Presentiamo un saggio di Giulio Napolitano scritto per la “Rivista trimestrale di diritto pubblico” n. 2 del 2015 ( e presentato da sito di www.irpa.eu) che dà conto dei processi riformatori in atto nelle pubbliche amministrazioni di Gran Bretagna, Francia e Spagna nel primo quindicennio del secolo presente. Fra i molti spunti stimolanti esposti, cogliamo negli orientamenti accademici internazionali più recenti segnali di controtendenza rispetto ai due “cavalli di battaglia” teorici dello scorso trentennio: l’immissione del “mercato” nella pubblica amministrazione e una spinta all’autonomismo delle realtà territoriali senza se e senza ma.
Sul primo punto Napolitano registra (pag. 635) come sia “aumentata la sfiducia nei confronti degli operatori privati e del funzionamento dei meccanismi di mercato. A ciò si è aggiunta la critica nei confronti delle tecniche di esternalizzazione, anche per il rischio che essa finisca per compromettere principi e valori pubblici“. Affermazioni queste che danno conto degli esiti di infatuazioni intellettuali cui sono andati soggetti in Italia partiti, sindacati, accademici e scuole di pensiero.
In un contesto europeo, poi, e in presenza della sfida della crisi economica che grava dall’anno 2008, sfiorisce anche un’idea di “dinamiche competitive tra governi dislocati su diversi livelli istituzionali e operanti con spazi di autonomia normativa e operativa sempre più vasti. In alcuni ordinamenti, sembrava così aprirsi la strada a un vero e proprio federalismo competitivo . Oggi il segno di un’inversione di tendenza si coglie chiaramente nell’esperienza francese e spagnola. Nella prima si supera l’idea che le comunità territoriali siano enti a fini generali. Nella seconda…si afferma il principio dell’esclusività della competenza amministrativa, non quello della concorrenza” (pag. 636).
“Privatizzazione della Pa” e “federalismo” sono stati i cavalli di battaglia di un pensiero sostanzialmente bipartisan per oltre 20 anni. I danni di questo pensiero sono sotto i nostri occhi: si chiamano “società partecipate” e scarsa qualità e controllo della spesa pubblica sui nostri territori. E’ ora di riflettere meglio su questi concetti, partendo tuttavia da un assunto di fatto: le Amministrazioni dei Paesi ora citati possono attraversare fasi e momenti, anche di crisi, ma sono assestate comunque dentro un paradigma di funzionamento, un ubi consistam, un modo peculiare di essere “Stato” che comunque garnatisce riconoscibilità ed efficienza all’azione pubblica. Da noi, invece, le dispute sterili e l’oscillazione continua, dall’unità d’Italia ad oggi, fra “centro” e “territorio“, fra “efficienza” e “controlli“, fra “ministeri” ed “enti decentrati” o fra “enti pubblici economici” e “funzioni pubbliche in regime privato” – in una girandola che non accenna a trovare una sua giusta composizione – hanno sempre impedito di realizzare un vero baricentro solido della nostra pubblica amministrazione: quest’ultima rimane così un corpo estraneo – se non ostacolo -al sistema economico del Paese e corpo estraneo alla coscienza dei cittadini.
Giuseppe Beato
Giulio Napolitano 2015 – Riforme-amministrative-in-Europa