Si e’ tenuto lo scorso 18 settembre, presso l’aula magna del CNEL, un convegno organizzata dalla Confederazione Italiana Dirigenti d’Azienda (CIDA) che aveva come focus la presentazione della sesta indagine conoscitiva sulle dichiarazioni dei redditi predisposto centro studi e ricerche di “Itinerari previdenziali” (vedi qui sito), presieduto dal prof. Alberto Brambilla (vedi locandina), cui hanno partecipato politici e rappresentanti del mondo produttivo e dei lavoratori.
Alleghiamo il rapporto finale sui redditi 2017, segnalandone la grande abbondanza di riferimenti statistici e la sua estensione a varie tematiche, fra le quali la descrizione territoriale del versamento delle imposte italiane.
Fra i punti qualificanti del rapporto, segnaliamo la questione sul carico fiscale IRPEF che grava sui cittadini italiani, inquadrando innanzitutto queste entrate nel contesto complessivo. Riportiamo al riguardo la tabella presente alla pagina 9.
Le entrate IRPEF nel 2017 – distribuite fra “ordinarie“, “addizionale regionale” e “addizionale comunale” ammontano a complessivi 174.250 milioni di euro. L’analisi si addentra poi nella questione della distribuzione del carico – soprattutto quante persone versano l’IRPEF sulla popolazione totale e in che misura gravano i carichi fiscali sulle diverse classi di reddito. Su questo tema, molto evidenziato in tutto il testo del rapporto, cerchiamo di seguito di presentare una nostra elaborazione, basata sulle cifre li’ presenti, ma che cerca una sintesi essenziale fra i molti e complessi dati li’ presentati. Eccola di seguito.
Il primo dato che colpisce l’attenzione e’ che su una popolazione residente di circa 60 milioni di persone, pagano l’IRPEF circa in 30 milioni (vedi qui sopra): per la precisione il 49,29% degli abitanti non ha un reddito (perché’ a carico dei genitori o perché in eta’ di lavoro o in eta’ anziana, ma e’ comunque sprovvisto di fonti di guadagno). Questo dato induce di per se’ a concludere che sarebbe più’ saggio riferirsi ai reali paganti quanto si parla di carico fiscale medio.
Ma le “sorprese” non finiscono qui! Il rapporto consente, grazie alla sua analiticita’, di effettuare varie e diverse elaborazioni di importi omogenei. Se ne effettuiamo una – strettamente legata al carico fiscale delle diverse classi di reddito – notiamo che i versanti possono essere divisi in due grandi categorie: gli apparenti a classi di reddito inferiori a 55.000 euro e gli apparenti a classi di reddito medio/alto e alto, dai 55.000 in su’ (segnalati nella tabella qui sopra in carattere azzurro). Le conclusioni sono assolutamente coerenti con quanto affermato nel rapporto: Il 94 % della meta’ degli italiani che paga l’IRPEF contribuisce per una quota del 65% (circa 113 miliardi di euro) agli introiti dello Stato; invece, il 5,87% degli italiani con reddito dai 55.000 euro lordi in su’ contribuisce per una quota del 35% circa, pari a più’ di un terzo dell’intero introito statale a titolo IRPEF. Ne deduciamo chiare e immediate considerazioni:
- il principio della progressività’ delle imposte risulta oggi pienamente attuato, in quanto la minoranza costituita dai cittadini con i redditi più’ alti contribuisce in modo determinante alle entrate finanziarie dello Stato, delle Regioni e delle Autonomie locali;
- qualunque politica pubblica intesa a colpire le classi abbienti arreca o arrecherebbe un danno ingente a una delle fonti più’ importanti di entrata fiscale;
- l’imposta media individuale per classe di reddito (si veda la colonna 7 della tabella qui sopra) dimostra con chiarezza che, per le classi di reddito più’ basse, l’entità’ finanziaria del versamento fiscale individuale e’ inferiore rispetto al valore dei sacrosanti servizi di welfare che l’Ordinamento eroga a ciascuno; nel rapporto e’ specificamente illustrato questo aspetto, con particolare riferimento ai servizi della sanità’ pubblica, il cui importo medio per abitante speso dallo Stato in un anno é calcolato in euro 1878,19; sufficiente confrontare tale ultimo importo con l’imposta media per contribuente per concludere che più di 27 milioni di abitanti ricevono in sanità di più di quanto pagano in IRPEF;
- dulcis in fundo, risulta difficile ed errato individuare una categoria specifica di cittadini che, in quanto categoria, evadono le imposte: cio’ in quanto il dato complessivo non enuclea nessun elemento che giustifichi tale ipotesi. E’ vero, invece, che un’azione di contrasto deve saper leggere fra le maglie delle varie condizioni reddituali ed individuare chi, nella variegata articolazione dei redditi dichiarati e non, sia evasore totale, oppure realizzi trucchi con il gioco delle detrazioni, oppure ancora giochi sulla possibilità’ di non figurare come miglior contribuente attraverso servizi erogati senza emissione di fatture e ricevute fiscali. C’e’ un sottobosco esteso e variegato da illuminare, sapendo che solo da una simile operazione di progressiva trasparenza passera’ la connessa diminuzione di un carico fiscale, che oggi colpisce i cittadini onesti che pagano le tasse per intero.