La Corte dei conti, con la deliberazione del 25 maggio 2017 ha passato in rassegna, con riguardo alle Amministrazioni statali, le modalità di affidamento all’esterno e di gestione in “global service” della gestione del patrimonio immobiliare di proprietà. Ne è sortita una relazione di ben 562 pagine – che qui sotto si riproduce integralmente – inviata pochi giorni fa alla Procura della Repubblica di Roma e all’Autorità nazionale anticorruzione: oscuro il motivo per il quale una relazione di questa importanza non investa in prima persona proprio quel Parlamento che della Corte dei Conti dovrebbe essere il riferimento immediato e, soprattutto, é il soggetto responsabile dell’approvazione della normativa in base alla quale opera nelle pp. aa. il “global service” (quando Don Abbondio doveva confondere le acque usava il latino, oggi si usano i termini inglesi): si vedano le norme in questione alle pagine 31 e seguenti.
Il rapporto della Corte dei conti – al di là e prima dei commenti sui fenomeni corruttivi legati alla gestione CONSIP (vedi qui dimissioni odierne dei consiglieri) o alle “imprese” ormai ventennali di Alfredo Romeo – è lontano dallo sciogliere il nodo di fondo della questione “esternalizzazioni”, che è il seguente: le esternalizzazioni di servizi pubblici realizzano veramente risparmi finanziari e di efficientemento di gestione? In mancanza di riflessioni a livello italiano, è interessante sapere che in Inghilterra studi recenti revocano in dubbio l’utilità delle esternalizzazione sia sul piano dei costi che dell’efficienza (vedi qui la recensione allo studio dell’anno 2017 di Christofer Hood e Ruth Dixon)
Tornando a casa nostra e rinviando alle più sapide osservazioni de “La Repubblica” (La spallata della Corte-dei-conti “appalti senza controllo”) e de “Il Fatto quotidiano” (“i mega-appalti che allo Stato non convengono”), per parte nostra registriamo i toni prudentissimi delle “Criticità focalizzate“(pagg. 91-94) e delle “Conclusioni e raccomandazioni” (pag. 95 e segg.) presenti nella relazione in esame. In alcuni passaggi, tuttavia, la Corte non può fare a meno di osservare esplicitamente che: a) “il numero dei lotti in cui è suddivisa la convenzione Fm 4, per la quale il valore delle gare ammonta a 2,7 miliardi, sembra essere insufficiente a garantire importi di gara tali da consentire la partecipazione anche di imprese medie e di favorire, così, un più alto tasso di concorrenzialità”…quanto a dire che questo modello di gestione della cosa pubblica NON favorisce la concorrenza fra imprese; b) “le difficoltà incontrate nell’esercitare efficacemente il controllo sull’esecuzione dei contratti. Tali difficoltà sono riconducibili, da un lato, al progressivo venir meno, nelle amministrazioni stesse, di professionalità tecniche idonee ad esercitare controlli di merito sul rispetto delle clausole negoziali, specie con riguardo ai servizi a maggior contenuto tecnologico” ….insomma , controlli nisba; c) le “prestazioni extra canone, cui non di rado si ricorre, secondo l’avviso di molte, a causa di una inadeguata progettazione delle diverse categorie di servizi, spesso troppo generiche o rigide o non adeguatamente programmate e tali, quindi, da imporre il ricorso al c.d. “extra canone”, con spese che fanno lievitare sensibilemente il costo complessivo del contratto“…..perbaccolina!; d) In merito all’impiego del sub-appalto, giova osservare, poi, quanto rappresentato da una delle amministrazioni interpellate, che ha voluto evidenziare come il ricorso al sub- appalto comporti un appesantimento degli adempimenti da parte delle amministrazioni, quali per esempio il controllo della permanenza, in capo ai sub-appaltatori, dei requisiti generali per poter stipulare con la pubblica amministrazione e una maggiore complessità nelle procedure di liquidazione e pagamento delle fatture”. Un modo squisitamente leggiadro per descrivere fenomeni – anche soprattutto a livello di occupazione e mercato del lavoro – di gravità inaudita, con i quali le amministrazioni pubbliche convivono oramai giornalmente.
Sono in ballo dal punto di vista finanziario circa 4,3 miliardi di euro quale valore complessivo dei contrati CONSIP con le sole Amministrazioni statali.
E’ importante, inoltre, sottolineare il fatto che l’indagine della Corte dei conti riguarda SOLO le amministrazioni statali, risultando fuori i termini, gli importi e le modalità di gestione dei contratti di Global service o consimili esistenti nelle Regioni, nelle Autonomie locali nelle AA.SS.LL. e negli Enti pubblici non economici che sono oggi magna pars della pubblica amministrazione del nostro Paese.
Va, ad esempio, notato che la società di servizi del noto personaggio Alfredo Romeo, attualmente detenuto per vari reati, gestisce 15.000 immobili per l’INPS dall’anno 2002, per un valore di circa 1,1 miliardi. Come si comporta lì il ragazzo? Salvo dire che la gestione complessiva del patrimonio immobiliare dell’INPS ha registrato negli anni 2008-2013 una perdita di 655 milioni di euro (vedi), va qui ricordato che il soppresso INPDAP (titolare all’epoca della quota più rilevante d’immobili nel mondo pubblico) – in totale controtendenza rispetto alla moda delle esternalizzazioni e a chiusura di esperienze “poco edificanti” che vedevano fra i massimi protagonisti proprio quell’Alfredo Romeo oggi agli onori delle cronache – decise nell’anno 2004 di chiudere definitivamente il capitolo della gestione esternalizzata del patrimonio immobiliare, reinternalizzandone la gestione e affidandola alle proprie Sedi regionali, secondo un modello gestito in sinergia con l’Agenzia delle Entrate (clicca qui per approfondire) e ancora oggi miracolosamente funzionante, pur nel gran calderone dell’INPS.
Ma ai giornali interessano gli scandali, non le esperienze virtuose, che pure esistono nelle pubbliche amministrazioni.
Giuseppe Beato
Corte dei conti: delibera n. 6 del 2017 su Global service immobiliare.