L’economista Veronica De Romanis, accreditata nel passato come consigliera nel think tank del Presidente del Consiglio, non è nuova, invece, all’esposizione di critiche molto forti all’impianto della riforma della Pubblica Amministrazione (vedi qui). In occasione della prevista e mancata approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del testo del decreto legislativo sulla riforma della dirigenza pubblica, ha inviato a “Il Foglio” (ieri 12 agosto 2016) una lettera al Direttore, nella quale espone una serie di critiche, tanto educate nella forma, quanto radicali nei contenuti, sui possibili e probabili effetti dell’introduzione del ruolo unico, così come è delineato dalla legge delega n. 124/2015: decurtazione dello stipendio ed eventuale licenziamento al termine dell’incarico di 4 (o 6) anni, ove non si accetti la retrocessione a funzionario; mancanza di un sistema di valutazione adeguato; de-responsabilizzazione dei membri della Commissione che selezionerà la rosa dei dirigenti cui affidare l’incarico; mancanza della tutela dell’indipendenza dalla politica nei criteri di selezione dei componenti della Commissione; de-responsabilizzazione dei dirigenti rispetto ai propri vertici amministrativi, dato il fatto che sarà la Commissione a operare le scelte finali.
Bruciante il finale della lettera in ordine all’uso ormai invalso di non retribuire i componenti di commissioni governative, in ossequio al timore demagogico di irritare “la folla”: “If you pay peanuts, then you get monkeys” (“Se paghi con noccioline, acquisterai scimmie!“).
Ecco l’articolo.
Veronica De Romanis – I dubbi sulla riforma della dirigenza pubblica