Non solo il petrolio: l’acqua del Tigri e dell’Eufrate al centro della guerra contro l’ISIS

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Il Tigri e l’Eufrate nascono dalle montagne della Turchia orientale, procedono nei territori della Siria e dell’Iraq e si uniscono presso la città di Bassora con il nome di Shatt al Arab che sfocia nel Golfo Persico. La loro portata complessiva d’acqua é equivalente a quella del Nilo e il sistema di dighe realizzato in Turchia nello scorso decennio era già stato origine di forti dispute con le confinanti Siria ed Iraq – per non parlare del territorio curdo anch’esso attraversato dall’acqua di questi fiumi (Vedi qui articolo de L’Avvenire del 2009).

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Consultando la cartina interattiva pubblicata dal Corrieredellasera.it  (clicca qui) si può facilmente vedere come tutti i luoghi simbolo toccati da questa guerra-ginepraio (Mosul, Rakka, Kobane, Tikrit, Falluja) sono posti sugli argini di questi due fiumi o nelle loro vicinanze. Non solo: i territori conquistati dalle forze dell’ISIS sono tutti sul percorso del Tigri e dell’Eufrate.

Un articolo di Francesco Ventura, pubblicato sulla Rivista LIMES, spiega bene come era la situazione del controllo dell’acqua a fine 2014 (clicca qui), mentre un aggiornamento recentissimo del Corriere della Sera  spiega, fra l’altro, come si stiano muovendo sul campo USA e Russia e come, giocando sulla loro rivalità, le milizie curde collocate al nord della Siria stiano progressivamente conquistando molte posizioni (clicca qui).

Unione europea e Stati federali.

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Presentiamo uno studio del prof. Klaus-Jurgen Nagel di analisi comparata dei rapporti fra gli ordinamenti federali di Germania (pag. 44)  Austria (pag. 55) Belgio (pag. 60) e Gran Bretagna (pag. 66) con le istituzioni dell’Unione europea. Pur se lo scritto fu editato nell’anno 2004, la persistenza da quei tempi degli assetti di Stato federale dei Paesi esaminati consente anche oggi di approfondire proficuamente gli aspetti salienti del loro  funzionamento.

 L’intervento delle Regioni nella politica europea – Klaus-Jurgen Nagel

Regioni in Francia – multilevel governance.

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Le elezioni regionali in Francia di ieri hanno attirato l’attenzione sugli aspetti squisitamente politici della contesa fra partiti. In ombra, invece, gli aspetti istituzionali-amministrativi di questa vicenda: infatti, queste elezioni sanciscono un evento auspicabile anche da noi in Italia: la diminuzione del numero delle regioni francesi – con decorrenza 1° gennaio 2016 – da 27 a 13 (vedi cartina qui sopra). Le regioni francesi sono poco assimilabili al nostro assetto costituzionale perché  l’articolo 72 della Costituzione francese – vedi – dispone che le stesse possono essere modificate quanto a circoscrizioni e a funzioni con legge dello Stato. E’ sempre la legge (art 34 Cost.) che determina i principi fondamentali dell’autonomia degli Enti locali, delle loro competenze e risorse. Indubbiamente un sistema costituzionale in cui è prevalente lo Stato-organizzazione. Tuttavia, a dispetto dell’apparente centralismo e dirigismo, la rete dei rapporti fra Stato e Regioni, Stato Enti locali ed Enti locali fra loro è organizzata in forma concordata e tendenzialmente paritaria: infatti lo strumento di pianificazione adottato per l’attuazione delle politiche pubbliche e dei piani strategici nazionali é quello dei “contrat de plan” fra Stato e Regioni, previsto dalla loi n 82-653 del 29 luglio 1982 (vedi qui testo in italiano)sono questi dei veri e propri accordi fra Stato e singole Regioni, regolati nelle procedure da tale legge, finalizzati a dare corso alle politiche pubbliche nazionali, anche attraverso una diversa ripartizione delle reciproche competenze dello Stato centrale e degli enti territoriali, in deroga alle regole generali. Un ottimo strumento di applicazione del principio di sussidiarietà.

Riproduciamo per eventuali approfondimenti un rapporto di qualche anno fa – La public governance in Francia della collana “i quaderni del Formez“-  ove sono illustrati con dovizia di particolari i contrat de plan (pag. 27), il principio di sussidiarietà e della devolution (pag. 43) , la governance interistituzionale Stato – Enti locali (pag. 25), fra Enti locali (pag 34) con l’Unione europea (pag. 39). Ci pare che la Francia, munita di una sano spirito pragmatico nel darsi le proprie regole normative, abbia realizzato un efficiente sistema di multilevel governance, nel quale tutte le istanze trovano voce; si badi bene, i Comuni francesi sono circa 37.000, il quadruplo dei comuni italiani, eppure un modello di governance esiste e funziona. Nulla a che vedere con le inutili declamazioni, i contenziosi continui, le gelosie e gli antagonismi che caratterizzano in Italia il rapporto fra Stato, Regioni ed Enti locali. Ai cittadini e alle imprese non interessa nulla su “chi” si debba fregiare della coccarda di gestore dei servizi pubblici: essi vogliono semplicemente che funzionino!

 Governance pubblica in Francia

 

I finanziamenti dell’Unione europea.

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Esistono 5 grandi fondi europei di finanziamento – Vedi qui i 5 fondi. La distribuzione dei fondi avviene attraverso la politica di coesione, che si articola attraverso documenti predisposti da ciascuno Stato membro con le Istituzioni UE, detti accordi di partenariato.

L’ultimo accordo di partenariato Italia-UE  riguarda il settennio 2014-2020.  Sono stati stanziati 44 mld all’Italia, a finanziamento di  progetti  – gestibili da organizzazioni pubbliche e/o private – aventi per oggetto ricerca e sviluppo tecnologico, tutela dell’ambiente, mobilità di persone e merci, lotta alla povertà, capacità istituzionale e amministrativa, energia e smaltimento rifiuti. Sono privilegiate nella quota di assegnazione dei fondi le nostre Regioni meridionali. Clicca qui per approfondire l’accordo di_partenariato 2014_2020_scheda.

Per il settennio precedente, l’Italia, ad inizio 2015, aveva speso solo il 63% dei fondi messi a disposizione (penultima in classifica prima della Romania). La Regione con la spesa inferiore risultava la Campania con il 43%, a fronte della Provincia di Trento con l’87% dei fondi speciali utilizzati. Clicca qui per approfondire. Per il settennio in corso c’è ancora un’ampia possibilità di invertire la tendenza mostrata nel passato: molto dipenderà dall’iniziativa e dalla capacità delle classi dirigenti locali di operare in sinergia fra i vari centri decisionali, incidendo sulla qualità strategico-infrastrutturale dei progetti elaborati..

Vedi approfondimento sul sito UE:  Come funziona il FSE – clicca qui.

Vademecum per un progetto di successo.

Mariana Mazzucato – Lo Stato finanziatore dell’innovazione.

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Non bisogna essere ossessionati dal “mito” delle startup, ma occorre allargare lo sguardo e sviluppare un ecosistema innovativo nel quale le imprese appena nate riescano a crescere attraverso un’interazione tra investimenti pubblici e privati. E scriverlo è Mariana Mazzucato che ha approfondito nel suo testo “Lo Stato innovatore” – vedi qui – il ruolo degli investimenti pubblici nello sviluppo dell’economia digitale. Citando gli esempi della Gran Bretagna, ella conclude che non devono essere enfatizzate le startup o gli imprenditori in quanto tali, ma l’ecosistema innovativo entro il quale operano e dal quale dipendono…..tutti discorsi –  comunque – “in arabo” rispetto all’Italia, paese in cui gli investimenti pubblici sono in caduta libera (vedi qui).

Vedi qui la sintesi dell’articolo pubblicato sull'”Economist” nel marzo 2014

L’andamento dell’economia italiana in sintesi grafica.

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Sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri –  Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (DIPE) – sono presenti informazioni di sintesi e grafici illustrativi sull’economia italiana ed europea, presentati utilizzando i dati pubblici di organismi ufficiali nazionali e internazionali (Istat-Eurostat, Banca d’Italia, OCSE, FMI) e associandoli alle previsioni economiche del Governo come contenute nel Documento di economia e finanza.

VEDI QUI AGGIORNAMENTO AL 25 SETTEMBRE 2015

Scenari economici – Il punto sulla Cina.

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Per fissare alcuni concetti.

25 agosto 2015 – Federico Rampini su “La Repubblica” – La tempesta globale

26 ago 2015 – Federico Rampini su la Repubblica.it – il soccorso delle banche centrali pèer scongiurare il caos

 Antonella Crescenzi – Che succede in Cina

Government at a glance 2015 – le statistiche OCSE su assetti e azioni degli Stati.

 Government at a glance 2015

VEDI QUI L’INDICE INTERATTIVO DEL VOLUME

Molto in sordina rispetto alle edizioni precedenti, l’OCSE ha presentato ad inizio di luglio l’ormai consueto rapporto sul “Government” – inteso come attività complessiva – politica e amministrativa – assetti e risultati conseguiti dagli Stati membri nei grandi ambiti di intervento pubblico. Le statistiche OCSE sulla materia (prima edizione nel 2009, periodicità biennale) sono assurte a riferimento privilegiato per la valutazione e confronti delle azioni poste in essere dalle Amministrazioni pubbliche dei Paesi aderenti. I dati rilevati si riferiscono all’anno 2013.

Pur riconoscendo il pregio di queste indagini, solleviamo qui alcuni dubbi sulla metodologia di rilevazione di questi studi; primo fra tutti, il fatto che non esista ancora una sicura stabilizzazione degli argomenti di rilevazione ed analisi: l’inconveniente si manifesta attraverso le continue modifiche, ogni due anni, del “cruscotto” generale di rilevazione (basta vedere in proposito l’indice delle edizioni di Government at a glance 2013 e 2015) senza che si consegua un livello soddisfacente di assestamento degli argomenti trattati. Questo fenomeno impedisce di effettuare confronti storici con il biennio precedente; nei casi più controversi, rischia anche  di perpetuare malintesi basati su rilevazioni e analisi sulle quali sono state operate speculazioni di bassa lega intellettuale, quali quelle proposte al grande pubblico da molti quotidiani nazionale in occasione della rilevazione 2013 delle retribuzioni medie dei dirigenti pubblici italiani (Vedi qui per approfondire). Inopinatamente, su questo argomento così sensibile non c’è nulla nell’edizione del 2015.

Ci paiono degne di evidenziazione particolare le rilevazioni riguardanti i livelli di occupazione degli impiegati pubblici rispetto al totale (pag 85) e le statistiche riguardanti la distribuzione di genere nelle pubbliche amministrazioni (pag 87) e nelle cariche politiche (pag 89) dei Paesi OCSE.

Preoccupanti i dati sulla dimensione degli appalti pubblici che vede l’Italia fra i paesi fanalino di coda ( vedi a pag. 137 la spesa per appalti e investimenti in % del PIL).

Una proposta di solidarietà per la politica dell’Unione europea.

Le recenti vicende del debito greco vengono riassunte e commentate da Paolo De Ioanna, componente del nostro Comitato scientifico, in un articolo recentemente pubblicato da “La Repubblica – Affari e finanza”. Nella conclusione una proposta: “europeizzazione del debito greco e creazione di meccanismi di stabilizzazione e mutualizzazione della quota di debito pubblico sovrano che sta entro la soglia del 60%“.

 Democrazia europea alla prova della Grecia

La crisi dell’euro vista da Joseph Stiglitz

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Pubblichiamo la traduzione curata da Ferdinando Longoni di una recentissima intervista del Nobel Joseph Stiglitz sull’euro. Emerge una volta ancora il pensiero del grande economista in proposito: senza una politica fiscale ed economica federale comune l’euro ha poche prospettive future. L’affermazione centrale dell’articolo é la seguente: “…guardate gli Stati Uniti: che rapporto c’è tra la regione dei Grandi Laghi e il Mississipi? Tra Seattle e la Florida? Gli stati del nord e del sud hanno delle politiche e delle traiettorie economiche molto diverse. Ma il tutto tiene perché il livello federale gioca il suo ruolo. Se una banca fallisce in California, il livello federale interviene. Se il tasso di disoccupazione esplode in Alabama, il budget federale versa l’assicurazione di disoccupazione. Noi disponiamo di istituzioni che permettono di stabilizzare la nostra economia. Con gli anni, queste istituzioni hanno finito per istaurare una comune cultura tra il nord e il sud degli Stati Uniti, che, centocinquant’anni fa si facevano la guerra per la questione della schiavitù … Nell’euro-zona nulla corregge gli squilibri”.

 L‘economista e premio Nobel Joseph Stiglitz

Alle origini del declino economico italiano – Forges Davanzati

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Guglielmo Forges Davanzati è professore di analisi economica all’Università del Salento e può essere annoverato fra i sostenitori delle ricette keynesiane come direttrici maestre per affrontare la crisi economica in corso (Clicca qui per leggere i suoi articoli pubblicati su “Keynes blog”).

Pubblichiamo l’analisi del prof. Davanzati sulle cause del declino economico italiano, rispetto alla quale la crisi finanziaria innescatasi dell’anno 2008 ha agito solo da detonatore, ma i cui prodromi sono visibili dall’inizio degli anni ’80 durante i quali ” I governi che si sono succeduti….hanno rinunciato ad attuare politiche industriali, confidando nella presunta “vitalità” della nostra imprenditoria“. Una fuoriuscita dalla cabina di regia della politica industriale del nostro Paese che vede oggi la grande industria o in crisi oppure venduta/vendibile ai capitali stranieri.

Netta e condivisibile è poi la critica di Davanzati alla politica del precariato e della moderazione salariale, anche qui con un riferimento diretto al pensiero di John Maynard Keynes che nel saggio “La questione degli alti salari” del 1930, scriveva al riguardo: “se si paga meglio una persona si rende il suo datore di lavoro più efficiente, forzandolo a scartare metodi e impianti obsoleti, affrettando la fuoriuscita dall’industria degli imprenditori meno efficienti, elevando così lo standard generale”.

Il pensiero di Davanzati ci ricorda da vicino le teorie dell’economista Mariana Mazzucato a proposito del ruolo dello Stato nell’economia (vedi qui).

 Alle origini del declino economico italiano

Concorso pubblico per lavorare nelle istituzioni UE con retribuzione 4300 euro.

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Questo annunzio di concorso – pubblicato sul sito www.la legge per tutti.it (clicca qui) – è dedicato ai nostri giovani in gamba che cercano un posto di lavoro adeguato al loro impegno e merito, ma non hanno le conoscenze utili per essere assunti in qualche società partecipata.

Mariana Mazzucato – Lo Stato innovatore

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Clicca qui per ascoltare il dibattito fra Mariana Mazzucato e Francesco Giavazzi

Le tesi contenute nello “Stato innovatore”, successo editoriale dell’Economista italo-americana Mariana Mazzucato spiegate da lei stessa in una lettera al Premier italiano Matteo Renzi.

Ciò che piace delle teorie della Mazzucato è la sua visione del ruolo dello Stato, non  un’entità neutrale e amorfa, che svolge le sole funzioni regolatrici e di fornitore di servizi sociali, ma soggetto innovatore, leva vivace, finanziatore e volano della crescita e delle opportunità economiche del mercato. Per sostenere tale tesi la Mazzucato analizza nello specifico le esperienze dello Stato più liberista del mondo, gli U.S.A…..e dimostra che le più fantastiche evoluzioni nel mondo informatico non si sarebbero mai verificate se non ci fosse stato un “accredito” iniziale, un'”incentivo economico mirato” verso quei progetti che manifestavano prospettive e scenari nuovi e originali.

 Caro premier

Il petrolio, la guerra dell’ISIS e la caduta del suo prezzo.

Due approfondimenti curati da Antonella Crescenzi, rispettivamente, sul rapporto petrolio/guerra dell’ISIS e sugli effetti della caduta del suo prezzo.

 Il petrolio e la guerra dell’Isis

 Minore prezzo del petrolio

FISCAL COMPACT: la regola del debito

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La locuzione “Fiscal compact” é divenuta ormai un “termine spauracchio” con cui si sintetizza, nella mente dei più, una serie di regole restrittive che rischiano di strozzare l’economia dei Paesi UE, fra quali l’Italia.

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Fonti del diritto europeo – Fiscal compact, six pack, two pack.

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VEDI ANCHE “LE FONTI DEL DIRITTO EUROPEO”- clicca qui.

Le regole del cosiddetto “Fiscal compact” sono vaste e articolate: esse sono state prodotte a livello UE e di Stati nazionali negli anni 2011-2013, a ridosso delle crisi finanziarie di questi anni.

L’intero “pacchetto normativo” è costituito dal “Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’Unione economica e monetaria” (vedi qui il testo ), firmato il 2 marzo 2012 (ratificato in Italia con Legge 23 lug 2012, n. 114) ed entrato in vigore il 1° gennaio 2013 . Come previsto dal trattato, lo Stato italiano si dotò di disposizioni di rango costituzionale (Legge costituzionale n 1/2012) conformi al Trattato stesso e tali da garantire la correzione degli scostamenti finanziari (vedi qui l’articolo 81 Cost modificato) e di una “legge rinforzata” (vedi qui Legge 243 del 2012 sul pareggio del bilancio dello Stato).

Fondamentali, peraltro, per delineare il quadro normativo di salvaguardia degli Stati dai disavanzi eccessivi pubblici previsto dall’articolo 126 TFUE (vedi), firmato a Lisbona nel 2007 (vedi qui il testo del Trattato), sono i due “pacchetti di Regolamenti e Direttiva, denominati “Six pack” (anno 2011) e “Two pack” (anno 2013).

Il Six pack del 2011 è composto di 5 Regolamenti e una Direttiva. Essi sono: 1) Regolamento n 1173 del 16 nov 2011 su sanzioni e ammende; 2) Regolamento n 1174 del 16 nov 2011,  ancora su ammende; 3) Regolamento n 1175 del  16 nov 2011 – modifica del reg CE n 1466/97 ; 4) Regolamento n 1176/2011 su “meccanismo di allerta e quadro di valutazione”; 5)  Regolamento n 1177/2011, di modifica del Regolamento CE n 1467/97; 6)  Direttiva n. 85 dell’8 nov 2011 sulle regole di bilancio degli Stati nazionali.

Il Two pack del 2013 è composto dai seguenti due Regolamenti, cogenti in tutta l’area euro: 1) Regolamento n 472 del 10 mag 2013 sulla sorveglianza rafforzata agli Stati in difficoltà; 2) Regolamento n 473 del 21 mag 2013  sul monitoraggio rafforzato delle politiche di bilancio degli Stati.

Il complesso degli atti normativi sopra richiamati é il frutto di una progressiva, stringente operazione di “incardinamento” delle politiche fiscali dei Paesi euro dentro un sistema di regole e di deroghe minutamente regolato. Ne emerge una modalità totalmente modificata di gestione delle politiche economiche e di bilancio. Per un ottimo approfondimento sulle modifiche indotte dal “Fiscal compact” si veda lo studio del Servizio bilancio del Senato (giugno 2013)  La governance economica europea – 2013

Vedi anche su queso sito: Fiscal compact: LA REGOLA DEL DEBITO – clicca qui.

Le fonti del diritto dell’Unione europea.

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 Ci sembra utile riepilogare con un sintetico “vademecum” la geografia delle fonti del diritto della UE, note ai giuristi e agli addetti ai lavori, ma ostiche – per via della loro complicata stratificazione nel tempo – per i più.

L’impianto globale dell’Unione europea si regge su due trattati internazionali – il TUE (trattato dell’Unione europea) e il TFUE (trattato sul funzionamento dell’Unione europea), che sono stati firmati a Lisbona il 13 dicembre 2007 ( da cui la locuzione “Trattato di Lisbona“) ed entrati in vigore il 1° dicembre 2009 – Vedi qui il testo dei due trattati. In Italia i due trattati furono ratificati con la legge 2 agosto 2008, n. 130, su G.U. n. 185 dell’8-8-2008 – Suppl. Ordinario n. 188. I Trattati in questione sostituiscono e consolidano i contenuti del “Trattato sull’Unione europea” firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992 (vedi qui), nonché le relative modifiche scaturite dal Trattato di Amsterdam del 2 ottobre 1997 (vedi qui il testo).

Il TUE (Trattato sull’Unione europea) espone i principi cardine su cui si fonda la UE e delinea il quadro e i poteri delle “Istituzioni dell’Unione” (gli articoli 13 e seg. prevedono il Parlamento europeo, Il Consiglio europeo, il Consiglio, la Commissione europea, la Corte di Giustizia, la Banca centrale europea (BCE), la Corte dei Conti) e stabilisce la personalità giuridica dell’Unione (articolo 47).  Il TUE sostituisce e consolida i principi cardine sull’Unione contenuti nell’omonimo “Trattato sull’Unione europea” firmato a Maastricht.

Il TFUE (trattato sul funzionamento dell’Unione europea), composto di 358 articoli, sostituisce e consolida i contenuti degli articoli G, H e I del Trattato di Mastricht del ’92, i quali ultimi, a loro volta, sostituivano e inglobavano i contenuti del “TCE- Trattato che istituisce la Comunità economica europea” (“Cee“) – firmato a Roma nel 1957 (articolo G), del “Trattato che istituisce la Comunità europea del carbone e dell’acciaio” (“Ceca“) – firmato a Parigi nel 1951 (articolo H) e del “Trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica” (“Euratom“) – firmato a Roma nel 1957 (articolo I). Il TFUE è la fonte dispositiva da cui si originano le regole di funzionamento dell’Unione, fra le quali ricordiamo il “famigerato” articolo 126 (vedi qui) e del relativo Protocollo n 12 (vedi qui), anch’essi ripresi dal trattato di Maastricht, in cui è prevista la procedura per “i disavanzi eccessivi” nei conti pubblici dei Paesi membri.

 Precedente protocollo dei disavanzi effettivi dal-trattato-di-Maastricht

Per approfondire: Wikipedia – storia del trattato di Maastricht    —-  Sito dell’Unione europea – Trattati dell’UE ——- Wikipedia – Trattati sull’Unione europea SCHEMA STORICO

Forma giuridica diversa ha, invece, il Patto di stabilità e crescita (PSC) – Vedi approfondimento – che prese le mosse da una risoluzione politica del Consiglio europeo, adottata ad Amsterdam il 17 giugno 1997 in vista dell’introduzione della moneta unica (Vedi qui). IL PSC era ed è finalizzato all’instaurazione di procedure stringenti per il rispetto dei cosiddetti “parametri di Maastricht” (protocollo di cui sopra) e si concretizzò con il  Regolamento n. 1466 del 7 luglio 1997 (vedi) che, come noto, è una fonte giuridica diversa dal Trattato ma che, a termini dell’articolo 288 del TFUE, “è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri“.

Il Regolamento n. 1466/97 è stato più volte rivisitato. Attualmente risulta integrato e sostituito da un pacchetto di Regolamenti UE e dal Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nelle UE dell’anno 2012, complessivamente conosciuti come “Fiscal Compact” – Vedi qui le fonti di diritto vigenti.