L’ Associazione Classi Dirigenti Pa al nostro convegno del 29 gennaio.

Agdp

L’Associazione Classi dirigenti delle Pubbliche amministrazioni (AGDP – vedi sito web) è stata presente al nostro convegno del 29 gennaio scorso sulla “Riforma delle pubbliche amministrazioni” (vedi) ed è intervenuta per voce di un suo Rappresentante, nella persona del dr. Giuseppe Conte. AGDP ha inoltre prodotto un documento di critica alle posizioni espresse da Nuova Etica Pubblica nell’occasione, che pubblichiamo qui volentieri. Pur nella distinzione delle sensibilità in ordine ad alcuni punti, ci paiono comuni e fortemente sentite alcune idee cardine: l’esigenza di dedicare alla riforma delle Pubbliche Amministrazioni  tempi e qualità di intervento molto più attenti di quello che è stato  finora, la centralità dei processi di valutazione nel funzionamento di una Pa veramente al passo con i tempi e con le esigenze dei cittadini, la centralità del problema di una dirigenza autonoma e imparziale. In quest’ultimo senso sono preziosi gli articolati richiami alla giurisprudenza costituzionale presenti nel documento di AGDP, che dovrebbero “fare stato” nella gestione delle Amministrazioni Pubbliche e che, invece, giacciono lì abbondantemente inapplicati e scarsamente rispettati dai vari ceti politici al vertice delle Pubbliche amministrazioni.

AGDP – La Pubblica Amministrazione come asset e non come costo.

Convegno di Nuova Etica Pubblica su un percorso di riforma della PA di medio periodo.

CONVEGNO copia

Bel successo del nostro Convegno del 29 gennaio 2015 nella Sala delle Carte geografiche a Roma. Si discuteva del documento (vedi qui il testo del documento)  di proposta di riforma delle pubbliche amministrazioni: il documento in questione è stato presentato dal Presidente della nostra Associazione dr. Antonio ZUCARO. Al di là delle lusinghieri e convinti apprezzamenti di tutti i convenuti  e dei loro contributi alla discussione (di cui diamo conto pubblicando le loro relazioni – clicca qui), il problema non è quello della valutazione dell’ennesimo convegno sulla riforma della pubblica amministrazione, quanto l’esigenza stringente di superare la palude di gruppi, di associazioni, di ceti accademici, di singole individualità che fino ad oggi non è mai riuscita a coagulare una progetto forte, autorevole e concretamente fattibile  di proposta di riforma della PA. Questo è uno dei fattori determinanti della mancata riforma della PA negli ultimi trent’anni: progetti di cambiamento così importanti devono prodursi intorno a un nucleo socio-profesionale  di riferimento, vicino alla politica, ma autonomo dalle parti. In questo senso è desolante il panorama delle associazioni e dei sindacati della dirigenza pubblica, minoritari e spezzettati fra loro, incapaci nel loro complesso di esprimere autonomamente un progetto comune di Pubblica amministrazione italiana. E’ necessario costruire un fronte, una rete di persone, di ceti professionali e di rappresentanti della comunità capaci di coagulare un sentire comune e un’idea di pubblica amministrazione efficiente e al servizio dei cittadini e delle imprese. Noi di Nuova Etica Pubblica nel nostro piccolo seguiamo questa strada e continueremo.

ZUCARO                       CARABBA

STAME        MELIS

REBORA    CORVO

      Conte        BEATO

Corpo dei vigili urbani e Ospedale Spallanzani di Roma: perché la “mala pa” fa più notizia della buona Pa?

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C’è – ci dovrebbe sempre essere, ma molto spesso  non c’è – un elemento che distingue la natura del lavoro pubblico da quello svolto dai privati: al lavoratore pubblico, meno soggetto degli altri lavoratori agli alti e bassi del mercato, la gente chiede, in cambio della maggiore stabilità del posto di lavoro, un elemento di qualità superiore al resto dei lavoratori: l’etica del servizio pubblico. Definire questo elemento porterebbe via pagine e pagine, ma é molto più semplice osservare che quest’etica la si può chiaramente leggere negli occhi di chi con orgoglio e convinzione non si tira mai indietro all’idea di rendere un servizio, di svolgere un lavoro che richieda un sacrificio “ulteriore” rispetto a quello ordinariamente atteso su un piano meramente “contrattuale” per l’incarico pubblico assegnato. Un lavoratore pubblico “dà di più” quando è necessario, semplicemente perché ciò è connaturato a quell’idea di “servizio pubblico” che è il “di più” che gli si chiede. L’Italia è piena di operatori pubblici che lavorano così.

Eppure, nell’evidenza delle notizie che “fanno colpo” sull’opinione pubblica, Il Corpo dei vigili urbani di Roma (non nuovo a comportamenti “anomali”, vedi l’articolo di Alberto Statera su  “la Repubblica” “GLI INSUBORDINATI E LA TRIPPA PER GATTI “) fa più notizia dei medici e degli infermieri dell’Ospedale Spallanzani, pure di Roma, che hanno curato Fabrizio Pulvirenti, malato di ebola (Vedi“Il Papa si congratula con i medici e i sanitari dell’ Ospedale Spallanzani impegnati con eroismo quotidiano”). L’idea che  questa attenzione diversa dell’opinione pubblica  sia determinata solo da un approccio demagogico  – tweet del Presidente del Consiglio, dichiarazioni di Brunetta, pezzi di colore dei giornali in genere – non ci convince.

Certo, chi qualifica l’amministrazione pubblica guardando solo ai suoi aspetti degenerati offusca irreparabilmente l’immagine dell’impiego pubblico e dei suoi lavoratori. Tuttavia c’è qualcosa di più strutturale dietro il prevalere dell’attenzione sulle mele marce, invece che verso i tanti che svolgono il loro dovere (i poliziotti in servizio nei quartieri più a rischio, i carabinieri in servizio d’ordine pubblico che non reagiscono agli insulti e agli sputi, gli infermieri e i medici che ordinariamente lavorano di notte o nei pronto soccorsi, gli insegnati malpagati che non rinunciano a portare avanti la propria missione educativa, i vigili del fuoco, etc). Perché prevale allora l’attenzione sui “cattivi”, pure presenti in tutti gli ambiti del pubblico impiego? Secondo noi, ciò dipende dal fatto che c’è un vizio di fondo del sistema attuale del lavoro pubblico: l’assenza totale dell’etica della valutazione. L’onda anomala della sacrosanta lotta per la tutela dei diritti si è tradotta negli ultimi venti anni nel pubblico impiego in un rifiuto generalizzato di accettare un’idea semplice, chiara anche ai bambini che frequentano le scuole elementari: valutare ed essere valutati. L’etica del servizio pubblico non può prevalere se non è accompagnata dall’altra regola della tutela e del riconoscimento dei buoni comportamenti, parallela alla severità nel giudicare, emarginare e licenziare chi ogni giorno con protervia, arroganza e delinquenza fa strame dell’etica del lavoro e del servizio pubblico. Se non c’è valutazione, la buona fede e l’alto senso etico di chi opera con sacrificio nelle pubbliche amministrazioni rimangono relegati alla buona volontà e al profilo morale dei singoli che la pongono in essere. Per diventare SISTEMA le buone pratiche dei più hanno necessità di essere ricondotte ad un criterio generale di funzionamento degli uffici in cui si sappia tutti (operatori e cittadini) che chi opera bene è tutelato e riconosciuto, mentre chi si fa beffe dell’etica di servizio viene messo alla porta.

Le disposizioni di legge per applicare questo principio ci sono già. E’ necessario, tuttavia, avviare una riconversione  della politica, dei sindacati, della dirigenza e dei lavoratori pubblici verso la convinzione operativa che queste leggi vanno applicate. Da questo punto di vista vediamo uno spiraglio di luce finalmente nitida nelle dichiarazioni di Rossana Dettori, responsabile nazionale della CGIL funzione pubblica (vedi qui)che, forse per la prima volta, abbandona l’idea della difesa “a prescindere” dei “diritti” e qualifica il ricorso pretestuoso allo sciopero selvaggio, alle donazioni di sangue, alle “tutele  di legge” per quello che sono: dei miseri pretesti per non fare il proprio dovere.

Non è utile far rullare i tamburi per annunciare la pur necessaria riforma della pubblica amministrazione. Si tratta, più efficacemente, di sostenere nell’immediato –  pubblicamente e individualmente – l’azione di coloro i quali dentro le pubbliche amministrazioni cercheranno di dare attuazione alle leggi esistenti: il criterio della valutazione va applicato dall’interno della pubblica amministrazione, facendo riferimento alle forze sane che in grande numero vi operano. In ciò sono necessari coraggio e determinazione. Dall’esterno, al posto degli annunci, arrivino appoggi istituzionali e concreti a chi si muove nella direzione necessaria.

 

Tetti al reclutamento di dirigenti a tempo determinato: come eludere una Sentenza della Corte costituzionale.

corte costituzionale

Riportiamo la Sentenza n 9 del 10 gennaio 2010 (clicca qui) con la quale la Corte costituzionale dichiarò l’illegittimità di una legge promulgata dalla Regione Piemonte che portava al 30% la quota dei dirigenti reclutabili a tempo determinato, in deroga ai noti principi del comma 6 dell’articolo 19 d. lgs 165/2001 (10 % prima fascia e 8% seconda fascia). Nelle motivazioni della Sentenza la Corte affermava chiaramente che la deroga al principio del pubblico concorso, stabilita dall’articolo 97 della Carta costituzionale, deve essere “delimitata in modo rigoroso” ed è legittimata solo in presenza di peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico”. Sembrava così sventato il tentativo di forzare il principio costituzionale posto a presidio dell’imparzialità della dirigenza pubblica…e invece……

….invece la “corrente di pensiero” (vedi punto 33 del programma della “Leopolda” del 2011 – clicca qui)  che, considerando evidentemente il principio costituzionale di imparzialità un limite inaccettabile,  si è ora insediata al Governo della Repubblica ha inserito il limite del 30% –dichiarato con chiarezza “illegittimo” dalla Corte costituzionale – in una Legge dello Stato alla fine approvata con il ricorso alla fiducia. L’articolo 11, comma 1, del DL 90/2014, convertito in legge 114/2014 così testualmente recita: “Lo statuto (delle Regioni e degli Enti locali) puo’ prevedere che la copertura dei posti di responsabili dei servizi o degli uffici, di qualifiche dirigenziali o di alta specializzazione, possa avvenire mediante contratto a tempo determinato. Per i posti di qualifica dirigenziale, il regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi definisce la quota degli stessi attribuibile mediante contratti a tempo determinato, comunque in misura non superiore al 30 per cento dei posti istituiti nella dotazione organica della medesima qualifica“.

La norma contenuta in questa disposizione di legge è già stata dichiarata costituzionalmente illegittima 5 anni fa. Aspettiamo che qualcuno sottoponga nuovamente la questione alla Corte costituzionale.

I mali della Curia, cambiando l’oggetto l’insegnamento é lo stesso.

Papa Francesco

L’etica e le convinzioni profonde, buone o cattive che siano, sono sostanze impalpabili, legate al cuore insondabile e alla coscienza di ciascuna persona. Eppure questa “categoria” dell’agire umano é la forza più potente nella vita di qualunque Comunità o organizzazione. I convincimenti intimi radicati nelle coscienze sono capaci di dare senso, forza e valore a un’istituzione oppure di corroderla dall’interno, qualunque siano le regole, le sanzioni o le situazioni in essere.

In questa ottica ci pare vadano lette le parole di un Uomo che fino a pochi giorni prima di diventare Papa attraversava le periferie malfamate di Buenos Aires, a piedi da solo, per andare a cercare anime. Egli, nell’omelia dello scorso 22 dicembre, non descrive solo le malattie e le tentazioni della Curia romana, ma il male etico che sempre minaccia di corrodere le menti e il cuore di chi è classe dirigente, in qualunque ambito di attività, di funzione e di lavoro si trovi ad operare. Nulla da aggiungere a queste parole, salvo la considerazione che la corruzione materiale segue sempre a ruota quella morale….stiamo parlando di Amministrazione pubblica, se ciò non fosse chiaro.

 La Curia sta male

Roma Mafia – Tre questioni di natura amministrativa.

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Dallo scandalo Roma mafia, a proposito del quale l’evento futuro da temere su tutti è che venga progressivamente dimenticato e derubricato, emergono tre temi specifici riguardanti il funzionamento della pubblica amministrazione. Tali temi sono: 1) il controllo sugli atti degli Enti locali; 2) la confusione, elusione delle norme che regolano il lavoro pubblico (concorsi, assunzioni, rapporti di lavoro, controlli, bilanci, procedure d’appalto, spese in genere)  attraverso l‘esternalizazione di compiti istituzionali a società partecipate operanti in regime di diritto privato; 3) lo status giuridico dei dirigenti coinvolti nello scandalo. Continua a leggere

Marianna Madia – I quattro obiettivi per riformare la Pa

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Attiviamo un link con il numero 6/2014 della rivista Italianieuropei, che contiene un intervento del Ministro della Semplificazione Marianna Madia (clicca qui). I quattro grandi obiettivi prefigurati : 1) la cittadinanza digitale; 2) la riorganizzazione dello Stato sul territori; 3) la sfida della semplificazione; 4) la sfida dell’attuazione.

Corte dei Conti – Audizione al Senato sul ddl di riforma della Pa

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Pubblichiamo il testo della relazione presentata dalla Corte dei Conti alla Commissione Affari costituzionali del Senato con le osservazioni relative al testo del ddl AS 1577 di riforma della Pubblica Amministrazione presentato dal Governo Renzi. Di grande interesse le riflessioni condotte in ordine alle società partecipate, alla riorganizzazione dell’Amministrazione statale, della disciplina del lavoro e , soprattutto, della dirigenza pubblica. Alle pag 10 e seguenti sono presenti chiare riserve sul “nuovo regime” immaginato nel disegno di legge, in relazione soprattutto ai sistemi di valutazione, alla selezione e al ricambio della classe dirigenziale pubblica. Fra l’altro la Corte testualmente afferma (pag 10) che “L’abolizione della distinzione in fasce, l’ampliamento della platea degli interessati, la breve durata degli incarichi attribuiti, il rischio che il mancato conferimento di una funzione possa provocare la decadenza dal rapporto di lavoro, costituiscono un insieme di elementi che potrebbero sacrificare l’autonomia dei dirigenti”.

Il concetto di autonomia della dirigenza, più volte richiamato in questo sito (vedi) rimane purtroppo relegato a livello di dibattito fra iniziati, condizionato tuttavia dall’attacco ai “privilegi” della dirigenza pubblica condotto dagli organi d’informazione. Solo l’introduzione di una vera prassi della valutazione seria della dirigenza potrà spostare l’attenzione dei più dall’idea del “privilegio” a quella di risorsa fondamentale di interesse pubblico e collettivo rappresentata dall’autonomia dei dirigenti pubblici (vedi qui sui rapporti fra produttività delle pubbliche amministrazioni e il giudizio dei cittadini).

 Corte dei Conti Sezioni riunite in sede di controllo – Audizione su riforma della pubblica amministrazione – 9 ottobre 2014

Rimossi tre funzionari della Sovrintendenza di Siracusa.

 

Porto di Siracusa

Riportiamo l’articolo di Gian Antonio Stella, pubblicato sul corriere della Sera dell’8 novembre 2014, che riferisce la vicenda di tre funzionari della Sovrintendenza di Siracusa  rimossi dall’incarico dopo aver negato l’autorizzazione alla costruzione di un secondo porto a Siracusa e di 71 villini in zona archeologica di inedificabilità assoluta.

Tralasciando altre considerazioni sull’evidente ingiustizia e sullo scempio che impunemente può essere fatto delle parti più belle del nostro Paese, ci limitiamo a due osservazioni  più strettamente legate alle attuali logiche prevalenti di gestione della cosa pubblica: 1. lo status della dirigenza pubblica, che dovrebbe essere il baluardo della legalità nella gestione degli interessi pubblici, è debolissimo nella legislazione attuale e consente ai vertici delle Amministrazioni di rimuovere a piacimento qualunque dirigente sia d’impaccio a piani e progetti di dubbia natura (vedi il contesto legislativo nell’articolo presente in questo  sito sui rapporti fra politica e dirigenza – clicca qui);  2. il contesto dei “poteri locali” disseminato sul territorio della Repubblica si mostra estremamente permeabile alle infiltrazioni di “gruppi di interesse economico organizzato”: questi ultimi dispongono di potere finanziario, di armi “legali” e di capacità d’infiltrazione nei vertici politici delle Amministrazioni pubbliche, tali da travolgere qualunque tentativo di resistenza opposto alle loro trame.

Gian Antonio Stella – Via da Siracusa i sovrintendenti che non volevano il mega porto.

 

La politica e il regime degli incarichi dirigenziali – Valerio Talamo

Valerio Talamo

ASCOLTA L’AUDIO DELL’INTERVENTO DI VALERIO TALAMO AL CONVEGNO DEL 28 MAGGIO 2014

Pubblichiamo l’intervento al Forum della PA 2014 del dr. Valerio Talamo, da iscrivere fra le analisi più lucide mai effettuate sul rapporto fra politica e dirigenza pubblica nel nostro Paese. Continua a leggere

La dirigenza scolastica di fronte al “Programma Renzi” di riforma della Scuola.

ANP

Fra le questioni aperte in margine al Programma del Governo per “Una buona scuola” c’è quella della dirigenza scolastica, alla quale, come per le altre componenti della dirigenza pubblica, dovrebbero essere consegnate le responsabilità (e i poteri) più significativi per condurre in porto la riforma. E, invece, nel concreto, il Governo ritaglia un ruolo laterale e improprio al mondo dei Presidi, negando loro perfino l’ovvio (per chi ha buon senso) riconoscimento del fatto che essi hanno la gestione diretta di persone, alunni e spese. Pubblichiamo nello specifico il pensiero della CIDA – Associazione nazionale Presidi.

 CIDA – Associazione nazionale presidi – Per una buona scuola

Confronta qui sotto le slide di presentazione:

Governo Renzi -LA BUONA-SCUOLA: facciamo crescere il Paese – 3-settembre-2014

Massimo Cacciari – Tutto il potere in mano al Sovrano?

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A pensarci bene, ciò che colpisce di questo corsivo dell’Espresso (n. 36, 11 sett 2014 – vedi qui sotto) non è tanto che le affermazioni provengano da un filosofo, quanto soprattutto il fatto che siano pronunciate da uno che ha fatto il Sindaco di Venezia per 5 anni, e che, vivaddio, l’Amministrazione pubblica la conosce.

Massimo Cacciari, partendo dall’idea di “governo dello Stato” nel pensiero del Presidente Renzi – tutta incentrata quest’ultima sul “primato della politica”, analizza il rapporto fra politica e dirigenza pubblica italiana.

Cacciari afferma fra l’altro: “…..che la nostra pubblica amministrazione sia inefficiente risulta da dati di fatto incontestabili: giustizia, costi per fare impresa, addirittura per pagare le tasse, per ottenere ogni sorta di servizi. Ma ciò non dipende forse, oltre che dal coacervo e sovrapposizione di leggi illeggibili (perché non si è partiti dalla “semplificazione”?), proprio dal fatto che non si è mai voluto una burocrazia preparata, intelligente, responsabile, e se ne è sempre auspicata la “obbedienza”?..”. Con ciò egli pone il problema, mai risolto, del ruolo della dirigenza pubblica in Italia: mero strumento di attuazione della volontà del principe, oppure, come in Francia e in Inghilterra, compagine “forte-dotata di senso dello Stato e perciò di responsabilità nei confronti dell’autorità politica”? Sullo sfondo del ragionamento di Cacciari si intravede anche il pensiero di un altro grande maître a penser: Giuseppe De Rita, il quale, già 4 mesi fa aveva individuato nelle linee di riforma della Pa del governo Renzi il persistere della tendenza alla progressiva esautorazione dei corpi intermedi della società civile, che cominciò a manifestarsi negli anni ’80 nel corso dell'”era Craxi” (vedi qui dal Corsera del 6 maggio 2014).

 Massimo Cacciari – Se tutto il potere finisce in mano al sovrano – 5 sett 2014.

 

Nuova etica pubblica – numero 2 della rivisita dell’Associazione.

Pubblichiamo il numero 02 di “Nuova Etica Pubblica“, rivista dell’Associazione diretta da Daniela Carlà, che si occupa dei problemi attuali delle pubbliche amministrazioni. In stretta correlazione con il lancio della nuova riforma della Pa da parte del Governo Renzi il tema prescelto è quello della valutazione.

In evidenza l’intervista ad Angelo Rughetti, Sottosegretario di Stato per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione.

Buona lettura.

 Rivista Nuova Etica Pubblica – luglio 2014

Sistema Paese e Amministrazioni pubbliche – Seminario ANQUAP

Si è tenuto a roma lo scorso 7 luglio 2014 un Seminario organizzato dall’Associazione naz Quadri delle Amministrazioni pubbliche (ANQUAP), affiliata alla Federazione CIDA funzione pubblica sulle tematiche legate alla Riforma della pubblica amministrazione. Oltre al Presidente ANQUAP Giorgio Germani , erano presenti il Presidente della CIDA fp, Giorgio Rembado, il senatore Maurizio Sacconi,i professori e deputati Andrea Mazziotti di Celso e Giovanni Guzzetta.

Pubblichiamo il comunicato stampa a conclusione del Convegno contenente  le più significati riflessioni emerse, nonché le slide di presentazione illustrate dal Pres. Giorgio Germani

ANQUAP – Comunicato stampa sulla dirigenza pubblica 7 luglio 2014

 Convegno ANQUAP – CIDA su Sistema paese e riforma Pa – 7 luglio 2014

EXPO e M.O.S.E.: i controlli moltiplicano la corruzione.

Risultati immagini per m.o.s.e. veneziaPubblichiamo il link di un articolo apparso sul  blog “Le Formiche” , scritto da Riccardo Ruggeri, ex top manager della FIAT, sulla problematica dei controlli sulla corruzione, vista dal versante delle aziende private.

Riccardo Ruggeri: perché i controlli moltiplicano la corruzione. 

 

Comunicato stampa del Governo sul testo del decreto legge e del ddl sulla riforma della PA

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ANTEPRIMA DEL TESTO DEL DECRETO LEGGE E DEL DDL (clicca qui)

Sempre in attesa di leggere il testo ufficiale sia del decreto legge in firma dal Presidente della Repubblica che quello del disegno di legge, riportiamo il comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri che riepiloga per punti tutte le misure contenute nei due testi normativi. I contenuti  sono in parte quelli anticipati nei giorni scorsi, tuttavia hanno ora il crisma dell’ufficialità.

Comunicato 14 GIUGNO 2014 del Governo – contenuti del decreto legge e del DISEGNO DI LEGGE sulla RIFORMA della pubblica amministrazione.

Anticipazioni sul testo di riforma della PA

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VEDI ADESSO L’ANTEPRIMA DEI TESTI DI DL E DDL varati in Cdm 13 giu 2014 (clicca qui)

Si parla di decreto legge di 26 articoli. Pubblichiamo una bozza del 7 giugno scorso in circolazione e alcune anticipazioni giornalistiche sui contenuti del testo in discussione al Consiglio dei Ministri di domani 13 giugno 2014.

 Riforma PA bozza del 7 giugno 2014

La Stampa 12 giu 2014 -mobilità obbligatoria entro i 100 Km

Corriere della Sera 12 giu 2014 – Contenuti della bozza di riforma

Sole 24 ore Sanità 12 giu 2014 – anticipazioni e commenti.

 

Piattaforma ufficiale del Governo per l’incontro coi Sindacati del 12 giugno 2014

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I 44 punti della riforma della pubblica amministrazione – al varo nel Consiglio dei Ministri di domani – diventano 45. Pubblichiamo il documento inviato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in relazione all’incontro con i Sindacati di oggi 12 giugno 2014 e un resoconto del Sole 24 ore sulla conferenza stampa dei Sindacati nella giornata di ieri 11 giugno.

 Documento governativo per riforma pa – sindacati 

Conferenza stampa CGIL-CISL-UIL – 100.000 giovani da assumere

Conferenza unificata Stato Regioni – Alleanza istituzionale per rilanciare la funzione pubblica nel Paese

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Pubblichiamo il documento “Italia semplice”, firmato dal Ministro per la semplificazione Marianna MADIA, dal Ministro per gli affari regionali Carmela LANZETTA, dal Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Vasco ERRANI e dal Presidente dell’ANCI , Piero FASSINO, denominato “Alleanza istituzionale per rilanciare la funzione pubblica nel Paese” – peraltro non presente oggi sul sito della Conferenza unificata Stato Regioni (vedi qui) – che costituisce una piattaforma comune concordata prima del Consiglio dei ministri del prossimo 13 giugno 2014 in ordine ai principi condivisi ai quali si dovrà ispirare le prevista riforma della pubblica amministrazione.

Scopo del documento era quello di fissare un complesso di principi comuni  PRIMA CHE IL GOVERNO proceda all’emanazione di un decreto legge e/o un disegno di legge sull’intera materia. E’ chiara la volontà del Governo di non rinviare il momento del confronto con le Regioni e le Autonomie locali a una fase successiva a quella dell’avvenuta azione di adozione/proposta di disposizioni legislative. Sullo sfondo  c’è la volontà comune di evitare che le disposizioni di legge immediatamente esecutive per Amministrazione centrale ed Enti pubblici non economiche siano poi rinviate sine die sul resto del mondo delle Amministrazioni pubbliche – Regioni, Comuni, Province e ASL – come nei fatti è sempre avvenuto.

Il documento di intenti comuni si articola in 5 interventi strategici: 1) ripensare l’organizzazione delle pubbliche amministrazioni (territoriale e nazionale) sul territorio; 2) Valorizzazione del capitale umano quale elemento vitale delle capacità della PA di dare risposte certe in tempi rapidi; 3) semplificare per crescere: ridefinire e rendere semplici le procedure; 4) puntare alla digitalizzazione come unica forma di dialogo fra PA cittadini e imprese; 5) open data e trasparenza come elementi ordinari dell’agire pubblico.

Sui principi generali esposti nel documento non si può non essere d’accordo, tuttavia alcune clamorose “assenze” concettuali preoccupano non poco. Una su tutte: la creazione del “mercato organico (sic) della dirigenza articolato territorialmente” è uno strumento a doppia possibile trazione: se istituito tout court, diventerà lo strumento per depotenziare ulteriormente l’autonomia della dirigenza, che non è privilegio di casta, ma garanzia costituzionale di legittimità e buon andamento. E’ invece indispensabile legare il regime della dirigenza pubblica – mobilità, incarichi, revoche e retribuzioni – con un solido,oggettivo e trasparente sistema di valutazione delle performance e delle competenze.

C’è poco o niente nei documenti ufficiali in ordine al punto della valutazione. Ciò rende l’impianto della riforma debole e pericoloso. Come base di qualunque ragionamento possibile, é necessario affermare – chiaro e forte – che la valutazione nella pubblica amministrazione non c’è o, meglio, è una foglia di fico che da vent’anni giustifica il pagamento a pioggia delle retribuzioni di risultato. Neanche la riforma Brunetta ha realizzato alcunché. Gli OIV sono organi solo formalmente indipendenti dalle amministrazioni valutate e ne subiscono quindi ogni tipo di condizionamento. La CIVIT, che era sta istituita come vertice di raccordo governativo di tutti gli Organismi di valutazione non c’è più, nel senso che le sue competenze sono state assunte dall’Autorità anticorruzione (ANAC) le cui pur fondamentali attribuzioni nulla hanno a che fare con la valutazione delle performance di Amministrazioni pubbliche e dirigenza. In questo panorama istituzionale da “anno zero”, perché nessuno dei protagonisti della riforma si preoccupa di legare il nuovo regime della dirigenza con la creazione/rifondazione di un serio sistema di valutazione? Questa tendenza, se confermata dalle disposizioni che adotterà il Governo, ci indurrà a  valutazioni negative sul senso della riforma della dirigenza pubblica annunciata.

 Conferenza unificata Stato Regioni – Italia semplice  giu 2014