Il documento di Nuova Etica Pubblica con la nostra proposta di riforma della Pubblica Amministrazione italiana.
Per una riforma della Pubblica Amministrazione – Nuova Etica pubblica
Il documento di Nuova Etica Pubblica con la nostra proposta di riforma della Pubblica Amministrazione italiana.
Per una riforma della Pubblica Amministrazione – Nuova Etica pubblica
Comincia a farsi strada – nelle pieghe degli articoli di qualche grande Organo di stampa – il concetto costituzionale secondo cui la precarizzazione della dirigenza pubblica attraverso l’esondazione di incarichi a tempo determinato senza concorso e un’applicazione futura dei ruoli unici della dirigenza come anticamera di licenziamenti sia un pericolosissimo “aiuto” all’aumento della corruzione negli appalti pubblici e al predominio della cattiva politica.
Pubblichiamo l’articolo del “Fatto quotidiano ” di ieri 7 aprile 2015 che riprende concetti ben noti a chi frequenta il nostro sito.
Amministrazione clientelare per legge
Pubblichiamo il testo integrale del ddl 1577/2014 proposto per la discussione in aula dalla 1a Commissione Affari costituzionali del Senato.
ATTENZIONE: l’articolo sulla dirigenza pubblica è ora il 9.
ddl 1577 del 2014 presentato in aula Senato 2 aprile 2015
Pareri delle Commissioni del Senato
Eugenio Scalfari contro lo spoils system e capace di delineare il profilo storico della storia della mancanza di autonomia della pubblica amministrazione in Italia. Per chi ha una certa età – come chi scrive – il fondo della domenica su La Repubblica costituisce un appuntamento di “sacralità laica”, come l’omelia dei sacerdoti nelle Messe domenicali. Figuriamoci poi se il celebrante ci intrattiene sulla tematica dello spoils system nella dirigenza pubblica italiana, sostenendo come noi da sempre che “far ruotare i burocrati…é una proposta molto discutibile“!
Eugenio Scalfari 22 mar 2015 – come battere la coruuzione e come costruire la nuova Europa
La riforma delle pubbliche amministrazioni (vedi qui il documento della nostra Associazione) non potrà essere mai conclusa con un minimo di probabilità di successo fino a quando sarà attraversata da scandali, come quello recentissimo del Ministero delle Infrastrutture, seguiti da interventi sconclusionati nei Grandi quotidiani nazionali come quelli di Massimo Gramellini. Pubblichiamo senza ulteriori commenti l’articolo in questione, la risposta data da un dirigente pubblico, nonché le precedenti polemiche sul punto presenti sui quotidiani La Repubblica e Il Corriere della sera. Sotto il gran polverone c’è la totale ignoranza sulle dinamiche vere della pubblica Amministrazione italiana. Studino di più le “grandi firme”: non é certo offrendo a una pubblica opinione giustamente inferocita la figura di un “colpevole” che potrà essere risolto qualsivoglia problema.
Massimo Gramellini su La Stampa – Funzionari oscuri e politici imbelli
Le Formiche.net – “Caro Gramellini” di Alfredo Ferrante
La Repubblica 16 mar 2015 – Madia “Lo stato licenzierà i dirigenti inadeguati”
Nuova Etica pubblica 9 marzo 2015 – Il Corriere della Sera e i dirigenti pubblici.
La Corte costituzionale con la Sentenza n 37 del 25 febbraio 2015 – vedi qui il testo – ha messo una pietra tombale sul tentativo dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Dogane di mantenere la prassi in atto da anni di forzare un principio costituzionale (articolo 97) reclutando in funzioni dirigenziali senza concorso pubblico: è stato , infatti, dichiarato incostituzionale l’articolo 8, comma 24, del decreto legge n 16/2012, convertito in Legge n 44/2012 – vedi qui il testo – che, in buona sostanza, rinviava a termini indefiniti l’applicazione del principio dell’assunzione dei dirigenti delle Agenzie solo tramite concorso pubblico, con la sola deroga consentita dell’articolo 19 comma 6 del d. lgs 165/2001.
La sentenza della Corte costituzionale consegue all’Ordinanza di rimessione sulla costituzionalità della norma in questione effettuata dal Consiglio di Stato – vedi qui Sent. n. 5451 del 2013 – a seguito dell’impugnativa alla sentenza del T.A.R. Lazio n. 6884/2011 (vedi qui testo) che aveva dichiarato illegittimo l’articolo 24 del Regolamento generale dell’Agenzia delle Entrate che consentiva “provvisoriamente“… “la stipula di contratti individuali di lavoro a termine” (vedi qui testo), senza indicare alcun termine. In buona sostanza l’Agenzia delle entrate e l’Agenzia delle dogane eludevano da più di 10 anni il principio costituzionale del concorso pubblico e procrastinavano ad libitum l’indizione e/o la conclusione dei concorsi a dirigente già espletati mantenendo senza limiti di tempo in posti dirigenziali funzionari che mai avevano sostenuto un concorso pubblico per accedere alla funzione dirigenziale.
La sentenza della Corte costituzionale, ci pare, va ben al di là del pur gravissimo caso esaminato (n. 767 incarichi di dirigente su 1.143 totali conferiti illegittimamente) e dichiara implicitamente che il regime della dirigenza pubblica fissato dalla Carta costituzionale ha forme e finalità diverse dalla dirigenza delle imprese private, perché qui prevale l’esigenza della garanzia dell’imparzialità e degli interessi generali della collettività sul criterio del “rapporto fiduciario” col vertice politico. Chi dimentica questi principi può facilmente imbattersi in scandali tipo EXPO 2015, M.O.S.E., Odevaine, “Incalza” (che non era un dirigente di carriera, si noti), in ognuno dei quali erano all’opera dirigenti non di carriera reclutati dalla politica senza concorso.
Aspettiamo anche che la Corte costituzionale sia chiamata a pronunciarsi sull’articolo 11, comma 1 del D.L. n 90/2014 convertito in Legge n 114/2014, che consente ai di reclutare il 30% della dirigenza delle Amministrazioni regionali e comunali con contratti di lavoro a tempo determinato (vedi qui: Roma Mafia: tre questioni di natura amministrativa).
Pubblichiamo un link al sito dell’associazione Allievi SSPA, con una franca e decisa analisi sugli emendamenti proposti dall’on. Pagliari al testo del disegno di legge n 1577/14 di riforma della pubblica amministrazione.
Riconosciamo al Corriere della Sera l’onestà intellettuale di aver pubblicato ieri il pensiero , come sempre lucido e folgorante, del prof. Giuseppe De Rita, presidente del CENSIS, a proposito del dibattito in corso, di scarsissima qualità, sui rapporti fra politica e burocrazia pubblica. “Una politica che non possa contare su una sua oligarchia, su una tecnocrazia, su una buona burocrazia, è una politica letteralmente inerme, destinata a restare su un decisionismo di massima, talvolta puro esercizio di annuncio“. Invece oggi la politica ritiene di poter salvaguardare la propria funzione precarizzando la dirigenza pubblica (vedi qui).
Corriere della Sera 10 mar 2015- De Rita: politica inerme senza la burocrazia
Pubblichiamo la sentenza n 3690 del 3 marzo 2015 emanata del T.A.R. Lazio che ha annullato gli atti di assunzione di 28 dirigenti a tempo determinato nel 2013 dalla Regione Lazio – Giunta Zingaretti. Si vedano anche i commenti della stampa (Corriere della Sera 4 marzo 2015 – TAR contro Zingaretti).
SENTENZA-TAR n 3690 del 2015 DIRIGENTI
Pubblichiamo un contributo del dr. Dario Ciccarelli – dirigente in servizio presso un ufficio territoriale del Ministero dell’Economia e Finanze – che argomenta intorno al ruolo e all’ etica del dirigente pubblico attuale, in coerenza con quanto previsto e innovato nella Carta costituzionale con la riforma del Titolo V dell’anno 2001. In tale evento costituzionale Ciccarelli individua la soluzione di continuità normativa che separa un “modo” di direzione dei pubblici uffici statico, aproblematico, caratterizzato da impersonale uniformità al dettato astratto della legge (ubi consistam mutuato dallo Stato napoleonico, transitato a noi attraverso il passaggio dello Stato sabaudo, poi fascista, poi post-fascista) ad un nuovo “modo”, coerente con il progetto organizzativo di Stato fondato dalla riforma costituzionale del 2001. Questo “nuovo modo” contempla l’affidamento della Pubblica Amministrazione ai dirigenti pubblici, non solo, ma una interpretazione del ruolo dirigenziale caratterizzata dalla capacità di “differenziazione“, cioè dalla sensibilità e dalle capacità del dirigente pubblico di operare a valle di una percezione della realtà politica-sociale-economica-istituzionale che gli vive intorno. Il “nuovo modo” di dirigere presuppone e impone che egli “esca dall’ufficio, frequenti le aziende, i lavoratori, le associazioni, i sindaci, la Politica, i professionisti, l’Università: diventi anzitutto amico della comunità che deve servire“. Da questa capacità di analisi e di comprensione delle “differenze”, discende la qualifica del “modello ideale” di un dirigente moderno come “dirigente differenziatore“.
Ciccarelli stesso riconosce nel suo scritto che il nuovo modello di dirigente “differenziatore” rischia di “rimanere sulla carta” e immagina alcuni percorsi legislativi – legge sullo Jobs act in primis – che possano favorirne il prevalere. Ma l’ottimismo della volontà é lì sempre pronto ad infonderci una ragionevole fiducia. E’ giusto immaginare un nuovo modello di dirigente pubblico del nostro Paese che esca – contemporaneamente – dalle strettoie del “grigio burocrate” , ma che non sia neanche un “manager”(sic) a disposizione del politico di turno.
Sovente la politica locale e le sue Rappresentanze forti si esercitano nella critica alla “burocrazia centrale dei Ministeri” per evidenziarne l’ottusità, la mancanza di managerialità, la rigidità mentale che si riversa nei suoi atti. Lungi dal voler attivarci in una difesa d’ufficio di una parte della dirigenza contro un’altra, preferiamo segnalare e ricordare come la spaccatura fra sostenitori di un’Amministrazione rigidamente controllata e quelli di un’Amministrazione snella e libera dai vincoli burocratici è una storia vecchia almeno 100 anni (si veda qui di Guido Melis: “La Pa italiana nel primo dopo guerra: due modelli di amministrazione”). Ciò che va, purtroppo, evidenziato è il fatto secondo cui, all’ombra dei polemisti dell’una e dell’altra parte, sotto il “partito dei controllori” si è sempre schierato chi mira a salvaguardare la propria piccola nicchia personale di potere senza essere “disturbato” e sotto il “partito dei manager” si sono nascosti molti “mariuoli”. Ciò che ha reso negli ultimi venti anni ancor più pretestuosa e ridicola questa contrapposizione è il radicarsi “territoriale” della polemica, “dirigenza centrale dei Ministeri” e “Dirigenza locale” (con prevalenza sui media e nella polemica politica dei fautori della dirigenza locale “buona” rispetto alla dirigenza statale “cattiva”, per superiorità numerica degli uni rispetto agli altri).
Lo stupido perpetuarsi dei partiti dei “guelfi” e dei “ghibellini” é semplicemente il segnale della mancanza in Italia, a 150 anni dall’Unità, di un modello condiviso di “dirigente pubblico” che sommi in sé le necessità segnalate dall’esigenza di “attuare, rispettare e far rispettare le leggi” e la contestuale attitudine all’efficienza e al rispetto dell’utenza. Ciò offre il destro alle incursioni della cattiva politica. L’esperienza regionale ha portato, perlopiù, esempi “brutta copia” delle opacità ministeriali, da una parte, ed eccessiva “prodigalità” dall’altra, come ci segnala questa casistica dell’anno 2012.
Sole 24 ore dic 2012 – le assunzioni dei dirigenti nella regione Puglia.
Sole 24 ore dicembre 2012 – Concorsi dirigenziali soppressi e bloccati nel Lazio
Sole 24 ore dic 2012 – Bando fantasma del concorso per dirigenti in Lombardia.
Furono alcune delle “perle” emerse a ridosso dello scandalo Fiorito (Vedi qui). Qualcuno ha trovato la cura per questi mali?
Nella crisi endemica della pubblica Amministrazione italiana, uno dei leit motiv ricorrenti é costituito dalla critica, sempre acida e preconcetta, alla rigidità culturale e alla scarsa managerialità della classe dirigente di carriera. Al dr. Alfredo Ferrante dirigente ministeriale, nonché Presidente della Associazione ex allievi della Scuola superiore della PA (clicca qui), va dato il grande merito di non aver reagito con la classica “difesa d’ufficio” della categoria, ma di aver affondato il dito nella piaga analizzando onestamente e severamente il limiti e le debolezze di un certo “modo sbagliato” di porsi e proporsi del dirigente pubblico. Concordiamo per parte nostra non solo e non tanto sulla critica – che evidentemente non riguarda tutti, ma segnala un obiettivo polemico su cui riflettere – quanto sull’esigenza per la dirigenza pubblica di “farsi voce unica“, unico modo per ricevere ascolto e conquistare credibilità.
Vedi di Alfredo Ferrante “Quella polvere sulle spalle della dirigenza pubblica”, pubblicato sul sito le Formiche.net (clicca qui)
Pubblichiamo la relazione introduttiva, tenuta dal Presidente di ANP (Associazione italiana presidi), prof. Giorgio REMBADO al Congresso dello scorso dicembre 2014. Ci sembra un documento utilissimo per la profondità delle analisi del profilo storico della situazione attuale della scuola italiana: esilarante, se non ci fosse da piangere, la ricostruzione puntuale che Rembado fa di tutte le iniziative di “abolizione del precariato nella scuola” del dopoguerra ad oggi (pag. 7), a dimostrazione della perenne incapacità riformatrice delle classi dirigenti succedutesi nel tempo e del loro rifugiarsi perpetuo in provvedimenti di sanatoria debole e abborracciata del disordine amministrativo prodotto in precedenza. Ricca, articolata e argomentata è anche la posizione espressa nella relazione relativamente al disegno riformatore del Governo Renzi (vedi qui “La buona scuola: facciamo crescere il Paese”del settembre 2014): il documento sviluppa alcune condivisibili proposte di riforma, tutte sostanzialmente orientate alla valutazione del merito (di professori e dirigenti scolastici) all’autonomia delle scuole e alla valorizzazione effettiva dei poteri e delle prerogative del dirigente scolastico (il buon vecchio Signor Preside della nostra giovinezza). Tutta proposte – come giustamente ricordato in relazione – che altro non fanno che ispirarsi ai modelli generalmente adottati in tutta Europa (Vedi in questo sito L’autonomia scolastica e il ruolo della dirigenza in Europa).
Condivisibile l’esigenza manifestata dall’Associazione maggiormente rappresentativa dei dirigenti scolastici di una sostanziale equiparazione dello status giuridico ed economico del dirigente scolastico a quello dei dirigenti amministrativi: le responsabilità e i poteri di carattere squisitamente gestionale e la immediatezza con quali questi poteri incidono sulla conduzione e sulla qualità degli andamenti di ciascuna singola scuola (dei nostri figli) richiedono ben altra attenzione e considerazione. Da evitare come la peste, tuttavia, la rivendicazione di tali prerogative in forme contrappositive o di concorrenza alla dirigenza amministrativa, ugualmente strategica per l’avvenire della pubblica amministrazione del paese (citiamo per tutte l’osservazione a pag 5:” A ben vedere, il vero dirigente gestionale a tutto tondo nelle pubbliche amministrazioni è quello della scuola, in quanto chiamato ad assumere quotidianamente decisioni in ambiti scarsamente regolati dalla norma; il che chiama in causa le sue competenze decisionali ed il suo ruolo di terminale verso l’esterno dell’Amministrazione. Al confronto, il dirigente amministrativo – oltre ad avere un incarico nella media molto meno ampio e gravoso – si muove all’interno di un sistema di regole e procedure quasi tutte definite a priori, nel quale sono esercitate soprattutto funzioni di adempimento e di conformità.).Si potrebbero ricordare quei dirigenti di alcuni Enti pubblici (INPS per esempio, oppure Agenzia delle entrate) chiamati magari a dirigere l’ufficio di Roma Casilino, con 100.000 utenti e 500 accessi quotidiani agli sportelli, oppure i dirigenti titolari di poteri diretti di spesa e di gestione del personale, chiamati, magari dopo anni dal loro pensionamento, a rispondere alla Corte dei Conti per responsabilità per danni sempre emergenti dal fatto di aver esercitato la propria funzione dirigenziale . Brutta cosa contrapporre una categoria di dirigenti ad un’altra, soprattutto in una situazione storica in cui la dirigenza pubblica nel suo complesso é debolissima, divisa e sottoposta ad attacchi politici e giornalistici all’essenza stessa di titolare di missione pubblica che la Costituzione le assegna. Non si deve, a parer nostro, fraintendere l’obiettivo polemico quando si stigmatizza giustamente un ritorno al “centralismo burocratico” (pag 8): la “vocazione all’immobilismo” va ascritta non tanto alla dirigenza statale (che evidentemente non è in alcune sue parti immune a questo difetto, ma che poco pesa e poco conta), quanto ai ceti dirigenti politici e sindacali (che invece pesano e contano moltissimo) che si sono susseguiti in ultimo nel passato ventennio. Quando c’è una reale e intelligente volontà politica riformatrice (ricordiamo per tutte la riforma della Direzione generale del Tesoro operata negli anni ’80 dal Ministro Beniamino Andreatta e da Mario Sarcinelli, che “rivoltò” completamente una struttura “burocratica” rendendola un centro amministrativo di prim’ordine dove sono passati Mario Draghi, Vittorio Grilli e dove opera Maria Cannata al debito pubblico, che elabora e produce per Parlamento, Governo e Paese i documenti di macroeconomia e di finanza pubblica) le piccole, micragnose e “raccomandate” resistenze individuali o di cricca crollano come le mura di Gerico. Ma dov’è oggi un ceto politico all’altezza di queste sfide?
X Congresso nazionale ANP_Relazione introduttiva del prof. Giorgio REMBADO
Non convince la riforma del regime della dirigenza pubblica contenuto nel ddl n. 1577/2014. Fervono dibattiti, dichiarazioni pubbliche e convegni dove i relatori si impegnano a delineare una figura ideale del dirigente pubblico che non corrisponde per niente al ruolo che questi ricoprono e svolgono negli altri Paesi avanzati; le parole d’ordine pronunciate dai più sono: “privatizzare il rapporto d’impiego del dirigente” “omologare il suo stato di servizio a quello dei dirigenti privati”. Principio generale condivisibile – pur nell’alveo degli articoli 97 e 98 della Costituzione – salvo andare ad esaminare nel concreto come il disegno di legge sta andando a declinare tali principi. Segnaliamo in proposito le condivisibili osservazioni sviluppate da Alfredo Ferrante, Presidente dell’Associazione allievi della Scuola superiore della PA sul sito “Le formiche. net ” – vedi qui: Il giro di boa della riforma della PA: un bilancio amaro. La preoccupazione – meglio, la sicurezza – é che, cavalcando l’onda di una fortissima disaffezione dell’opinione pubblica verso un’Amministrazione pubblica non all’altezza del proprio ruolo fondamentale – una classe politica disattenta e superficiale sia decisa a precarizzare definitivamente lo status della dirigenza pubblica (vedi qui), senza un vero disegno di fondo di ripensamento complessivo della Pubblica amministrazione.
Nell’attuale stravagante assetto della governance del più grande Ente previdenziale d’Europa (vedi), il ruolo del Direttore generale – avente anch’esso natura di “Organo di gestione” – è praticamente equivalente (se non superiore per il fatto di essere vertice della tecnostruttura e della gestione operativa) in termini di peso e di potere a quello della figura del Presidente (orfano quest’ultimo del Consiglio d’Amministrazione dall’anno 2008, in seguito ad uno dei tanti infelici ritocchi all’originario articolo 3 del decreto legislativo n. 479 del 1994 (vedi)). Questa necessaria premessa dà la misura dell’importanza della nomina di Massimo Cioffi a questa carica. Dopo trent’anni – cioè dal tempo di Gianni Billia, anche lui manager privato – la scelta del Direttore generale INPS cade su un soggetto non interno alla tecnostruttura dell’Istituto.
Indicato dal Governo su concorde avviso del neo Presidente INPS Tito Boeri, la nomina di Massimo Cioffi – 54 anni, sposato, un figlio, esperto in organizzazione e gestione delle risorse umane, bocconiano, già direttore del personale dell’ENEL, svincolato dalla politica e dai sindacati – é, pertanto, una novità assoluta nella storia dell’Istituto.
Con l’assunzione di due “bocconiani” al vertice dell’INPS, il Governo Renzi lancia una forte sfida, tutta da comprendere e da giocare, per il futuro della previdenza e del welfare del nostro Paese.
Presentiamo l’estratto di una vecchia intervista dell’anno 2010 al nuovo Direttore generale dell’INPS.
Le nostre interviste – Massimo Cioffi
Pubblichiamo il documento “Politica, pubbliche amministrazioni e comunità dei cittadini: proposta di un percorso riformatore di medio periodo” presentato dalla nostra Associazione in occasione del convegno tenutosi a Roma lo scorso 29 gennaio 2015 (vedi qui le relazioni).
Per una riforma delle Pubbliche Amministrazioni – Nuova Etica pubblica
Il ddl n.1577/2014 (vedi qui) sulla “Riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche” – presentato dal Presidente del Consiglio dei Ministri RENZI di concerto con il Ministro per la Semplificazione MADIA e con il Ministro dell’economia PADOAN – è tuttora all’esame della 1a Commissione Affari costituzionali del Senato. Il relatore del ddl è il Sen. Giorgio Pagliari, al quale si debbono le più significative proposte di emendamento. Continua a leggere