Filtra verso le rappresentanze sindacali presenti al tavolo del CCNL per le Funzioni centrali (Ministeri, Agenzie, Enti pubblici non economici) una bozza dei requisiti previsti in un nuovo sistema di classificazione professionale del personale non dirigente del comparto. Sono lì enunciate le caratteristiche individuali che saranno utilizzate per collocare il personale in una delle quattro aree. Di queste, la prima ha acquisito col passare degli anni un carattere residuale, a motivo passaggi di massa alle aree superiori che sono stati “spuntati” NON con criteri selettivi e di merito, ma attraverso contrattazioni a livello decentrato nelle singole amministrazioni che hanno riguardato intere categorie di personale: a volte “in automatico”, se necessario attraverso prove ed esamini “interni”.
E’ altresì evidente, pur essendo impossibile generalizzare, che da 25 anni il sistema dei passaggi da un’area all’altra – in assenza quasi totale di turn-over esterno, cioè di reclutamenti tramite regolare procedura costituzionale del concorso pubblico aperto a tutti – é stato assolutamente prevalente, senza cura del requisito del titolo di studio; sono ora collocati nelle posizioni apicali persone non munite di diploma di laurea e a volte del solo titolo di scuola media inferiore (si vedano qui le rilevazioni a cura dell’ARAN, pag. 24 e 25).
Nell’inconfutabile ottica “storica” sopra accennata, il nuovo sistema di classificazione promette di riproporre invariate tali deleterie modalità.
Si nota altresì una pervicace gusto di occultare le regole/disposizioni/clausole con raffinati giochi di prestigio, invisibili a chi non sia addentro nelle problematiche “materiali” di applicazione dei codicilli. Chi esamina la bozza diffusa dall’ARAN al punto n. 4 troverà una regola scritta apparentemente innocua e sensata: “Lo sviluppo di carriera fra un’area e della immediatamente superiore é consentito, previa procedura selettiva, nel limite massimo del 50% dei posti disponibili.“
ESTENSORE BIRICHINO DI REGOLE FONDAMENTALI DELLA REPUBBLICA!
Il passaggio fra aree così regolato premia in maniera eccessiva e sconsiderata solo il personale interno delle singole amministrazioni, danneggiando gli accessi di giovani dall’esterno e la qualità dei servizi della burocrazia italiana. Infatti:
a) la riserva dei posti del 50% per gli interni non ha nulla di meritocratico, visto che il passaggio fra le aree deve (dovrebbe) essere riservato solo alle eccellenze e/o ai migliori profili lavorativi interni e non essere una forma nascosta di progressione automatica di carriere;
b) lo “sviluppo di carriera” dall’interno è consentito senza alcun riferimento al titolo di studio enunciato invece nei capoversi precedenti per “l’accesso dall’esterno”. Capito il trucchetto? Chi partecipa al concorso pubblico esterno – peraltro sempre indefinito quanto ai tempi di attuazione – deve essere munito di idoneo titolo di studio; chi concorre dall’interno NO!
Con questo piccolo codicillo, ampi settori di soggetti gestori della burocrazia del nostro Paese dimostrano di voler reiterare gli sconci del passato, tutelando solo interessi corporativi e autoreferenziali e sacrificando i prevalenti interessi generali della collettività a servizi di qualità ai quali possano concorrere i migliori e più preparati giovani aspiranti.
Non date mai credito alle lacrime di coccodrillo dei tanti “esperti di settore” che lamentano la mancanza di “competenze” nelle amministrazioni pubbliche.
Giuseppe Beato
bozza sistema di classificazione