Paolo Sylos Labini in una delle sue ultime testimonianze (“Un Paese a civiltà limitata. Intervista su etica, politica ed economia”, Laterza, 2001) raccontava come negli anni ’50 egli fosse stato inviato negli Stati Uniti, insieme a Giuseppe Guarino, dall’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Antonio Segni per studiare l’industria del petrolio: quell’incarico doveva servire e servì per predisporre qui in Italia una legge per regolarne l’estrazione.
La citazione è utile per ricordare che in tempi ormai andati – era il decennio del boom economico italiano – i politici, prima di metter mano a una legge, facevano effettuare ai migliori cervelli in circolazione attenti studi e verifiche su come funzionavano in altri Paesi gli istituti e le leggi che si volevano trasferire nel nostro Paese. Oggi invece, nessuno escluso, ci si affida all’ apprendista stregone di turno il quale, munito solo di qualche concetto imparaticcio, mette mano a quella cosa delicatissima che è la produzione legislativa. Si cerca, insomma, di reinventare la ruota, facendo finta di dimenticare che molti istituti che si introducono in Italia sono in vigore in altri Paesi da decenni. E’ il caso recentissimo del “reddito di cittadinanza” che, col diverso nome di “reddito di disoccupazione”, è in vigore in tutti gli altri paesi UE.
Perché non studiare e fare tesoro delle esperienze precedenti?
Chi desidera potrà trovare qui sotto utili riferimenti ai sussidi di disoccupazione e al salario minimo in vigore negli altri Paesi UE: tuttavia, in questi Paesi essi hanno costituito oggetto di una regolazione attenta e prudente basata su studi seri precedentemente effettuati. Indispensabile, infine, per la riuscita di queste come di tutte le politiche pubbliche una pubblica amministrazione funzionante.
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Il Salario minimo nei paesi dell’Unione Europea