno (vedi qui “La rabbia dell’assessore Esposito contro la dirigenza pubblica”)

Ma una cosa è sicura: la gran maggioranza della dirigenza pubblica non ha alcuna ambizione di “sostituirsi” alla politica, tutt’altro. La nostra Associazione, poi, ha le idee chiare sul rapporto fra politica e dirigenza pubblica, compiutamente esposte nel documento che qui riproponiamo (clicca qui: Per una riforma della PA – Nuova Etica pubblica). Il modello da seguire è quello della collaborazione e del reciproco rispetto, da conseguire attraverso una corretta e solidale “attuazione delle politiche pubbliche” che il Legislatore detta al Paese e alle sue pubbliche amministrazioni. Non altro.

 POLITO – Corsera del 2 nov 2015

 SCAFURI – Il Giornale del 2 nov 2015

Toh!!!…A chi si affida Renzi per salvare Roma? A un dirigente pubblico di carriera.

Expo 2015: Advisory board Ocse con Cantone e Sala

C’è un particolare dimenticato, che invece è l’elemento più significativo della scelta di Francesco Tronca, lo scorso anno a “tutor” dell’EXPO 2015, oggi a Commissario di Roma Capitale e che i “giornaloni” si guardano bene dal sottolineare: al di là della sua importante storia personale (fra l’altro, nato a Palermo, Prefetto di Milano, ora Commissario a Roma é una bella sintesi del concetto di unità d’Italia), egli non arriva da Marte, ma dai ruoli dei dirigenti pubblici di carriera: Continua a leggere

La legge n 121 del 1° aprile 1981 – Ordinamento della pubblica sicurezza.

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Riproponiamo qui il testo della legge di riforma dell’Ordinamento della pubblica sicurezza corredato dall’illustrazione e commento del dr. Ennio Di Francesco, storico Commissario di Pubblica sicurezza.

Nuovo Ordinamento dell’Amministrazione di pubblica sicurezza.

Il trentennale della riforma dell’Ordinamento di pubblica sicurezza.

Cantone: “Chi è perbene non fa carriera nella Pubblica Amministrazione”.

CANTONE Raf

…magari questa affermazione rischia di prestarsi al facile malinteso che tutti gli attuali dirigenti apicali della Pubblica Amministrazione non sono “perbene”. Quindi crea uno spiacevole effetto demagogico che offende i tanti che perbene lo sono. Tuttavia, se il senso  è che il contesto “fiduciario” e delle “conoscenze” –  che sempre più si va affermando con gli incarichi dirigenziali a tempo determinato (vedi per gli Enti locali qui e per le Agenzie governative qui)  –  si sta sostituendo a quello del merito e della valutazione pubblica obiettiva del dirigente….beh, allora in questo senso la provocazione di Raffaele Cantone “ci sta tutta”.

Clicca qui per ascoltare l’intervento di Raffaele Cantone.

La tutela del dipendente che segnala illeciti – Whistleblower

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Quante Amministrazioni pubbliche conoscono ed attuano la direttiva dell’ANAC sul Whistleblower – qui più precisamente indicato come “dipendente che segnala illeciti“?

All’obbligo per l’impiegato pubblico – sancito dall’articolo 8 del Codice di comportamento di dipendenti pubblici (D.P.R. n 62 del 2013 – vedi) – di “segnalare al proprio superiore gerarchico eventuali situazioni di illecito nell’amministrazione di cui sia venuto a conoscenza“, corrisponde la condotta richiesta all’amministrazione pubblica dall’articolo 54bis del d.lgs. n 165/2001 (vedi qui) che recita fra l’altro: “il pubblico dipendente che denuncia all’autorità giudiziaria o alla Corte dei conti, ovvero riferisce al proprio superiore gerarchico condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia”.

 

La pubbliche amministrazioni devono (dovrebbero) conformarsi agli obblighi e alle modalità di azione previsti dalla Determinazione n 6 del 28 aprile 2015 che qui sotto riproduciamo.

 ANAC – Det. n.6 del 28.04.2015