Crozza e i fannulloni pubblici – Video del 19 gennaio 2016.
Quando un comico del calibro e del seguito popolare di Maurizio Crozza mette sotto tiro gli impiegati pubblici e afferma esplicitamente che, per trovarne qualcuno che lavora, “bisogna andare a Berlino“, allora significa che egli in qualche modo interpreta e dà voce alla “pancia” di una grande fetta di opinione pubblica del nostro Paese. Soprattutto di questo deve prendere atto chi si occupa di pubblica amministrazione e i tanti che dentro lavorano onestamente….la casa, in qualche modo, brucia…e l’opinione pubblica è alle porte. A poco valgono una serie di altre possibili osservazioni: ciò che prevale é la demagogia dimostrata in quest’occasione dal Governo nel giustapporre e confondere il problema – che esiste – dei fannulloni con la riforma della pubblica amministrazione.
Ai tanti che giustamente puntano il dito sui truffatori che rubano denaro pubblico manomettendo i controlli delle presenze vorremmo fare una sola specifica domanda: “Crede lei che, facendo un’auspicabile pulizia completa dei furbetti che sguazzano nell’amministrazione pubblica, sarà risolto il problema dell’efficienza e del buon andamento della stessa?“. Noi, dal di dentro di questa macchina inceppata e ostile, Le rispondiamo che: “Sarà risolto un fondamentale problema di moralità pubblica, questo SI. Ma che No, la lotta ai fannulloni, pur sacrosanta e da appoggiare, non risolverà di un’unghia i problemi delle pubbliche amministrazioni“. Perché? Perché nessun Governo di questo Paese, dal primo dopoguerra in poi (si veda di Guido Melis: Il riformismo amministrativo italiano: una storia di vinti.) ha saputo mai trovare un paradigma condivisibile e condiviso di gestione delle pubbliche Amministrazioni, in grado di dosare nei giusti equilibri ruolo dello Stato e ruolo delle Autonomie locali, esigenze di efficienza e qualità con esigenze di garanzia e legittimità della spesa, che sapesse regolare i sistemi di controllo delle PPAA, la valutazione dei suoi dipendenti, ma anche delle Amministrazioni stesse, che sapesse inculcare nel DNA delle Amministrazioni pubbliche quell’ethos di Servitori del cittadino, indispensabile in un sistema costituzionale moderno. Potremmo continuare, perché la massa dei problemi in campo è enorme e non risolvibile a colpi di decreto o di spot elettorali. Meglio di noi Sabino Cassese, in un suo fondo pubblicato ieri 23 gennaio 2016 sul Corriere della Sera, ci spiega come le riforme amministrative vanno non solo scritte, ma seguite e gestite nei tempi non brevi della loro buona attuazione…….Come avviene negli altri Stati occidentali avanzati, che pianificano in termini di lustri il programma di azioni e di risultati da portare a compimento.
Sabino Cassese – I burocrati e il passo che manca.