C’è un personaggio che nella tangentopoli EXPO 2015 attrae attenzioni minori dei vari Frigerio e Greganti: Angelo PARIS. Eppure l’ormai dimissionato ex Direttore della pianificazione e acquisti EXPO 2015 spa è stato fino a 5 giorni fa il vertice operativo -sottordinato solo al Commissario Sala – di tutti i lavori in corso: era lui che decideva in magna pars l’organizzazione, l’agenda dei lavori e l’assegnazione degli appalti previsti per un importo di 2,129 miliardi di euro (vedi qui DPCM_15_giugno 2012 All_1): denaro del contribuente – è innanzitutto necessario specificare – affidato in gestione ad EXPO’ 2015 s.p.a (vedi). E’ ad Angelo Paris che la “cupola” affaristica Greganti-Frigerio-Grillo si rivolgeva per pilotare l’assegnazione dei lavori alle ditte prescelte. E lui poneva una sola condizione pattizia alla sua collaborazione: “vi dò tutti gli appalti che volete se mi favorite“.
Era un dirigente pubblico Angelo Paris? NO, giuridicamente non era un dirigente pubblico……… ma il suo status giuridico si avvicinava strettissimamente a quella figura di “manager” modello privato che tanta politica debole immagina come soggetto ideale per gestire le politiche pubbliche. Il fatto che sia sparito dal sito del Management team di EXPO 2015 qualunque riferimento al suo curriculum, nulla toglie alla chiarezza sulla sua posizione operativa, così come che emerge dal Regime di government di Expo 2015 . Egli era dipendente di EXPO 2015 spa, azienda privata partecipata al 100% da Amministrazioni pubbliche (40% Stato, 20% Regione Lombardia, 20% Comune di Milano, 10 % Provincia di Milano, 10% Camera di commercio industria e artigianato – clicca qui per leggere il modello di governance e le funzioni di EXPO spa). Quindi la prima scelta della politica è stata nel 2008 quella di affidare, non ad un Ente pubblico, ma a una società per azioni privata partecipata la gestione operativa complessiva dell’Expo. Le molteplici evidenze emerse sulle società partecipate non offrono certo un quadro rassicurante di buona efficienza e di corretto uso del denaro dei contribuenti fatto da questo tipo si soggetti; mostriciattoli ibridi, privati nella gestione, ma pubblici quanto ai denari gestiti.
Come operava ed opera EXPO 2015 s.p.a.? Qui sta la chiave di tutto: sul sito della Presidenza del Consiglio troviamo – fra la congerie come sempre intricatissima di norme regolatrici di EXPO 2015 (consulta qui l’elenco e le norme) – che il Commissario Unico delegato del Governo per EXPO 2015, dr. Giuseppe Sala ( non indagato e, comunque, non è questo che ci interessa) e la EXPO’ 2015 s.p.a. possono operare con lo stesso regime giuridico dei famigerati “grandi eventi” modello Bertolaso ( vedi qui articolo 5, comma 2, del decreto legge 26 aprile 2013 n 43, convertito in Legge 24 giu 2013, n 71 , articolo 3, comma 1, lettera a) del decreto legge 15_maggio_2012, n. 59, convertito in legge 12 luglio 2012, n.100 e DPCM_30_agosto_2007) la cui caratteristica fondamentale è quella di poter disporre delle opere pubbliche con Ordinanze straordinarie in deroga alle leggi vigenti , inizialmente concepite dalla legge per i Sindaci, la Presidenza del Consiglio e il Servizio nazionale per la protezione civile in caso di calamità naturali. Si vedano in particolare le Ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri 19_gennaio 2010 n 3840 e 11 ottobre 2010 n 3901 che dispongono la deroga di interi blocchi della legge 163 del 2006 “Codice dei contratti pubblici per lavori servizi e forniture”. In altri termini il Commissario Sala e il team management di EXPO 2015 spa potevano e possono individuare, prescegliere ed affidare i lavori da eseguire con denaro del contribuente, senza osservare le norme di diritto pubblico sull’assegnazione degli appalti. Al vertice gestionale , quindi, il Management Team di EXPO 2015 s.p.a. (clicca qui), di cui Angelo Paris era il vertice (il suo curriculum figura già oggi cancellato).
E’ questo il modello di governance delle grandi opere pubbliche prescelto dalle nostre Istituzioni? Inevitabile concludere che, ferme restando le responsabilità penali dei singoli, sono le regole di ingaggio dettate a monte dell’organizzazione dei grandi lavori pubblici in Italia ad essere malate e infettate dal virus della opacità, della confusione e della deroga continua ai principi operativi di una sana Amministrazione pubblica.
Terminiamo con un confronto storico e una domanda.
Il confronto storico è quello con l’organizzazione delle Olimpiadi di Roma del 1960. Come si può facilmente evincere dal collegamento link che presentiamo (clicca qui), i lavori di quella mitica Olimpiade furono affidati al Coni dell’indimenticato Segretario generale ing Bruno Zauli (quindi scelta di un dirigente pubblico di altissimo rilievo professionale e morale) e al Ministero dei lavori pubblici, che riuscirono ad effettuare dal 1954 al 1960 lavori sulla viabilità romana, Stadio olimpico, stadio Flaminio, Palazzo dello sport, Palazzetto dello sport, Stadio del nuoto, Villaggio olimpico “mediante gare di licitazione fra ditte iscritte all’Albo del Provveditorato delle Opere pubbliche e prescelte da apposite commissioni nominate di volta in volta dal Ministero dei Lavori pubblici”. In questo confronto è facile fotografare in tutta la sua gravità la regressione istituzionale e di costumi in cui è piombato il nostro Paese nell’ultimo trentennio.
La domada finale: all’apice gestionale della piramide rovesciata di EXPO’ 2015, che vede nella parte politica alta la responsabilità diretta del Governo, viene posto un signore – Paris Angelo – totalmente sconosciuto ai più che, le intercettazioni ci raccontano, sognava di partecipare ad una cena con Berlusconi (ma domani potrebbe essere chiunque altro purché politico potente e affermato) e chiedeva tremebondo come si sarebbe dovuto comportare. Ecco, noi ci chiediamo: è Angelo Paris il modello di dirigente “pubblico” che ha in mente questa classe politica debole, screditata e incapace di produrre regole sane per l’azione delle Istituzioni pubbliche?
Giuseppe Beato