Salute e Sanità in Italia: statistiche e valutazioni a confronto

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In una dimensione di sfiducia collettiva (peraltro con solide ragioni di fondo) sfuggono forse ai più quelle realtà che dovrebbero indurci a una maggiore serenità e considerazione in noi stessi come Paese. Continua a leggere

I dati errati dell’OCSE sulle retribuzioni dei dirigenti pubblici italiani e le conseguenti speculazioni giornalistiche.

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VEDI ANCHE: IMPORTO MEDIO DELLE RETRIBUZIONI DEI DIRIGENTI PUBBLICI

Si verifica ormai con puntualità annuale un corto circuito mediatico che inizia a sapere di ridicolo: l’OCSE pubblica il suo Report annuale sulle pubbliche amministrazioni dei 35 paesi membri e qui in Italia i giornali a diffusione nazionale concentrano tutto il “fuoco mediatico” su un   unico dato – errato e/o ballerino – presente in quel rapporto: le retribuzioni dei dirigenti pubblici italiani. Continua a leggere

All’Italia il primato fra i Paesi OCSE per anzianità media dei dipendenti pubblici

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I dati riportati alla pagina 95 di Government at a Glance 2017 (clicca qui) –  pubblicazione annuale dell’OCSE sullo stato delle pubbliche amministrazioni dei 32 paesi membri – parlano chiaro: l’Italia ha il più basso tasso percentuale di dipendenti sotto i 35 anni (2% contro il 18% media OCSE) e la più alta percentuale di dipendenti sopra i 54 anni (45% contro il 22% media OCSE)

I liberisti di casa nostra possono festeggiare: fra 10 anni l’Amministrazione pubblica in questo Paese non esisterà più fisicamente.

ARAN : dati statistici e serie storiche su costo del lavoro pubblico, retribuzioni medie e numero di occupati

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Riproponiamo gli ultimi dati statistici dell’ARAN (clicca su “retribuzioni medie pro-capite nella PA e nel settore privato 2000-2016”) in ordine a costo del lavoro pubblico, retribuzioni medie, numero degli occupati, presentati con una serie storica che abbraccia gli anni 2000-2016. Continua a leggere

Statistiche e confronti delle pubbliche amministrazioni italiane

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Qui di seguito un nutrito numero di statistiche. Continua a leggere

I documenti di programmazione: dal Piano Marshall al DPEF 2008-2011

ABSTRACT

Il volume mira a ripercorrere, attraverso la lettura di brani selezionati dai documenti governativi di indirizzo e programmazione, le principali linee di politica economica italiana dal secondo dopoguerra ad oggi. La narrazione è rivolta a cogliere gli elementi più qualificanti dello sviluppo economico del Paese, con riferimento a tre parametri: 1. la modernizzazione degli strumenti di programmazione, 2. l’integrazione dell’Italia in Europa, 3. lo sviluppo del Mezzogiorno.

La trattazione non intende offrire giudizi di valore, lasciando al lettore le conclusioni. Continua a leggere

Sorpresa: nel pubblico impiego la categoria più sindacalizzata sono i dirigenti.

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Nulla di scandaloso perché l’associazionismo sindacale è comunque un valore. Tuttavia non può non colpire un dato significativo nel vasto panorama del pubblico impiego nostrano: i dirigenti, che dovrebbero sentirsi più “tutelati” nelle loro funzioni e nei loro diritti, nel concreto ricorrono alla tutela sindacale in percentuali molto più consistenti dei dipendenti non dirigenti. Continua a leggere

La metà dell’impiego: il punto storico e le evidenze statistiche.

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Pubblichiamo: a) intervento di Guido Melis a Palazzo Altieri lo scorso 6 dicembre 2016 (clicca qui); b) statistiche recenti sulla presenza di genere nella pubblica amministrazione, nel lavoro di Sonia Mecenate sul numero di dicembre 2015 della nostra Rivista “Nuova Etica Pubblica“(clicca qui); c) statistiche aggiornate al 2016 sulla presenza di genere nel lavoro a cura di Antonietta Mundo (clicca qui).

Statistiche sui posti di responsabilità gestiti dalle donne.

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La dr.ssa Antonietta Mundo, attuario – già Coordinatrice generale  del Servizio statistico attuariale dell’INPS – in occasione del recente convegno del 20 settembre sulla “democrazia paritaria” (vedi)  ha predisposto una serie di slide di studio sull’evoluzione della rappresentanza femminile nei posti di responsabilità politica e dirigenziale, Continua a leggere

Le retribuzioni dei dirigenti pubblici italiani.

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VEDI ANCHE: I DATI ERRATI DELL’OCSE SULLE RETRIBUZIONI DEI DIRIGENTI PUBBLICI ITALIANI

Se nei politici di bassa lega la svalutazione della dirigenza pubblica ha una sua ragion d’essere perché li rende padroni assoluti delle Amministrazioni pubbliche, per i grandi giornali d’informazione sfugge il motivo della diffusa “acredine editoriale”: Continua a leggere

Le ferite del Sud Italia – Federico Fubini.

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Il divario sociale ed economico del Sud Italia è la prova sonante del fallimento di tutte le politiche pubbliche dei Governi italiani dall’Unità ad oggi. Dall’omologazione all’ordinamento statale sabaudo ottenuta attraverso la repressione delle sue povere popolazioni (il 99% dei meridionali erano contadini) da parte delle truppe d’occupazione del generale sabaudo Enrico Cialdini  (1860-1870), alla riforma agraria del secondo dopoguerra con la divisione dei latifondi, alle speranze generate dalla Cassa del Mezzogiorno, agli insuccessi della cosiddetta “politica di coesione” degli ultimi 15 anni.

Federico Fubini ci fornisce i dati di questa persistente ferita nel nostro tessuto di nazione nell’articolo pubblicato lo scorso 14 luglio 2016 sul Corriere della Sera – clicca qui per leggere l’articolo.

Ragioneria generale dello Stato – Conto della Pa 2015.

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Il trend in diminuzione del numero di impiegati pubblici subisce una leggera inversione – di circa 20.000 unità in aumento – nel 2014, secondo i dati del Conto annuale della Pa 2015.

Vedi meglio l’ANALISI DEI DATI PER IL PERIODO 2007-2014 -vedi qui, sul sito della Ragioneria generale dello Stato.

Il dato sul numero dei dipendenti pubblici può essere utilmente integrato con quello relativo al “Reddito per lavoro dipendente“, presente nel Conto consolidato della pubblica amministrazione 2015 – vedi – prodotto dall’ISTAT, recante un trend di spesa in forte diminuzione.

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UE – Analisi annuale della crescita: relazione sull’Italia.

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Abbiamo pubblicato di recente le Raccomandazioni del Consiglio europeo all’Italia in margine alla manovra economica finanziaria presente nel Documento di Economia e finanza 2016 (vedi qui). Il contenuto e le raccomandazioni lì contenute concludono il ciclo del cosiddetto Semestre europeo (Vedi qui l’articolo di Anna Corossacz a pagina 66 della nostra rivista “Nuova Etica Pubblica”). Si qualifica come “semestre europeo” il meccanismo di coordinamento delle politiche economiche dei Paesi membri, che si sostanzia essenzialmente in due documenti, uno a monte (l’Analisi Annuale della Crescita) e uno a valle (le Raccomandazioni Specifiche per il Paese) dei documenti di programmi di riforma che ciascun Paese membro approva ogni anno (per l’Italia é appunto il DEF). Questa procedura é stata introdotta dal trattato cosiddetto “Fiscal compact” (vedi qui) dell’anno 2012.

Pubblichiamo oggi, anche per il suo intessere in ordine alla valutazione data dai servizi della Commissione UE alla Pubblica amministrazione italiana, la relazione di sintesi sull’Italia del febbraio 2016 (vedi qui il testo integrale), del quale evidenziamo qui sotto la desolante analisi su “Efficienza della pubblica Amministrazione e delle istituzioni, giustizia e corruzione“. Alcune perle:

efficienza ed efficacia del settore pubblico italiano inferiore alla media UE;

– eccessiva durata delle procedure burocratiche derivante dalle competenze non chiaramente ripartite fra amministrazioni centrali e locali;

– età media dei dipendenti pubblici più alta nella UE;

– 18 % dei dipendenti in possesso di laurea; 34% dei dipendenti non in possesso del diploma di istruzione secondaria;

– inefficienza del settore pubblico come ostacolo alla crescita delle imprese e degli investimenti esteri;

– inefficienza delle società a partecipazione pubblica locali;

– sistema degli appalti pubblici con il più alto tasso UE di procedure negoziate senza bando di gara e di appalti aggiudicati in base a una singola offerta;

– cattivo utilizzo dei fondi strutturali europei;

– lunga durata dei procedimenti giudiziari civili,

– termini di prescrizione sulle frodi finanziarie sanzionati dalla Corte di giustizia europea;

– risultato peggiore della UE in termini di corruzione percepita (vedi  qui anche Le conclusioni dell’Eurobarometro 2014).

Buona lettura!

 Pagine da Relazione sull’Italia feb 2016- stralcio

ISTAT – Il conto consolidato della PA 2015 e costo del lavoro pubblico.

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Nei giorni scorsi è stato pubblicato dall’ISTAT (vedi) l’ultimo conto economico trimestrale e il consolidato 2015 delle Amministrazioni pubbliche, con la quantificazione dei grandi aggregati di entrata e di uscita e dei saldi più importanti (indebitamento netto, saldo corrente e saldo primario). Questi i risultati.

Conto PA 2015

Si nota subito come sia il macigno degli interessi passivi per debito pubblico (68 mld €) a pesare sul saldo globale (indebitamento netto) fra entrate e uscite delle Amministrazioni pubbliche (-42 mld€): senza l’eredità di 35 anni di sperperi, la gestione della cosa pubblica potrebbe viaggiare spedita ed effettuare investimenti e spese sociali in quantità sicuramente maggiore. La spesa per interessi, peraltro, é fortunatamente in netta discesa rispetto al 2012, epoca in cui con più violenza si abbatté sui nostri conti pubblici il peso dello spread con i tassi d’interesse tedeschi. Colpisce l’evidenza dell’incremento della spesa per pensioni e prestazioni sociali, nonostante le misure draconiane adottate con la “legge Fornero”. Diminuisce – dal 2012 – di 4,5 mld di euro la spesa per redditi di lavoro dipendente. Fa ben sperare una certa tendenza alla ripresa delle spese per investimento pubblico, dalle quali dipende in gran parte la qualità delle nostre infrastrutture. Incontrovertibilmente aumenta il peso delle imposte dirette e indirette e dei contributi sociali, in una spirale di appesantimento del costo del lavoro sul fronte delle imprese e di decremento della propensione al consumo sul fronte delle famiglie.

Vero snodo di operatività reale non invasiva e antisociale sui conti pubblici sarebbe e dovrebbe essere la diminuzione della spesa per “consumi intermedi” delle PP . AA. (automobili, energia, informatica) sui quali esistono margini di risparmio nell’ordine di miliardi (vedi qui). Qui tuttavia si tratta per il Governo di esercitare tutta la propria volontà politica per “calmierare” i mille rivoli di spesa che provengono incontrollati dai circa 40.000 centri di spesa delle varie pubbliche amministrazioni italiane. Eppure sarebbe l’unico tipo di risparmio che comporterebbe per la comunità nazionale benefici senza costi sociali collaterali.

L’acquisto di beni e servizi nelle pubbliche amministrazioni.

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Presentiamo la rilevazione effettuata dal Ministero dell’Economia e finanze e dall’ISTAT in ordine all’approvvigionamento di beni e servizi effettuato dalla pubbliche amministrazioni nell’anno 2014. Nelle tabelle del rapporto sono posti a confronto per le categorie tipiche di spesa (automobili,energia, servizio fotocopie, informatica) i prezzi medi pagati sul mercato e quelli pagati attraverso il ricorso alla Convenzione Consip , la società di proprietà  pubblica costituita per ottenere prezzi calmierati a favore delle circa 20.000 amministrazioni pubbliche italiane.

La realtà dei fatti ci racconta che il ricorso alla spesa calmierata viene attuato solo per il 17% della spesa totale per approvvigionamento di beni e servizi. Il quotidiano La Repubblica, in un suo articolo dell’11 aprile scorso, quantifica in 20 miliardi il risparmio che la PA nel suo complesso potrebbe conseguire attraverso il ricorso integrale alle convenzioni CONSIP (vedi l’articolo). Con riserva sull’esattezza del calcolo lì effettuato, è impossibile non convenire sul fatto che i risparmi conseguibili sono nell’ordine dei miliardi di euro. Aggiungiamo un’altra nostra considerazione: la lettura delle tabelle lascia trasparire la circostanza che gli incrementi di spesa inutile più rilevanti sono quelli provenienti dalle Amministrazioni locali (considerazione poco “corretta” politicamente, ma così é).

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Un milione e mezzo di procedimenti penali prescritti in 10 anni.

Procediemtni cancellati

Secondo i dati elaborati dagli uffici del Ministero di Giustizia – vedi qui sopra – sono 1.468.220 i procedimenti giudiziari penali incorsi nella prescrizione nel decennio 2005-2014, dei quali n. 132.296 nel solo anno 2014. Il fenomeno discende direttamente dal dettato dell’articolo 6, comma1, della legge 5 dicembre 2005, n. 251 (cosiddetta “legge Cirielli” – vedi). I reati maggiormente “graziati” dalla contrazione dei termini della prescrizione furono e sono quelli contro la Pubblica Amministrazione, primo fra i quali il reato di corruzione. Superfluo qualunque commento in ordine alla “lotta alla corruzione”: meglio di noi Giovanni Legnini, Vice Presidente del Consiglio superiore della Magistratura, nell’intervista a “La Repubblica” dello scorso 13 febbraio 2016, che qui sotto riproduciamo. Nell’intervista viene trattato un altro punto dolente del funzionamento della macchina pubblica in Italia: la produttività dei Magistrati.

 Lanciammo l’allarme 8 mesi fa ora si approvi subito la riforma

Superiore il numero delle Donne magistrate.

DONNE magistrato

Nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario tenuta a gennaio 2016 dal Procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo,  era contenuta una notizia storica passata generalmente sotto silenzio, con l’eccezione dei resoconti de “La Stampa” di Torino (vedi qui): nell’anno 2015 il numero delle donne magistrato ha sopravanzato quello degli uomini, 50,7% contro 49,3%. La stesso giornale ha subito dopo ospitato una lettera al Direttore del Ministro di Giustizia andrea Orlando che, superando i termini meramente statistici dell’evento, ha inquadrato dal punto di vista storico e sociale l’evoluzione del ruolo della donna in Magistratura dal 1963 – anno in cui le prime otto donne diventarono a magistrato – ad oggi.

 Caro Direttore – Andrea Orlando

Minidossier Openpolis sull’attività legislativa del Parlamento italiano.

Openpolis

Dal sito Openpolis – vedi – estraiamo un “minidossier” riguardante l’attività legislativa del Parlamento nelle ultime due legislature (XVI e XVII) che contiene una serie di dati interessanti e significativi. Le leggi complessivamente approvate dal 2008 sono 565 (pag. 9).   Delle leggi complessivamente approvate n. 205 sono ratifiche di trattati internazionali  (pari al 36 % del totale), n. 150  di conversione di decreti legge (pari al 26, 55% del totale) e 117 leggi ordinarie (pari al 20 % del totale). Il sito sviluppa anche un’analisi sulla probabilità di “successo” delle iniziativedi legge a secondo dei soggetti che le propongono: emerge la netta prevalenza dei disegni di legge a iniziativa governativa: 13.725 le proposte di legge presentate da Deputati e Senatori delle quali solo 120 sono diventate legge. Preponderanti, invece, le probabilità di successo del Governo, la cui percentuale di leggi approvate è 36 volte più alta di quelle dei parlamentari.

 Attività legislativa italiana – Openpolis

L’elenco completo delle Amministrazioni pubbliche italiane

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VEDI AGGIORNAMENTO ALL’ANNO 2021

La Legge 196 dell’anno 2009, di riforma della contabilità pubblica, ha assegnato all’ISTAT il compito di aggiornare annualmente l‘elenco delle ”Amministrazioni pubbliche”, altrimenti definibili come quei soggetti giuridici organizzati che lo Stato supporta finanziariamente e/o che svolgono funzioni il cui interesse è valutato per legge come ”pubblico”. Gli Enti compresi nell’elenco ISTAT sono quelli cui generalmente fanno riferimento le disposizioni di legge riguardanti le Pubbliche Amministrazioni.

Alleghiamo l’elenco pubblicato sulla G.U. n 227 del 30 settembre 2015

 Elenco amministrazioni pubbliche 2015 -GU n 227/2015.

Elenco delle Amministrazioni Pubbliche – 15_ott_2013