Pubblichiamo qui di seguito il lungo testo dell‘Ordinanza del 17 ottobre ultimo scorso, con la quale la Sezione giurisdizionale peri il Friuli Venezia Giulia della Corte dei Conti, ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione di costituzionalità dell’articolo 1, commi 261-268, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (il cui testo è consultabile nel dispositivo della sentenza), con riferimento sia al blocco delle rivalutazioni degli importi di pensione, sia al taglio degli importi delle pensioni più elevate. Come è noto ai più attenti ed equanimi lettori, tutto è nato da una sconsiderata compagna demagogica che ha preteso di presentare il pensioni liquidate ad alti dirigenti privati o pubblici come “rubate”, perchè liquidate senza il collegamento con il mitico metodo di liquidazione contributivo.
Chi ha voglia, possibilità e correttezza intellettuale di avvicinarsi e approfondire questa delicata questione di equità sociale potrà facilmente comprendere che la materia denominata “pensioni d’oro” è stata nel corso degli anni utilizzata da demagoghi di gran lusso (nel corso del tempo segnaliamo fra gli altri personaggi del calibro di Matteo Renzi (vedi), Tito Boeri (vedi qui), Di Maio): ciascuno di questi signori si è affannato a solleticare il senso di giustizia dei propri concittadini, blaterando a proposito di una non coincidenza fra gli alti contributi versati dalla stragrande maggioranza dei dirigenti pubblici e privati nel corso di un’intera carriera e l’importo della pensione liquidata. Questo assunto risulta smentito sia da studi effettuati dal prof. Alberto Brambilla (vedi qui) sia da circostanze storiche effettuali, che segnalammo in tempi ormai lontani (vedi qui: la burla delle “pensioni d’oro”, sarebbero più alte col metodo contributivo). Avere senso dello Stato significa anche riconoscere che il contributo più corposo alla ricchezza nazionale viene dalle imposte pagate da chi ha alti redditi riscossi alla fonte e che, pertanto, non è corretto che questa categoria di cittadini sia, in aggiunta, ingiustamente additata dai demagoghi in servizio permanente effettivo all’astio dei propri concittadini.
Giuseppe Beato
Ordinanza della Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia