Comunicato_AllieviSna_Agdp_Eticapa_02042015
Documento_comune_associazioni_riforma_MADIA
Eugenio Scalfari contro lo spoils system e capace di delineare il profilo storico della storia della mancanza di autonomia della pubblica amministrazione in Italia. Per chi ha una certa età – come chi scrive – il fondo della domenica su La Repubblica costituisce un appuntamento di “sacralità laica”, come l’omelia dei sacerdoti nelle Messe domenicali. Figuriamoci poi se il celebrante ci intrattiene sulla tematica dello spoils system nella dirigenza pubblica italiana, sostenendo come noi da sempre che “far ruotare i burocrati…é una proposta molto discutibile“!
Eugenio Scalfari 22 mar 2015 – come battere la coruuzione e come costruire la nuova Europa
Pubblichiamo un link al sito dell’associazione Allievi SSPA, con una franca e decisa analisi sugli emendamenti proposti dall’on. Pagliari al testo del disegno di legge n 1577/14 di riforma della pubblica amministrazione.
Pubblichiamo la sintesi dei recenti lavori in Commissione Affari costituzionali sul ddl 1577/2014, curata dal Servizio studi del Senato.
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Pubblichiamo un contributo del dr. Dario Ciccarelli – dirigente in servizio presso un ufficio territoriale del Ministero dell’Economia e Finanze – che argomenta intorno al ruolo e all’ etica del dirigente pubblico attuale, in coerenza con quanto previsto e innovato nella Carta costituzionale con la riforma del Titolo V dell’anno 2001. In tale evento costituzionale Ciccarelli individua la soluzione di continuità normativa che separa un “modo” di direzione dei pubblici uffici statico, aproblematico, caratterizzato da impersonale uniformità al dettato astratto della legge (ubi consistam mutuato dallo Stato napoleonico, transitato a noi attraverso il passaggio dello Stato sabaudo, poi fascista, poi post-fascista) ad un nuovo “modo”, coerente con il progetto organizzativo di Stato fondato dalla riforma costituzionale del 2001. Questo “nuovo modo” contempla l’affidamento della Pubblica Amministrazione ai dirigenti pubblici, non solo, ma una interpretazione del ruolo dirigenziale caratterizzata dalla capacità di “differenziazione“, cioè dalla sensibilità e dalle capacità del dirigente pubblico di operare a valle di una percezione della realtà politica-sociale-economica-istituzionale che gli vive intorno. Il “nuovo modo” di dirigere presuppone e impone che egli “esca dall’ufficio, frequenti le aziende, i lavoratori, le associazioni, i sindaci, la Politica, i professionisti, l’Università: diventi anzitutto amico della comunità che deve servire“. Da questa capacità di analisi e di comprensione delle “differenze”, discende la qualifica del “modello ideale” di un dirigente moderno come “dirigente differenziatore“.
Ciccarelli stesso riconosce nel suo scritto che il nuovo modello di dirigente “differenziatore” rischia di “rimanere sulla carta” e immagina alcuni percorsi legislativi – legge sullo Jobs act in primis – che possano favorirne il prevalere. Ma l’ottimismo della volontà é lì sempre pronto ad infonderci una ragionevole fiducia. E’ giusto immaginare un nuovo modello di dirigente pubblico del nostro Paese che esca – contemporaneamente – dalle strettoie del “grigio burocrate” , ma che non sia neanche un “manager”(sic) a disposizione del politico di turno.
Il ddl n.1577/2014 (vedi qui) sulla “Riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche” – presentato dal Presidente del Consiglio dei Ministri RENZI di concerto con il Ministro per la Semplificazione MADIA e con il Ministro dell’economia PADOAN – è tuttora all’esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato. Il relatore del ddl è il Sen. Giorgio Pagliari, al quale si debbono le più significative proposte di emendamento. Continua a leggere
L’Associazione Classi dirigenti delle Pubbliche amministrazioni (AGDP – vedi sito web) è stata presente al nostro convegno del 29 gennaio scorso sulla “Riforma delle pubbliche amministrazioni” (vedi) ed è intervenuta per voce di un suo Rappresentante, nella persona del dr. Giuseppe Conte. AGDP ha inoltre prodotto un documento di critica alle posizioni espresse da Nuova Etica Pubblica nell’occasione, che pubblichiamo qui volentieri. Pur nella distinzione delle sensibilità in ordine ad alcuni punti, ci paiono comuni e fortemente sentite alcune idee cardine: l’esigenza di dedicare alla riforma delle Pubbliche Amministrazioni tempi e qualità di intervento molto più attenti di quello che è stato finora, la centralità dei processi di valutazione nel funzionamento di una Pa veramente al passo con i tempi e con le esigenze dei cittadini, la centralità del problema di una dirigenza autonoma e imparziale. In quest’ultimo senso sono preziosi gli articolati richiami alla giurisprudenza costituzionale presenti nel documento di AGDP, che dovrebbero “fare stato” nella gestione delle Amministrazioni Pubbliche e che, invece, giacciono lì abbondantemente inapplicati e scarsamente rispettati dai vari ceti politici al vertice delle Pubbliche amministrazioni.
AGDP – La Pubblica Amministrazione come asset e non come costo.
Con una perfetta parafrasi dell’affermazione di Massimo D’Azeglio – “Fatta l’Italia, ora si tratta di fare gli Italiani” – il titolo del nuovo lavoro di Guido Melis espone da solo una tesi convincente: per fare gli Italiani era (ed é ancora drammaticamente) necessario “Fare lo Stato“. L’autore non ha bisogno di avventurarsi nelle caotiche vicende dell’oggi: gli è sufficiente ripercorrere le vicende dall’Unità d’Italia in poi per rendere evidente che fra pre-fascismo, fascismo e post-fascismo c’è una forte continuità nella debolezza strutturale degli apparati dello Stato, “che non ha contribuito al nation building italiano, figlio quest’ultimo di altri attori”.
Vedi la recensione dell’ultimo libro del prof. Guido MELIS sul Sole 24ore del 18 gennaio 2015 – clicca qui.
Sarò posta in discussione, in sede di riforma del Titolo V della Costituzione, la modifica dell’articolo 131, relativo al numero delle Regioni. La proposta proviene dai parlamentari dei gruppi PD alla Camera e al Senato, on. Roberto Morassut e dal sen. Raffaele Ranucci.
Vedi qui sotto gli approfondimenti giornalistici.
Un dirigente INPS che ha responsabilità e segue dall’interno, da molti anni, le vicende dell’ente generale del welfare italiano delinea con pochi sintetici tratti il collegamento esistente fra il “funzionamento della macchina” e la direzione strategica – inespressa ma chiara – che gli ultimi Governi della Repubblica hanno impresso nelle vicende dell’Istituto. Ne emerge la visione di un Istituto chiuso in sé stesso, immobile, incapace di dialogo con gli altri protagonisti della vita economica e pubblica del Paese.
L’Inps, l’integrazione e il senso smarrito della missione – dic 2014
Una sintesi lucida di Sabino Cassese di un pensiero ormai prevalente, pubblicata sul Corriere della Sera dello scorso 21 novembre 2014.
Su questo tema il nostro sito è intervenuto a più riprese: vedi “L’ingorgo legislativo” di Antonio Zucaro e “L’ingorgo normativo nell’autonomia scolastica”.
Troppe leggi che restano solo annunci
Attiviamo un link con il numero 6/2014 della rivista Italianieuropei, che contiene un intervento del Ministro della Semplificazione Marianna Madia (clicca qui). I quattro grandi obiettivi prefigurati : 1) la cittadinanza digitale; 2) la riorganizzazione dello Stato sul territori; 3) la sfida della semplificazione; 4) la sfida dell’attuazione.
Pubblichiamo il testo della relazione presentata dalla Corte dei Conti alla Commissione Affari costituzionali del Senato con le osservazioni relative al testo del ddl AS 1577 di riforma della Pubblica Amministrazione presentato dal Governo Renzi. Di grande interesse le riflessioni condotte in ordine alle società partecipate, alla riorganizzazione dell’Amministrazione statale, della disciplina del lavoro e , soprattutto, della dirigenza pubblica. Alle pag 10 e seguenti sono presenti chiare riserve sul “nuovo regime” immaginato nel disegno di legge, in relazione soprattutto ai sistemi di valutazione, alla selezione e al ricambio della classe dirigenziale pubblica. Fra l’altro la Corte testualmente afferma (pag 10) che “L’abolizione della distinzione in fasce, l’ampliamento della platea degli interessati, la breve durata degli incarichi attribuiti, il rischio che il mancato conferimento di una funzione possa provocare la decadenza dal rapporto di lavoro, costituiscono un insieme di elementi che potrebbero sacrificare l’autonomia dei dirigenti”.
Il concetto di autonomia della dirigenza, più volte richiamato in questo sito (vedi) rimane purtroppo relegato a livello di dibattito fra iniziati, condizionato tuttavia dall’attacco ai “privilegi” della dirigenza pubblica condotto dagli organi d’informazione. Solo l’introduzione di una vera prassi della valutazione seria della dirigenza potrà spostare l’attenzione dei più dall’idea del “privilegio” a quella di risorsa fondamentale di interesse pubblico e collettivo rappresentata dall’autonomia dei dirigenti pubblici (vedi qui sui rapporti fra produttività delle pubbliche amministrazioni e il giudizio dei cittadini).
Non si può raccogliere ciò che non si semina. In un rapido saggio pubblicato sulla Rivista Italianieuropei n 6/2014 Guido Melis passa in rassegna e analizza i vari tentativi di riforma della pubblica amministrazione italiana, non solo nel secondo dopoguerra: l’Italia non ha mai avuto una seria impostazione di riforma della sua pubblica amministrazione, sostanzialmente per la grande disattenzione delle classi politiche succedutesi nel tempo. Ma oggi, forse, si sono prodotte le condizioni storiche perché tale “evento” (la riforma cioè) accada.
L’amministrazione italiana si può e si deve riformare
Disposizioni in materia di FEDERALISMO FISCALE – d.lgs. n 56/2000.
La legge che soppresse i “trasferimenti erariali” alle Regioni e dispose la compartecipazione regionale all’IVA e all’accisa sulla benzina e, all’articolo 7, istituì il “Fondo perequativo” per la realizzazione di obiettivi di solidarietà interregionale è di rilievo storico e giuridico epocale perché dettò i principi generali dei attuazione del federalismo fiscale, specificati in seguito dai seguenti decreti legislativi di attuazione: Continua a leggere
Tiziano Treu, ex Ministro del Lavoro dei governi Dini e Prodi, è stato designato dal Governo Renzi come nuovo Commissario straordinario dell’INPS, in attesa della mai completata riforma della Governance degli Enti previdenziali pubblici (vedi qui sul tema: La ventennale discussione sulla governance degli Enti previdenziali).
Risulta pertanto interessante ascoltare il suo punto di vista sulla realtà e le funzioni delll’Istituto, così come emerso in una tavola rotonda dal marzo 2013 organizzata da “Nuovi lavori”. Di rilievo le sue osservazioni sulla banca dati dell’INPS, sulla trasparenza, sui controlli, sulle funzioni del CIV, dell’Organo di gestione e del Direttore generale.
Tiziano Treu – L’INPS e la sua riforma.
Più che il “gattopardo” , nel caso dell’abolizione delle Province (riforma “Delrio”) sembra vedere all’opera Penelope con la sua tela: a cinque mesi dalla promulgazione della Legge 7 aprile 2014 n. 56 siamo ancora alle battute iniziali per il trasferimento di competenze e risorse umane alle Regioni, ai Comuni o alle Aree metropolitane, secondo volontà rimesse alla legislazione di ciascuna singola Regione. Non si tratta qui di esprimere giudizi preconcetti sull’azione del governo, ma solo di osservare un percorso nel quale non è possibile vedere oggi prospettive chiare, ma solo incerti progressi di medio percorso.
Pubblichiamo le farraginose “clausole di accordo” della Conferenza unificata Stato Regioni – da considerare sostanzialmente come fonti del diritto “affiancate” alla legge – , le successive ottimistiche dichiarazioni del Ministro per gli Affari regionali Lanzetta, una valutazione negativa presente sul “Fatto quotidiano” del 18 settembre e un’articolo di del prof Luigi Olivieri n ordine all’aleatorietà del numero di trasferimenti in mobilità annunziato dal Governo
LANZETTA 11 sett 2014: raggiunto un importantissimo accordo –
LANZETTA al Mattino del 18 sett 2014 sulle Città metropolitane.
Il Fatto quotidiano del 12 sett 2014 – Province, via il nome restano le funzioni.
Province: la strada dei trasferimenti dei dipendenti è ancora lunga – Luigi Olivieri su LeggiOggi.it
A pensarci bene, ciò che colpisce di questo corsivo dell’Espresso (n. 36, 11 sett 2014 – vedi qui sotto) non è tanto che le affermazioni provengano da un filosofo, quanto soprattutto il fatto che siano pronunciate da uno che ha fatto il Sindaco di Venezia per 5 anni, e che, vivaddio, l’Amministrazione pubblica la conosce.
Massimo Cacciari, partendo dall’idea di “governo dello Stato” nel pensiero del Presidente Renzi – tutta incentrata quest’ultima sul “primato della politica”, analizza il rapporto fra politica e dirigenza pubblica italiana.
Cacciari afferma fra l’altro: “…..che la nostra pubblica amministrazione sia inefficiente risulta da dati di fatto incontestabili: giustizia, costi per fare impresa, addirittura per pagare le tasse, per ottenere ogni sorta di servizi. Ma ciò non dipende forse, oltre che dal coacervo e sovrapposizione di leggi illeggibili (perché non si è partiti dalla “semplificazione”?), proprio dal fatto che non si è mai voluto una burocrazia preparata, intelligente, responsabile, e se ne è sempre auspicata la “obbedienza”?..”. Con ciò egli pone il problema, mai risolto, del ruolo della dirigenza pubblica in Italia: mero strumento di attuazione della volontà del principe, oppure, come in Francia e in Inghilterra, compagine “forte-dotata di senso dello Stato e perciò di responsabilità nei confronti dell’autorità politica”? Sullo sfondo del ragionamento di Cacciari si intravede anche il pensiero di un altro grande maître a penser: Giuseppe De Rita, il quale, già 4 mesi fa aveva individuato nelle linee di riforma della Pa del governo Renzi il persistere della tendenza alla progressiva esautorazione dei corpi intermedi della società civile, che cominciò a manifestarsi negli anni ’80 nel corso dell'”era Craxi” (vedi qui dal Corsera del 6 maggio 2014).
Massimo Cacciari – Se tutto il potere finisce in mano al sovrano – 5 sett 2014.