VEDI QUI ANCHE I CATASTROFICI DATI OCSE SULL’ETA’ MEDIA DEI DIPENDENTI PUBBLICI ITALIANI
Ci sono due dati statistici riguardanti l’occupazione dei giovani laureati che possono essere utilmente raffrontati per cogliere un doppio aspetto significativo dell’occupazione giovanile in Italia: quello del mansionamento di personale laureato nelle pubbliche amministrazioni e quello della disoccupazione giovanile.
Per quanto riguarda l‘utilizzo del personale laureato nelle pubbliche amministrazioni, a conferma della pressoché totale assenza di un sistema razionale di collocazione dei dipendenti in mansioni corrispondenti ai titoli di studio, uno studio dell’ARAN (clicca qui per consultare il testo integrale del rapporto-semestrale n. 2 del 2013) dimostra che il 49% dei dipendenti pubblici collocati in mansioni che richiedono in caso di accesso dall’esterno il diploma di laurea è costituito da personale NON laureato (pag. 26). Il dato in questione è stato tratto dall’analisi del gruppo professionale “Amministrativi e tecnici” (selezionando quindi tale gruppo dagli altri ambiti quali docenti, forze armate, medici, paramedici, dirigenti e carriere speciali – vedasi pag. 9), pari a circa 1,2 milioni di dipendenti.
Il dato è dirompente quanto poco conosciuto! Negli enti pubblici non economici la percentuale di non laureati che occupano posti di personale laureato è del 53%. Nei Ministeri tale percentuale é al 34%; nelle Regioni e Autonomie locali é al 19%.
Questi dati consentono di affermare che le politiche del personale gestite negli ultimi 25 anni hanno fortemente ridimensionato la fascia dei funzionari pubblici non dirigenti (nel privato i classici “quadri intermedi”, a conferma che del privato si prende solo ciò che fa comodo ai propri interessi di bottega). A ciò si aggiunga che – vista l’età media ormai abbondantemente superiore ai 50 anni degli impiegati pubblici – la pubblica amministrazione italiana è oggi completamente carente di quadri professionali laureati giovani, quindi è un’amministrazione che sta morendo lentamente.
Due le cause interrreagenti fra loro di questo disastro: il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego vigente ormai da circa 15 anni che s’incrocia con la prassi di inquadramento nei posti destinati ai laureati di personale interno delle pp.aa. con concorsi interni fortemente sponsorizzati dai sindacati che collocano personale non laureato nelle caselle dei laureati ben oltre il limite teoricamente previsto. Questa è un’altra manifestazione di “padri che danneggiano i figli”, perché quei posti dovrebbero essere a disposizione dei giovani laureati assunti dall’esterno con concorso pubblico, com’era trent’anni fa.
Se incrociamo i dati delle pubbliche amministrazioni con quelli della disoccupazione giovanile attuale scopriamo che due problemi gravissimi potrebbero essere risolti con il varo di un piano di assunzioni nelle pubbliche amministrazioni di giovani laureati. Infatti, l’ultimo dato relativo alla disoccupazione giovanile (vedi dati ISTAT occupati_disoccupati del maggio_2017) stima il numero complessivo di giovani disoccupati fra i 15 e i 24 anni in 554.000 e quello dei giovani fra i 25 e i 35 anni in 873.000 (complessivamente un milione 427mila giovani); il tasso di disoccupazione nella fascia 15/24 anni è il più alto UE dopo la Grecia (37% delle forze di lavoro).
Se consideriamo che i posti per laureati nella pubblica amministrazione sono circa 300.000 (pag. 18 del rapporto sopra allegato), e che , nell’universo dei disoccupati fra i 15 e i 35 anni circa 250.000 sono giovani laureati (si veda qui un dato non ufficiale – clicca qui– ma che potrebbe/dovrebbe essere facilmente asseverato dall’ISTAT), vediamo che la pubblica amministrazione potrebbe essere un poderoso bacino di occupazione giovanile qualificata. In questo modo si risolverebbero due problemi drammatici: il depauperamento professionale degli uffici pubblici e la dispersione di giovani talenti sui quali lo Stato e le famiglie hanno investito finanziariamente per far loro conseguire un titolo di studio di alto livello.
Nè qui ci si inventa nulla, visto che i più anziani ed avvertiti ricordano benissimo il piano straordinario di assunzioni nel pubblico impiego che 40 anni fa – con la Legge 1° giugno 1977 n. 285 – risolse molti problemi generazionali analoghi a quelli attuali.
Dov’è lo Stato in questo Paese?