E’ interessante e corretto ascoltare le argomentazioni del prof. Pietro Ichino in merito all’uso dello smart working – durante la pandemia in relazione al comportamento degli impiegati pubblici – senza il filtro di un articolo di quotidiano ma dalla sua viva voce. Pertanto, riportiamo la videoregistrazione di una conferenza tenutasi lo scorso 10 luglio 2020 in cui il professore ha parlato al minuto 32/45”. Le sue argomentazioni, condivisibili per alcuni aspetti, continuano ad avere secondo noi il limite grave di “fare di tutta l’erba un fascio”: quando egli afferma che “i dipendenti pubblici non hanno utilizzato nella grande maggioranza lo smart working, ma sono stati a casa senza lavorare” qualifica con ciò’ stesso in negativo un’intera categoria di lavoratori italiani. Abbiamo gia’ argomentato – vedi qui – che nel novero dei circa 3,2 milioni di dipendenti pubblici vanno considerati 650.000 operatori del Servizio sanitario nazionale e 500.000 operatori delle forze dell’ordine e delle forze armate che si sono tutti distinti per il loro valore e prezioso supporto alla collettività’ nazionale. A questi va aggiunto il milione abbondante di insegnati di scuola, che a volte con mezzi di fortuna hanno consentito una continuità’ didattica per bambini e ragazzi. Residuano per differenza circa 800.000 dipendenti pubblici, dei quali 600.000 sono dipendenti regionali, comunali e di enti pubblici non economici: per questi ultimi non si possono fornire dati certi, semplicemente perché non esistono, tuttavia si può affermare che una serie di servizi pubblici, in virtù dell’abnegazione di chi vi era addetto, sono stati lo stesso gestiti pur in una situazione di improvvisa emergenza. In un tale contesto di realtà’ risulta fuorviante affermare che “i dipendenti pubblici non hanno fatto uso dello smart working“: cio’ non ha senso. Un’affermazione seria e realistica e’ che: l’emergenza ha costretto molti uffici delle pubbliche amministrazioni a muoversi con affanno in una dimensione lavorativa mai prima sperimentata; che tale esperienza dovrà ora essere resa stabile e controllabile, anche con un approccio al lavoro pubblico non più’ basato sul controllo della presenza sul posto di lavoro , ma sulla valutazione della produttività’ individuale, non importa se esplicata a casa propria o in ufficio.
La registrazione dell’intervento del prof. Pietro Ichino