Sono legioni coloro i quali negli ultimi 40 anni hanno “scoperto l’acqua calda” in ordine all’enunciazione dei cardini teorici in fatto di direzione aziendale degli uffici pubblici e privati. Correva l’anno 1916 quando, in piena guerra, fu pubblicato nel Bollettino della Societé de l’Industrie Minerale francese un testo di Henry Fayol, che costituisce – insieme ai contributi del tedesco Max Weber e degli statunitensi Woodrow Wilson (poi presidente U.S.A.) e Frederick Taylor – un classico della materia.
Fayol – che portava con sè l’esperienza di ingegnere minerario, al vertice della miniera di Commentry giunta sull’orlo del fallimento all’atto della sua venuta e poi rilanciata – intitolò quel testo in modo illuminante “Administration industrielle et generale: prevoyance, organisation, commandement, coordination, controle“. Sviluppando e articolando al meglio i principi weberiani sulla burocrazia, egli inquadrò l’ambito dell’operatività aziendale in sei grandi settori: 1. operazioni tecniche (produzione, fabbricazione, trasformazione); 2. operazioni commerciali (acquisti vendite e scambi); 3. operazioni finanziarie (ricerca e gestione di capitali); 4. operazioni di sicurezza (protezione dei benei e delle persone); 5. operazioni di contabilità (inventari, bilanci, prezzo di costo, statistiche); 6. operazioni direttive (programmare, organizzare, dirigere, coordinare e controllare).
La classificazione su ricordata costituì da allora il riferimento obbligato di qualunque buon manuale di economia aziendale. Con la specificazione non banale, tuttavia, che quei principi dovevano costituire la base di riferimento non solo delle imprese private, ma anche delle amministrazioni pubbliche. E con questo egli precorre di 70 anni le teorie simil-moderne del New Public Management, di controversa memoria. Le funzioni direzionali sono, fra le sei ricordate, quelle decisive e occupano la parte centrale dell’esposizione di Fayol. Egli le articola in: a) Programmazione (“governare significa programmare”); b) Organizzazione (munire di tutto ciò che è utile per il buon funzionamento: materie prime, attrezzature, capitali, personale); c) Comando, nel senso di “Direzione” (tutte le attività del capo/leader finalizzate al conseguimento degli obiettivi programmati); d) Coordinamento (il sapersi raccordare, creando sinergie, con gli altri responsabili interni e con soggetti esterni all’azienda; e) Controllo (dal punto di vista gestionale, commerciale, tecnico, finanziario e contabile). Anche qui, Fayol precede di decenni gli orientamenti contemporanei in fatto di gestione aziendale; senza dimenticare che si devono al suo insegnamento i concetti di “staff” e “line”, nonchè l’introduzione della metodologia di raffigurazione della struttura e dell’operatività aziendale attraverso organigrammi e figure.
Da osservare, inoltre, che i principi cardine del pensiero di Fayol furono integralmente “saccheggiati” venti anni dopo dalle discipline statunitensi sulla public administration: fu infatti Luther Gulick (componente del Brownlow Committee e autore insieme a Lyndall Urwick del testo “The elements of Public Administration”) a rendere famoso l’acronimo POSDCORP (che sta per “Planning, Organizing, Staffing, Directing, Co-ordinating, Reporting and Budgeting“) che erano la riproposizione letterale del pensiero di Fayol.
Va, infine, osservato che la pianificazione strategica – di cui scriveva Fayol a inizio ‘900 e la scuola amministrativa americana nei tardi anni ’30 – è ancora oggi alla base dei processi generali di gestione e di bilancio nell’amministrazione federale statunitense (vedine qui tutte le caratteristiche e i passaggi formali).
Per gli studiosi, si allega il testo integrale del libro, edito nel 2011 da “Edizioni Angelo Guerini e Associati Spa” – Milano.
Per un approfondimento specifico sul principio della “stabilità” della dirigenza si veda anche cliccando qui.
FAYOL – direzione industriale e aziendale