Secondo i dati ISTAT aggiornati al giugno scorso (vedi qui), in Italia 5,6 milioni di persone sono in condizioni di povertà assoluta, quanto a dire il 9,4% della popolazione residente. Il dato sulla povertà assoluta non e’ direttamente comparabile con il dato Eurostat che misura la popolazione “a rischio povertà“; utile comunque sapere che in queste statistiche l’Italia presenta tassi fra i più alti, oltre la media e non solo oltre le solite Svezia, Finlandia, Germania, Francia, Olanda, ma anche rispetto alla Slovenia, alla Polonia, alla Repubblica Ceca e alla Slovacchia.
In una tale dimensione di allarme sociale, e’ prezioso il rapporto sulla povertà presentato ieri dalla Caritas Italiana (vedi qui la sintesi del Rapporto Povertà 2022) che opera sul territorio nazionale con 2800 centri di ascolto e di supporto.
Dal Rapporto sulla Povertà 2022 – commentato anche da Chiara Saraceno sul numero di oggi de La Repubblica (vedi qui) – emergono altre preziose e inquietanti indicazioni. Tre su tutte: a) la povertà si eredita, nel senso che sei poveri su dieci provengono da famiglie povere; quanto a dire che siamo agli antipodi rispetto a quell’ascensore sociale che dovrebbe essere uno dei comandamenti fondamentali di uno stato di welfare; b) strettamente collegato, il dato sull’istruzione che nel 69,7 % dei poveri non supera la licenza media (84,7% al Sud e nelle Isole); c) il confronto fra numero dei poveri e percettori del reddito di cittadinanza evidenzia che quest’ultimo non intercetta tutti i poveri residenti nel nostro Paese, con particolare riferimento ai componenti delle famiglie numerose (vedi le osservazioni della prof.ssa Saraceno e la presentazione del rapporto da parte del cardinal Zuppi).
Tutte le forze politiche affermano che la regolazione e la gestione amministrativa del reddito di cittadinanza va modificata in senso migliorativo, ma la discussione verte solo sul collegamento fra percettore del reddito e occasioni di lavoro (pare appena il caso di ricordare che in tutti i Paesi europei avanzati una forma di “reddito di cittadinanza” collegata alla ricerca/recupero del lavoro esiste da molti decenni). Il rapporto Caritas ci invita, in aggiunta, a guardare anche un altro fondamentale punto di vista: la copertura di tutte le situazioni di povertà. Il card. Zuppi ammonisce che gli indicatori della povertà del nostro Paese “sono sballati” e che ciò’ costituisce un problema aperto per tutta la comunità nazionale italiana.
Caritas – Rapporto povertà 2022