Sono ormai quasi 20 anni che gli Italiani, senza nemmeno accorgersene, sono ostaggi delle disposizioni del Titolo V della Carta costituzionale, immesse nel nostro sistema dal Governo D’Alema nell’anno 2001. Oggi sono in molti a prendere le distanze da quel “combinato disposto”, ma nessuno ha il coraggio di ammettere che il disordine istituzionale, amministrativo e giurisdizionale che quelle norme provocano fanno sì male al nostro Paese, ma sono tuttavia l’ideale situazione in cui prosperano gli amanti delle deroghe, delle situazioni particolari, delle nicchie protette, del “not in my backyard“. Il titolo V, così come ce lo ritroviamo, è un coacervo disordinato di disposizioni che rinchiude come in un condominio rissoso lo Stato persona, le Regioni, le Province e i Comuni, senza che sia stabilito un principio e un ancoraggio sicuro di razionalità, che, ad esempio, nello Stato federale tedesco è garantito da quel principio di supremazia dello Stato, secondo cui – ferma restando l’esigenza stringente di rispettare gli equilibri politici con i Lander – tuttavia il Bundestag può legiferare su qualunque materia con diritto di supremazia su ogni altra fonte normativa.
Da noi, invece, siamo ormai vicini alla tempesta perfetta, costituita dalla possibilità di costruire 20 staterelli regionali, ciascuno con il suo assetto giuridico amministrativo. Esistono dal 1948 già ben 5 Regioni a Statuto speciale – quattro delle quali hanno oggi poca o nessuna ragion d’essere. A queste Regioni cui l’articolo 116, comma 1, riconosce “forme e condizioni particolari d’autonomia” il nuovo titolo V aggiunge graziosamente le altre 15 regioni ordinarie, le quali – con legge rinforzata e previo intese col Governo nazionale – possono aspirare anch’esse a “forme e condizioni particolari d’autonomia” (comma 3), anche su temi sensibili di interesse nazionale quali la scuola e la sanità. Bene, il dossier del servizio studi del Senato di questo febbraio 2019 ricorda a tutti noi (vedi a pagina 23 dell’ottimo resoconto – clicca qui ) che ben 13 regioni hanno chiesto di usufruire di tali “condizioni speciali”!!! Mancano solo l’Abruzzo e il Molise.
Tuttavia questa rincorsa all’anarchia istituzionale rischia di favorire solo le tre regioni ricche – Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – che sono allo stadio di forte avanzamento sul riconoscimento, con legge rinforzata del Parlamento, di una situazione di separatezza istituzionale e finanziaria. Dei suoi perniciosi effetti ci parla il documento dello SVIMEZ che qui sotto riportiamo.
Giuseppe Beato
SVIMEZ 2018_12_10_Asimmetria Nord-Sud nel governo di contratto. Un pericolo per l’Italia