Ieri 27 giugno 2018 il Ministro della Pubblica Amministrazione, avvocato Giulia Bongiorno, ha promosso a palazzo Vidoni un incontro di reciproca conoscenza con le Confederazioni sindacali maggiormente rappresentative dei dipendenti pubblici. Come evidenziato dalla Ministra nel breve saluto iniziale, l’incontro era finalizzato all’ascolto delle problematiche, del pensiero e delle proposte provenienti dalle rappresentanze sindacali, con particolare riferimento a temi da questi ritenuti prioritari.
Al tavolo col Ministro era seduti il Sottosegretario di Stato, ing. Mattia Fantinati, il presidente dell’ARAN, Sergio Gasparrini, e i più stretti collaboratori della tecnostruttura ministeriale. Le Rappresentanze sindacali invitate a parlare erano 13 e precisamente: CGIL, CISL, UIL, CONFSAL, CSE, CGS, USAE, USB , CISAL, CIDA, CODIRP, COSMED e CONFEDIR.
Sostanzialmente convergenti le riflessioni e richieste Confederazioni sindacali. Nel contesto di una generale esigenza di rivalutazione del valore del servizio pubblico ai cittadini e della dignità dei lavoratori che tale servizio svolgono – pertanto, una rinnovata difesa delle professionalità esistenti e forti investimenti sulla formazione e l’ aggiornamento – sono emerse dal confronto a più voci essenzialmente due priorità: a) quella di rompere la “gabbia” del blocco del turn-over e procedere a massicce assunzioni di personale giovane, pena l’estinzione della funzione pubblica e dell’identità stessa dei servizi fio ad oggi resi dalle pubbliche amministrazioni di questo Paese. Strettamente connesso al problema delle nuove assunzioni risiede anche la necessità di gestire ed eliminare le situazioni di precariato esistenti in varie realtà amministrative; b) quella di una ripresa di attenzione da parte del governo sui meccanismi della contrattazione collettiva pubblica; in particolare si è osservato che, con il blocco contrattuale durato circa un decennio, i risparmi sul costo del lavoro pubblico hanno fortemente contribuito a finanziare le politiche economiche del Paese. Ora è il tempo, però, di rinforzare il sistema dei finanziamenti dei contratti di lavoro, anche in una prospettiva di equiparazione – non punitiva per nessuno – delle posizioni economiche delle varie categorie di lavoratori, ora “ristrette” nel contesto dei quattro comparti di contrattazione collettiva.
Le Confederazioni rappresentative della dirigenza pubblica e dei professionisti hanno, inoltre, riproposto ancora il problema della stabilità delle funzioni svolte e la necessità di supportare la stabilità delle funzioni con efficienti sistemi di valutazione delle Amministrazioni, dei settori funzionali in cui queste si articolano e dei singoli.
La Ministra ha, in conclusione degli interventi, ringraziato i presenti per l’esposizione dei contenuti sui quali accenderà un’approfondita riflessione. Ha voluto, infine, esporre brevemente alcuni concetti cardine sui suoi programmi di lavoro: 1. Non intende legare il proprio nome ad una qualsivoglia “maxi riforma” della pubblica amministrazione come più volte in passato, ma non rinuncerà, ove lo ritenga necessario, a proporre opportuni interventi legislativi; 2. Sui contratti collettivi di lavoro ha sinteticamente dichiarato: “Spingerò!”, volendo con ciò significare di un suo impegno particolare e costante sulla gestione di questa materia; 3. Ha insistito sulla necessità di motivare il personale pubblico, cioè di non abbandonarlo a una dimensione “piatta” e banale della quotidianità lavorativa: da qui la necessità di responsabilizzare i singoli e di premiare i migliori.
Pare apprezzabile l’approccio concreto e non desideroso di annunci propagandistici che ha mostrato il Ministro nell’occasione.
La riforma della pubblica amministrazione italiana, comunque, è altra cosa: un compito nel quale hanno fallito nel passato praticamene tutti e che va risolto, avendo come modello le amministrazioni occidentali avanzate, riflettendo sull’intero sistema, sui suoi pesi e contrappesi e sul modo di congegnare e assemblare “la macchina”. Ciò implica – oltre all’abbandono degli slogan di bassa lega in favore di uno studio serio e complessivo – anche la rinuncia a due metodi egualmente inutili: la ricerca della “maxi riforma” ottenuta con una “super legge generale” e, in opposto, gli “interventi col cacciavite”, che non si sa bene cosa siano e dove portino in concreto. E’ necessaria, invece, una salda visione di sistema, seguita da un’umile e fattiva capacità di intervento sui grandi snodi in cui si articola un sistema amministrativo pubblico moderno…….. “Vaste programme!” disse un giorno il Generale De Gaulle.