L’Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria, che raccoglie oltre 60 tra Associazioni, Gruppi e Reti femminili, ha apprezzato alcune norme per la parità di genere della legge elettorale per la Camera dei Deputati e per il Senato (c.d. Rosatellum): il fatto che, sia nelle liste che tra i capilista di ciascun partito, nessun sesso possa essere rappresentato in misura superiore al 60% e che nei collegi plurinominali, a pena di inammissibilità, le candidature debbano essere rispettare l’ ordine alternato di genere, costituisce sicuramente un passo avanti verso l’equilibrio di genere nei luoghi decisionali della politica.
Tuttavia la possibilità prevista di pluricandidature (massimo un collegio uninominale e 5 collegi plurinominali) rappresenta un rischio concreto di vanificare, almeno in parte, gli effetti positivi della legge in merito alla rappresentanza femminile in Parlamento. La candidatura di una stessa donna in più collegi produce, infatti, un effetto distorto del meccanismo dell’alternanza di genere: alla donna candidata sarà assegnato un solo un collegio e, di conseguenza, in tutti gli altri, a subentrare sarà il primo di non eletti e, cioè, un uomo.
Una tale distorta applicazione della legge conferma la necessità di continuare nell’azione per instaurare una vera democrazia paritaria. Se è vero che la democrazia non è tale se non c’è parità tra i generi, si deve constatare oggi che la parità di genere male applicata non è fonte di democrazia.
Un’altra partita importante per la realizzazione della democrazia paritaria è rappresentata dalle elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio, dove si applica la c.d. doppia preferenza di genere, da sempre sostenuta e promossa dall’Accordo. E’ questa l’occasione per incrementare la rappresentanza femminile nei Consigli regionali, esprimendo preferenze per le candidate donne, perché siamo convinte che sia necessario rinnovare l’agenda politica e intervenire con nuove istanze nel processo decisionale ad ogni livello: più donne elette significa anche capacità di iniziativa e di cura, competenza e intelligenza, attenzione e cultura a servizio della “cosa pubblica”.
Se nella storia della Repubblica le donne si sono rivelate meno coinvolte nelle pratiche di scambio e di corruzione sempre più diffuse, proprio le donne possono essere oggi il soggetto decisivo per salvare l’Italia dal degrado e avviarne la rinascita.