Dobbiamo alla sagacia dello storico Guido Melis la riscoperta di un pensiero persosi nel tempo a proposito del rapporto anomalo rispetto agli altri paesi occidentali fra industriali e Pubblica amministrazione. Guido Carli fu Governatore della Banca d’Italia dal 1960 al 1975 e Ministro del tesoro dal 1989 al 1992: la sua formazione di tipo finanziario non lo può certo far tacciare di faziosità pro-burocrazia. Eppure egli nell’anno 1977 pronunciò parole illuminanti: “Gli industriali dell’Inghilterra vittoriana consideravano lo Stato come un’organizzazione politica che li riguardava direttamente: davano i loro figli all’esercito, alla marina, all’amministrazione coloniale, alla Camera dei Comuni, al governo. Non erano certo dei filantropi, lo sappiamo fin troppo bene. Facevano il loro mestiere e i loro interessi; e tra quegli interessi rientrava anche quello che lo Stato fosse forte e avesse la loro impronta“. “Gli industriali italiani, e più in generale i ceti imprenditoriali, non si sono mai considerati a pieno titolo membri dell’establishment, membri della classe governante.”.
A distanza di quasi 45 anni, il modo di “sentire” la burocrazia non è cambiato, ma conforta sapere che una personalità centrale del nostro passato avesse un pensiero simile al nostro (vedi qui un articolo molto simile di Antonio Zucaro dello scorso 2018).
Qui sotto il link all’articolo integrale.
Guido Carli – Gli industriali italiani estranei allo Stato