Il prof. Guido Melis è uno dei più importanti e noti storici della pubblica amministrazione pubblica italiana (é suo il testo ormai classico Storia dell’amministrazione italiana -vedi qui la presentazione del testo aggiornato al 2020). Quasi a voler richiamare quel titolo, appare oggi un suo articolo sulla rivista de “Il Mulino” dal titolo “Riformare l’amministrazione italiana”. Da vero storico, quale egli è, non si esime dal rischio di parlare anche di presente e di futuro.
Dell’esposizione dell’articolo, che riportiamo qui sotto così come tratto dal web, ci pare emerga una fondamentale considerazione di fondo: come ai tempi di Cavour e del Piano Marshall sono i contesti internazionali a orientare in senso “virtuoso” i nostri comportamenti politici: nel caso presente é l’Unione Europea con il Next generation EU a rendere ineludibile l’adeguamento della nostra burocrazia a livelli di efficienza e di servizio alle imprese e ai cittadini eguali a quelli resi dalla burocrazia francese, tedesca, americana, inglese.
Rinviando al testo integrale dell’articolo, ne estraiamo i punti più significativi riguardanti: a) le criticità strutturali del sistema attuale, b) le cose “da fare subito”.
a) CRITICITA’ STRUTTURALI
“la frammentazione delle (al plurale) amministrazioni (l’administration en miettes, per citare il titolo di un libro francese); la sovrapposizione nel tempo e la lunga durata di più modelli amministrativi quasi mai tra loro coerenti; la difettosa organizzazione dei rapporti tra amministrazioni centrali e periferiche e segnatamente l’anomalia di un sistema regionale rimasto a metà del guado, né federalista né collaborativo con lo Stato centrale; la cultura ancora eminentemente giuridico-formalista delle burocrazie statali e di quelle regionali e locali (pochi gli economisti, scienziati dell’organizzazione, esperti in management); la composizione del personale: anagraficamente anziano, …….. formato per applicare regole e non per risolvere problemi; l’eccesso di controlli, spesso preventivi e quasi sempre solo formali; l’assenza di una dirigenza autonoma, assoggettata attraverso lo spoils system al perenne ricatto del favor del politico di turno.“
b) LE COSE “DA FARE SUBITO”
Riforme possibili in occasione del Next generation EU :
- Formulare un programma chiaro, ben strutturato e non chilometrico, articolandolo in obiettivi generali e in altri parziali (di progressiva attuazione); tempi certi di realizzazione, risorse umane e economiche adeguate, valutazione costante e eventuale correzione dei risultati;
- affidarne la guida e il quotidiano monitoraggio a un gruppo di testa coeso, non sovrapposto ma interno alle amministrazioni, selezionando con procedure rapide i migliori tra i tanti che popolano i piani alti dei ministeri (ce ne sono, ad onta delle sciocche polemiche contro la burocrazia in quanto tale); affidare a questo gruppo di testa, opportunamente integrato con dirigenti delle Regioni e con esperti esterni, la guida quotidiana del funzionamento del sistema amministrativo per almeno due anni; curare che del team facciano parte tutte le competenze che servono, e non solo esperti di diritto;
- avviare contestualmente – come si fece nel 1993 a iniziativa dell’allora ministro Cassese – una veloce indagine sui processi di decisione, sottoponendo al vaglio degli analisti leggi, norme di attuazione, procedimenti amministrativi, format e contenuti degli atti; e poi attuandone una massiccia delegificazione e semplificazione (siamo un Paese dove per aprire una attività qualunque occorre una sequenza interminabile di autorizzazioni in capo a soggetti diversi);
- assumere personale, già che siamo fortunatamente in una fase favorevole per farlo (è già in atto un considerevole turn overgenerazionale); ma non col sistema solito delle «infornate» e dei «concorsoni», bensì partendo dalle necessità: di che tipo di funzionari abbiamo bisogno? Per fare che cosa? Con quali requisiti? Un punto fondamentale sarebbe la riforma degli attuali concorsi, con l’introduzione di ben calibrate prove pratiche a correggere l’impianto ancora troppo teorico della selezione; un altro punto quello di mescolare le professionalità, evitando l’attuale monopolio giuridico;
- creare quello che Sabino Cassese, sul modello inglese, ha più volte chiamato una fast stream per la dirigenza, cioè una corsia preferenziale dove posizionare i migliori giovani prodotti dalle università consentendo loro un percorso accelerato, che ne faciliti in tempi ragionevolmente più brevi l’accesso alla dirigenza;
- e infine, quanto alla dirigenza, vagliarla, valutarla in modo non formale, mobilizzarla negli incarichi più di quanto oggi non avvenga (per creare i «generalisti» oggi mancanti); ma al tempo stesso liberarla dalle briglie della politica, riducendo a poche posizioni di vertice l’attuale meccanismo di ricambio (lo spoils system, come impropriamente è chiamato).
Qui sotto il link al testo integrale dell’articolo in questione
Guido Melis – Riformare l’amministrazione italiana