Sarebbe completamente errato orientarsi verso una polemica di piccolo cabotaggio antigovernativo denunciando un male ormai endemico delle nostre pubbliche amministrazioni, che si manifesta con l’avvicendarsi di tutti i governi della Repubblica da 25 anni ad oggi: la distribuzione a pioggia dei premi di produttività lavorativa ai lavoratori pubblici. Questa fictio dura perlomeno da quando in Italia si iniziò a parlare di premi di rendimento per i lavoratori dipendenti – intorno all’anno 1993, in occasione dello storico accordo sulla concertazione Ciampi sindacati (vedi), che sancì ufficialmente una nuova politica pubblica nella quale i principi delle relazioni sindacali coi lavoratori privati venivano estesi ai lavoratori pubblici. Il link produttività/premialità si tradusse in seguito nelle disposizioni del decreto legislativo n. 286 dell’anno 1999 (vedi) sui meccanismi di monitopraggio dei costi e dei rendimenti. Ancora 10 anni dopo, nel 2009, il ministro Brunetta promosse il decreto legislativo n. 150 che intendeva regolare in modo definitivo i sistemi di performance e di valutazione dei rendimenti sul lavoro. Ebbene, 25 anni dopo, la Corte dei Conti , con la sua ultima relazione dello scorso 13 maggio 2024 non fa che certificare il fallimento di tutto il sistema di valutazione delle performance e di misurazione diversificata dei meriti. Nel lasciare alla lettura di chi voglia approfondire il tema, è utile forse fissare pochi punti chiari:
- La verifica della Corte riguarda SOLO i ministeri dello Stato. Risulta inesistente una verifica sugli 8000 comuni, sulle province, sulle regioni, sulle scuole, sulle AASSLL.
- In tutti i ministeri la valutazione è vicinissima al 100%.
- NESSUN Organismo “Indipendente” di Valutazione ha rifiutato di validare le relazioni fornite dai ministeri: i più audaci si sono limitati a emettere una validazione “con osservazioni “ delle risibilli relazioni di performance loro pervenute. Nè sarebbe servito a qualcosa denegare tale approvazione, per il semplice motivo che la legislazione non contempla qualsivoglia sanzione per l’amministrazione che eroghi i premi di produttività al massimo per tutti i propri dirigenti e dipendenti. Si vedano le tabelle contenute nella relazione.
Sono fatti quelli illustrati nella relazione della Corte dei Conti, non “considerazioni”.
Nessun altro commento, se non il rimando a un nostro articolo dell’ormai lontano anno 2015, intitolato “Basta con le valutazioni burla” (vedi).
Giuseppe Beato
Corte dei conti – delibera_62_2024_amm. Stato