Abbiamo già dato conto lo scorso mese di luglio del Rapporto SVIMEZ sul Mezzogiorno d’Italia – vedi qui. Sono prevalsi in quei giorni i soliti e stagionati toni di lutto per il divario ancora esistente fra Nord e Sud Italia, conditi con un nuovo slogan “Nel corso della recessione economica, dal 2008 l’Italia meridionale è andata peggio della Grecia”.
Forniamo qui due spunti di riflessione che sottolineano le opportunità che si aprono per il Sud Italia (e nord del Mediterraneo) solo a volerle e saperle sfruttare: una in particolare: lo stesso SVIMEZ nel suo precedente Rapporto 2014 – vedi qui – sottolineava alla pagina 55 il fatto che “un terzo del commercio mondiale transita nel Mediterraneo; le esportazioni asiatiche, soprattutto cinesi, raggiungono i mercati europei e americani in prevalenza attraverso rotte che passano da Suez e Gibilterra”. Una straordinaria opportunità per l’area “euro-mediterranea” che diventa zona privilegiata di libero scambio e di ottimizzazione della filiera commerciale per le destinazioni internazionali. Ebbene, forse che il nostro sud Italia è una zona desertica? Forse manca di risorse naturali, intellettive, culturali e di tradizione storica? Sembra proprio di no. Allora si deve concentrare l’analisi sulle cause dei gap economici, istituzionali e sociali su fattori propriamente culturali: in particolare, un ormai fuori luogo atteggiamento di vittimismo e la tendenza delle classi dirigenti del Meriodione ad attribuire all’esterno la causa delle proprie arretratezze e insuccessi. L’analisi di questo fenomeno condotta da Luca Ricolfi sul Sole 24 ore merita quanto meno un attento approfondimento.
Luca Ricolfi 9 agosto 2015 – Mezzogiorno, é sempre colpa degli altri?