Il ruolo del sindacato nella pubblica amministrazione

Diffidiamo – fermo restando naturalmente l’articolo 21 della Costituzione che garantisce la libertà di stampa e di critica – dalle descrizioni di realtà collettive con le modalità utilizzate dal servizio sulla CISL presentato dalla puntata di Report dello scorso 14 dicembre 2020 (vedi dal minuto 11 al minuto 62). Sono manifestazioni di moralismo di stampo populista. Qualunque grande istituzione o associazione come la CISL (circa 4 milioni di iscritti) reca con sé una serie di problematiche, fra le quali anche la possibilità che alcuni o parte dei suoi membri si abbandonino a piccoli o grandi atti corruttivi. Ristretto in tale contesto il diritto di critica cade nel qualunquismo e non pare appropriato per affrontare la questione dello stato attuale del sindacato nel nostro Paese.

Descrivere fatti e misfatti specifici – buoni per la Magistratura, per gli organi di tutela interni o per la valutazione degli iscritti  – quali il pranzo pagato a spese degli associati, i gadget natalizi acquistati dalla tenuta vinicola della propria moglie o ancora le allusioni alle retribuzioni godute da coloro i quali hanno le massime responsabilità in tali Associazioni genera sospetti e fastidio nell’ascoltatore, tuttavia  scopre il particolare per sorvolare su temi molto più decisivi dal punto di vista generale etico e giuridico. Anzi, con un pò di malignità si può  pensare che l’esternazione delle piccole brutture quotidiane sia un paravento per non affrontare i veri problemi di queste grandi istituzioni collettive: quelli relativi alle problematiche di status e di ruolo effettivamente svolto dai sindacati storici e più rappresentativi.

Dal punto di vista delle problematiche generali, le sole che interessino la collettività nel suo complesso, solo i 60 secondi finali del servizio di Report……. hanno toccato due tematiche che coinvolgono direttamene tutti gli italiani: i bilanci della CISL (come degli altri sindacati) e il finanziamento delle loro risorse  economiche complessive. Due informazioni fondamentali emergono su tutto il resto: 1. non si conoscono, perché non sono pubblici, i bilanci consolidati della CISL (come di qualunque altro sindacato); 2. La parte più consistente delle entrate sindacali, da ormai 30 anni, non proviene dai contributi associativi degli iscritti, ma da servizi gestiti per conto dello Stato. Sono esattamente i servizi di Patronato e i servizi resi dai Centri di Assistenza Fiscale.

La rilevanza e le caratteristiche con le quali vengono gestiti tali servizi (si veda qui un’esposizione complessiva) sono note. Meno conosciuti sono gli aspetti finanziari di tali servizi pubblici gestiti dai sindacati. L’importo di spesa pubblica per i servizi di patronato è rinvenibile come l’ago in un pagliaio nelle pieghe dei bilanci INPS (pag. 1117, tomo I, del Rendiconto generale dell’anno 2019): ammonta a euro 409.050.594. L’erogazione per i servizi svolti dai CAF è fissata con il recente decreto legge n. 104/2020 (convertito in legge 203/2020, all’articolo 17) in euro 236.897.790, cui vanno aggiunte le somme richieste al contribuente per l’elaborazione dei modelli di denuncia fiscale. In tutto sono circa 645 milioni di euro che lo Stato spende a carico del contribuente italiano per l’erogazione di servizi che in altri Paesi vengono svolti direttamente. Sono quindi servizi pubblici esternalizzati per i quali soggetti privati assumono e pagano lavoratori privati che svolgono funzioni di pertinenza pubblica. Anche qui l’analisi non deve essere né populista, né  grossolana: in una politica nazionale é legittimo che possano essere compiute scelte  in direzione dell’esternalizzazione di servizi pubblici. Tuttavia la trasparenza in questi casi è tutto! Ciò che non torna assolutamente in questa questione è che i bilanci dei soggetti che ricevono una tale quantità di danaro non siano pubblici . E qui ha un bell’urlare la segretaria generale della CISL Furlan contro supposti “attentati alle libertà sindacali previste dalla Costituzione”; l’articolo 39 della Carta prevede esplicitamente l’ obbligo di registrazione presso uffici locali o centrali e l’acquisizione della personalità giuridica: tali prescrizioni non sono mai state attuate e vincolerebbero i sindacati, come qualunque altro soggetto che gestisce denaro pubblico, a controlli di legge e alla pubblicazione dei propri bilanci. Queste sono le questioni che dovrebbero stare a cuore ai cittadini, perchè riguardano servizi di interesse generale e la gestione di centinaia di milioni di danaro pubblico. Un altro aspetto fondamentale e significativo di questa questione dal punto di vista strettamente sindacale (e politico)  è la circostanza secondo la quale da decenni il grosso delle risorse finanziarie dei sindacati più rappresentativi non affluiscono dai propri iscritti, quindi non sono più strettamente legate al livello di consenso ottenuto presso i lavoratori.

Oltre al tema dei finanziamenti pubblici ai sindacati – sulla quale la responsabilità principale nel bene e nel male é, come per qualunque materia riguardante le pubbliche amministrazioni, della politica che legifera in Parlamento – c’è, per le rappresentanze del pubblico impiego, la questione parimenti decisiva delle funzioni di tutela e rappresentanza svolte a difesa dei lavoratori. E qui entra in discussione in un’altra trasmissione televisiva,  Piazza Pulita del 10 dicembre 2020 – vedi da 1h e 20 min a 1h e 57 min,  un altro grande sindacato: la CGIL, rappresentata per l’occasione dal Segretario generale per la Funzione Pubblica Serena Sorrentino……

….l’articolo prosegue qui sotto.

Il ruolo del sindacato nella pubblica amministrazione

 

 

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