I destini del FORMEZ e la pubblica Amministrazione del Meridione.

FORMEZ

Nel momento in cui il dibattito sulla condizione dell’Italia meridionale ritorna all’attenzione dei più – vedi qui Rapporto SVIMEZ 2015 sul Mezzogiorno d’Italia ,  continua a sfuggire all’attenzione della politica la circostanza fondamentale secondo cui l’efficienza della Pubblica Amministrazione è condizione primaria perché possa essere avviata una qualunque politica pubblica nazionale per la risoluzione dei mille problemi sociali ed economici che la metà del nostro Paese ancora incontra sul suo commino. In questa ottica, lo smantellamento in corso di FormezPA previsto dall’articolo 20 del DL n 90/2014 in Legge n 114/2014  – vedi – costituisce la peggiore risposta che si possa dare. Formez PA è – in termini di conoscenze, relazioni e processi di sviluppo – un punto di riferimento consolidato per centinaia di amministrazioni pubbliche.

Invitiamo pertanto tutti a firmare la petizione che chiede lo “STOP ALLA CHIUSURA DELLA SEDE DI NAPOLI DI FORMEZPA

clicca qui per conoscere i termini della questione e per FIRMARE LA PETIZIONE.

L’Italia dell’Alitalia – il riepilogo di una storiaccia e una possibile morale.

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La recente condanna penale di Franceso Mengozzi, ad di Alitalia dal 2001 al 2004 e di Giancarlo CIMOLI, Presidente e ad dal 2004 al 2008 – vedi qui – rispettivamente a 5 e 8 anni di reclusione e al risarcimento alle parti civili di 355 milioni di euro derivanti dal reato di bancarotta induce a qualche riflessione su una parte di storia industriale del nostro Paese.

Va ricordata, innanzi tutto, la natura giuridica “bifronte” che ha avuto Alitalia, la sua dirigenza e il suo personale fino al 2008, quando è fallita: azienda formalmente privata, ma  pienamente in mano pubblica (azionista unico il MEF), una “partecipata” si dice oggi. Questa modalità di governance – che ebbe momenti di vera “gloria” nell’IRI di Alberto Beneduce e nei tre decenni successivi alla seconda guerra mondiale – entrò in crisi profonda negli anni ’80, quando i vecchi “enti pubblici economici” che la componevano divennero terreno di caccia di vere e proprie scorribande politiche, nonché collettori di tangenti e di malaffare. Le privatizzazioni degli anni ’90 e la modifica della loro natura giudica in “aziende private” di proprietà dello Stato non mutò in molti casi la sostanza di queste storture: rimase nel management, nei sindacati, nel personale e, naturalmente, nei politici l’idea di fondo che le risorse dello Stato avrebbero comunque garantito la sopravvivenza dell’azienda, delle sue storture organizzative e dei suoi privilegi (vedi in questo senso l’illuminante ricostruzione di Alberto Statera su “La Repubblica” del 30 sett 2015 e un’altra completa ricostruzione dell’epoca sulla cattiva gestione pubblica – vedi qui). Con la proterva sicurezza di tutti i players all’epoca in campo che “oggi va bene così” e al domani ci avrebbe comunque pensato qualcun altro. Il risultato, a tutto il 2008 – anno del fallimento  – fu un costo per l’erario di 13 miliardi di euro – fra capitalizzazioni e debiti ripianati – dall’anno 1989 in cui fu quotata in borsa fino al 2007, un deficit da ripianare a tutto il 2008 di 3 miliardi di Euro (sui quali la Procura ella Corte dei Conti – non a caso giudice patrimoniale e contabile delle società private finanziate dallo Stato – ha instaurato nel 2013 causa per danno erariale – vedi qui), 7000 esuberi su 20.000 dipendenti dell’epoca, tradottisi in spesa aggiuntiva per ammortizzatori sociali per circa 1,2 miliardi di euro (vedi articolo di Tito Boeri su La Repubblica.it del 2 gen 2009).

I fatti successivi sono noti: 1) nel 2008, rottura del patto con Air France KLM – già approvato dal cda – col quale quest’ultima si accollava tutti i debiti dell’azienda e prevedeva solo 1.300 esuberi attraverso un piano che non rinunciava alle rotte intercontinentali, come poi avvenuto, ma puntava a un’integrazione delle tre “case madri” su un programma di presenza globale su tutte le rotte internazionali;  2) difesa “dell’italianità” di Alitalia attraverso la costituzione di un’azienda privata – La CAI Alitalia – affidata a imprenditori privati “patrioti” guidati da Roberto Colannino,Giancarlo Elia Valori, Salvatore Ligresti, Francesco Bellavista Caltagirone, Emilio Riva, con acquisizione di tutte le risorse della vecchia Alitalia, che fu lasciata fallire (vedi su queste vicende gli articoli de La voce.info) ; 3) misero fallimento della vicenda CAI – vedi riepilogo nell’articolo di Oscar Giannino del 14 apr 2014 –  conclusosi con la cessione nel 2014 del 49% della proprietà alla Ethiad, compagnia degli emirati arabi con sede ad Abu Dabhi. Con buona pace dell”italianità” sbandierata 5 anni prima.

Recitano in questo dramma trentennale troppe figure di dirigenti pubblico/privati di primo piano perché ciò non faccia sorgere seri dubbi sulla qualità complessiva di un’intera generazione di top manager ( come non ricordare i casi Parmalat, Cirio e la stessa FIAT, sull’orlo del fallimento prima dell’arrivo dall’italo-canadese Marchionne). Ne escono malissimo anche i sindacati, persi nella difesa dell’esistente, senza “se” e senza “ma”. Domina su tutto una politica miope, che punta su personaggi impresentabili (Giancarlo Cimoli, quando fu nominato  a.d. Alitalia, era reduce da una pessima gestione delle Ferrovie dello Stato). Tuttavia, l’aspetto più significativo di questa, come di altre vicende consimili, ci pare il continuo colludere fra politici e manager di fiducia, con un incrocio di patti nascosti e di favori che tutto hanno garantito, fuorché la tutela dell’interesse generale del Paese. Ci pare necessario evidenziare questo aspetto in un frangente nel quale il “modello ideale” del manager pubblico  viene proposto  da troppi critici come fedele riproduzione del manager privato (vedi qui di Carlo Mochi Sismondi “Una dirigenza a rischio?”), legato al suo “capo” solo da legami fiduciari e portatore di sole “capacità manageriali“. Invece, proprio la storia di tanti manager “bifronte” pubblici/privati ci dovrebbe insegnare che un legame  politica/dirigente basato sul solo rapporto fiduciario si traduce quasi sempre nelle aziende pubbliche (oppure private ma di proprietà pubblica) nell’affievolimento dei meccanismi di garanzia della tutela dell’interesse generale della collettività.

La riproposizione – su cui sempre insistiamo – del modello di una dirigenza di carriera come schema ineludibile di salvaguardia e garanzia degli interessi della collettività, tuttavia, non esime – ci pare-  la dirigenza pubblica italiana da alcune severe autocritiche: esce vergine la dirigenza pubblica di carriera dalle tante brutte storie di quest’Italia della seconda Repubblica? Sicuramente no: anche a prescindere da singoli fatti eclatanti di malaPA emersi negli anni, il dato forte che emerge è che la dirigenza pubblica è stata in questi vent’anni assente e silente nel suo complesso rispetto agli eventi che si susseguivano, in ciò rinunciando a quel dovere di testimonianza, di critica e di propositività che attiene a un ceto dirigente che voglia qualificarsi come tale. La dirigenza pubblica non ha fatto sentire la sua voce, come uno dei ceti dirigenti del Paese. Forse i singoli si sono adagiati anch’essi sulla mera salvaguardia del personale e dell’esistente, senza ritenere necessaria e imprescindibile l’espressione comune di un pensiero su ciò che è giusto per il Paese e per la sua Pubblica Amministrazione. Forse in parecchi sono stati troppo distratti dalle proprie vicende personali e dai problemi del “giorno per giorno” per essere poi in grado di far sentire la propria voce in modo unitario come ceto dirigente. Questo ci pare il vero errore. E, nei fatti storici come nella vita,  gli errori alla lunga si pagano sempre e in modo spesso salato.

Giuseppe Beato

Massimo Cacciari – La formazione della élite burocratica.

cacciari

Sul numero de “L’Espresso” della scorsa settimana é comparso un articolo di Massimo Cacciari, che riproduciamo qui sotto, nel quale si fa una preciso e continuato richiamo ai canoni de “Il Principe” di Machiavelli (chissà, magari per vellicare l’orgoglio dell’altro fiorentino oggi al potere) e per sostenere che un “capo nuovo”,  che voglia effettivamente costruire una sua leadership, non può affidarsi solo ai suoi uomini fedeli. E’ necessario che egli, coraggiosamente, selezioni “burocrazie intelligenti, motivate e relativamente autonome rispetto ai tempi e alle scadenze dell’azione politica“. “E’ l’equilibrio fra élite politica ed élite burocratica a decidere la qualità dello Stato”.

Il pensiero di Cacciari può essere facilmente accostato a quello di Giuseppe De Rita – vedi qui.

 Massimo Cacciari- Se un leader ha paura di quelli bravi

L’agenda digitale del Governo Renzi

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Il Governo Renzi si sta dimostrando particolarmente attivo nel campo dell’informatica digitale. Ne sono prova, non solo le previsioni presenti all’articolo 1 della legge delega del pubblico impiego (che tuttavia appartengono sempre alla categoria della “legge come annuncio” della  “legge- buone intenzioni” di cui notoriamente è lastricata la via dell’inferno) Continua a leggere

Evviva! Roma capitale é prima in qualcosa. Spesa per i rifiuti.

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Secondo un’indagine effettuata dall’Associazione Openpolis – vedi qui l’articolo completo – fra le 15 città più grandi d’Italia, Roma ha la spesa pro capite per i rifiuti (€ 303 a cittadino) più alta d’Italia, pari a quasi il doppio della media delle 15 città monitorate (€ 164 a cittadino). L’articolo precisa anche, a scanso di equivoci, che i dati di Openbilanci riguardano solamente i bilanci dei Comuni, non includendo quindi eventuali budget di partecipate a cui l’amministrazione affida la gestione dei rifiuti. Sarebbe interessante sapere a questo punto se nella spesa pro capite da loro calcolata per la città di Roma siano incluse o meno le bollette pagate dai cittadini romani direttamente all’AMA…….

In ogni caso per cittadini della Capitale un altro motivo d’orgoglio e di soddisfazione……

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Corte costituzionale – Sentenza n. 178 del 2015 sull’illegittimità del blocco dei contratti dei dipendenti pubblici.

corte costituzionale

E’ stato finalmente pubblicato il testo della Sentenza con la quale la Corte costituzionale ha giudicato come illegittimo il blocco dei contratti dei dipendenti pubblici.

 Sentenza n 178 del 2015 ccnl

Vedi qui anche i commenti sugli impatti sui conti della finanza pubblica della Sentenza in questione.

Emendamenti agli articoli 9 e13 – Regime della dirigenza pubblica – AC 3098

Camera deputati logo

VEDI ORA IL TESTO DEFINITIVAMENTE APPROVATO IN ASSEMBLEA IL 17 LUGLIO 2015 – clicca qui

Presentiamo il testo definitivo – approvato in Commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati il giorno 9 luglio 2015 – degli articoli 9 (regime della dirigenza pubblica), 9-bis (disposizioni in materia di Avvocatura dello Stato), 13 (riordino della disciplina del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche) e 13 bis (delega per la definizione di un nuovo regolamento di procedura dei giudizi innanzi alla Corte dei Conti) del disegno di legge Madia – Atto Camera n 3098 – vedi qui – ricostruito con gli emendamenti approvati –  Confronta qui con il riepilogo dei lavori in Commissione.  Il testo è ora pronto per l’esame dell’Assemblea.

  artt 9 e 13 AC 3098 definitivo 1a Commisssione

Vedi anche la ricostruzione degli altri articoli del testo del ddl, con gli emendamenti approvati a tutto il 9 luglio 2015, a cura del sito http://www.serviziparlamentari.com –

AC 3098 Testo definitivo approvato dalla Commissione affari costituzionali 9 luglio 2015

Si noti che, nell’ultima seduta del 9 luglio della Commissione, è stato ritirato lo strampalato emendamento approvato all’articolo 13, comma 1, lettera b) bis , riguardante i diversi punteggi assegnati ai candidati all’assunzione nelle PP.AA. a seconda dell’Ateneo in cui essi si siano laureati. La diversificazione di valori fra un Ateneo e l’altro è principio giusto in sé, ma non si introduce nell’Ordinamento con un emendamento buttato lì all’ultimo momento! Operazioni giuste in sé, ma attuate con superficialità, aprono voragini inaspettate…in questo caso, per esempio, la Bocconi di Milano rideva a crepapelle, pronta com’é a introdurre nei gangli della pubblica amministrazione locale i propri laureati, forgiati sul modello del “dirigente privato” a tempo determinato, con tanti saluti ai principi costituzionali. Non potremo mai seguire gli “insegnamenti” di tale Università fino a quando i suoi Accademici non recuperino il filo di un principio di fondo presente, non solo agli artt. 97 e 98 della nostra Carta costituzionale, ma anche nelle altre Amministrazioni UE.

Forumpa – Riforma del pubblico impiego e ruolo della dirigenza.

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Riproponiamo la registrazione audio del Convegno coordinato dal Consigliere giuridico del Ministero della semplificazione e della Pubblica amministrazione, dr. Bernardo Mattarella, tenutosi il 27 maggio scorso al ForumPa 2015. Continua a leggere

GUIDO MELIS – PERCHE’ ABBIAMO IL PRIMATO DELLA CORRUZIONE

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Riproponiamo l’articolo nella sua intatta attualità.

Guido Melis, professore di Storia delle Istituzioni politiche all’Università la Sapienza, nonché storico della pubblica amministrazione italiana, ci invia un suo scritto, concepito di getto all’apparire degli orribili dati sulla corruzione in Italia – presentati ieri 3 febbraio dalla Commissione europea al Parlamento europeo sulla lotta alla corruzione. Leggi qui: allegato Italia 2014_

La sua sconsolata valutazione individua due fattori di garanzia della legalità che, nel tempo, sono venuti a mancare alle pubbliche amministrazioni: a) I controlli ispettivi; b) i tecnici e gli esperti.

Perchè abbiamo il primato nella corruzione pubblica

Dello stesso tenore – con un ulteriore riferimento allo spoils system – e su una linea di principi coerente nel tempo, il suo intervento alla Camera dei Deputati in occasione del voto di fiducia per la Legge 190/2012

Guido-Melis-Intervento sulla fiducia-Camera-30-ottobre-2012

La Repubblica – una burocrazia con troppi dirigenti pubblici, strapagati e inamovibili.

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La Repubblica – Affari e finanza dello scorso 11 maggio 2015 – entra con vigore nel novero dei grandi quotidiani d’informazione schierati contro la “Burocrazia dei mandarini: una riforma per rottamarli” (titolo dell’articolo). Le argomentazioni sono come sempre accompagnate dal supporto di accattivanti grafici che presentano dati la cui fonte viene citata genericamente (più circostanziati i riferimenti presenti sul sito del ForumPa 2015 – clicca qui). Tre sostanzialmente le affermazioni sulla dirigenza pubblica; a) numero eccessivo dei dirigenti pubblici; b) dirigenti pubblici strapagati; c) inamovibilità dei dirigenti pubblici.

La disinformazione in questi tre ambiti è enorme, anche fra gli studiosi.

Sui punti a) e b) rinviamo alle nostre elaborazioni su  “Retribuzioni medie e rapporto dirigenti/dipendenti nelle Amministrazioni pubbliche italiane” (clicca qui).

Sul punto c) rinviamo al pensiero esposto da Valerio Talamo nel corso del Forum della PA 2014, nel corso del quale dimostrò che lo status del dirigente pubblico, legibus sic stantibus, é quello della “precarietà” e non dell’inamovibilità (clicca qui)   e all’articolo di Antonio Zucaro sui Capi di Gabinetto ministeriali – prevalentemente non dirigenti pubblici, ma magistrati amministrativi – che sono i veri e unici mandarini dell’Amministrazione pubblica (clicca qui)

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Retribuzioni medie e rapporto dirigenti/dipendenti nelle Amministrazioni pubbliche italiane.

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Presentiamo la tabella di sintesi con il rapporto dirigenti amministrativi/dipendenti pubblici nei diversi comparti della Pubblica Amministrazione basata sulla Relazione 2013 sul costo del lavoro pubblico della Corte dei Conti a Sezioni riunite in sede di controllo (vedi qui). Il rapporto complessivo è uno a 54 dipendenti, Continua a leggere

ARCHEOPA – CONFERENZA DELL’ALTA DIRIGENZA STATALE 2003

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Nei giorni 3 – 4 e 5 febbraio 2003 – epoca del 2^ e 3^ Governo Berlusconi durati in carica dal giugno 2001 al maggio 2006 (Ministro degli esteri Franco Frattini, Ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, Ministro della Funzione pubblica Andrea Manzella) – si tenne la prima e finora unica “Conferenza nazionale dell’alta dirigenza statale“, inaugurata alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi.

VEDI QUI L’ELENCO DEGLI INTERVENUTI E LA RELAZIONE DI CIASCUNO

Pubblichiamo gli atti e i video presenti nell’archivio storico di Radio radicale degli interventi a quel convegno, con un senso di impotenza e umiliazione. I protagonisti della politica e dell’Alta Amministrazione sono pressappoco gli stessi, i contenuti gli stessi, stesso il principio-base esternato da tutti “L’Amministrazione pubblica al servizio del cittadino”….e altri 11 anni ad oggi passati invano: l’Amministrazione pubblica ancora un moloch incontrollato che il cittadino non valuta e non può modificare attraverso i propri rappresentanti politici. Dove abbiamo sbagliato?

Per sollevarci un po’ lo spirito segnaliamo fra gli altri l’intervento conclusivo del Premier Silvio Berlusconi il quale, nel contesto di un discorso assolutamente condivisibile (ma, come sempre, mai successivamente declinato nei comportamenti concreti) sul ruolo del dirigente pubblico, invitava la dirigenza presente al Convegno a tenere le riunioni di lavoro in piedi per “preservare i muscoli dei polpacci e mantenersi sani e vitali”. Imperdibile.

Giornata inaugurale – 3 febbraio 2003

Seconda giornata: 4 febbraio 2003 – clicca qui

Giornata conclusiva: 5 febbraio 2003, con intervento Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi – audio qui

Sintesi degli interventi di ERMOLLI, STANCA, D’ORTA, GRILLI, CASSESE, MARINI, MASSOLO, PIANTELLI, SIMI, SAPORITO

 

 

Status e nuovo ruolo del dirigente pubblico – risposta all’editoriale di Mochi Sismondi

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L’editoriale del 29 aprile 2015 di Carlo Mochi Sismondi  (vedi qui) sulla dirigenza pubblica  – tutto sale e pepe – non poteva non provocare in noi  il desiderio di una risposta. Eccola.

Giuseppe Beato

 Un nuovo ruolo per il dirigente pubblico

La riforma della dirigenza pubblica raccontata dal Sole 24 ore

sole 24 ore

Riproduciamo qui sotto l’articolo apparso sul Sole 24 ore lo scorso 27 aprile 2015, a firma di Gianni Trovati, di informativa sull’andamento della discussione in aula Senato del ddl 1577/2014 di riforma della pubblica Amministrazione. E’ ormai chiaro che il punto centrale del disegno di legge, il suo vero nodo, è la riforma del regime della dirigenza, incentrato sull’istituzione dei ruoli unici e sulla “libera” sostituibilità del dirigente pubblico allo scadere dei tre anni di incarico. Nel rinviare alle considerazioni espresse dalla nostra Associazione su queste linee di riforma  (clicca qui), annotiamo qui un approccio del Sole di tipo “neutrale” (né a favore né contro). La pubblica Amministrazione viene vissuta evidentemente come un laboratorio dove ci si può sbizzarrire con gli esperimenti più vari. Grande errore, conseguenze disastrose, invece: disarticolare l’assetto della dirigenza pubblica disegnato dalla Costituzione e inventare un “modello privato” che non esiste né in Francia, né in Germania, né in Gran Bretagna sarà un risultato utile solo per soddisfare provvisoriamente il malessere dell’opinione pubblica. Film già visto, peraltro.

 Il sole 24 ore – 27 aprile 2015

La dirigenza pubblica che vogliamo. Incontro di Nuova Etica Pubblica.

 Eticapa Incontro sula dirigenza e Newsletter n 2/2015

Basta con le valutazioni burla.

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Il servizio di Report del 19 aprile scorso (vedi qui sotto) sulle modalità di valutazione delle performance della dirigenza in alcune Amministrazioni statali, regionali e comunali non ci consente di fare “spallucce”, né di cavarcela con una recriminazione “contro politici, sindacati e media, prevenuti contro la dirigenza pubblica”. Va data un’altra risposta, all’altezza di un ceto che rivendica l’orgoglio di essere “dirigente”. Continua a leggere

Riforma del Titolo V della Costituzione – Stato dei lavori.

LOGO REPUBBLICA

Pubblichiamo il testo elaborato dal Servizio studi della Camera dei deputati in data 26 febbraio 2015, recante lo stato dei lavori parlamentari sul ddl costituzionale n. 2613/2014 di riforma del Titolo V della Carta costituzionale.

 Febbraio 2015 – riforma costituzionale.

Corruzione e dirigenza precaria

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Comincia a farsi strada – nelle pieghe degli articoli di qualche grande Organo di stampa – il concetto costituzionale secondo cui la precarizzazione della dirigenza pubblica attraverso l’esondazione di incarichi a tempo determinato senza concorso e un’applicazione futura dei ruoli unici della dirigenza come anticamera di licenziamenti sia un pericolosissimo “aiuto” all’aumento della corruzione negli appalti pubblici e al predominio della cattiva politica.

Pubblichiamo l’articolo del “Fatto quotidiano ” di ieri 7 aprile 2015 che riprende concetti ben noti a chi frequenta il nostro sito.

Amministrazione clientelare per legge

Comunicato stampa sul ddl Madia – Ass Allievi SSPA, AGDP, Nuova Etica Pubblica

Comunicato_AllieviSna_Agdp_Eticapa_02042015

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Giurisdizione della Corte dei Conti sulle Società partecipate.

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La giurisprudenza della Corte dei Conti ci evidenzia i contenuti del dibattito in corso su un tema decisivo di civiltà giuridica e di legalità generale: la responsabilità degli amministratori delle Società partecipate per i danni procurati al finanziatore pubblico nella propria attività. La Corte, con buona pace dei suoi detrattori, è un presidio sicuro di garanzia per la tenuta delle finanze pubbliche, anche nel contesto del patto di stabilità dell’Unione europea: l’intervento giurisdizionale pubblico è indispensabile per contrastare il pericolo che si producano sacche sempre più vaste di deroga alle norme di garanzia di buona amministrazione del danaro pubblico.

Sul tema è in pieno svolgimento un’approfondita interlocuzione con la Corte di Cassazione, nella sua qualità di giudice della giurisdizione, la quale invece ha più volte affermato il difetto di giurisdizione della Corte dei conti “in ordine all’azione di risarcimento danni subiti da una società a partecipazione pubblica…non essendo in tal caso configurabile, avuto riguardo a l’autonoma personalità giuridica della società, né un rapporto di servizio tra l’agente e l’ente pubblico titolare della partecipazione, quand’anche totalitaria, né un danno direttamente arrecato allo Stato o ad altro Ente pubblico” (si veda per tutte La Sentenza Cass n 7374 del 2013 civile a Sezioni unite difetto giurisdizione Corte dei Conti). In risposta a tale linea interpretativa, La prima sez giurisdizionale centrale della Corte dei Conti – con la sua Sentenza n. 178 del feb 2015  (vedi qui) – sviluppa condivisibili argomentazioni a contrario, tutte incentrate sulla titolarità sostanziale delle risorse finanziarie detenute dalle società partecipate, sugli obblighi nazionali scaturenti dall’articolo 126 del TFUE di Lisbona e, infine, richiamando le stesse linee interpretative adottate dalla Cassazione in ordine agli enti pubblici economici (Sez unite n 19663 del 2003 -vedi), alle società in house (Civile sez. unite n 26283 del 2013 – vedi), all’ANAS (Civile sez unite n 71 del 2014 – vedi): in tutte queste pronunce la Corte di Cassazione ha deciso per la giurisdizione in capo alla Corte dei Conti. Difficile sostenere che per le Società a prevalente partecipazione pubblica possa valere una regola diversa.