Pubblichiamo volentieri il link a un articolo del dr. Paolino Madotto riguardante i piani di un importante “player” del modo digitale, finalizzati a una strategia complessiva che addirittura prevenga i bisogni del cittadino utente nei confronti delle pubbliche amministrazioni: una strategia che, sfruttando il patrimonio ormai ingentissimo di dati detenuti delle PA, possa prevenire il cittadino nella presentazione di una domanda, ad esempio, di iscrizione scolastica o di indennità di disoccupazione.
Fermo restando che sono sempre benvenute le idee e le suggestioni capaci di attivare nuovi progetti e risorse, notiamo che il problema di fondo dei rapporti fra pubblica amministrazione e forze economiche di mercato rimane sempre lo stesso dalla fine del secondo dopoguerra (pensiamo solo ai modi come si è concretizzato lo sviluppo edilizio del nostro Paese): dovrebbe essere il soggetto pubblico il titolare delle scelte strategiche generali su come gestire i piani e le risorse da destinare ad utilità pubblica e non il contrario. O quanto meno – come ci spiega bene Mariana Mazzucato (vedi quii) – dovrebbe essere lo Stato a comprendere e capire quali siano le idee e le start up più geniali da incentivare e supportare finanziariamente. Invece, in Italia, una mano pubblica “pigra e disattenta” continua a preferire “lasciarsi dettare l’agenda” dai grandi player privati, adottando una posizione “a rimorchio” delle idee (e degli interessi) di costoro. Salvo poi scoprire – a investimenti avviati e a danaro speso – che sarebbero state doverose e necessarie oculate verifiche strategiche e di fattibilità sulle idee che man mano venivano proposte. Ci piacerebbe una mano pubblica più presente e più proattiva, non ostile agli interessi legittimi delle imprese, ma capace di orientarli nel senso del benessere generale. Perché é così difficile?
Paolino Madotto – Un PA digitale invisibile.