Articolo di Giuseppe Beato, estratto dalla Rivista culturale ERATO IV TRIMESTRE 2014 (vedi), diretta da Carmelo Pelle.
Articolo di Giuseppe Beato, estratto dalla Rivista culturale ERATO IV TRIMESTRE 2014 (vedi), diretta da Carmelo Pelle.
Convegno- dibattito su Previdenza, risparmio e TFR – il 15 dicembre 2014 al Senato – alla presenza del Presidente Pietro Grasso
VEDI LA PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO
Pubblichiamo alcuni studi e riflessioni del presidente del MEFOP (Società per lo sviluppo del Mercato dei Fondi pensione, partecipata a maggioranza assoluta dal MEF) Mauro MARE’, in ordine al futuro della previdenza italiana. Ci sembrano degni della massima attenzione due concetti sostenuti dal Presidente MEFOP: 1) il “cantiere” della previdenza italiana è lontano dall’essere “chiuso”, soprattutto a motivo dei problemi irrisolti sulla sua sostenibilità; 2) il criterio migliore di sostenibilità della previdenza nei tempi attuali è un criterio misto, basato su tre pilastri: uno di base alimentato dal sistema tributario, un secondo contributivo obbligatorio e un terzo dei fondi pensione, volontario (pag. 23 e segg. de “I pilastri delle pensioni” vedi qui sotto).
Ciò che, a parere nostro, non può e non deve essere messo in discussione è la gestione pubblica dei primi due pilastri sopra richiamati.
Mauro Mare’ MEFOP 23 sett 2013 – I pilastri delle pensioni
Mauro Marè e Luigi Bellanti MEFOP – Seminario sui sistemi pensionistici del 26-05-2014
Il sole 24 ore del 23 ott 2013 – Marè: le sette verità sui sistemi pensionistici
Un dirigente INPS che ha responsabilità e segue dall’interno, da molti anni, le vicende dell’ente generale del welfare italiano delinea con pochi sintetici tratti il collegamento esistente fra il “funzionamento della macchina” e la direzione strategica – inespressa ma chiara – che gli ultimi Governi della Repubblica hanno impresso nelle vicende dell’Istituto. Ne emerge la visione di un Istituto chiuso in sé stesso, immobile, incapace di dialogo con gli altri protagonisti della vita economica e pubblica del Paese.
L’Inps, l’integrazione e il senso smarrito della missione – dic 2014
Tiziano Treu, ex Ministro del Lavoro dei governi Dini e Prodi, è stato designato dal Governo Renzi come nuovo Commissario straordinario dell’INPS, in attesa della mai completata riforma della Governance degli Enti previdenziali pubblici (vedi qui sul tema: La ventennale discussione sulla governance degli Enti previdenziali).
Risulta pertanto interessante ascoltare il suo punto di vista sulla realtà e le funzioni delll’Istituto, così come emerso in una tavola rotonda dal marzo 2013 organizzata da “Nuovi lavori”. Di rilievo le sue osservazioni sulla banca dati dell’INPS, sulla trasparenza, sui controlli, sulle funzioni del CIV, dell’Organo di gestione e del Direttore generale.
Tiziano Treu – L’INPS e la sua riforma.
Il dr. Angelo Giubileo, esperto di previdenza complementare, fornisce un contributo di conoscenza tecnica al dibattito in corso sulla possibilità dei lavoratori privati di richiedere in busta paga le quote di accantonamento del Trattamento di Fine Servizio, fino ad oggi obbligatoriamente trattenute sulla loro retribuzione. Per parte nostra osserviamo che l’architrave della previdenza pubblica è stato sempre ed è l’obbligatorietà delle ritenute contributive: finite quelle, finita la previdenza pubblica.
Angelo Giubileo 2014 – Le insidie del TFR in busta paga
Sergio Rizzo e gli equilibri di potere in INPS: come sempre ben informato sulle dinamiche delle pubbliche amministrazioni, Rizzo traccia nell’articolo pubblicato dal Corriere della Sera del 3 febbraio 2014 un quadro circostanziato e corrispondente alla realtà dei fatti, degli equilibri di potere che “muovono” l’Istituto generale del welfare italiano dai tempi di Gianni Billia ad oggi.
Equilibri di potere in INPS – Sergio Rizzo, Corriere della Sera feb. 2014
Indiscrezioni pubblicate sul sito “Le formiche.net” (clicca qui) raccontano di calcoli riservati e segreti che avrebbero come obiettivo quello di rilanciare l’idea di un prelievo straordinario sulle “pensioni d’oro”. Continua a leggere
Pubblichiamo un circostanziato e illuminante rapporto di Daniella Maroni sulle vicende conseguenti al diritto di accesso alla pensione contributiva sancito per le lavoratrici dalla legge 243 del 2004. Un’interpretazione restrittiva della legge, fornita dall’INPS con semplice circolare (Clicca qui), restringe il campo della sua applicazione e preclude l’esercizio di un diritto a migliaia, se non decine di migliaia, di donne. A nulla sono valse per ora le azioni, promosse anche a livello politico, per rimuovere l’en passez istituzionale.
Lasciamo al testo il compito di descrivere nei particolari questa vicenda. Tuttavia, noi che conosciamo bene le dinamiche della Pa dall’interno, aggiungiamo solo che si sta dispiegando uno “schema di gioco” ben conosciuto agli addetti ai lavori: a) c’é una legge che lascia spazi a interpretazioni difformi sulla sua applicazione; b) l’amministrazione che deve applicare la legge, impaurita delle conseguenze eventuali di un’interpretazione “estensiva”, adotta senz’altro la soluzione restrittiva a danno degli interessati; c) a poco valgono le rimostranze verso questa presa di posizione, se non a provocare una “disponibilità” a modificare l’orientamento, ove ci sia l’avviso concorde di altri soggetti pubblici, in questo caso i Ministeri vigilanti; d) le burocrazie degli “altri soggetti pubblici” si guardano bene dal risolvere il problema sul tappeto temendo a loro volta di essere passibili di orientamenti qualificabili come “danno all’erario”; e) tutto viene rimandato alle calende greche, spesso mai risolto.
Così va l’Italia nei tempi attuali.
Daniella Maroni – 10 buone ragioni per prorogare l’opzione donna
Lasciamo al testo
La ventennale discussione sulla governance degli Enti previdenziali (ora praticamente solo INPS e INAIL) è lontana dal trovare un punto di equilibrio efficace. Su un solo concetto sono tutti d’accordo: così come è congegnata non va. Sul resto la soluzione è lontana.
Diamo conoscenza dell’articolo in materia pubblicato da Massimo Antichi sulla Voce.info del 15 aprile scorso – Massimo Antichi – COME DARE UN BUON GOVERNO ALL’INPS. Antichi non risparmia critiche alla relazione presentata dal gruppo di studio Valotti-Volpe-Bove nel giugno 2012 per l’allora Ministro FORNERO (vedi in questo sito cliccando qui) e, spunto teorico nuovo e stimolante, affronta il tema dei rapporti Ente-Ministero vigilante.
Fondamentale anche l ‘Avviso Comune sulla Riforma della Governance degli Enti previdenziali adottato da Confindustria e Sindacati nel giugno 2012. Sicuramente il nucleo dei problemi da risolvere non risiede solo nella “monocraticità” degli organi di gestione – Presidente e Direttore generale. Ben prima, quando era presente il Consiglio di amministrazione così come riformato dal d.lgs 479/94, i rapporti fra questo organo, il CIV e il Direttore generale erano perlomeno “problematici”. Si veda in tal senso uno scritto “di storia antica” – 2002 – Giuseppe BEATO: L’incerta riforma degli enti previdenziali pubblici – dove sono descritte le vicende che portarono all’adozione del modello duale e le problematiche di funzionamento subito emerse fin dai suoi albori. Un modello, quello duale, che non ha mai funzionato finora.
Chi ha vissuto da vicino le vicende delle ripetute tentate riforme della governance INPS e della dinamica concreta dei rapporti fra gli organi conosce le difficoltà e le strettoie nelle quali si dovrà confrontare qualunque ipotesi riformatrice. Le aporie che rendono complicato il governo della previdenza italiana si possono sintetizzare in due corto circuiti fra poteri: a) chi è il “riferimento” dell’Organo di vertice gestionale (Presidente o Consiglio di amministrazione che siano)? in altri termini, a chi risponde quest’Organo? Al Ministro del Lavoro -legittimamente vigilante a nome del Governo della Repubblica e titolare della designazione – oppure al Consiglio di indirizzo e vigilanza, rappresentante degli Iscritti (Sindacati) e dei datori di lavoro (Confindustria, Associazione dei Comuni, delle Regioni, rappresentanti dei Ministeri) e istituito sul modello del consiglio di sorveglianza tedesco? Nei venti anni trascorsi il riferimento reale dell’Organo di vertice gestionale è stato sempre il Ministro del Lavoro, circostanza in sé corretta, ma che tuttavia elide i poteri dell'”Consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV)” che non è titolare, come in qualunque modello duale efficiente, del potere di sfiduciare e rimuovere l’Organo gestionale. b) Qual’è l'”accredito” che gli stakeholder presenti in CIV forniscono a tale Organo? in altri termini le centrali sindacali, la Confindustria, l’ANCI, le Regioni si rapportano alle dinamiche dell’Istituto attraverso i propri componenti in CIV oppure direttamente? E’ evidente che, se prevale l’ipotesi di un coinvolgimento diretto – non mediato dal CIV – nelle decisioni strategiche dell’Istituto – come peraltro accade attualmente – viene a crollare uno dei due piloni fondamentali dello schema duale di governance teoricamente introdotto venti anni fa. Se i poteri dell’Organo di indirizzo e vigilanza, che è il soggetto “motore” nel modello duale tipo, sono appannati – quando non vanificati – in qualunque decisione strategica adotti l’INPS, salta il cardine stesso del modello.
In altra (opposta) ipotesi, c’è chi gradirebbe un “rientro” del Sindacato nel Consiglio di amministrazione e l’abbandono del modello duale. Tale modello di governance, in vigore prima della riforma del 1994, trova l’opposizione di chi non intende conferire ai soggetti sociali il potere di gestione della previdenza e del welfare italiani.
Eppure i modelli possibili di governance non sono che due! duale “pieno” (con organo di gestione unico e organo di vigilanza) oppure con Consiglio di amministrazione rappresentativo delle parti sociali e imprenditoriali. Tertium non datur.
Sicuramente la situazione attuale in INPS, caratterizzata dalla monocraticità degli Organi di gestione e da una scarsissima presenza del CIV nelle vicende strategiche, non consente all’INPS (e all’INAIL) di svolgere appieno, a vantaggio della comunità nazionale e delle forze politiche, quelle funzioni di elaborazione, dibattito, proposta e verifica delle strategie previdenziali e di welfare che tanto sarebbero necessarie. In altri termini, l’Istituto della previdenza e del welfare italiano svolge funzioni meramente strumentali e non è il luogo dove le forze sociali e politiche dibattono, approfondiscono e verificano la fattibilità di ipotesi di sviluppo del welfare italiano. Una falla evidente, visto il prezioso patrimonio di dati, informazioni e know how presente in INPS.
A nostro avviso, la soluzione inevitabile, se ci si vorrà muovere nel quadro del modello duale tedesco, non potrà che essere la “restituzione” all’organo di indirizzo e sorveglianza del potere di “dichiarare” la propria sfiducia all’Organo gestionale futuro, lasciando al Governo – legittimo titolare dell’indirizzo politico generale, nonché finanziatore diretto della politica previdenziale e assistenziale del Paese con 100 miliardi di euro di fiscalità generale annualmente trasferiti all’INPS – il potere di ultima istanza sulla fiducia all’Organo di gestione. La problematica politica vera della riforma della governance dell’INPS e dell’INAIL ruota tutta intorno a questo punto.
Giuseppe Beato.
Le tre proposte di legge – clicca qui
Dal casellario dei pensionati dell’INPS al 31 dicembre 2012 è possibile desumere il numero delle pensioni in pagamento per le varie fasce di reddito – corrispondenti a multipli della pensione minima – e l’importo di spesa pensionistica complessivo per ciascuna fascia di reddito. Presentiamo due tabelle, quella originale INPS e un’altra meglio leggibile, con gli importi in questione. Emergono le seguenti evidenze:
Dati INPS – Casellario pensioni
Classi di reddito delle pensioni 2012
Il Presidente del Consiglio Renzi, nel discorso per la fiducia alle Camere, non ha speso una parola sull’argomento pensioni. Eppure si é in presenza di una spesa globale previdenziale nell’ordine dei 250 miliardi annui, ricadente per parte prevalente sulla contribuzione obbligatoria e per una parte non marginale sulla fiscalità generale. Il problema della sostenibilità del sistema pensionistico non è affatto risolto, come non è risolto il tema della capacità delle pensioni future di garantire un tenore di vita adeguato e che possa avvicinarsi a quello fino ad oggi goduto da coloro ai quali è stata liquidata la pensione con il sistema retributivo. Continua a leggere
Convegno tenutosi in Direzione generale INAIL il 16 febbraio 2014, con la partecipazione di Angeletti, Damiano, Sacconi, Di Gioia, Proietti.
CONVEGNO SU GOVERNANCE INPS e INAIL FEB 2014.
Uno delle poche apprezzabili conseguenze del ciclone politico che avvolge in questi giorni la Presidenza di Antonio MASTRAPASQUA all’INPS sta nell’aver rilanciato il dibattito e la necessità stringente di riformare il sistema di governance dell’Istituto (e dell’INAIL). Continua a leggere
Riprendiamo qui sotto integralmente un intervento di Tito Boeri e Luigi Guiso, pubblicato sulla Voce.info a proposito della perdurante latitanza dello Stato ad istituire un valido servizio di informazione ai cittadini sull’entità della propria pensione futura. Si tratta di utilizzare il sistema informatico dell’INPS – ma non solo, perché é necessario anche un indispensabile lavoro professionale agli sportelli con il pubblico – per simulare, a legislazione vigente, quello che sarà il possibile trattamento di pensione di vecchiaia. In tempi ormai andati di bagordi finanziari, le pensioni, percepite magari a 57 anni di età, venivano calcolate col sistema retributivo, costituivano una garanzia futura anche per chi aveva all’epoca 40 o 50 anni, per cui non era necessario informarsi sul trattamento futuro. Oggi invece è ormai sulla scena la generazione dei nati dopo il 1970, per la quale il futuro non è affatto garantito. Questa generazione ha il diritto di conoscere, come singoli, quale sarà il proprio futuro economico. Nell’articolo di Boeri si parla giustamente di “patto generazionale corrotto”, di “ignavia di Stato”, di “scuse” avanzate dal Governo per evitare una cosa molto semplice e facilmente prevedibile: che un’intera generazione di quarantenni scopra presto sulla propria pelle che le sue pensioni future saranno al limite della sussistenza e che, quindi, proponga con violenza una questione di disparità di trattamento fra generazioni. Ma le esitazioni e i rinvii non servono a nulla: la partita delle pensioni, della loro sostenibilità e del trade off fra sostenibilità e trattamenti minimi dignitosi è ancora tutta da giocare.
Tito Boeri & Luigi Guiso – Ignavia di Stato
Avevamo promesso di pubblicare sul nostro sito gli atti del Convegno organizzato da Università BOCCONI e DEUTSCHE BANK sugli STATI GENERALI DELLE PENSIONI – vedi qui – lo scorso 28 novembre 2013. Siamo oggi in grado di fornire solo alcuni “spezzoni” delle dichiarazioni rilasciate dai partecipanti al Convegno, nonché le slide presentate da due di questi ultimi. In un momento, “momento” lungo vent’anni, in cui la chiarezza sull’universo pensioni è ben lungi dall’essere stata fatta, le semplici dichiarazioni di soggetti autorevoli può da sola dare il senso dell’orientamento attuale in materia delle grandi forze politiche, sindacali ed economiche. Così, il Presidente INPS MASTRAPASQUA ha sottolineato che, pur valida la direzione delle ultime riforme, tuttavia la salute del sistema passa comunque dalla salute del mondo del lavoro che sostiene la previdenza pubblica con la contribuzione – vedi qui sintesi sommaria. Il Ministro del Lavoro GIOVANNINI ha parlato di “flessibilizzazione contributiva –vedi qui– intesa come supporto dello Stato a quelle posizioni contributive di giovani con carriere lavorative frammentate. Il Ministro si è anche interrogato sulla possibilità di rendere obbligatoria la “seconda gamba” della pensionistica complementare. Il Segretario della CISL BONANNI aderisce entusiasta a questa idea – si veda qui. Fra tutti i soggetti presenti agli “Stati generali”, la presenza “forte” è quella della Deutsche Bank che dichiara esplicitamente “la grande attenzione di D.B. verso il sistema previdenziale, per rispondere al meglio alle esistenze dei nostri clienti” – vedi qui. Alleghiamo infine le slide dei professori Sergio Paci e Vincenzo Galasso, ambedue dimostrative dell’importanza della previdenza complementare, pure con l’ammissione del prof Paci sulla “ridotta adesione delle fasce più deboli:giovani,donne,piccole e medie imprese,mezzogiorno“. Come dire che la maggioranza di chi potenzialmente costituirebbe il polmone e il maggiore beneficiario della previdenza complementare non riesce e non può sobbarcarsi un onere aggiuntivo in situazione di bassi salari ed alta contribuzione obbligatoria.
Noi continuiamo a credere che la cosiddeta “prima gamba” del sistema previdenziale in realtà…siano due: quella derivante dalla contribuzione obbligatoria a carico di datori di lavoro e dipendenti e quella finanziata dalla fiscalità generale, cioè dalle imposte. Fino a quando non si farà chiarezza sui confini fra “previdenza” (intesa come prestazioni basate sulla sola contribuzione) e “assistenza” (intesa come erogazione di prestazioni finanziarie periodiche a carico delle imposte) non si uscirà fuori dal ginepraio logico-concettuale – meglio forse dire “colpevole confusione” – che avvolge i criteri con quali viene oggi sostenuta la previdenza pubblica e domani si può concepire un diverso modo che coniughi “sostenibilità del sistema” e “pensioni di vecchiaia adeguate”. La previdenza complementare, cosa utile in sé, non può comunque surrogare i limiti di un sistema pubblico ad alta intensità di contribuzione, incapace nel futuro di garantire livelli prestazionali adeguati. La soluzione di questo problema epocale va ricercata, nel contesto di sistema pubblico, in un prudente mix fra fiscalità generale di base e contribuzione previdenziale individuale, come già realizzato in altri Paesi europei.
Si presenta qui di seguito la Relazione al Parlamento, così come predisposta dal Magistrato addetto al controllo della Gestione INPS e deliberata dalla Sezione controllo Enti della Corte dei Conti. Con riserva di ritornare come Associazione Etica pubblica sulla problematica dei conti previdenziali e sugli apporti della fiscalità generale al finanziamento della spesa previdenziale pubblica, può essere illuminante, per chi sia un po’ addentro nell’intricata materia dei bilanci pubblici, osservare attentamente il contenuto della pagina 128 della relazione in questione.
La materia previdenziale è come un grande iceberg, la conoscenza delle cui parti sommerse è preclusa ai più. Un fatto tuttavia emerge con chiarezza: il problema della sostenibilità e degli equilibri del sistema – di medio ma anche di breve periodo – non è affatto risolto: la polemica in corso nei confronti delle “pensioni d’oro”, ad esempio, è solo una punta, irrilevante, dell’iceberg della sostenibilità del sistema. In questa situazione di incertezza, un convegno di studio denominato “STATI GENERALI DELLA PREVIDENZA” -28 novembre 2013 a MILANO – organizzato dall’Università Bocconi e dalla Deutsche Bank, con la partecipazione del Ministro del Lavoro, del Presidente dell’INPS e del Segretario generale della CISL, desta qualche preoccupazione. Nel dibattito disinformato in corso si insinua…..la Deutsche Bank!! Ohibò! Un empito di caritatevole attenzione? Oppure il materializzarsi di un player capace di orientare i destini della previdenza italiana verso la sua depubblicizzazione?
STATI GENERALI DELLE PENSIONI – Univ. Bocconi MILANO 20 NOV 2013