L’ingegno italico si esercita spesso con due giocattoli: il gioco delle parole e il gioco dei numeri. Ci tocca leggere su “Il Messaggero” dello scorso 11 febbraio (leggi qui) e sul Corriere Economia del 14 febbraio 2022 che il professor Alberto Brambilla, di area Lega, presidente del centro studi “Itinerari Previdenziali”, ex consigliere di amministrazione dell’INPS – porta un attacco diretto nientepopodimenoché all’ISTAT e alla Ragioneria Generale dello Stato perché trasmettono a Bruxelles, a suo dire, dati errati sull’incidenza della spesa pensionistica italiana sul PIL. E mica centesimi di punto! No, addirittura una percentuale del 16,5% a fronte del 12,88% che, secondo lui, indica la spesa effettiva previdenziale depurata delle voci “assistenziali”.
Tutto sta a vedere cosa si debba qualificare come “assistenziale” e in quale misura: la questione si “gioca” sulle voci di spesa che sono contenute nel bilancio dell’INPS come “previdenza” oppure come “assistenza”: il gioco delle parole in corso da decenni è alimentato dal fatto che le voci di spesa di assistenza e previdenza sono per legge contabilizzate in un unico contenitore denominato GIAS (“Gestione interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali”) nel quale sono confuse, sia le spese assistenziali, come la cassa integrazione guadagni, le pensioni d’invalidità o gli assegni familiari, che le voci previdenziali di sostegno alle gestioni previdenziali in deficit o in difficoltà. Questa confusione (sapientemente ingenerata dal vecchio direttore generale dell’INPS Gianni Billia che nel 1988 quella legge concepì ) offre ampi margini a due opposte affermazioni: se c’è troppa “previdenza” il sistema è fuori controllo, se invece la spesa può qualificarsi come “assistenza ” allora il sistema è in ordine e si possono allargare i cordoni della borsa. Le posizioni “pro assistenza” possono arrivare fino all’estremo della guerra santa cui perviene il prof. Brambilla nel suo articolo quando qualifica come “spesa assistenziale” l’intero importo dei finanziamenti all’INPS trasferiti dalla Stato . Peccato che le definizioni adottate in Eurostat per TUTTI i paesi membri, nonché i più’ elementari concetti di disciplina attuariale dicano ben altro. Chi voglia approfondire questa materia sdrucciolevole, da sempre preda di intellettuali, politici e sindacalisti funamboli potrà consultare l’articolo qui allegato.
Dietro il gioco delle parole e dei numeri si nasconde una questione vitale per la salute dei nostri conti pubblici e per il futuro dei lavoratori giovani: la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale. Una visione serena ma seria dei numeri consentirà di pensare a un buon sistema, equo e non punitivo, e disinnescare posizioni demagogiche presenti in tutte le parti politiche, nessuna esclusa; le stesse che portarono all’ubriacatura collettiva dei decenni 1980/2010, poi pagata con le restrizioni pesantissime del 2011 che hanno regalato prospettive di pensione infelici per i nostri figli.
Giuseppe Beato – vedi qui sotto
Previdenza Assistenza i veri conti