Posti letto negli ospedali italiani.

Si riportano dati e informazioni di sintesi tratte dal Sevizio informatico del Ministero della Salute e, per quanto riguarda confronti internazionali, dalla pubblicazione OCSE Health-at-a-Glance-2013, pag 88 e seguenti.

Dai dati ufficiali si desume che, nell’anno 2012, i posti letto “per acuti”- vedi qui la definizione – sono circa 195.000 (167.000 pubblici e 28.000 presso case di cura private), pari a 3,29 posti letto per mille abitanti – clicca qui la tabella del Ministero della salute. I posti letto per “non acuti” (cioè lungodegenti, riabilitazione funzionale  etc) sono 35.000, dei quali 18.000 pubblici e 17.000 di case di cura private, pari nel complesso a 0,59 posti letto per 1000 abitanti – clicca qui la tabella del Min salute per i “non acuti”. In totale circa 230 000 posti letto al 1° gennaio 2012 per un indice complessivo pari a 3,88 posti letto per 1000 abitanti.

La regolamentazione sulla spending review del luglio 2012 ha disposto un target finale di 3,7 posti letto per 1000 abitanti, dei quali 3 per “acuti” e 0,7 per “non acuti”, la qual cosa comporta un taglio pari 14 000 posti letto per gli “acuti“, riequilibrato da un incremento di circa 6 660 posti letto in più per i “non Acuti” – vedi qui le previsioni dei tagli posti letto della spending review, Regione per Regione e alcuni approfondimenti condotti dal “quotidianosanità.it“.

Due dati inconfutabili : 1) i posti letto in Italia sono diminuiti dai 296.000 circa dell’anno 2000 ai 230.000 del 1° gennaio 2012, 22 % in meno- vedi meglio cliccando qui – e arriverà a quota 224.000 ad operazioni di spending review concluse (vedi capoverso precedente); 2) Il confronto con i posti letto dei Paesi OCSE per 1000 abitanti presenti su Health at a glance 2013 – clicca qui – vedono l’Italia abbondantemente sotto media OCSE e di molti punti inferiore a Germania, Austria e Francia.

Due domande finali: quanto è realmente indicativo dell’efficienza generale di un sistema sanitario il numero di posti letto in relazione alla popolazione residente, soprattutto: a) in quelle Regioni dove i conti sono in ordine e, nel contempo, si ricevono in maniera massiccia ricoveri provenienti da residenti in altre Regioni; b) in relazione all’altro indice dei tempi di ricovero in Ospedale – pag 93 di Health at a glance 2013 – dove l’Italia figura perfettamente in media rispetto agli altri Paesi OCSE?

Vedi anche: Il personale del sistema sanitario in Italia – clicca qui

 

Heath at a Glance 2013 – rapporto OCSE

L’OCSE ha pubblicato il rapporto biennale contenente gli indicatori della salute dei suoi Paesi membri. Se ne riporta qui sotto la versione integrale in lingua inglese.

Health-at-a-Glance-2013.

E’ presente sul nostro sito un riassunto sintetico di tale rapporto – clicca qui.

E’ possibile consultare anche un’altra sintesi del rapporto presso il sito Quotidianosanità.it

POSITIVI RISULTATI DELLA SANITA’ IN ITALIA – HEALTH AT A GLANCE 2013

Pagine 1 copia 2

I risultati d’insieme del monitoraggio effettuato dall’OCSE sulla salute nei Paesi aderenti – effettuato in Health-at-a-Glance-2013, ci raccontano qualcosa di molto diverso da ciò che emerge dalle consuete geremiadi sullo stato della sanità italiana. Invece, dato il presupposto che la validità di un sistema organizzato, pubblico  o privato che sia, si riscontra dai risultati riscontrati sull’utenza di riferimento (outcomes), allora sono gli indicatori sulla salute – così come presenti nel rapporto OCSE – che danno precisa testimonianza dell’impatto del nostro Sistema sanitario sulle salute degli Italiani. Ci siamo dati carico di passare in rassegna gli indicatori più classici della salute e, con compiaciuto stupore, vediamo che l’Italia si trova attestata molto spesso ai primi posti nelle graduatorie stilate sulla base delle rilevazioni statistiche. Continua a leggere

OMS – World Health Report 2000 – Italia seconda al mondo

oms_logo

Pubblichiamo il WORLD HEALTH REPORT 2000, prodotto dall’Organizzazione mondiale della sanità per il suo valore storico in relazione alla sanità del nostro Paese. In quel rapporto fu ipotizzato un “Indice complessivo” riepilogativo di tutti gli indicatori di qualità e di spesa della sanità che consentisse di operare un confronto fra tutti i sistemi sanitari del mondo e generare una classifica complessiva della capacità di risposta assistenziale in rapporto alle risorse investite da ciascun Paese. Quella interpolazione di indicatori produsse il risultato di collocare ll’Italia al secondo posto al mondo dopo la Francia come livello di qualità complessiva del proprio sistema sanitario nazionale. Vedi qui sotto la copia della pagina 200 di quel rapporto.

Copia di Pagina 200 da WORLD HEALTH REPORT 2000-2

Successivamente l’OMS ha interrotto la produzione di quell’indice sintetico. Tuttavia, la qualità molto alta dei servizi della Sanità del nostro Paese era stata disvelata anche a noi stessi Italiani. Successivamente, le performance di sistema della sanità in rapporto ad altri Paesi del mondo viene misurata anche dai rapporti biennali dell’OCSE, l’ultimo dei quali –  Health-at-a-Glance-2013 – presenta risultati affatto lusinghieri. Si veda in tal senso la sintesi del Rapporto 2013 presente in questo stesso sito (clicca qui).

IL CRAC FINANZIARIO DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE

23 NOV 2013 19:00

SU 1140 AZIENDE PUBBLICHE E PRIVATE IL 40% È TECNICAMENTE FALLITO

Esuberi e disservizi, il trasporto locale al tracollo – A Napoli ci sono debiti per 500 milioni, Bologna diminuisce le corse, a Genova il Comune cerca di risanare un’azienda decotta – L’Atac di Roma ha un miliardo e 200 milioni di debiti -Il Fondo unico nazionale è di 4,9 miliardi rispetto al fabbisogno di 6,4…

Valentina Santarpia per “Corriere.it”

Ieri era Napoli, con gli autobus costretti a rimanere in deposito senza benzina. Oggi è Genova, dove il Comune sta cercando di risanare un’azienda che fa acqua da tutte le parti. Ma la protesta dei lavoratori dell’Amt, che sta paralizzando la città, scoperchia un vaso enorme: è la crisi del trasporto pubblico locale (Tpl), che tra bilanci dissestati, personale in esubero, disservizi, evasori, e troppe deroghe, rischiano il collasso. In Campania sono fallite già tre società: l’Ente autonomo Volturno, il Cstp salernitano, l’Acsm a Caserta. Molte altre hanno sfiorato il tracollo: come l’Atac di Roma, travolta da un miliardo e 200 milioni di debiti, dove un supermanager sta cercando di rimettere a posto i conti e far dimenticare gli scandali delle assunzioni pilotate e dei biglietti duplicati.

FALLITI – Ma su un esercito di 1.140 aziende, pubbliche e private, «il 43-44% è tecnicamente fallito», denuncia il sottosegretario ai Trasporti Erasmo De Angelis. Pesano i pesanti tagli ai finanziamenti statali: il Fondo unico nazionale è di 4,9 miliardi rispetto al fabbisogno di 6,4. È vero che le Regioni sono riuscite, presentando entro ottobre il piano di riprogrammazione dei trasporti, a evitare le penalità.

Ed è vero che una sentenza della Corte costituzionale ha respinto il ricorso del Veneto contro il Fondo unico nazionale: «La mobilità è finalmente riconosciuta servizio pubblico essenziale la cui garanzia deve essere lasciata allo Stato centrale», spiega Marcello Panettoni, dell’Asstra, che raccoglie le società pubbliche di Tpl.

Ma il ripristino dopo sette anni del fondo di 500 milioni per la manutenzione dei mezzi – vecchi 12 anni contro una media Ue di 7- è una goccia nel mare per le aziende di trasporto e per i Comuni, che dovendo raggiungere il pareggio di bilancio non riescono più a coprire i buchi. E così guardano ai privati: una necessità dettata anche dall’obbligo, fissato dall’Europa, di assegnare con gara la gestione dei trasporti pubblici locali entro il 2019.

GARA NEL 2015 – È proprio questo che sta accadendo a Genova, come già successo a Firenze: l’Amt, ha assicurato il sindaco, resterà una società in house del Comune fino al 31 dicembre 2014. Ma nel 2015, come prevede la legge regionale appena approvata, verrà indetta una gara per il trasporto unico regionale.

Il Comune punta a far partecipare anche l’Amt, purché sia in buone condizioni economiche: secondo le stime, nonostante i contratti di solidarietà per i 2.300 lavoratori, anche quest’anno si chiuderà con un bilancio in passivo di 8,3 milioni, e il capitale sociale è ancora troppo esiguo, 7-8 milioni.

La parola d’ordine è: risanamento. Basta guardarsi intorno, per capire che grandi alternative non ci sono. L’Eav napoletana, per essere risollevata da debiti per 500 milioni, è stata sottoposta ad un piano ministeriale di ristrutturazione, e i 2.300 lavoratori hanno accettato grossi sacrifici per conservare il posto. L’Actv veneziana quest’anno è riuscita a dimezzare i 17 milioni di debito solo con 200 pensionamenti e 130 spostamenti interni.

PARCHEGGI – A Torino il Comune ha messo in vendita la gestione dei parcheggi di Gtt, perché non è ancora riuscito a risolvere il nodo politico per cedere il 49% della società di Tpl ai privati. A Napoli l’Anm si sta rialzando grazie alla fusione con Metro Napoli, e a una iniezione di 200 milioni dal decreto salva imprese. A Bologna il Comune è riuscito a far passare l’aumento del biglietto e un taglio alle corse per puntare all’utile nel 2014. E a Milano, dove la virtuosa Atm chiuderà l’anno con un utile di 3 milioni, il Comune, che incamera l’utile dei biglietti, ha deciso l’aumento degli abbonamenti mensili e annuali.

 

LE BUSTE ARANCIONI ovvero la simulazione della PENSIONE FUTURA

Lavoceinfo

Riprendiamo qui sotto integralmente un intervento di Tito Boeri e Luigi Guiso, pubblicato sulla Voce.info a proposito della perdurante latitanza dello Stato ad istituire un valido servizio di informazione ai cittadini sull’entità della propria pensione futura. Si tratta di utilizzare il sistema informatico dell’INPS – ma non solo, perché é necessario anche un indispensabile lavoro professionale agli sportelli con il pubblico – per simulare, a legislazione vigente, quello che sarà il possibile trattamento di pensione di vecchiaia. In tempi ormai andati  di bagordi finanziari, le pensioni,  percepite magari a 57 anni di età, venivano calcolate col sistema retributivo, costituivano una garanzia futura anche per chi aveva all’epoca 40 o 50 anni, per cui non era necessario informarsi sul trattamento futuro. Oggi invece è ormai sulla scena la generazione dei nati dopo il 1970, per la quale il futuro non è affatto garantito. Questa generazione ha il diritto di conoscere, come singoli, quale sarà il proprio futuro economico. Nell’articolo di Boeri si parla giustamente di “patto generazionale corrotto”, di “ignavia di Stato”, di “scuse” avanzate dal Governo per evitare una cosa molto semplice e facilmente prevedibile: che un’intera generazione di quarantenni scopra presto sulla propria pelle che le sue pensioni future saranno al limite della sussistenza e che, quindi, proponga con violenza una questione di disparità di trattamento fra generazioni. Ma le esitazioni e i rinvii non servono a nulla: la partita delle pensioni, della loro sostenibilità e del trade off fra sostenibilità e trattamenti minimi dignitosi è ancora tutta da giocare.

Tito Boeri & Luigi Guiso – Ignavia di Stato

Convegno Bocconi sugli STATI GENERALI delle PENSIONI: alcuni flash

uni_bocconi

Avevamo promesso di pubblicare sul nostro sito gli atti del Convegno organizzato da Università BOCCONI e DEUTSCHE BANK sugli STATI GENERALI DELLE PENSIONIvedi qui – lo scorso 28 novembre 2013. Siamo oggi in grado di fornire solo alcuni “spezzoni” delle dichiarazioni rilasciate dai partecipanti al Convegno, nonché le slide presentate da due di questi ultimi. In un momento, “momento” lungo vent’anni, in cui la chiarezza sull’universo pensioni è ben lungi dall’essere stata fatta, le semplici dichiarazioni di soggetti autorevoli può da sola dare il  senso dell’orientamento attuale in materia delle grandi forze politiche, sindacali ed economiche. Così, il Presidente INPS MASTRAPASQUA ha sottolineato che, pur valida la direzione delle ultime riforme, tuttavia la salute del sistema passa comunque dalla salute del mondo del lavoro che sostiene la previdenza pubblica con la contribuzione – vedi qui sintesi sommaria. Il Ministro del Lavoro GIOVANNINI ha parlato di “flessibilizzazione contributiva –vedi qui– intesa come supporto dello Stato a quelle posizioni contributive di giovani con carriere lavorative frammentate. Il Ministro si è anche interrogato sulla possibilità di rendere obbligatoria la “seconda gamba” della pensionistica complementare. Il Segretario della CISL BONANNI aderisce entusiasta a questa idea – si veda qui. Fra tutti i soggetti presenti agli “Stati generali”, la presenza “forte” è quella della Deutsche Bank che dichiara esplicitamente “la grande attenzione di D.B. verso il sistema previdenziale, per rispondere al meglio alle esistenze dei nostri clienti” – vedi qui. Alleghiamo infine le slide dei professori Sergio Paci e Vincenzo Galasso, ambedue dimostrative dell’importanza della previdenza complementare, pure con l’ammissione del prof Paci sulla “ridotta adesione delle fasce più deboli:giovani,donne,piccole e medie imprese,mezzogiorno“. Come dire che la maggioranza di chi potenzialmente costituirebbe il polmone e il maggiore beneficiario della previdenza complementare non riesce e non può sobbarcarsi un onere aggiuntivo in situazione di bassi salari ed alta contribuzione obbligatoria.

Noi continuiamo a credere che la cosiddeta “prima gamba” del sistema previdenziale in realtà…siano due: quella derivante dalla contribuzione obbligatoria a carico di datori di lavoro e dipendenti e quella finanziata dalla fiscalità generale, cioè dalle imposte. Fino a quando non si farà chiarezza sui confini fra “previdenza” (intesa come prestazioni basate sulla sola contribuzione) e “assistenza” (intesa come erogazione di prestazioni finanziarie periodiche a carico delle imposte) non si uscirà fuori dal ginepraio logico-concettuale – meglio forse dire “colpevole confusione” – che avvolge i criteri con quali viene oggi sostenuta la previdenza pubblica e domani si può concepire un diverso modo che coniughi “sostenibilità del sistema” e “pensioni di vecchiaia adeguate”. La previdenza complementare, cosa utile in sé, non può comunque surrogare i limiti di un sistema pubblico ad alta intensità di contribuzione, incapace nel futuro di garantire livelli prestazionali adeguati. La soluzione di questo problema epocale va ricercata, nel contesto di sistema pubblico, in un prudente mix fra fiscalità generale di base e contribuzione previdenziale individuale, come già realizzato in altri Paesi europei.

Numero 1 della Rivista “Nuova Etica Pubblica” – dic 2013

Pubblichiamo il numero 1 – ma c’è stato un numero “0” nel giugno scorso – della rivista della nostra Associazione “Nuova Etica Pubblica“. La tematica prevalente di questo numero è quella dei controlli nelle pubbliche amministrazioni. Il nuovo numero della rivista sarà presentato al CNEL il 27 gennaio prossimo, alla presenza di Manin CARABBA, Paolo DE IOANNA, Guido MELIS e Nicoletta STAME.

 Clicca qui per ingrandire la rivista “Nuova etica pubblica” n. 1 – dicembre 2013

CNEL – Relazione 2013 sulla qualità dei servizi della PA

logo_cnel_ilo

Il 10 dicembre ultimo scorso il Presidente del CNEL Antonio MARZANO ha presentato alla Camera dei deputati la “Relazione annuale al Parlamento e al Governo sulla qualità dei servizi offerti dalla PA centrale e locale alle imprese e ai cittadini”. La relazione introduttiva del Consigliere Manin CARABBA è stata incentrata sull’esame del progetto, in fase di piena attuazione con l’ISTAT, di un sistema informativo integrato sulle performance delle pubbliche amministrazioni, centrali e territoriali. La filosofia di fondo del progetto, pienamente condivisa da questa associazione,  è quella di dare priorità a un sistema scientifico di indicatori dei risultati delle pubbliche amministrazioni che possa costituire presto il principale metro di riferimento per la valutazione da parte degli utenti e dell’opinione pubblica dell’operato del Settore pubblico del Paese.

CNEL – Relazione 2013 al Parlamento e al Governo sulla qualità dei servizi pubblici

 Manin CARABBA – Relazione introduttiva 2013

 

Le proposte di riforma delle pubbliche amministrazioni di Matteo Renzi.

Matteo-Renzi-15-960x720

Matteo Renzi presentò il suo programma di riforme nel noto convegno della Leopolda dell’ottobre 2011. Pubblichiamo quelle proposte perchè molte di esse riguardano la riforma delle pubbliche Amministrazioni: in particolare la 4, la 5 e la 6 sulle autonomie locali, la 11 sui Consigli di amministrazione di aziende partecipate dal pubblico, la 27 sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali, la 30 sulla riduzione del numero delle norme, la 31, 32 e 33 con specifico riferimento alla valutazione delle attività delle pubbliche amministrazioni e al regime della dirigenza pubblica.

In una successiva occasione, Renzi si è spinto anche più in là, ipotizzando in un’intervista a Ballarò nel dicembre 2012 un sistema di assunzione dei dirigenti pubblici per chiamata diretta. Pubblichiamo la replica del Presidente di Nuova etica pubblica Antonio Zucaro.

Precisazioni-di-Antonio-Zucaro-Presidente-di-Nuova-Etica-pubblica

 

 Ott  2011 – Le 100 proposte Renzi-Leopolda

PROGRAMMA-RENZI-SULLA-SCUOLA-ALLE-PRIMARIE-DEL-PD-del-dic-2012

Relazione della Corte dei Conti al Parlamento sulla gestione INPS dell’anno 2012

corte dei conti LOGO

Si presenta qui di seguito la Relazione al Parlamento, così come predisposta dal Magistrato addetto al controllo della Gestione INPS e deliberata dalla Sezione controllo Enti della Corte dei Conti. Con riserva di ritornare come Associazione Etica pubblica sulla problematica dei conti previdenziali e sugli apporti della fiscalità generale al finanziamento della spesa previdenziale pubblica, può essere illuminante, per chi sia un po’  addentro nell’intricata materia dei bilanci pubblici, osservare attentamente il contenuto della pagina 128 della relazione in questione.

Corte dei Conti -Sezione di controllo Enti – Delibera n 101 del 27 novembre 2013 Referto al Parlamento sulla gestione INPS dell’anno 2012.

PREVIDENZA PUBBLICA?

uni_bocconi

La materia previdenziale è come un grande iceberg, la conoscenza delle cui parti sommerse  è preclusa ai più. Un fatto tuttavia emerge con chiarezza: il problema della sostenibilità e degli equilibri del sistema – di medio ma anche di breve periodo – non è affatto risolto: la polemica in corso nei confronti delle “pensioni d’oro”, ad esempio, è solo una punta, irrilevante, dell’iceberg della sostenibilità del sistema. In questa situazione di incertezza, un convegno di studio denominato “STATI GENERALI DELLA PREVIDENZA” -28 novembre 2013 a MILANO – organizzato dall’Università Bocconi e dalla Deutsche Bank, con la partecipazione del Ministro del Lavoro, del Presidente dell’INPS e del Segretario generale della CISL, desta qualche preoccupazione. Nel dibattito disinformato in corso si insinua…..la Deutsche Bank!! Ohibò! Un empito di caritatevole attenzione? Oppure il materializzarsi di un player capace di orientare i destini della previdenza italiana verso la sua depubblicizzazione?

LASCIATE STARE I PENSIONATI

STATI GENERALI DELLE PENSIONI – Univ. Bocconi MILANO 20 NOV 2013

IMPOSIZIONE FISCALE SULLE PENSIONI DEGLI ITALIANI

La tematica “pensioni” nel nostro Paese è privilegio del know how di pochi intimi che, peraltro, non hanno generalmente il pregio e la capacità di farsi comprendere. Si procede, in questo come in tanti altri campi, un po’ a casaccio: ciascun dotto, di quando in quando, dice la sua e magari, se diventa Ministro della Repubblica,  cerca di tradurre in legge le sue radicate convinzioni. In questo disorganico quadro di conoscenze, inseriamo un aspetto di interesse, frutto di una ricerca condotta di recente dalla Confesercenti: il raffronto fra il livello di tassazione praticato in Italia sulle pensioni e quello degli altri Paesi UE.

Forse, nelle valutazioni sui “privilegi” di chi attualmente gode della pensione retributiva andrebbe considerato e ponderato anche questo aspetto assolutamente non irrilevante.

Tassazione sulle pensioni – studio della Confesercenti – nov. 2013.

Antonio Castro su Libero del 19.11.2013 -Le pensioni degli Italiani sono le più tassate d’Europa.

CAZZOLA: “BUCO” DELLA GESTIONE INPDAP NEL BILANCIO INPS? CHISSA’?

immagini

Giuliano Cazzola, esperto di previdenza e vecchio conoscitore dei conti dell’INPS e dell’INPDAP per essere stato Presidente dei rispettivi Collegi dei Sindaci, dimostra in questa intervista concessa al Sole 24 ore come i conti della previdenza pubblica italiana, così come sono rinvenibili nelle nude esposizioni contabili, non chiariscono in termini di trasparenza vera, cioè di comprensibilità per i non addetti ai lavori, quale sia il peso e la funzione degli apporti di fiscalità generale alla previdenza pubblica. Cazzola dimostra che le stesse identiche rimesse di risorse erariali trasferite dal MEF alla gestione INPDAP nel corso degli ultimi 10 anni siano state, a seconda della “qualificazione contabile” che successive disposizioni di legge hanno disposto, – alternativamente – o “trasferimenti definitivi” al bilancio INPDAP, oppure “anticipazioni” debitorie che generano tuttora una situazione di deficit (“buco”) del bilancio ora gestito dall’INPS. In altri termini, il ripiano effettuato dallo Stato dello sbilancio fra contributi riscossi e prestazioni erogate (base della tenuta dei conti di un ente previdenziale) può generare un bilancio in attivo, se qualificato come “trasferimento definitivo”, oppure un “buco” di bilancio se qualificato come “anticipazione” debitoria. Con buona pace di quel minimo di chiarezza di cui l’opinione pubblica avrebbe bisogno. Particolarmente acuta l’osservazione di Giuliano Cazzola che “svela” il fatto che ciò che è debito per un Ente previdenziale assume la forma di “credito” per il bilancio dello Stato, cosa “buona” quest’ultima per congegnare al meglio i nostri conti nazionali. Così va l’Italia.

Giuliano Cazzola al Sole 24 ore sul “buco” INPDAP che pesa sull’INPS

RIFIUTI TOSSICI E CLASSI DIRIGENTI MERIDIONALI

rifiuti-tossici

Pubblichiamo due articoli, di Ernesto Galli della Loggia e di Gian Antonio Stella, sulla tragedia dei rifiuti tossici in Campania e nelle Regioni meridionali. La descrizione sconsolata di Stella si traduce nell’editoriale di Galli della Loggia che chiosa  l’abbandono del Sud da parte delle classi dirigenti locali e di tutto il Paese, individuando fra le cause di questo abbandono anche il sistema elettorale attuale, il mai tanto vituperato  Porcellum.

Ernesto Galli della Loggia – Cronache dalla palude – Corsera 17 nov 2013

Gian Antonio Stella – Tra i bambini nella Terra dei rifiuti tossici  – Corsera 16 novembre 2013

Si fa veramente sul serio? IL MINISTRO DELRIO PRESENTA LA RIFORMA DELLE PROVINCE.

DEL RIO

Il nodo mai sciolto della riforma delle Amministrazioni provinciali è stato sovente demandato a piani approssimativi di riforma, che non spiegavano bene “a chi” sarebbero stati trasferite le attribuzioni oggi delle Province e, soprattutto, come si fa a superare il disposto della Carta costituzionale che proprio le Province prevede. Come si sa, la confusione dei cattivi riformatori porta con sé infinite polemiche all’esito delle quali, mediamente, tutto rimane come prima.  Invece la tematica delle Amministrazioni provinciali è importante non solo e non tanto dal punto di vista dei risparmi quanto da quello, molto importante per cittadini e imprese, della superfetazione dei livelli di governo e di decisione sulle materie di interesse delle Autonomie locali. Ci piace pensare e sperare che il governo Letta finalmente adotti decisioni coerenti su questo tema.

28 ott 2013 – Intervista sull’abolizione delle Province a La Repubblica del Ministro Delrio.

costo province

CGIL CISL UIL – RIORDINO DEL TERRITORIO E DELLE SUE ISTITUZIONI

logo cgil cisl uil PA

Il 10 ottobre ultimo scorso i Segretari generali di CGIL fp – Rossana Dettori- di CISL fp – Giovanni Faverin, di UIL fpl – Giovanni Torluccio – e di UIL pa – Benedetto Attili hanno messo a punto una proposta di riordino delle amministrazioni pubbliche, con particolare riferimento all’assetto delle Istituzioni pubbliche sul territorio nazionale.

Pubblichiamo la “bozza” del relativo documento ad oggi disponibile. Gli spunti di discussione sono tanti. Buona lettura.

Linee guida per un riordino partecipato del territorio e-delle Istituzioni  -ottobre 2013

CONCORSI PILOTATI ALLA SCUOLA DI CARDIOLOGIA DEL POLICLINICO DI ROMA

Nella rassegna sulla Mala pa , riportiamo gli articoli apparsi sulla Repubblica web del settembre 2013, in ordine a un concorso a sei posti per la scuola di specializzazione a cardiologia del Policlinico Umberto I di Roma. Insieme al racconto dei fatti – qualcuno aveva precisamente indicato un mese prima il nome, sia dei vincitori del concorso che degli esclusi – le reazioni e buone intenzioni del Ministro Carrozza e le “considerazioni” del professor Fedele coinvolto nei fatti. Tutti sanno da trent’anni che all’Università non si entra per meriti accademici, ma per “appoggi”, con una logica ferrea di esclusione di chi non è dentro certi circuiti. Eppure nulla si muove, nulla cambia, si continua a considerare questi fenomeni suicidi per il Paese e moralmente aberranti come una sorta di “calamità naturale”…..”tanto non ci si può far niente”. Un Paese è destinato ad affondare se non prevalgono ribellione morale e coerenza etica nei comportamenti quotidiani dei componenti della sua classe dirigente.

CONCORSI A VINCITORE GIA’ CONOSCIUTO – UNIVERSITA’ 2013

 

UN PIANO INDUSTRIALE PER IL NUOVO INPS – Giuseppe Beato

 

logo inps

Negli ultimi due anni, l’INPS è stato investito dal legislatore di nuovi compiti e attribuzioni, prima fra tutte la gestione della previdenza dei 3.200.000 lavoratori pubblici – in sostituzione del soppresso INPDAP. Ma sarebbe errato non ricordare, oltre alla gestione dei lavoratori dello spettacolo – prima gestita dall’ENPALS – anche la normativa che ha attribuito all’Istituto il compito di istituire una banca dati dell’assistenza e un’altra “contenente i dati individuali dei beneficiari degli ammortizzatori sociali”. L’INPS, ente previdenziale e assistenziale unico nel panorama europeo con un bilancio di 350 miliardi di euro, assume definitivamente la natura, non più di “ente previdenziale”, ma di “ente generale di gestione del welfare italiano”.

In questo scritto di Giuseppe Beato, pubblicato sulla Rivista del Gruppo culturale della CIDA INPS, si ipotizzano le linee di un piano industriale INPS, in cui le macrofunzioni e le attività dell’Istituto siano ricomposte dentro un nuovo quadro generale.

Un piano industriale per il nuovo INPS.Giuseppe BEATO

2013 RIVISTA ERATO CIDA INPS TERZO III TRIMESTRE 2013