Guido Melis: sintesi della storia dell’Amministrazione pubblica italiana in un’intervista

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In margine al suo testo “Fare lo Stato per fare gli italiani”, il prof. Guido Melis – ordinario di Storia delle istituzioni politiche alla Sapienza di Roma – ha rilasciato tre giorni fa un’intervista che a buon titolo può essere considerata una storia sintetica dell’Amministrazione pubblica italiana.

Il professor Melis non parla solo di Cavour e di Crispi, ma delinea un quadro  del presente, costituito da un riformismo “perdente”, mai fino ad oggi premiato da vera innovazione della macchina pubblica. Ci riconosciamo in tutti i giudizi di Melis, con una sola riserva su uno degli argomenti cardine di qualunque riforma amministrativa: la dirigenza pubblica.  Sulla sua mancata riforma in occasione delle deleghe alla legge n. 124/2015 Melis si duole  (“conteneva elementi di novità positivi”): questa valutazione – come molte altre consimili – sconta, a nostro sommesso parere, un assunto di fondo costituito da una doppia equazione del tipo: stabilità del dirigente = immobilità dell’amministrazione e inefficienza; mobilità del dirigente = maggiore efficienza. Forse proprio sul filo di una diatriba sul punto ormai vecchia di trent’anni si potrebbe avviare un discorso nuovo con una domanda: “Perchè stabilità ed efficienza non si possono coniugare?“….forse proprio la storia della dirigenza federale statunitense – da cui molti amano attingere solo per un “titolo” sorpassato da 130 anni, “spoils system” – ci dimostra che, nel Paese leader della libera intrapresa, la dirigenza è stabile, stabilissima. Salvo essere governata attraverso un sistema chiaro e severo di valutazione annuale che non lascia scampo agli ignavi e ai furbi (vedi su questa materia sulla nostra rivista Nuova Etica Pubblica: “Il Senior Executive Service federale U.S.A.”)

 Intervista di Guido Melis sulla storia della PA italiana

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