Un fantasma si aggira nelle stanze di Palazzo Vidoni: quello dell’ex-ministra Giulia Bongiorno, che ci porta la lieta novella che a volte il peggio non prevale! Sembra passato un secolo da quando il Parlamento approvò l’articolo 2 della Legge 19 giugno 2019 , n. 56, da lei fortemente voluto, con il quale si prevedeva l’obbligo per tutto il personale pubblico di sottoporsi all’esame biometrico dell’identità – in uso presso gli aeroporti per motivi di antiterrorismo – all’entrata e all’uscita dai posti di lavoro. Erano previsti anche sistemi di video-sorveglianza degli accessi, in palese contrasto con lo Statuto dei Lavoratori.
A nulla servirono le massicce, ripetute e argomentate riserve sull’assurdità di quella norma, portate dal Garante della privacy, dalla Corte dei Conti (vedi) e dalle rappresentanze sindacali presso le Commissioni parlamentari (vedi qui anche un appello al Presidente del Senato): a dimostrazione della totale inutilità di questi rituali, ove non supportati da disponibilità all’ascolto, non una parola o concetto furono rimossi rispetto all’enunciazione iniziale di quelle norme. Il potentissimo “link”, che sempre si istituisce fra ministro-gabinetto-relatore in Commissione impedisce quasi sempre qualunque rivisitazione, integrazione o revisione ragionata.
La disposizione in questione fu messa in naftalina – e gliene va dato merito – dal successore della Bongiorno, la ministra Fabiana Dadone la quale, appena insediata nell’agosto 2019, affermò con decisione che il buon andamento della pubbliche amministrazioni non passa da simili misure inutilmente draconiane e punitive verso un’intera categoria di lavoratori. La pandemia ha fatto il resto! La nuova dimensione del lavoro agile, che proietta moltissimi adempimenti amministrativi in contesti totalmente nuovi di collegamento digitale, ha letteralmente ridicolizzato una concezione dell’efficienza lavorativa basata sulla presenza nella sede di servizio.
Fa comunque piacere sottolineare un fatto che è sfuggito ai più: quelle norme balorde sono state esplicitamente abrogate dalla legge di bilancio n. 178 dello scorso dicembre 2020 (articolo 1, comma 958 vedi qui).
E’ confortante che un tale aborto giuridico sia stato posto fuori dalle disposizioni del nostro Ordinamento. L’avvocato Bongiorno consideri questo come una sentenza di condanna passata in giudicato.