Basta con le valutazioni burla.

logo etica pa

Il servizio di Report del 19 aprile scorso (vedi qui sotto) sulle modalità di valutazione delle performance della dirigenza in alcune Amministrazioni statali, regionali e comunali non ci consente di fare “spallucce”, né di cavarcela con una recriminazione “contro politici, sindacati e media, prevenuti contro la dirigenza pubblica”. Va data un’altra risposta, all’altezza di un ceto che rivendica l’orgoglio di essere “dirigente”. Continua a leggere

Sindacato dei dirigenti pubblici CIDA e ddl 1577.

Pubblichiamo qui il comunicato inviato a tutte le forze politiche dalla Federazione dei dirigenti e delle alte professionalità della funzione pubblica (vedi sul sito della CIDA funzione pubblica) in ordine al disegno di legge n 1577 dello scorso 2014. Le critiche sono forti e circostanziate.

 Documento CIDA funzione pubblica su ddl 1577

 

Scuola – il ddl di riforma

Pubblichiamo il ddl AC n. 2994 con il quale il Governo propone al Parlamento le linee generali per una “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione”, corredandolo con la memoria presentata dall’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola (ANP CIDA) in occasione dell’audizione presso la Commissione VII Camera + Senato dello scorso 8 aprile 2015.

 ddl Atto Camera n. 2994

 Audizione ANP CIDA 8 aprile 2015

Per una riforma della Pubblica Amministrazione

cropped-Logo-ETICAPA.jpg

Il documento di Nuova Etica Pubblica con la nostra proposta di riforma della Pubblica Amministrazione italiana.

 Per una riforma della Pubblica Amministrazione – Nuova Etica pubblica

Concorso pubblico per lavorare nelle istituzioni UE con retribuzione 4300 euro.

images

Questo annunzio di concorso – pubblicato sul sito www.la legge per tutti.it (clicca qui) – è dedicato ai nostri giovani in gamba che cercano un posto di lavoro adeguato al loro impegno e merito, ma non hanno le conoscenze utili per essere assunti in qualche società partecipata.

Giurisdizione della Corte dei Conti sulle Società partecipate.

corte dei conti LOGO

La giurisprudenza della Corte dei Conti ci evidenzia i contenuti del dibattito in corso su un tema decisivo di civiltà giuridica e di legalità generale: la responsabilità degli amministratori delle Società partecipate per i danni procurati al finanziatore pubblico nella propria attività. La Corte, con buona pace dei suoi detrattori, è un presidio sicuro di garanzia per la tenuta delle finanze pubbliche, anche nel contesto del patto di stabilità dell’Unione europea: l’intervento giurisdizionale pubblico è indispensabile per contrastare il pericolo che si producano sacche sempre più vaste di deroga alle norme di garanzia di buona amministrazione del danaro pubblico.

Sul tema è in pieno svolgimento un’approfondita interlocuzione con la Corte di Cassazione, nella sua qualità di giudice della giurisdizione, la quale invece ha più volte affermato il difetto di giurisdizione della Corte dei conti “in ordine all’azione di risarcimento danni subiti da una società a partecipazione pubblica…non essendo in tal caso configurabile, avuto riguardo a l’autonoma personalità giuridica della società, né un rapporto di servizio tra l’agente e l’ente pubblico titolare della partecipazione, quand’anche totalitaria, né un danno direttamente arrecato allo Stato o ad altro Ente pubblico” (si veda per tutte La Sentenza Cass n 7374 del 2013 civile a Sezioni unite difetto giurisdizione Corte dei Conti). In risposta a tale linea interpretativa, La prima sez giurisdizionale centrale della Corte dei Conti – con la sua Sentenza n. 178 del feb 2015  (vedi qui) – sviluppa condivisibili argomentazioni a contrario, tutte incentrate sulla titolarità sostanziale delle risorse finanziarie detenute dalle società partecipate, sugli obblighi nazionali scaturenti dall’articolo 126 del TFUE di Lisbona e, infine, richiamando le stesse linee interpretative adottate dalla Cassazione in ordine agli enti pubblici economici (Sez unite n 19663 del 2003 -vedi), alle società in house (Civile sez. unite n 26283 del 2013 – vedi), all’ANAS (Civile sez unite n 71 del 2014 – vedi): in tutte queste pronunce la Corte di Cassazione ha deciso per la giurisdizione in capo alla Corte dei Conti. Difficile sostenere che per le Società a prevalente partecipazione pubblica possa valere una regola diversa.

Mariana Mazzucato – Lo Stato innovatore

MARIANA-MAZZUCATO-large570

Clicca qui per ascoltare il dibattito fra Mariana Mazzucato e Francesco Giavazzi

Le tesi contenute nello “Stato innovatore”, successo editoriale dell’Economista italo-americana Mariana Mazzucato spiegate da lei stessa in una lettera al Premier italiano Matteo Renzi.

Ciò che piace delle teorie della Mazzucato è la sua visione del ruolo dello Stato, non  un’entità neutrale e amorfa, che svolge le sole funzioni regolatrici e di fornitore di servizi sociali, ma soggetto innovatore, leva vivace, finanziatore e volano della crescita e delle opportunità economiche del mercato. Per sostenere tale tesi la Mazzucato analizza nello specifico le esperienze dello Stato più liberista del mondo, gli U.S.A…..e dimostra che le più fantastiche evoluzioni nel mondo informatico non si sarebbero mai verificate se non ci fosse stato un “accredito” iniziale, un'”incentivo economico mirato” verso quei progetti che manifestavano prospettive e scenari nuovi e originali.

 Caro premier

Scalfari – lo spoils system non è il rimedio.

SCALFARI

Eugenio Scalfari contro lo spoils system e capace di delineare il profilo storico della storia della mancanza di autonomia della pubblica amministrazione in Italia. Per chi ha una certa età – come chi scrive – il fondo della domenica  su La Repubblica costituisce un appuntamento di “sacralità laica”, come l’omelia dei sacerdoti nelle Messe domenicali. Figuriamoci poi se il celebrante ci intrattiene sulla tematica dello spoils system nella dirigenza pubblica italiana, sostenendo come noi  da sempre che “far ruotare i burocrati…é una proposta molto discutibile“!

                              Eugenio Scalfari 22 mar 2015 – come battere la coruuzione e come costruire la nuova Europa   

Analisi d’impatto delle politiche pubbliche

 OsservatorioAIR_Programma

Pubblichiamo qui di seguito una serie di saggi prodotti dall’Osservatorio AIR sugli argomenti trattati nel convegno di domani 23 marzo 2015

 Osservatorio AIR_Annuario_2013 – Analisi d’impatto e altri strumenti per la qualità della regolazione.

Le proposte del Presidente dell’INPS per nuovi interventi sul Welfare italiano

boeri-ansa-tlf-kd4C--258x258@IlSole24Ore-Web

Riproponiamo l’intervista integrale al Presidente INPS Tito Boeri, ieri ospite di Otto e mezzo. Egli ha tracciato un quadro d’insieme delle proposte in materia di previdenza e di protezione sociale che l’Istituto metterà in campo nei prossimi mesi.

Su tutte prevale in Boeri l’idea di tutelare la categoria in maggiore difficoltà in questo frangente storico : la classe dei lavoratori in età fra i 55 e i 65 anni, che ha maggiore difficoltà a trovare un nuovo lavoro quando lo perde, ma è ancora lontanissima dalla pensione. L’onere quantificato per tale operazione ammonta a circa 1,5 miliardi di euro, da reperire all’interno dello stesso sistema di protezione sociale amministrato dall’Istituto. Sotto attenzione le pensioni elevate liquidate in modo più favorevole rispetto al sistema di calcolo contributivo.

Tito Boeri otto e mezzo 20 marzo 2015 – Video integrale

La riforma della dirigenza pubblica fatta dai titoli a effetto dei Grandi quotidiani

LOGO REPUBBLICA

La riforma delle pubbliche amministrazioni (vedi qui il documento della nostra Associazione) non potrà essere mai conclusa con un minimo di probabilità di successo fino a quando sarà attraversata da scandali, come quello recentissimo del Ministero delle Infrastrutture, seguiti da interventi sconclusionati nei Grandi quotidiani nazionali come quelli di Massimo Gramellini. Pubblichiamo senza ulteriori commenti l’articolo in questione, la risposta data da un dirigente pubblico, nonché  le precedenti polemiche sul punto presenti sui quotidiani La Repubblica e Il Corriere della sera. Sotto il gran polverone c’è la totale ignoranza sulle dinamiche vere della pubblica Amministrazione italiana. Studino di più le “grandi firme”: non é certo offrendo a una pubblica opinione giustamente inferocita la figura di un “colpevole” che potrà essere risolto qualsivoglia problema.

Massimo Gramellini su La Stampa – Funzionari oscuri e politici imbelli

Le Formiche.net – “Caro Gramellini” di Alfredo Ferrante

La Repubblica 16 mar 2015 – Madia “Lo stato licenzierà i dirigenti inadeguati”

La Repubblica 17 mar 2015 – La rivolta dei dirigenti “Volete licenziarci per dare i posti a chi è lottizzato”

Nuova Etica pubblica 9 marzo 2015 – Il Corriere della Sera e i dirigenti pubblici.

Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera del 10 marzo 2015 – “Una politica debole senza una dirigenza pubblica forte”.

Agenzia delle Entrate e Corte costituzionale – Sentenza n 37 del 2015

logo-corte-costituzionale

La Corte costituzionale con la Sentenza n 37 del 25 febbraio 2015 vedi qui il testo –  ha messo una pietra tombale sul tentativo dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Dogane di mantenere  la prassi in atto da anni di forzare un principio costituzionale (articolo 97)  reclutando in funzioni dirigenziali senza concorso pubblico: è stato , infatti, dichiarato incostituzionale l’articolo 8, comma 24, del decreto legge n 16/2012, convertito in Legge n 44/2012 – vedi qui il testo – che, in buona sostanza, rinviava a termini indefiniti  l’applicazione del principio dell’assunzione dei dirigenti delle Agenzie solo tramite concorso pubblico, con la sola deroga consentita dell’articolo 19 comma 6 del d. lgs 165/2001.

La sentenza della Corte costituzionale consegue all’Ordinanza di rimessione sulla costituzionalità della norma in questione effettuata dal Consiglio di Stato – vedi qui Sent. n. 5451 del 2013 –  a seguito dell’impugnativa alla sentenza del T.A.R. Lazio n. 6884/2011 (vedi qui testo) che aveva dichiarato illegittimo l’articolo 24 del Regolamento generale dell’Agenzia delle Entrate che consentiva “provvisoriamente“… “la stipula di contratti individuali di lavoro a termine” (vedi qui testo), senza indicare alcun termine. In buona sostanza l’Agenzia delle entrate e l’Agenzia delle dogane eludevano da più di 10 anni il principio costituzionale del concorso pubblico e procrastinavano ad libitum l’indizione e/o la conclusione dei concorsi a dirigente già espletati mantenendo senza limiti di tempo in posti dirigenziali  funzionari che mai avevano sostenuto un concorso pubblico per accedere alla funzione dirigenziale.

La sentenza della Corte costituzionale, ci pare, va ben al di là del pur gravissimo caso esaminato (n. 767 incarichi di dirigente su 1.143 totali  conferiti illegittimamente) e dichiara implicitamente che il regime della dirigenza pubblica fissato dalla Carta costituzionale ha forme e finalità diverse dalla dirigenza delle imprese private, perché qui prevale l’esigenza della garanzia dell’imparzialità e degli interessi generali della collettività sul criterio del “rapporto fiduciario” col vertice politico. Chi dimentica questi principi può facilmente imbattersi in scandali tipo EXPO 2015, M.O.S.E., Odevaine, “Incalza” (che non era un dirigente di carriera, si noti), in ognuno dei quali erano all’opera dirigenti non di carriera reclutati dalla politica senza concorso.

Aspettiamo anche che la Corte costituzionale sia chiamata a pronunciarsi sull’articolo 11, comma 1 del D.L. n 90/2014 convertito in Legge n 114/2014, che consente ai di reclutare il 30% della dirigenza delle Amministrazioni regionali e comunali con contratti di lavoro a tempo determinato (vedi qui: Roma Mafia: tre questioni di natura amministrativa).

Servizio studi Senato – Ultimi emendamenti al ddl 1577/2014

Senato logo

VEDI QUI IL TESTO DEL DDL 1577 RICOSTRUITO A SEGUITO DEGLI EMENDAMENTI IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI A TUTTO IL 18 MARZO 2015.

Pubblichiamo la sintesi dei recenti lavori in Commissione Affari costituzionali sul ddl 1577/2014, curata dal Servizio studi del Senato.

 AS_1577_servizio-studi_nota-breve

Giuseppe De Rita – Una politica debole senza una dirigenza pubblica forte.

De Rita

Riconosciamo al Corriere della Sera l’onestà intellettuale di aver pubblicato ieri il pensiero , come sempre lucido e folgorante, del prof. Giuseppe De Rita, presidente del CENSIS, a proposito del dibattito in corso, di scarsissima qualità, sui rapporti fra politica e burocrazia pubblica. Una politica che non possa contare su una sua oligarchia, su una tecnocrazia, su una buona burocrazia, è una politica letteralmente inerme, destinata a restare su un decisionismo di massima, talvolta puro esercizio di annuncio“.  Invece oggi la politica ritiene di poter salvaguardare la propria funzione  precarizzando la dirigenza pubblica (vedi qui).

 Corriere della Sera 10 mar 2015- De Rita: politica inerme senza la burocrazia

Dirigenza pubblica e grandi Organi di informazione.

images

Siamo ormai abituati a trovare sulle prime pagine dei grandi quotidiani (vedi ieri Corriere della Sera) titoli cubitali in cui la dirigenza pubblica viene chiamata responsabile delle mancate riforme della pubblica amministrazione. Ricordando il nostro professor Melis (vedi qui sotto il suo intervento al riguardo) che afferma “manca da tanti anni, in Italia, un giornalismo che sappia cosa succede davvero nella Pa e ne conosca i veri problemi”, non abbiamo altra possibilità che ribattere punto su punto più che gli articoli, i titoli ad effetto degli articoli stessi.

C’è una tripla equazione errata nei sillogismi demagogici proposti.

1a equazione: i dirigenti pubblici = “burocrati e insabbiatori”: quali dirigenti pubblici? Si porta maliziosamente i lettori a confondere la burocrazia “classica”, quella dei Ministeri, ormai minoritaria nelle pubbliche amministrazioni, con le molteplici burocrazie delle Regioni, dei Comuni e del Servizio sanitario nazionale. Chi sono quindi gli insabbiatori? I dirigenti dei Ministeri oppure tutti i dirigenti pubblici? Se sono i dirigenti dei Ministeri si attribuisce loro un potere preponderante che non hanno perché sono circa 3.300 di numero e soprattutto perchè il “potere” di cui parlano i giornali é detenuto in maggioranza da giudici del Consiglio di Stato o della Corte dei Conti che non fanno parte della dirigenza amministrativa e che amministrano il loro potere per conto e fiducia diretta dei Ministri e politici di riferimento (vedi in tal senso del nostro Antonio Zucaro Funzioni non svolte e attività reali dei Gabinetti ministeriali). Se sono,invece, tutti i dirigenti pubblici si sta parlando di qualcosa come circa 250.000 dipendenti pubblici sparsi in tutta Italia (vedi qui): si crede veramente che sia in atto una sovversione di massa alla volontà del Governo? Semplicemente ridicolo.

2a equazione: ridimensionamento del “potere” della dirigenza “di carriera” = riforma della PA: é falso e illusorio credere e scrivere che “cambiando il regime della dirigenza” si riforma la Pa (non ci resta che riproporre in tal senso il documento di proposta della nostra associazione – clicca qui), essenzialmente perché il potere della dirigenza è già oggi ridimensionato da varie leggi dell’ultimo decennio e ridotto ai minimi termini (vedi qui).

3a equazione: dirigenza pubblica efficiente = modello del manager privato. Alfiere di questa linea di pensiero l’Università Bocconi di Milano (vedi qui). Piace a molti questo modello perché consente di creare un circuito nuovo di assunzioni negli Enti locali e nelle Regioni, elusivo dei dettami costituzionali (vedi qui), credendo e sperando che un giovane laureato che entri nella PA attraverso questo circuito troverà problemi diversi e minori di quelli che trova un dirigente entrato per concorso. Invece ne troverà di maggiori perché sarà un soggetto a tempo determinato alla completa mercè del politico di turno, precario come un dirigente privato ma sprovvisto di quelle possibilità di mobilità interaziendale che ha il manager privato e delle laute buonuscite corrisposte a chi lascia un’azienda.

Giuseppe Beato

 Corsera 8 marzo 2015 -Il caso dei dirigenti pubblici

 

Sabino Cassese su Corsera 8 marzo 2015- Il percorso a ostacoli di una riforma necessaria

 MELIS Perché ristagna la riforma amministrativa

 

Amministrazioni regionali – politica e dirigenza locale.

ITALIA

Sovente la politica locale e le sue Rappresentanze forti si esercitano nella critica alla “burocrazia centrale dei Ministeri” per evidenziarne l’ottusità, la mancanza di managerialità, la rigidità mentale che si riversa nei suoi atti. Lungi dal voler attivarci in una difesa d’ufficio di una parte della dirigenza contro un’altra, preferiamo segnalare e ricordare come la spaccatura fra sostenitori di un’Amministrazione rigidamente controllata e quelli di un’Amministrazione snella e libera dai vincoli burocratici è una storia vecchia almeno 100 anni (si veda qui di Guido Melis: “La Pa italiana nel primo dopo guerra: due modelli di amministrazione”). Ciò che va, purtroppo, evidenziato è il fatto secondo cui, all’ombra dei polemisti dell’una e dell’altra parte, sotto il “partito dei controllori” si è sempre schierato chi mira a salvaguardare la propria piccola nicchia personale di potere senza essere “disturbato” e sotto il “partito dei manager” si sono nascosti molti “mariuoli”. Ciò che ha reso negli ultimi venti anni ancor più pretestuosa e ridicola questa contrapposizione è il radicarsi “territoriale” della polemica,  “dirigenza centrale dei Ministeri” e “Dirigenza locale” (con prevalenza sui media e nella polemica politica dei fautori della dirigenza locale “buona” rispetto alla dirigenza statale “cattiva”, per superiorità numerica degli uni rispetto agli altri).

Lo stupido perpetuarsi dei partiti dei “guelfi” e dei “ghibellini” é semplicemente il segnale della mancanza in Italia, a 150 anni dall’Unità, di un modello condiviso di “dirigente pubblico” che sommi in sé le necessità segnalate dall’esigenza di “attuare, rispettare e far rispettare le leggi” e la contestuale attitudine all’efficienza e al rispetto dell’utenza. Ciò offre il destro alle incursioni della cattiva politica.  L’esperienza regionale ha portato, perlopiù, esempi “brutta copia” delle opacità ministeriali, da una parte, ed eccessiva “prodigalità” dall’altra, come ci segnala questa casistica dell’anno 2012.

Sole 24 ore dic 2012 – le assunzioni dei dirigenti nella regione Puglia.

Sole 24 ore dicembre 2012 – Concorsi dirigenziali soppressi e bloccati nel Lazio

Sole 24 ore dic 2012 – Bando fantasma del concorso per dirigenti in Lombardia.

Furono alcune delle “perle” emerse a ridosso dello scandalo Fiorito (Vedi qui). Qualcuno ha trovato la cura per questi mali?

INPS – Il discorso di insediamento del nuovo Presidente Tito Boeri.

logo inps

Pubblichiamo il discorso di insediamento e di presentazione in teleconferenza a tutto il personale dell’Ente del nuovo Presidente dell’INPS, prof. Tito Boeri. Egli ha tracciato sostanzialmente il programma del suo mandato, finalizzato ad un rinnovamento profondo del ruolo dell’Istituto nel Paese. Degni di evidenza i seguenti passaggi: 1) caratterizzare l’Istituto non solo come l’erogatore puntuale delle prestazioni dovute, ma anche come punto di studio e di riferimento propositivo del Governo e per la comunità nazionale tutta, attraverso la massima evidenziazione e l’elaborazione  delle informazioni presenti nella sua banca dati; 2) consentire la consultazione aperta a tutti i lavoratori italiani sul sito dell’Istituto per conoscere la propria posizione previdenziale e quanto questa presumibilmente sarà destinata a fruttare quando ci si ritirerà dalla vita attiva. Quest’operazione “che vedrà impegnati nei prossimi mesi tutti i dipendenti dell’Istituto” è stata chiamata da Boeri “la mia pensione“; 3) un’attenzione massima all’unico vero volto dell’INPS che vedono gli utenti: gli sportelli dell’Istituto, il decoro degli ambienti di accoglienza dei cittadini, il modo e le maniere di rispondere alle loro esigenze; 4) la caratterizzazione, infine, dell’INPS non più e non tanto come ente previdenziale, quanto come “istituto della sicurezza sociale, intesa prioritariamente come argine contro la povertà“.

 Il saluto del Presidente Boeri al personale dell’INPS

Riportiamo anche l’intervista di Tito Boeri al Corriere della Sera di ieri 3 marzo 2015 sui programmi di welfare e sulla governance dell’INPS.

BOERI SU INPS – Corriere della sera 3 marzo 2015 

Scuola – La relazione di Giorgio Rembado al X Congresso nazionale di ANP

ANP          rembado

Pubblichiamo la relazione introduttiva, tenuta dal Presidente di ANP (Associazione italiana presidi), prof. Giorgio REMBADO al Congresso dello scorso dicembre 2014. Ci sembra un documento utilissimo per la profondità delle analisi del profilo storico della situazione attuale della scuola italiana: esilarante, se non ci fosse da piangere, la ricostruzione puntuale che Rembado fa di tutte le iniziative di “abolizione del precariato nella scuola” del dopoguerra ad oggi (pag. 7), a dimostrazione della perenne incapacità riformatrice delle classi dirigenti succedutesi nel tempo e del loro rifugiarsi perpetuo in provvedimenti di sanatoria  debole e abborracciata del disordine amministrativo prodotto in precedenza.  Ricca, articolata e argomentata è anche la posizione espressa nella relazione relativamente al disegno riformatore del Governo Renzi (vedi qui “La buona scuola: facciamo crescere il Paese”del settembre 2014): il documento sviluppa alcune condivisibili proposte di riforma, tutte sostanzialmente orientate alla valutazione del merito (di professori e dirigenti scolastici) all’autonomia delle scuole e alla valorizzazione effettiva dei poteri e delle prerogative del dirigente scolastico (il buon vecchio Signor Preside della nostra giovinezza). Tutta proposte – come giustamente ricordato in relazione – che altro non fanno che ispirarsi ai modelli generalmente adottati in tutta Europa (Vedi in questo sito L’autonomia scolastica e il ruolo della dirigenza in Europa).

Condivisibile l’esigenza manifestata dall’Associazione maggiormente rappresentativa dei dirigenti scolastici di una sostanziale equiparazione dello status giuridico ed economico del dirigente scolastico a quello dei dirigenti amministrativi: le responsabilità e i poteri di carattere squisitamente gestionale e la immediatezza con quali questi poteri incidono sulla conduzione e sulla qualità degli andamenti di ciascuna singola scuola (dei nostri figli) richiedono ben altra attenzione e considerazione. Da evitare come la peste, tuttavia, la rivendicazione di tali prerogative in forme contrappositive o di concorrenza alla dirigenza amministrativa, ugualmente strategica per l’avvenire della pubblica amministrazione del paese  (citiamo per tutte l’osservazione a pag 5:” A ben vedere, il vero dirigente gestionale a tutto tondo nelle pubbliche amministrazioni è quello della scuola, in quanto chiamato ad assumere quotidianamente decisioni in ambiti scarsamente regolati dalla norma; il che chiama in causa le sue competenze decisionali ed il suo ruolo di terminale verso l’esterno dell’Amministrazione. Al confronto, il dirigente amministrativo – oltre ad avere un incarico nella media molto meno ampio e gravoso – si muove all’interno di un sistema di regole e procedure quasi tutte definite a priori, nel quale sono esercitate soprattutto funzioni di adempimento e di conformità.).Si potrebbero ricordare quei dirigenti di alcuni Enti pubblici (INPS per esempio, oppure Agenzia delle entrate) chiamati magari a dirigere l’ufficio di Roma Casilino, con 100.000 utenti e 500 accessi quotidiani agli sportelli, oppure i dirigenti  titolari di poteri diretti di spesa e di gestione del personale, chiamati, magari dopo anni dal loro pensionamento, a rispondere alla Corte dei Conti per responsabilità per danni sempre emergenti dal fatto di aver esercitato la propria funzione dirigenziale . Brutta cosa contrapporre una categoria di dirigenti ad un’altra, soprattutto in una situazione storica in cui la dirigenza pubblica nel suo complesso é debolissima, divisa e sottoposta ad attacchi politici e giornalistici all’essenza stessa di titolare di missione pubblica che la Costituzione le assegna. Non si deve, a parer nostro, fraintendere l’obiettivo polemico quando si stigmatizza giustamente un ritorno al “centralismo burocratico” (pag 8): la “vocazione all’immobilismo” va ascritta non tanto alla dirigenza statale (che evidentemente non è in alcune sue parti immune a questo difetto, ma che poco pesa e poco conta), quanto ai ceti dirigenti politici e sindacali (che invece pesano e contano moltissimo) che si sono susseguiti in ultimo nel passato ventennio. Quando c’è una reale e intelligente volontà politica riformatrice (ricordiamo per tutte la riforma della Direzione generale del Tesoro operata negli anni ’80 dal Ministro Beniamino Andreatta e da Mario Sarcinelli, che “rivoltò” completamente una struttura “burocratica” rendendola un centro amministrativo di prim’ordine dove sono passati Mario Draghi, Vittorio Grilli e dove opera Maria Cannata al debito pubblico, che elabora e produce per Parlamento, Governo e Paese i documenti di macroeconomia e di finanza pubblica) le piccole, micragnose e “raccomandate” resistenze individuali o di cricca crollano come le mura di Gerico. Ma dov’è oggi un ceto politico all’altezza di queste sfide?

 X Congresso nazionale ANP_Relazione introduttiva del prof. Giorgio REMBADO