Registriamo un articolo di Claudio Cerasa sul Foglio da cui emerge il progetto di una Presidenza del Consiglio decisa a liberarsi del potere di “bollinatura” della Ragioneria generale dello Stato.
I BUROCRATI DI VIA XX SETTEMBRE
Registriamo un articolo di Claudio Cerasa sul Foglio da cui emerge il progetto di una Presidenza del Consiglio decisa a liberarsi del potere di “bollinatura” della Ragioneria generale dello Stato.
I BUROCRATI DI VIA XX SETTEMBRE
In un momento in cui voci insistenti e consistenti collocano Carlo De Benedetti, magnate proprietario dell’Espresso e de La Repubblica, come personalmente impegnato nel tentativo di Governo di Matteo Renzi, è passata inosservata un’intervista rilasciata dal fratello Rodolfo Debenedetti sulle tematiche “sfiducia a Letta” ed “Emergenze del prossimo governo”. Non è certo detto che in famiglia si debba pensare tutti alla stessa maniera! Tuttavia sono illuminanti le prese di posizione verso burocrazia e sindacato di Franco Debenedetti.
Franco Debenedetti Governo Renzi – IL MATTINO del 16 febbraio 2014
Fra gli obiettivi fondamentali della Legge delega n 42 del 5 maggio 2009 – con la quale il Parlamento innescò il processo di attuazione del federalismo fiscale in applicazione dell’articolo 119 della Costituzione – vi era quello di sostituire il criterio dei “costi storici” fino allora utilizzato per definire l’entità delle risorse finanziarie spettanti ai Comuni e alle Province con il più equo e realistico “criterio dei fabbisogni standard“, basato quest’ultimo sulla misurazione della quantità dei servizi offerti, sui prezzi degli input utilizzati nel processo produttivo e sulle variabili di contesto dell’offerta (ambientali, territoriali etc). Il conseguente decreto legislativo n 216 del 26 novembre 2010 – Disposizioni in materia dei costi e dei fabbisogni standard di Comuni, Città metropolitane e Province – stabilì un percorso articolato attraverso il quale giungere, entro l’anno 2016, alla sostituzione integrale per tutti gli Enti locali del criterio del “costo storico” con quello dei “fabbisogni standard”.
In base all’art. 5, comma 2, lett. e) del D.lgs. n. 216 del 2010, la SOSE, società per azioni per gli studi di settore – partecipata dal MEF e dalla Banca d’Italiana – individua le metodologie per la determinazione dei fabbisogni standard, predispone appositi questionari per raccogliere dai Comuni dati contabili e strutturali. I dati, opportunamente elaborati secondo le metodologie esposte nella presente nota illustrativa sui fabbisogni standard, sono trasmessi dalla Sose al dipartimento delle Finanze e sottoposte per l’approvazione, ai fini dell’ulteriore corso del procedimento, alla Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (istituita con l’art 4 della legge 42). In assenza di osservazioni, le metodologie si intendono approvate decorsi quindici giorni dal loro ricevimento. I risultati predisposti con le metodologie approvate, dopo il vaglio della Ragioneria Generale dello Stato, sono trasmessi al Presidente del Consiglio dei Ministri che, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, adotta con decreto la nota metodologica relativa alla procedura di calcolo e il fabbisogno standard per ciascun Comune e Provincia. Sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è poi sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali. Decorsi quindici giorni, lo schema è comunque trasmesso alle Camere ai fini dell’espressione del parere da parte della Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale e da parte delle Commissioni parlamentari competenti per le conseguenze di carattere finanziario.
Il percorso illustrato si è in effetti tradotto nel Dpcm 21 dic 2012 di adozione della nota metodologica e dei fabbisogni standard per ciascun Comune e Provincia, relativi alle funzioni di polizia locale e dei servizi del mercato del lavoro. Altri DPCM seguiranno per coprire l’intero complesso delle funzioni fondamentali individuate dall’articolo 3 del d lgs 216/10 entro l’anno 2016. Ma la strada delle riforme in questo Paese è impervia, se non proibitiva: c’è sempre qualche soggetto istituzionale che avanza dubbi e chiede proroghe. In questo caso é l’ANCI in un’audizione davanti alla V Commissione bilancio , Tesoro e programmazione della Camera dei deputati, il 14 gennaio 2014, in occasione della discussione di un altro DPCM in corso di emanazione – vedi qui il documento per l’audizione.
Presentiamo, infine, una sintetica esposizione su slide dell’intera materia a cura del prof Ernesto Longobardi, membro della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (COPAFF)
Uno dei cardini dell’azione di governo annunciata dal Segretario del PD Matteo Renzi -scriviamo quando ancora il Capo dello Stato è impegnato nelle consultazioni successive alle dimissioni del Governo Letta – sarà la “lotta alla burocrazia“. Lì dove con la parola “burocrazia”, in un’accezione tutta negativa del termine prevalente non a caso nel nostro Paese, deve intendersi tutto ciò che di deteriore manifesta l’azione delle Pubbliche amministrazioni italiane.
Visto il rilievo centrale delle Pa nell’azione prevista del futuro Governo, pubblichiamo un estratto del programma di Renzi alle primarie del PD dello scorso dicembre 2012 (15 mesi fa) riguardante le politiche da mettere in campo per riformare la pubblica amministrazione. Non c’è motivo di ritenere che quelle posizioni di programma siano state modificate in questo lasso di tempo, per cui un’attenta lettura può dare l’idea di ciò che accadrà a breve.
Programma Renzi per la PA – primarie 2012
Testo integrale del programma Renzi alle primarie 2012
Pubblichiamo, inoltre, il testo integrale aggiornato della legge USA “Freedom of information act”, emanata nel luglio 1966 (ebbene sì!) dal Presidente Lyndon Johnson – citata nel documento quale cardine di riforma della PA italiana. Si veda anche il sito web a ciò specificamente dedicato – Iniziativa per l’adozione di un Freedom of information act in Italia.
Nicoletta Stame insegna Politica sociale nell’Università di Roma “La Sapienza” ed é una delle maggiori esperte di valutazione nel panorama accademico-amministrativo italiano. Pubblichiamo un suo report – presente sul sito Effedì – sull’esperienza di valutazione delle tecnologie mediche attivate negli ospedali in Canada, Ontario, dal “Comitato pubblico per le nuove tecnologie mediche”. Il rapporto illustra chiaramente come lì il metodo della valutazione sia utilizzato per migliorare le tecnologie in uso nella prospettiva congiunta di una migliore qualità dei servizi pubblilici erogati e di una minore e migliore spesa.
Doveroso anche specificare che il termine valutazione acquista significati e scopi diversi a seconda se si riferisca a processi di lavoro in essere (in questa accezione l’articolo che pubblichiamo), oppure ai risultati conseguiti da un’amministrazione/azienda in relazione ad obiettivi prefissati, quando abbia per oggetto vere e proprie politiche pubbliche introdotte con legge, oppure ancora quando si qualifichi come valutazione di dirigenti e dipendenti di un’azienda. La precisazione è necessaria per non equivocare quando si parla genericamente di “valutazione”.
Efficacia e sostenibilità delle analisi mediche: quando una tecnologia non serve – Nicoletta Stame
Più che “passione civile” alcune recenti intemerate de Lavoce.info ci evocano un “livore civile”. Più che “liberale” qualificheremmo un certo metodo di indagine come “giacobino”.
Pubblichiamo tre studi della “Voce” sulla comparazione delle retribuzioni dei dirigenti pubblici italiani con quelle dei loro colleghi inglesi.
http://www.lavoce.info/stipendi-pubblici-costi-politica/
http://www.lavoce.info/quei-dirigenti-ministeriali-cosi-numerosi-e-iperpagati/
http://www.lavoce.info/costi-della-politica-privilegi-diplomazia-ambasciatori/
Ci riserviamo di pubblicare presto un nostro studio sull’argomento. Da subito osserviamo: a) le retribuzione di cui parlano gli articoli sono al lordo delle ritenute contributive e fiscali: brutto, molto brutto e poco serio, “sparare” retribuzioni da 200.000 euro senza specificare chiaramente questo aspetto (il netto in busta a questi livelli sconta circa il 40% dell’importo lordo). Gli organi di stampa copiano senza specificare e Il lettore ignaro legge e grida allo scandalo . Dov’è il rigore intellettuale? Ma si dirà: anche le retribuzioni dei dirigenti inglesi sono al lordo di contributi e imposte…b) il paragone fra due sistemi fiscali e contributivi profondamente diversi genera un confronto, se effettuato al lordo, fra valori retributivi malamente paragonati. Il rispetto dal principio scientifico del coeteris paribus imponeva il raffronto fra le retribuzioni nette.
Perché queste “entrate a gamba tesa”? A nostro avviso, perché l’unica modalità per affrontare la problematica delle pubbliche amministrazioni in questa fase politica è quella propagandistica: dimostrare che i dirigenti pubblici italiani guadagnano troppo (sottotesto subliminale: “…e non fanno niente”); dimostrare che il “blocco burocratico-corporativo” è l’origine nascosta dell’immobilità del nostro Paese; tagliare posti e stipendi dei burocrati pubblici.
Eppoi?
Un corretto approccio intellettuale a un problema sociale e politico di rilevanza primaria non deve essere pago della sola denuncia o dell’individuazione di un colpevole, ma deve indicare un obiettivo e un percorso di riforma, soprattutto quando l’autore, Roberto Perotti, é il coordinatore del gruppo di lavoro sulla spesa pubblica della Segreteria del Partito democratico. Qual é il percorso indicato per superare l’ingiustizia delle alte retribuzioni dei dirigenti pubblici? Tagliare gli stipendi ai dirigenti pubblici? Questa la soluzione del buon funzionamento della pubblica amministrazione italiana? La Voce.info ci è piaciuta molto di più nello scorso maggio 2013 quando, in un articolo sul sistema scolastico e universitario, il suo autore, Daniele Checchi, individuava nella valutazione dei risultati (vedi qui) il caposaldo attorno al quale legittimare (o delegittimare) il sistema delle retribuzioni dei dirigenti pubblici. Noi di Etica pa proponiamo da sempre il tema della valutazione – esterna/legata agli obiettivi conseguiti da ciascuna pubblica amministrazione/base per l’erogazione delle retribuzioni- come lo snodo principale per fuoriuscire da una dimensione che, così come stanno le cose, non può non essere valutata da tutti come di privilegi non suffragati da risultati (vedi in questo sito). Ma questo tema va trattato, a livello intellettuale e politico, non attraverso il metodo dello “sbattere il mostro in prima pagina”, ma vincolando tutti e ciascuno alle proprie responsabilità.
I comuni cittadini non sanno nemmeno chi è. Invece, Manlio Cerroni – detto, alternativamente, “il supremo” da chi ne godeva i favori e lo temeva, oppure “Er monnezza” – è stato per 40 anni uno degli uomini più potenti della capitale, essendo il padrone e gestore della discarica di Malagrotta. Negli articoli pubblicati da vari giornali nel giorno del suo arresto è sintetizzata una sorta di “epopea ingloriosa”, nella quale il potere finanziario di un privato riesce a condizionere, coinvolgere, frenare, strumentalizzare i protagonisti della politica della Capitale, non importa di quale partito. Un sistema di condizionamenti, pressioni, prebende costruito ad arte per amministrare e incrementare il proprio patrimonio finanziario. Una capacità di infiltrazione negli stessi palazzi giudiziari capace di far sparire due volte gli atti dell’inchiesta. Nell’amministrazione regionale, davanti a un singolo privato, all’opera una politica “debole” ed i suoi dirigenti amministrativi, scelti e selezionati da questa politica debole. Pronti a vendere la loro “dignità ed onore” per un piatto di lenticchie. Quale possibile ragionamento sull’imparzialità della pubblica amministrazione è solo azzardabile in un tale contesto di rapporti incestuosi?
ARRESTO – Il Fatto quotidiano 10 gen 2014
ARRESTI – L’Espresso 10 gen 2014
ARRESTO – La Repubblica 10 GEN 2014
INCHIESTA de L’ESPRESSO – ottobre 2012
I CESTINI NATALIZI Corsera 21 gennaio 2014
La TV di CERRONI – Il Fatto quotidiano 16 gen 2014
FINAZIAMENTO a Edo Ronchi – Il Fatto quotidiano 13 gen 2014
Ernesto Galli della Loggia, nel fondo sul Corriere della Sera del 24 gennaio 2014, individua il blocco burocratico-corporativo – composto da Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Authorithy, alta burocrazia (direttori generali, capigabinetto, capi degli uffici legislativi) altissimi funzionari degli Organi costituzionali, vertici delle fondazioni bancarie, membri dei cda delle società a partecipazione pubblica – come il vero potere forte che vanifica qualunque riforma disposta dal Parlamento. Il principale obiettivo del Blocco burocratico-corporativo è “quello di autoalimentarsi frenando qualunque cambiamento”. E’ talmente forte questo blocco burocratico-corporativo che è capace di rendere “il comando politico e suoi rappresentanti….subalterni alla sfera amministrativa” (vedi qui l’articolo). Continua a leggere
Come informazione essenziale sul tema, pubblichiamo di seguito il testo base della proposta di riforma elettorale, depositato ieri dal Presidente della commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati e relatore del testo unificato, on. Francesco Paolo Sisto.
Proposta di legge legge elettorale in discussione alla Camera
Di seguito, il testo della sentenza n 1 del 2014 della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittime parti fondamentali della legge elettorale attualmente in vigore, la famigerata n 270 del 21 dicembre 2005.
Sentenza n 1/2014 della Corte costituzionale
Jobs act é un acronimo che sta per “jumpstart our business startups act – Atto sulla spinta iniziale agli affari”, legge federale adottata nel 2012 dagli Stati Uniti d’America. Il documento di programma sul lavoro in Italia, diffuso l’8 gennaio 2014 dal Segretario del Partito democratico Matteo Renzi, porta lo stesso nome.
Interessano le problematiche della pubblica amministrazione ben 3 degli otto punti della parte A – “Il sistema” – del programma in questione. Precisamente:
6. Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.
7. Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.
8. Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Pubblichiamo qui di seguito, sia il testo integrale del Jobs act, sia la lettera aperta del Presidente dell’associazione Etica pa, Antonio ZUCARO, di commento alle enunciazioni di cui ai tre punti qui sopra.
JOBS ACT RENZI testo integrale
Jobs act – Lettera aperta a Matteo Renzi
Pubblichiamo una rassegna dei documenti più significativi emanati dall’Organizzazione mondiale della sanità (VEDI) dal 1978 (dichiarazione di Alma Ata) ad oggi.
I principi internazionali della salute
Particolarmente significativi “la Dichiarazione della Sanità mondiale” – HEALTH 21 – adottata nel maggio 1998 e il documento finale della 1a Conferenza internazionale sulla promozione della salute, tenutasi ad Ottawa nel Canada nel novembre 1986, che fissò le linee guida che dovevano ispirare la politica degli Stati e L’Organizzazione mondiale della sanità a favore della Salute per Tutti per gli anni 2000 e oltre.
Dichiarazione di Alma Ata del 1978.
Bloomberg, multinazionale della comunicazione, stila una serie di classifiche riguardanti la vita economica e sociale nei vari Stati del mondo. Fra queste, la graduatoria sintetica dei Sistemi sanitari più efficienti: in questa classifica, risultante dal “merge” fra gli indicatori di efficienza, di aspettativa di vita e di costo della spesa sanitaria in relazione al PIL pro capite, è emerso – vedi dato Bloomberg del novembre 2013 – che il sistema sanitario italiano è al 6° posto nel mondo.
L’informazione in questione è largamente suffragata dai dati presenti nel Rapporto OCSE Health at a glance 2013 dei quali offriamo una sintesi – vedi qui.
In linea con il resto dei Paesi OCSE anche la situazione dei posti letto negli Ospedali italiani – vedi qui.
E allora?
Si riportano dati e informazioni di sintesi tratte dal Sevizio informatico del Ministero della Salute e, per quanto riguarda confronti internazionali, dalla pubblicazione OCSE Health-at-a-Glance-2013, pag 88 e seguenti.
Dai dati ufficiali si desume che, nell’anno 2012, i posti letto “per acuti”- vedi qui la definizione – sono circa 195.000 (167.000 pubblici e 28.000 presso case di cura private), pari a 3,29 posti letto per mille abitanti – clicca qui la tabella del Ministero della salute. I posti letto per “non acuti” (cioè lungodegenti, riabilitazione funzionale etc) sono 35.000, dei quali 18.000 pubblici e 17.000 di case di cura private, pari nel complesso a 0,59 posti letto per 1000 abitanti – clicca qui la tabella del Min salute per i “non acuti”. In totale circa 230 000 posti letto al 1° gennaio 2012 per un indice complessivo pari a 3,88 posti letto per 1000 abitanti.
La regolamentazione sulla spending review del luglio 2012 ha disposto un target finale di 3,7 posti letto per 1000 abitanti, dei quali 3 per “acuti” e 0,7 per “non acuti”, la qual cosa comporta un taglio pari 14 000 posti letto per gli “acuti“, riequilibrato da un incremento di circa 6 660 posti letto in più per i “non Acuti” – vedi qui le previsioni dei tagli posti letto della spending review, Regione per Regione e alcuni approfondimenti condotti dal “quotidianosanità.it“.
Due dati inconfutabili : 1) i posti letto in Italia sono diminuiti dai 296.000 circa dell’anno 2000 ai 230.000 del 1° gennaio 2012, 22 % in meno- vedi meglio cliccando qui – e arriverà a quota 224.000 ad operazioni di spending review concluse (vedi capoverso precedente); 2) Il confronto con i posti letto dei Paesi OCSE per 1000 abitanti presenti su Health at a glance 2013 – clicca qui – vedono l’Italia abbondantemente sotto media OCSE e di molti punti inferiore a Germania, Austria e Francia.
Due domande finali: quanto è realmente indicativo dell’efficienza generale di un sistema sanitario il numero di posti letto in relazione alla popolazione residente, soprattutto: a) in quelle Regioni dove i conti sono in ordine e, nel contempo, si ricevono in maniera massiccia ricoveri provenienti da residenti in altre Regioni; b) in relazione all’altro indice dei tempi di ricovero in Ospedale – pag 93 di Health at a glance 2013 – dove l’Italia figura perfettamente in media rispetto agli altri Paesi OCSE?
Vedi anche: Il personale del sistema sanitario in Italia – clicca qui
23 NOV 2013 19:00
SU 1140 AZIENDE PUBBLICHE E PRIVATE IL 40% È TECNICAMENTE FALLITO
Esuberi e disservizi, il trasporto locale al tracollo – A Napoli ci sono debiti per 500 milioni, Bologna diminuisce le corse, a Genova il Comune cerca di risanare un’azienda decotta – L’Atac di Roma ha un miliardo e 200 milioni di debiti -Il Fondo unico nazionale è di 4,9 miliardi rispetto al fabbisogno di 6,4…
Valentina Santarpia per “Corriere.it”
Ieri era Napoli, con gli autobus costretti a rimanere in deposito senza benzina. Oggi è Genova, dove il Comune sta cercando di risanare un’azienda che fa acqua da tutte le parti. Ma la protesta dei lavoratori dell’Amt, che sta paralizzando la città, scoperchia un vaso enorme: è la crisi del trasporto pubblico locale (Tpl), che tra bilanci dissestati, personale in esubero, disservizi, evasori, e troppe deroghe, rischiano il collasso. In Campania sono fallite già tre società: l’Ente autonomo Volturno, il Cstp salernitano, l’Acsm a Caserta. Molte altre hanno sfiorato il tracollo: come l’Atac di Roma, travolta da un miliardo e 200 milioni di debiti, dove un supermanager sta cercando di rimettere a posto i conti e far dimenticare gli scandali delle assunzioni pilotate e dei biglietti duplicati.
FALLITI – Ma su un esercito di 1.140 aziende, pubbliche e private, «il 43-44% è tecnicamente fallito», denuncia il sottosegretario ai Trasporti Erasmo De Angelis. Pesano i pesanti tagli ai finanziamenti statali: il Fondo unico nazionale è di 4,9 miliardi rispetto al fabbisogno di 6,4. È vero che le Regioni sono riuscite, presentando entro ottobre il piano di riprogrammazione dei trasporti, a evitare le penalità.
Ed è vero che una sentenza della Corte costituzionale ha respinto il ricorso del Veneto contro il Fondo unico nazionale: «La mobilità è finalmente riconosciuta servizio pubblico essenziale la cui garanzia deve essere lasciata allo Stato centrale», spiega Marcello Panettoni, dell’Asstra, che raccoglie le società pubbliche di Tpl.
Ma il ripristino dopo sette anni del fondo di 500 milioni per la manutenzione dei mezzi – vecchi 12 anni contro una media Ue di 7- è una goccia nel mare per le aziende di trasporto e per i Comuni, che dovendo raggiungere il pareggio di bilancio non riescono più a coprire i buchi. E così guardano ai privati: una necessità dettata anche dall’obbligo, fissato dall’Europa, di assegnare con gara la gestione dei trasporti pubblici locali entro il 2019.
GARA NEL 2015 – È proprio questo che sta accadendo a Genova, come già successo a Firenze: l’Amt, ha assicurato il sindaco, resterà una società in house del Comune fino al 31 dicembre 2014. Ma nel 2015, come prevede la legge regionale appena approvata, verrà indetta una gara per il trasporto unico regionale.
Il Comune punta a far partecipare anche l’Amt, purché sia in buone condizioni economiche: secondo le stime, nonostante i contratti di solidarietà per i 2.300 lavoratori, anche quest’anno si chiuderà con un bilancio in passivo di 8,3 milioni, e il capitale sociale è ancora troppo esiguo, 7-8 milioni.
La parola d’ordine è: risanamento. Basta guardarsi intorno, per capire che grandi alternative non ci sono. L’Eav napoletana, per essere risollevata da debiti per 500 milioni, è stata sottoposta ad un piano ministeriale di ristrutturazione, e i 2.300 lavoratori hanno accettato grossi sacrifici per conservare il posto. L’Actv veneziana quest’anno è riuscita a dimezzare i 17 milioni di debito solo con 200 pensionamenti e 130 spostamenti interni.
PARCHEGGI – A Torino il Comune ha messo in vendita la gestione dei parcheggi di Gtt, perché non è ancora riuscito a risolvere il nodo politico per cedere il 49% della società di Tpl ai privati. A Napoli l’Anm si sta rialzando grazie alla fusione con Metro Napoli, e a una iniezione di 200 milioni dal decreto salva imprese. A Bologna il Comune è riuscito a far passare l’aumento del biglietto e un taglio alle corse per puntare all’utile nel 2014. E a Milano, dove la virtuosa Atm chiuderà l’anno con un utile di 3 milioni, il Comune, che incamera l’utile dei biglietti, ha deciso l’aumento degli abbonamenti mensili e annuali.
Riprendiamo qui sotto integralmente un intervento di Tito Boeri e Luigi Guiso, pubblicato sulla Voce.info a proposito della perdurante latitanza dello Stato ad istituire un valido servizio di informazione ai cittadini sull’entità della propria pensione futura. Si tratta di utilizzare il sistema informatico dell’INPS – ma non solo, perché é necessario anche un indispensabile lavoro professionale agli sportelli con il pubblico – per simulare, a legislazione vigente, quello che sarà il possibile trattamento di pensione di vecchiaia. In tempi ormai andati di bagordi finanziari, le pensioni, percepite magari a 57 anni di età, venivano calcolate col sistema retributivo, costituivano una garanzia futura anche per chi aveva all’epoca 40 o 50 anni, per cui non era necessario informarsi sul trattamento futuro. Oggi invece è ormai sulla scena la generazione dei nati dopo il 1970, per la quale il futuro non è affatto garantito. Questa generazione ha il diritto di conoscere, come singoli, quale sarà il proprio futuro economico. Nell’articolo di Boeri si parla giustamente di “patto generazionale corrotto”, di “ignavia di Stato”, di “scuse” avanzate dal Governo per evitare una cosa molto semplice e facilmente prevedibile: che un’intera generazione di quarantenni scopra presto sulla propria pelle che le sue pensioni future saranno al limite della sussistenza e che, quindi, proponga con violenza una questione di disparità di trattamento fra generazioni. Ma le esitazioni e i rinvii non servono a nulla: la partita delle pensioni, della loro sostenibilità e del trade off fra sostenibilità e trattamenti minimi dignitosi è ancora tutta da giocare.
Tito Boeri & Luigi Guiso – Ignavia di Stato
La nostra associazione, anche col rischio di sbagliare, preferisce “curiosare” fra quelle posizioni e percezioni che gli Italiani, o alcuni Italiani, hanno della politica, qualunque sia la “parte” politica che tali opinioni esprime. Oggi ripubblichiamo l’intervento del deputato Alessandro Di Battista del movimento 5stelle tenutosi alla Camera dei Deputati lo scorso 23 dicembre. L’aggressività del suo intervento è sicuramente dettata dallo sdegno di un cittadino arrabbiato per i “giochetti” della politica politicante. Ma, al di là dell’aggressività, sono richiamati fatti e argomenti pesanti come pietre. O ci si confronta con i fatti denunciati, smentendoli o sanandoli prontamente, oppure lo sdegno e la furia sono destinati a crescere e magari tracimare, come sempre accade quando non c’è capacità di emendarsi in tempo, in soluzioni rozzamente giacobine.
Intervento del 23 dic 2013 alla Camera del Deputato Alessandro Di Battista
Pubblichiamo il numero 1 – ma c’è stato un numero “0” nel giugno scorso – della rivista della nostra Associazione “Nuova Etica Pubblica“. La tematica prevalente di questo numero è quella dei controlli nelle pubbliche amministrazioni. Il nuovo numero della rivista sarà presentato al CNEL il 27 gennaio prossimo, alla presenza di Manin CARABBA, Paolo DE IOANNA, Guido MELIS e Nicoletta STAME.
Clicca qui per ingrandire la rivista “Nuova etica pubblica” n. 1 – dicembre 2013
I sacrifici imposti dai vari piani di rientro dei deficit regionali del Sistema sanitario nazionale, nonché i tagli della spending review stanno producendo un sollievo visibile alla Situazione del conto consolidato del settore. I tre documenti pubblicati di seguito danno chiara testimonianza dell’andamento del deficit complessivo negli anni scorsi, seguito da un’inversione di tendenza “certificata” dalla Corte dei conti nel maggio del corrente anno 2013
I DEFICIT REGIONALI A TUTTO L’ANNO 2011
Pubblichiamo gli atti e interviste legati al Convegno sul tema “La cultura manageriale per il rilancio del Paese“, organizzato dalla Confederazione CIDA manager e alte professionalità il 18 novembre 2013 a Roma, alla presenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi. La confederazione sindacale raggruppa più di 120.000 manager fra pubblici e, in quantità superiore, privati. Siamo evidentemente in un contesto molto più ampio della dirigenza e delle alte professionalità della pubblica amministrazione. Tuttavia, come si può chiaramente notare dalla relazione del Presidente della Confederazione Silvestre Bertolini, i problemi di ruolo, di rappresentanza sociale e di peso politico della dirigenza pubblica e privata italiane sono quasi identici.
Relazione del Presidente Bertolini 18-11-2013
Intervista al Presidente CIDA Silvestre BERTOLINI
Intervista al Sottosegretario PCDM Filippo PATRONI GRIFFI