Piccolo dibattito sulle tesi Bocconi: intervento di dirigenti pubblici.

LA PA che NON vogliamo copia

Il nostro “resoconto” sui contenuti emersi nel convegno organizzato dall’Università Bocconi   su “LA PA che Vogliamo” (clicca qui) ha sollecitato un piccolo dibattito. Pubblichiamo di seguito i punti di vista di tre dirigenti pubblici – soggetti quindi ben “informati” sul tema – dal taglio non “schierato” come quello del nostro resoconto, ma utilmente “dialogante”. Chiunque volesse partecipare al dibattito su “ruolo, status e riforma della dirigenza pubblica in Italia” potrà inviare il suo punto di vista argomentato all’indirizzo  eticapa2014@gmail.com    

Sarà garantito l’anonimato oppure, ove autorizzati, sarà citato l’autore.

 Personalmente ho avuto modo di partecipare in un’ occasione.

Università Bocconi di Milano – La PA che vogliamo.

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L’Università Bocconi di Milano rinnova ormai da quattro anni il suo appuntamento con un convegno che denomina sempre allo stesso modo: La PA che vogliamo. Avvertendo il lettore che noi di Nuova Etica Pubblica la pubblica amministrazione non la vogliamo così come la immagina la Bocconi, offriamo un riepilogo ragionato e le nostre chiose sui contenuti dell’ultimo convegno tenutosi lo scorso 22 febbraio 2012.

 Convegno all’Università BOCCONI 22 FEBBRAIO 2016

Eugenio Schlitzer – Trasparenza e contrasto della corruzione

Schlitzer

Estraiamo dall’ultimo numero della nostra rivista (“Nuova Etica pubblica” del dicembre 2015), il testo – scritto dall’autore – dell’intervento del Procuratore generale aggiunto della Corte dei Conti, dr. Eugenio Francesco Schlitzer – componente del Comitato Scientifico della nostra Associazione – al nostro convegno dello scorso ottobre  su “La trasparenza e il contrasto della corruzione”. Dalla rassegna delle tematiche legislative e dottrinarie in campo emerge il punto di vista, non solo dello studioso, ma anche del Magistrato che opera quotidianamente sul campo.

 Trasparenza e contrasto della corruzione E. Schlitzer

Un milione e mezzo di procedimenti penali prescritti in 10 anni.

Procediemtni cancellati

Secondo i dati elaborati dagli uffici del Ministero di Giustizia – vedi qui sopra – sono 1.468.220 i procedimenti giudiziari penali incorsi nella prescrizione nel decennio 2005-2014, dei quali n. 132.296 nel solo anno 2014. Il fenomeno discende direttamente dal dettato dell’articolo 6, comma1, della legge 5 dicembre 2005, n. 251 (cosiddetta “legge Cirielli” – vedi). I reati maggiormente “graziati” dalla contrazione dei termini della prescrizione furono e sono quelli contro la Pubblica Amministrazione, primo fra i quali il reato di corruzione. Superfluo qualunque commento in ordine alla “lotta alla corruzione”: meglio di noi Giovanni Legnini, Vice Presidente del Consiglio superiore della Magistratura, nell’intervista a “La Repubblica” dello scorso 13 febbraio 2016, che qui sotto riproduciamo. Nell’intervista viene trattato un altro punto dolente del funzionamento della macchina pubblica in Italia: la produttività dei Magistrati.

 Lanciammo l’allarme 8 mesi fa ora si approvi subito la riforma

Anticorruzione: la lingua specchio dei costumi.

Crusca accademia

Perché nel vocabolario italiano non esiste  una traduzione corretta e fedele dei termini inglesi whistleblower e accountability? L’articolo di Peter Gomez ci aiuta a comprenderne il motivo….il vincolo strettissimo con la problematica dei costumi e della corruzione in Italia emerge con chiarezza!

Corruzione all’italiana: due parole che non esistono – da “il Fatto quotidiano.it”

Trasparency: la classifica internazionale 2015 sulla corruzione percepita.

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Puntuale come una purga per le persone oneste arriva la classifica del 2015 sulla corruzione percepita (vedi qui la “cerimonia” di presentazione del rapporto – clicca qui dal Corriere.it per vedere anche la classifica interattiva). L’Italia si colloca al 61imo posto nel mondo e al penultimo in Europa, dopo Grecia e Romania.

VEDI QUI LA CLASSIFICA

I quarant’anni de “La Repubblica” – Una certa idea dell’Italia.

Logo di La Repubblica

Fa una strana sensazione sentire dal nuovo direttore Mario Calabresi che egli lesse il primo numero de “La Repubblica” quando aveva otto anni, in occasione della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Altri, come chi scrive, erano presenti al teatro Eliseo di Roma nel dicembre 1975 quando Eugenio Scalfari annunziò ufficialmente la nascita di un nuovo quotidiano “che non si sarebbe occupato di sport“….Al di là delle convinzioni politiche di ciascuno, é inconfutabile che questo giornale, come del resto altri quotidiani storici, abbia accompagnato e per certi versi segnato la storia civile del nostro Paese. Ci pare un buon motivo per dare conto del commiato di Ezio Mauro da direttore, apparso ieri. E’ intitolato: “Una certa idea dell’Italia“, con chiaro ed esplicito riferimento al pensiero di Piero Gobetti.  Come tale, merita un posto nella nostra rassegna del “pensiero degli Italiani sù sé stessi” e sulla loro storia come comunità nazionale.

  Una certa idea dell’Italia

MalaPa – Mazzette al teatro Petruzzelli di Bari.

mazzette

Quella riprodotta nel filmato della Polizia di Stato – clicca qui –  diffuso sul sito de La Repubblica non è una scena del film “Quo vado?” ma realtà: sono raffigurati un “rappresentante” di un’impresa appaltatrice di spettacoli di balletto nell’atto di trasferire al direttore amministrativo della Fondazione Petruzzelli di Bari una tranche della mazzetta di 20.000 euro per la quale la Procura della Repubblica di Bari ha operato la scorsa settimana 5 arresti.

Piccola domanda: quante sono le scene consimili che si ripetono nell’Amministrazione pubblica italiana? Molte sicuramente, vista la collocazione dell’Italia nella classifica mondiale della corruzione (clicca qui)….allora è giusto farsi qualche domanda in relazione alla capacità delle pubbliche amministrazioni di generare anticorpi validi prima dell’intervento della Magistratura, che da sola non potrà mai limitare il fenomeno. Noi di Nuova Etica Pubblica abbiamo dedicato un numero speciale della nostra rivista on line su questo tema (clicca qui) e siamo convinti che sono due gli strumenti utili, se non per debellare, sicuramente per circoscrivere la corruzione dilagante negli uffici pubblici: il ripristino di un sistema di controlli amministrativi di legittimità (vedi qui) e l’utilizzo effettivo dei whistleblower (vedi qui ). Così come sono organizzate oggi, la gran parte delle 10.000 pubbliche amministrazioni italiane sono come una persona che la mattina uscendo di casa lasci la porta aperta: diventa facile entrare e rubare.

Gianfranco Rebora – Un progetto di transizione delle Pubbliche amministrazioni da qui all’anno 2020.

Rebora

Riproponiamo il Liuc paper n. 260 del novembre 2012, scritto dal prof. Gianfranco Rebora della Libera Università Cattaneo di Castellanza, nonché componente del Comitato scientifico della nostra Associazione, su un progetto di transizione delle pubbliche amministrazioni nell’orizzonte 2020.

Partendo dalla constatazione, ormai pacificamente condivisa da tutti, del mancato successo del ciclo di riforme nel ventennio 1990-2010, l’autore  proponeva un esame critico dei limiti degli strumenti fin qui usati e, a seguire, un quadro generale di interventi necessari per un vero rinnovamento delle pubbliche amministrazioni di qui all’anno 2020. E’ sufficiente la sola idea di una prospettiva pluriennale necessaria per favorire il rinnovamento della Pa italiana ad accreditare questo studio come contributo serio ed approfondito alla pluridecennale vicenda ancora in corso.

Gianfranco Rebora – TRASFORMARE LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

Quadro di sintesi

 

Corruzione in Italia, una gramigna sempre vigorosa

Riproduciamo una notizia e un editoriale tratti da La Repubblica: la notizia è di Carlo Rivolta (clicca qui) e si riferisce allo scandalo degli appalti aggiudicati al massimo ribasso dallo IACP di Frosinone, in cui sono coinvolti politici e imprenditori del luogo e la famiglia mafiosa dei Cuntrera.

Il fondo di Andrea Barbato – “l’Italia degli scandali(clicca qui) – ci parla di “un’Italia già tanto travagliata“, dove é difficile “mettere all’ordine del giorno la questione morale“, dove “a sgretolare ogni giorno l’autorità di chi amministra lo Stato é la cronaca invadente degli scandali” dove “si ha l’impressione che questo nodo sia diventato il più grave e il più urgente da sciogliere, trascinato come un’eredità pesante da un governo all’altro

….dimenticavamo un piccolo particolare…questi due articoli non sono di quest’anno, ma del 14 gennaio 1976, anno I, n. 1 de “La Repubblica”……..passano le guerre mondiali e quelle fredde, passano il fascismo, le prime e le seconde repubbliche, ma noi alle nostre tradizioni ci teniamo.

Transparency International: statistiche sui livelli di corruzione mondiale

Trasparency international

L’Associazione internazionale contro la corruzione Transparency International elabora ogni anno una classifica mondiale misurando il livello di corruzione percepita in ogni paese.  Presentiamo il  documento 2008 e l’aggiornamento dell’anno 2013.

 Classifica 2013_Trasparency international.

2013 Brochure completa.

Formazione, composizione e funzionamento del Governo della Repubblica.

Palazzo Chigi

Riportiamo una serie di slide sintetiche sulla formazione, copmposizione e funzionamento del governo della Repubblica così come attualmente normato.

 Il Governo della Repubblica italiana

Assenze per malattia dei lavoratori pubblici e privati.

logo inps

L’Osservatorio statistico dell’INPS sulla certificazione di malattia ha fornito diverse informazioni sulla dimensione del fenomeno – si veda l’articolo pubblicato su “La Repubblica” dello scorso 26 novembre. Fra le informazioni acquisite, meritano attenzione sopratutto queste due: a) quasi un terzo dei malesseri si concentrano nella giornata del lunedì (fenomeno palpabile per chi vive a Roma in relazione allo scarso traffico generalmente esistente in tale giornata); b) Il numero medio di giorni  assenza medio di malattia di un lavoratore pubblico (10,5 gg.) é doppio di quelli di un lavoratore privato (5,67). Così é.

 Le malattie dei lavoratori – La Repubblica 26 novembre 2015

Toh!!!…A chi si affida Renzi per salvare Roma? A un dirigente pubblico di carriera.

Expo 2015: Advisory board Ocse con Cantone e Sala

C’è un particolare dimenticato, che invece è l’elemento più significativo della scelta di Francesco Tronca, lo scorso anno a “tutor” dell’EXPO 2015, oggi a Commissario di Roma Capitale e che i “giornaloni” si guardano bene dal sottolineare: al di là della sua importante storia personale (fra l’altro, nato a Palermo, Prefetto di Milano, ora Commissario a Roma é una bella sintesi del concetto di unità d’Italia), egli non arriva da Marte, ma dai ruoli dei dirigenti pubblici di carriera: Continua a leggere

La tutela del dipendente che segnala illeciti – Whistleblower

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Quante Amministrazioni pubbliche conoscono ed attuano la direttiva dell’ANAC sul Whistleblower – qui più precisamente indicato come “dipendente che segnala illeciti“?

All’obbligo per l’impiegato pubblico – sancito dall’articolo 8 del Codice di comportamento di dipendenti pubblici (D.P.R. n 62 del 2013 – vedi) – di “segnalare al proprio superiore gerarchico eventuali situazioni di illecito nell’amministrazione di cui sia venuto a conoscenza“, corrisponde la condotta richiesta all’amministrazione pubblica dall’articolo 54bis del d.lgs. n 165/2001 (vedi qui) che recita fra l’altro: “il pubblico dipendente che denuncia all’autorità giudiziaria o alla Corte dei conti, ovvero riferisce al proprio superiore gerarchico condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia”.

 

La pubbliche amministrazioni devono (dovrebbero) conformarsi agli obblighi e alle modalità di azione previsti dalla Determinazione n 6 del 28 aprile 2015 che qui sotto riproduciamo.

 ANAC – Det. n.6 del 28.04.2015

 

MalaPA – come arginare la disonestà.

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Le notizie che provengono dalla Magistratura sui casi dei dipendenti del Comune di Sanremo (vedi qui), sull’ANAS (vedi qui) e sull’INPS (pagamento incentivi – vedi qui) si prestano poco ai distinguo: forse, ci si può chiedere quanto fosse esteso il malaffare nella dirigenza ANAS, tutte da vedere e da inquadrare le notizie riguardanti gli ispettori INPS. Ma, indubbiamente, nel polverone che ormai non risparmia nessuno, la vergogna è tanta per i tanti onesti che pure pervicacemente continuano ad esserci e ad operare.

Sono notizie dirompenti non solo in sé, ma anche per il modo protervo in cui le persone indagate sembrano aver operato per anni.

Fatti di questo genere tolgono argomenti a chi come noi  crede ancora nel valore e nella necessità di una differenziazione nella gestione dei servizi pubblici rispetto alle imprese private, giustificata dalla diversità della natura delle attività svolte. Bisogna essere “all’altezza” dei privilegi che la società concede: uno su tutti per gli impiegati pubblici: la maggiore sicurezza della conservazione del posto di lavoro e l’essere fuori da logiche di riassestamento del personale in termini di migliaia di esuberi, ai quali tutto il mondo del lavoro privato è periodicamente soggetto.

I dirigenti e gli impiegati pubblici dovrebbero essere il riferimento etico/civile privilegiato, l’esempio da seguire. Non è uno scenario impossibile o  precluso al nostro popolo: basta guardare ai Carabinieri (o alla gran maggioranza delle Forze dell’Ordine). Invece, siamo ai primi posti nella classifica OCSE della corruzione pubblica ( vedi qui) e la sequela degli scandali che vede protagoniste Amministrazioni pubbliche sembra essere un fiume in piena.

C’è un problema di “rilassamento etico” – ottimamente descritto da Michele Serra ne La Repubblica di ieri riportato qui sotto- che riguarda tutti, non solo i pubblici dipendenti. Ma c’è anche la necessità stringente di una maggiore severità e rigore nella gestione delle Pubbliche amministrazioni (centrali e territoriali, statali e delle autonomie): va attuato un vero sistema di valutazione di Amministrazioni, dirigenti e personale (non la burla in vigore da più di venti anni – vedi qui), vanno ripristinati i controlli successivi esterni sugli atti che in una parte preponderante delle amministrazioni pubbliche sono stati letteralmente smantellati (vedi qui), va introdotta e protetta – al posto delle tante inutili “carte” di piani anticorruzione e per la trasparenza –  la figura del Whistleblower (funzionante in USA e in Gran Bretagna – vedi qui) e vanno pubblicati sui siti internet di ciascuna delle 10.000 amministrazioni pubbliche gli atti di assegnazione degli appalti – tutti gli atti finali ( vedi qui)– perché questo consente di innescare un sistema di controllo sociale che sarebbe un potentissimo disincentivo per gli innumerevoli furbetti che oggi agiscono nell’ombra e al riparo di un sistema inesistente di controlli. Basterebbe poco, ma non si fa.

Analfabetismo etico

Intervista Cantone – Società pubbliche e Titolo V della Costituzione.

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Nell’intervista concessa da Raffaele Cantone – Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione – al direttore de La Repubblica Ezio Mauro la polemica sul limite di utilizzo del contante spostato a 3000 euro ha affievolito l’attenzione su due altre affermazioni a nostro avviso di gravità molto maggiore. Con riguardo alle “società pubbliche” (cosiddette partecipate), Cantone ha affermato che esse sono “il vero disastro per la corruzione in Italia….sono state create come escamotage per trasferire gli affari a questi meccanismi”. Ma l’affermazione più pesante e incisiva di tutte è passata nel disinteresse completo dei più: Cantone ha affermato che “il post-tangentopoli ha prodotto norme che hanno finito per facilitare la corruzione. La più criminogena è la riforma del titolo V della Costituzione che ha spostato la capacità di spesa in zone sottratte al controllo: le rimborsopoli delle Regioni sono frutto di tutto questo”. Raffaele Cantone è uomo attento, preparato e avveduto e ciò trasforma in veri e propri macigni le sue affermazioni: Vedi qui da La Repubblica.it del 19 ottobre il testo integrale dell’intervista. 

Registriamo che le affermazioni del Presidente dell’anti-corruzione corrispondono – diremmo al 100%  – a quanto noi sosteniamo da sempre come Associazione da questo sito in ordine alle società partecipate (vera e propria “para-amministrazione” pubblica, in parte cospicua sottratte a qualunque controllo pubblico) e al vero e proprio smantellamento dei controlli esterni operato dall’abrogazione degli articoli 125 e 130 della Carta costituzionale vera, cioè quella scritta dai Padri costituenti nel 1946.

Chi voglia approfondire queste tematiche potrà cliccare su:

Lo scandalo delle società partecipate.

Lo scandalo Romafia.

Roma mafia – Tre questioni di natura amministrativa.

Il sistema dei controlli di regolarità amministrativo contabile di Regioni e Comuni.

Reati contro la Pubblica amministrazione – Relazione Eures: aumento esponenziale della corruzione a Roma.

ROMA LUPA

L’ EU.R.E.S, centro di ricerche economiche e sociali, ha pubblicato oggi un rapporto sui “Profili e dinamiche della corruzione a Roma e nel Lazio– clicca qui per leggere il rapporto.

Risultano commessi nello scorso anno 2014   3.828  i reati contro la PA: Denunciate/arrestate, n 9.691 persone. I reati censiti nello stesso anno 2014 sono così distribuiti territorialmente:

Nord: 25,7 % del totale nazionale,

Centro: 18,5 % del totale nazionale,

Sud: 55,9 % del totale nazionale.

Nella sola Provincia di Roma, i reati contro la Pubblica Amministrazione sono aumentati dall’anno 2009 al 2014 dell’84%, mentre risulta costante nel periodo la frequenza rilevata nelle alte province. Sempre nella provincia di Roma, é  il reato di corruzione “in senso stretto” a registrare, sempre a Roma e provincia, il picco più alto di incremento: un aumento del 422% dal 2009 (a fronte di un aumento medio del 113% in Italia). Seguono in graduatoria i reati di “abuso d’ufficio“, “peculato” e “omissione o rifiuto di atti d’ufficio“.

Vedi anche il commento dell’ ANSA 16 ottobre 2016 – dal 2009 corruzione quadruplicata a Roma.

Di nostro aggiungiamo, da romani quali siamo, che il fenomeno corruzione non può essere più ascritto ai soli “politici”, ma che si registra una preoccupante faglia di pervasività di  comportamenti immorali nel cuore della società civile …….allora diciamo pure: per essere Capitale d’Italia non basta essere pronipoti di Romolo e Remo: bisogna meritarselo.

Investimenti pubblici nei Paesi OCSE e in Italia.

OCSE

Il recentissimo “Government at a glance 2015” – vedi qui – recante i dati sulle attività pubbliche dei Paesi aderenti, contiene fra le moltissime informazioni anche i dati relativi agli investimenti pubblici (pagine 135 e segg). Evidenziamo qui le tabelle relative alle percentuali degli investimenti pubblici sul Pil nazionale e le percentuali di investimenti pubblici sul totale della spesa pubblica nell’anno 2013. La percentuale media OCSE di ciascuno dei due indicatori é il 13% del PIL per il primo, e il 29% del tonale della spesa pubblica per il secondo. In tutti e due gli indicatori i sistemi pubblici che più investono sono quelli dell’Olanda, della Corea del Sud, della Finlandia della Svezia e del Giappone.

E l’Italia? Il nostro Paese si colloca al settultimo posto per la percentuale sul PIL – 10,7% e al terzultimo posto, davanti a Portogallo e Grecia, per la percentuale – 20,9% – sul totale della spesa pubblica. Sono dati che colpiscono in tutta la loro evidenza. Se poi avviciniamo questi dati alle posizioni dell’Italia nella classifica della corruzione – vedi qui l’allegato-Italia-2014 della relazione della Commissione europea sulla lotta alla corruzione – diventa egualmente intuitivo valutare la qualità della scarsa spesa destinata agli investimenti pubblici.

Un’ultima annotazione che va data senza ulteriori commenti: la stessa tabella OCSE sugli investimenti pubblici – vedila qui sotto – indica l’Italia come uno dei Paesi in cui è maggiore la quota di investimenti gestiti a livello locale. Questo il dato.

 Investimenti pubblci da governement at a glance 2015

La Governance negli Enti locali, un problema irrisolto.

ITALIA

“Amministrazioni parallele”:  questo il modo di raffigurare la pubblica amministrazione italiana utilizzato dallo storico Guido Melis nel suo indimenticato saggio del 1988 (vedi qui “Due modelli di Amministrazione fra liberalismo e fascismo): era la fotografia di un Paese che non riusciva, dall’Unità d’Italia in avanti, a configurare un modello omogeneo di governance degli uffici pubblici  condiviso da tutti – politica, operatori dell’Amministrazione pubblica e cittadini. Continua a leggere