L’ Associazione Classi Dirigenti Pa al nostro convegno del 29 gennaio.

Agdp

L’Associazione Classi dirigenti delle Pubbliche amministrazioni (AGDP – vedi sito web) è stata presente al nostro convegno del 29 gennaio scorso sulla “Riforma delle pubbliche amministrazioni” (vedi) ed è intervenuta per voce di un suo Rappresentante, nella persona del dr. Giuseppe Conte. AGDP ha inoltre prodotto un documento di critica alle posizioni espresse da Nuova Etica Pubblica nell’occasione, che pubblichiamo qui volentieri. Pur nella distinzione delle sensibilità in ordine ad alcuni punti, ci paiono comuni e fortemente sentite alcune idee cardine: l’esigenza di dedicare alla riforma delle Pubbliche Amministrazioni  tempi e qualità di intervento molto più attenti di quello che è stato  finora, la centralità dei processi di valutazione nel funzionamento di una Pa veramente al passo con i tempi e con le esigenze dei cittadini, la centralità del problema di una dirigenza autonoma e imparziale. In quest’ultimo senso sono preziosi gli articolati richiami alla giurisprudenza costituzionale presenti nel documento di AGDP, che dovrebbero “fare stato” nella gestione delle Amministrazioni Pubbliche e che, invece, giacciono lì abbondantemente inapplicati e scarsamente rispettati dai vari ceti politici al vertice delle Pubbliche amministrazioni.

AGDP – La Pubblica Amministrazione come asset e non come costo.

Numero dipendenti e costo del lavoro pubblico – Conto annuale RGS 2013

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Nel conto annuale 2013 della Ragioneria generale dello Stato sono presenti i dati, a diverso livello di aggregazione, sui dipendenti pubblici aggiornati all’anno 2013.

Nel rinviare al relativo indirizzo web (clicca qui), pubblichiamo i dati aggregati su numero dipendenti e costo del lavoro.

 Numero dipendenti e costo del lavoro 2013

Il totale dei dipendenti della pubblica amministrazione ammonta nel 2013 a 3.232.954 unità –  in maggioranza donne; di tale personale 203.684 unità è composta da dipendenti non a tempo di lavoro indeterminato. Si conferma, pertanto, il trend di riduzione del personale pubblico, connesso all’aumento dell’età media (50 anni nel 2013) e la non eccessività del dato italiano rispetto alle medie europee e dei Paesi avanzati (Vedi Forum Pa 2013 -I dipendenti pubblici sono troppi?). Il costo del lavoro pubblico nell’anno 2013 è ammontato in  circa 158 mld. di euro (Vedi tabella qui sopra con dato disaggregato per comparto).

Per commenti e  approfondimenti , nochè serie storica degli ultimi anni clicca qui – Analisi_dei_dati_del_periodo_2007-2013

Vedi anche la spesa e le entrate della pubblica amministrazione al 2013 e anni precedenti –  ISTAT: I conti delle Amministrazioni pubbliche al 2013

Vedi anche Eurostat – Confronti con paesi UE 2008-2012

Vedi anche: Quante sono le amministrazioni pubbliche italiane?

Fare lo Stato per fare gli Italiani – Guido Melis

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Con una perfetta parafrasi dell’affermazione di Massimo D’Azeglio – “Fatta l’Italia, ora si tratta di fare gli Italiani” – il titolo del nuovo lavoro di Guido Melis espone da solo una tesi convincente: per fare gli Italiani era (ed é ancora drammaticamente) necessario “Fare lo Stato“. L’autore non ha bisogno di avventurarsi nelle caotiche vicende dell’oggi: gli è sufficiente ripercorrere le vicende dall’Unità d’Italia in poi per rendere evidente che fra pre-fascismo, fascismo e post-fascismo c’è una forte continuità nella debolezza strutturale degli apparati dello Stato, “che non ha contribuito al nation building italiano, figlio quest’ultimo di altri attori”.

Vedi la recensione dell’ultimo libro del prof. Guido MELIS sul Sole 24ore del 18 gennaio 2015 – clicca qui.

Proposta di revisione costituzionale del numero delle Regioni.

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Sarò posta in discussione, in sede di riforma del Titolo V della Costituzione, la modifica dell’articolo 131, relativo al numero delle Regioni. La proposta proviene dai parlamentari dei gruppi PD alla Camera e al Senato, on. Roberto Morassut e dal sen. Raffaele Ranucci.

Vedi qui sotto gli approfondimenti giornalistici.

LATINA TODAY

QI – Il quotidiano italiano

aggiornamento al sett 2015

Corpo dei vigili urbani e Ospedale Spallanzani di Roma: perché la “mala pa” fa più notizia della buona Pa?

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C’è – ci dovrebbe sempre essere, ma molto spesso  non c’è – un elemento che distingue la natura del lavoro pubblico da quello svolto dai privati: al lavoratore pubblico, meno soggetto degli altri lavoratori agli alti e bassi del mercato, la gente chiede, in cambio della maggiore stabilità del posto di lavoro, un elemento di qualità superiore al resto dei lavoratori: l’etica del servizio pubblico. Definire questo elemento porterebbe via pagine e pagine, ma é molto più semplice osservare che quest’etica la si può chiaramente leggere negli occhi di chi con orgoglio e convinzione non si tira mai indietro all’idea di rendere un servizio, di svolgere un lavoro che richieda un sacrificio “ulteriore” rispetto a quello ordinariamente atteso su un piano meramente “contrattuale” per l’incarico pubblico assegnato. Un lavoratore pubblico “dà di più” quando è necessario, semplicemente perché ciò è connaturato a quell’idea di “servizio pubblico” che è il “di più” che gli si chiede. L’Italia è piena di operatori pubblici che lavorano così.

Eppure, nell’evidenza delle notizie che “fanno colpo” sull’opinione pubblica, Il Corpo dei vigili urbani di Roma (non nuovo a comportamenti “anomali”, vedi l’articolo di Alberto Statera su  “la Repubblica” “GLI INSUBORDINATI E LA TRIPPA PER GATTI “) fa più notizia dei medici e degli infermieri dell’Ospedale Spallanzani, pure di Roma, che hanno curato Fabrizio Pulvirenti, malato di ebola (Vedi“Il Papa si congratula con i medici e i sanitari dell’ Ospedale Spallanzani impegnati con eroismo quotidiano”). L’idea che  questa attenzione diversa dell’opinione pubblica  sia determinata solo da un approccio demagogico  – tweet del Presidente del Consiglio, dichiarazioni di Brunetta, pezzi di colore dei giornali in genere – non ci convince.

Certo, chi qualifica l’amministrazione pubblica guardando solo ai suoi aspetti degenerati offusca irreparabilmente l’immagine dell’impiego pubblico e dei suoi lavoratori. Tuttavia c’è qualcosa di più strutturale dietro il prevalere dell’attenzione sulle mele marce, invece che verso i tanti che svolgono il loro dovere (i poliziotti in servizio nei quartieri più a rischio, i carabinieri in servizio d’ordine pubblico che non reagiscono agli insulti e agli sputi, gli infermieri e i medici che ordinariamente lavorano di notte o nei pronto soccorsi, gli insegnati malpagati che non rinunciano a portare avanti la propria missione educativa, i vigili del fuoco, etc). Perché prevale allora l’attenzione sui “cattivi”, pure presenti in tutti gli ambiti del pubblico impiego? Secondo noi, ciò dipende dal fatto che c’è un vizio di fondo del sistema attuale del lavoro pubblico: l’assenza totale dell’etica della valutazione. L’onda anomala della sacrosanta lotta per la tutela dei diritti si è tradotta negli ultimi venti anni nel pubblico impiego in un rifiuto generalizzato di accettare un’idea semplice, chiara anche ai bambini che frequentano le scuole elementari: valutare ed essere valutati. L’etica del servizio pubblico non può prevalere se non è accompagnata dall’altra regola della tutela e del riconoscimento dei buoni comportamenti, parallela alla severità nel giudicare, emarginare e licenziare chi ogni giorno con protervia, arroganza e delinquenza fa strame dell’etica del lavoro e del servizio pubblico. Se non c’è valutazione, la buona fede e l’alto senso etico di chi opera con sacrificio nelle pubbliche amministrazioni rimangono relegati alla buona volontà e al profilo morale dei singoli che la pongono in essere. Per diventare SISTEMA le buone pratiche dei più hanno necessità di essere ricondotte ad un criterio generale di funzionamento degli uffici in cui si sappia tutti (operatori e cittadini) che chi opera bene è tutelato e riconosciuto, mentre chi si fa beffe dell’etica di servizio viene messo alla porta.

Le disposizioni di legge per applicare questo principio ci sono già. E’ necessario, tuttavia, avviare una riconversione  della politica, dei sindacati, della dirigenza e dei lavoratori pubblici verso la convinzione operativa che queste leggi vanno applicate. Da questo punto di vista vediamo uno spiraglio di luce finalmente nitida nelle dichiarazioni di Rossana Dettori, responsabile nazionale della CGIL funzione pubblica (vedi qui)che, forse per la prima volta, abbandona l’idea della difesa “a prescindere” dei “diritti” e qualifica il ricorso pretestuoso allo sciopero selvaggio, alle donazioni di sangue, alle “tutele  di legge” per quello che sono: dei miseri pretesti per non fare il proprio dovere.

Non è utile far rullare i tamburi per annunciare la pur necessaria riforma della pubblica amministrazione. Si tratta, più efficacemente, di sostenere nell’immediato –  pubblicamente e individualmente – l’azione di coloro i quali dentro le pubbliche amministrazioni cercheranno di dare attuazione alle leggi esistenti: il criterio della valutazione va applicato dall’interno della pubblica amministrazione, facendo riferimento alle forze sane che in grande numero vi operano. In ciò sono necessari coraggio e determinazione. Dall’esterno, al posto degli annunci, arrivino appoggi istituzionali e concreti a chi si muove nella direzione necessaria.

 

Tetti al reclutamento di dirigenti a tempo determinato: come eludere una Sentenza della Corte costituzionale.

corte costituzionale

Riportiamo la Sentenza n 9 del 10 gennaio 2010 (clicca qui) con la quale la Corte costituzionale dichiarò l’illegittimità di una legge promulgata dalla Regione Piemonte che portava al 30% la quota dei dirigenti reclutabili a tempo determinato, in deroga ai noti principi del comma 6 dell’articolo 19 d. lgs 165/2001 (10 % prima fascia e 8% seconda fascia). Nelle motivazioni della Sentenza la Corte affermava chiaramente che la deroga al principio del pubblico concorso, stabilita dall’articolo 97 della Carta costituzionale, deve essere “delimitata in modo rigoroso” ed è legittimata solo in presenza di peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico”. Sembrava così sventato il tentativo di forzare il principio costituzionale posto a presidio dell’imparzialità della dirigenza pubblica…e invece……

….invece la “corrente di pensiero” (vedi punto 33 del programma della “Leopolda” del 2011 – clicca qui)  che, considerando evidentemente il principio costituzionale di imparzialità un limite inaccettabile,  si è ora insediata al Governo della Repubblica ha inserito il limite del 30% –dichiarato con chiarezza “illegittimo” dalla Corte costituzionale – in una Legge dello Stato alla fine approvata con il ricorso alla fiducia. L’articolo 11, comma 1, del DL 90/2014, convertito in legge 114/2014 così testualmente recita: “Lo statuto (delle Regioni e degli Enti locali) puo’ prevedere che la copertura dei posti di responsabili dei servizi o degli uffici, di qualifiche dirigenziali o di alta specializzazione, possa avvenire mediante contratto a tempo determinato. Per i posti di qualifica dirigenziale, il regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi definisce la quota degli stessi attribuibile mediante contratti a tempo determinato, comunque in misura non superiore al 30 per cento dei posti istituiti nella dotazione organica della medesima qualifica“.

La norma contenuta in questa disposizione di legge è già stata dichiarata costituzionalmente illegittima 5 anni fa. Aspettiamo che qualcuno sottoponga nuovamente la questione alla Corte costituzionale.

Roma Mafia – Tre questioni di natura amministrativa.

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Dallo scandalo Roma mafia, a proposito del quale l’evento futuro da temere su tutti è che venga progressivamente dimenticato e derubricato, emergono tre temi specifici riguardanti il funzionamento della pubblica amministrazione. Tali temi sono: 1) il controllo sugli atti degli Enti locali; 2) la confusione, elusione delle norme che regolano il lavoro pubblico (concorsi, assunzioni, rapporti di lavoro, controlli, bilanci, procedure d’appalto, spese in genere)  attraverso l‘esternalizazione di compiti istituzionali a società partecipate operanti in regime di diritto privato; 3) lo status giuridico dei dirigenti coinvolti nello scandalo. Continua a leggere

L’agenzia delle Entrate istituisce una casella di posta per la segnalazione dei corrotti.

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L’idea preconcetta di “fare la spia” – a metà strada fra il moralistico e il “mafiosetto” – impedisce fino ad oggi  che si affermi in Italia uno strumento di contrasto alla corruzione fra i più efficaci: la denuncia di fatti corruttivi in corso effettuata da chi ne venga a conoscenza, con la conseguente tutela dell’anonimato da parte dell’Amministrazione ricevente. E’ questa la figura del “Whistleblower” comunemente prevista e normata nei Paesi anglosassoni, che ne ricevono ampi benefici nella lotta alla corruzione. Va dato atto e merito all’Agenzia delle Entrate di aver posto in campo concretamente questa misura prevista dalla normativa anticorruzione dello scorso anno 2012, attivando una e-mail per raccogliere le denunce dei propri dipendenti  – vedi articolo de La Stampa del 15 dic 2014.  Il Presidente dell’Autorità anticorruzione, dr. Raffaele Cantone, è favorevole e sollecita l’attuazione in tutte le Amministrazioni delle “norme per il wistleblower previsto dal testo unico dei dipendenti pubblici per consentire a chi vuole denunciare illeciti di farlo in modo tutelato. Non è delazione ma assunzione di responsabilità» – vedi le sue dichiarazioni.

Noi di Nuova Etica pubblica siamo intervenuti più volte con articoli e saggi di approfondimento su questo strumento molto più efficace dei tanti “piani della trasparenza e dell’anticorruzione” che fioriscono ora ovunque.

Vedi: I whistleblowers, ovvero gli autori delle “soffiate”.

Vedi: l’anticorruzione in Europa: chi sono i collaboratori civici – Whistleblowers

Le attività “di interesse pubblico” di Mafia capitale.

Carminati

Per non perderne memoria nei prossimi giorni e mesi, quando pian piano si spegnerà il clamore mediatico, riportiamo, come un piccolo riassunto degli orrori di Mafia capitale, una serie di articoli di stampa, contenenti una sorta di lista delle attività pubbliche infiltrate dalla criminalità organizzata operante a Roma. In ognuna di queste storie c’è un motivo di fondo di  omessa gestione e controllo dei soldi dei contribuenti.

 L’impero della Cooperativa 29 giugno di Buzzi Corsera 13 dic 2014 – Sergio Rizzo.

AMA – gestione dei rifiuti in mano a Buzzi – La Repubblica 6 dic 2014 – Corrado Zunino.

Appalti alle Cooperative: 174 gare vinte in 10 anni da Buzzi – La Repubblica 6 dic 2014 -Tonacci e Vincenzi

Gestione dei profughi e dei Rom: 40 milioni fatturato annuo della banda – La Repubblica 5 dic 2014 – Tonacci e Vincenzi

Tangenti ai politici: libro mastro – La Repubblica 4 dic 2014 – Fabio Tonacci

Servizio giardini – in Procura il dossier – Il Messaggero 11 dic 2014 – Errante e Menafra

Metro C – il sistema dei subappalti dell’opera da 3,7 miliardi – La repubblica 14 dic 2014 – Daniele Autiieri

Eur spa – La maxi gratifica a Mancini di 63 mila euro – La Repubblica 13 dic 2014 – Paolo Boccacci

Gestione scuole comunali Multiservizi l’alleanza tra il ras Buzzi e le ‘ndrine – La Repubblica 12 dic 2014 – Autieri e Favale.

Autorizzazioni a edificare : gli interventi di Carminati – La Repubblica 7 dic 2014 – Mauro Favale

Ostia: collegamenti fra ‘ndrine e banda Carminati – Il sole 24 ore 14 dic 2014 – Roberto Galullo

Porto di Genova come porta d’ingresso della cocaina sudamericana – La Stampa 14 dic 2014 – Marco Grasso

 

MAFIA CAPITALE descritta dal New York Times

NYT

Riportiamo il testo integrale, in lingua originale e tradotto in italiano, dell’articolo sullo scandalo “Mafia Capitale” apparso sul New York Times dell’11 dicembre  con la firma di Elisabetta Povoledo.

 Italy Gasps as Inquiry Reveals

Ostia e la mafia – inchiesta de la Repubblica

OSTIA

Ostia è uno degli epicentri del sistema criminale di Roma capitale. Ne avevano scritto  approfonditamente Federica Angeli e Carlo Bonini de La Repubblica in un’inchiesta del giugno 2013. Rileggiamo quell’articolo – Ostia assediata dai clan – regna l’omertà.

 

Le notizie di quell’inchiesta sono state poi confermate in occasione dei 16 arresti del marzo 2014 di componenti del clan FASCIANI (vedi qui).

Leggiamo anche notizie su Carmine Fasciani, il boss di Ostia condannato a 13 anni.

Oggi siamo in attesa di rivelazioni in ordine ai rapporti di buon vicinato fra i clan di Ostia e la rete di Massimo Carminati.

 

Il fallimento di Roma Capitale d’Italia.

ROMA LUPA

A certificare il fallimento – è già da tempo sotto occhi di tutti – della Capitale d’Italia e città più bella del mondo ci ha pensato la Ragioneria dello Stato con il referto finale dei Servizi ispettivi di finanza pubblica, dei primi mesi dell’anno 2014. Riproduciamo l’articolo di Fedrico Fubini per “La Repubblica” del 28 nov 2014 sulla situazione drammatica che pone   con la forza di un movimento sismico il problema della gestione sconsiderata della Capitale del Paese. Non la meritano così i romani e non la merita l’Italia.

 Roma Capitale in default – bruciati 4 miliardi in 5 anni – La Repubblica 28 nov 2014

Società partecipate – La battaglia persa di Cottarelli.

COTTARELLI

Il Corriere della Sera segue da vicino le vicende delle Società partecipate (vedi su questo sito la loro dimensione e consistenza). L’ultimo articolo al riguardo è di Sergio Rizzo ed è stato pubblicato lo scorso 13 novembre 2014 (vedi qui: “gli incarichi dei riciclati che Cottarelli voleva chiudere). Noi, a contrappunto , riportiamo anche i precedenti sullo stesso tema, che mostrano plasticamente la “cavalcata verso la sconfitta” dell’onesto Cottarelli.

Corsera 17 lug 2014 -Risparmi si parte dalla giungla delle municipalizzate

Corsera 7 ago 2014 – Cottarelli “taglio a cda e stipendi nelle partecipate”

Corsera 7 agosto 2014 – Cottarelli “1213 società partecipate sono scatole vuote “

Corsera 2 sett 2014 – Cottarelli, “nel 2015 mezzo miliardo di risparmi dalle partecipate”.

Atto del Commissario straordinario per la Revisione della spesa: “Programma di razionalizzazione delle partecipate locali” -7 ago 2014.

Rimossi tre funzionari della Sovrintendenza di Siracusa.

 

Porto di Siracusa

Riportiamo l’articolo di Gian Antonio Stella, pubblicato sul corriere della Sera dell’8 novembre 2014, che riferisce la vicenda di tre funzionari della Sovrintendenza di Siracusa  rimossi dall’incarico dopo aver negato l’autorizzazione alla costruzione di un secondo porto a Siracusa e di 71 villini in zona archeologica di inedificabilità assoluta.

Tralasciando altre considerazioni sull’evidente ingiustizia e sullo scempio che impunemente può essere fatto delle parti più belle del nostro Paese, ci limitiamo a due osservazioni  più strettamente legate alle attuali logiche prevalenti di gestione della cosa pubblica: 1. lo status della dirigenza pubblica, che dovrebbe essere il baluardo della legalità nella gestione degli interessi pubblici, è debolissimo nella legislazione attuale e consente ai vertici delle Amministrazioni di rimuovere a piacimento qualunque dirigente sia d’impaccio a piani e progetti di dubbia natura (vedi il contesto legislativo nell’articolo presente in questo  sito sui rapporti fra politica e dirigenza – clicca qui);  2. il contesto dei “poteri locali” disseminato sul territorio della Repubblica si mostra estremamente permeabile alle infiltrazioni di “gruppi di interesse economico organizzato”: questi ultimi dispongono di potere finanziario, di armi “legali” e di capacità d’infiltrazione nei vertici politici delle Amministrazioni pubbliche, tali da travolgere qualunque tentativo di resistenza opposto alle loro trame.

Gian Antonio Stella – Via da Siracusa i sovrintendenti che non volevano il mega porto.

 

Mala pa – 1,10, 1000 Batman.

Riprendiamo dal sito di Gad Lener (vedi qui) un articolo pubblicato da Andrea Mollica su una vicenda di tangenti alla Regione Lazio (Giunta Marrazzo) su cui starebbe indagando la Procura di Roma. Protagonista l’attuale deputato PD Marco Di Stefano che avrebbe incassato una tangente da 1,8 milioni di euro. Da vero uomo di Stato anche le argomentazioni riportate nella telefonata intercettata del Di Stefano.

In questa sede non intendiamo discutere sulla corruzione della politica, anche se è un tema che pesa come un macigno sul funzionamento delle pubbliche amministrazioni. Qui ci interessa solo insistere su un punto fondamentale: se un ingente massa di attività e di comportamenti illegali emergono oggi nelle carte dei magistrati e negli articoli di stampa (molto maggiori sono le ruberie che non vengono scoperte) ciò è dovuto allo smantellamento del sistema dei controlli di regolarità e legittimità degli atti amministrativi avvenuto in sede di riforma del titolo V della Costituzione. Vedi su questo sito : Lo scandalo dei finanziamenti ai consiglieri regionali  e   Il sistema dei controlli di regolarità amministrativo-contabile su Regioni e Comuni.

 

 Andrea Mollica – Parlamentare PD accusato di corruzione

 

Mala Pa – Clini e gli appalti fasulli del Ministero dell’Ambiente.

clini

Una volta gli alti gradi della Pubblica amministrazione italiana che diventavano Ministri si chiamavano Giovanni Giolitti. Oggi si chiamano Corrado Clini. Rileggiamo dal Corriere della Sera.it dell’8 ottobre 2014 i meccanismi attraverso i quali sono stati sperperati 200 milioni in appalti mai realizzati. Tanto per inquadrare i rapporti fra grandezze finanziarie, segnaliamo che questa cifra è pari a 7 volte il bilancio annuale del CNEL, la cui chiusura si invoca a gran voce come strumento salvifico di risparmio pubblico. Quanti altri sprechi, invisibili spesso per la mancanza di operatività di organi di controllo, esistono nelle amministrazioni italiane?

Normativa sul “federalismo fiscale” .

ITALIA

Disposizioni in materia di FEDERALISMO FISCALE – d.lgs. n 56/2000.

La legge che soppresse i “trasferimenti erariali” alle Regioni e dispose la compartecipazione regionale all’IVA e all’accisa sulla benzina e, all’articolo 7, istituì il “Fondo perequativo” per la realizzazione di obiettivi di solidarietà interregionale è di rilievo storico e giuridico epocale perché dettò i principi generali dei attuazione del federalismo fiscale, specificati in seguito dai seguenti decreti legislativi di attuazione: Continua a leggere

Mala Pa – Il Modello Reggio: motivazioni della sentenza Scopelliti.

Scopelliti

A pendant del contributo precedente sui rapporti fra politica e dirigenza pubblica, pubblichiamo il testo di 300 pagine della sentenza Scopelliti, con le motivazioni della condanna inflitta all’ex Governatore della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti. Cosa c’entra la dirigenza pubblica? E’ presto detto: molte delle nequizie perpetrate da Scopelliti furono materialmente attuate dalla dr.ssa Orsola Fallara, ex-dirigente dell’ufficio finanza del Comune di Reggio Calabria, morta suicida alla fine dell’anno 2010: gli avvocati della difesa nella loro arringa hanno sostenuto la completa estraneità del loro assistito, dichiarando che “la responsabilità fu solo della dirigente“…..I morti, come noto, non possono difendersi. Clicca qui per approfondire.

Riportiamo, infine, un articolo di Paolo Pollicheni, pubblicato sul “Corriere della Calabria” del 24 ottobre 2014 sui contenuti della motivazione della condanna: clicca qui per comprendere come si può fare strame della pubblica amministrazione.

Anche questa è Italia.