La Festa della Polizia e le problematiche in campo.

di-francesco manganelli

Il 10 aprile è stata la Festa della Polizia. Nel nostro ultimo incontro, anni fa nel suo ufficio, Antonio MANGANELLI, già molto malato, espresse la volontà, ribadita nella lettera che inviò poi al Convegno al Senato su:“ LA LEGGE 121/81 UNA RIFORMA INCOMPIUTA”, questa testamentaria frase: “ Oggi, a trent’anni dalla riforma, nel ribadire che si trattò di una legge di straordinaria lungimiranza, ricca di contenuti e di lucida visione delle forze in campo, e’ arrivato il momento di rimboccarsi le maniche per continuare l’opera avviata trent’anni fa e portarla a termine”.

A questa volontà, nel discorso di insediamento e di nuovo il 10 aprile, si è riferito il “Capo della Polizia-Direttore Generale della Pubblica Sicurezza”, Franco GABRIELLI. Con gesti significativi: festa nelle piazze, tra la gente; i funzionari indossanti la “sciarpa tricolore” emblema della funzione di “pubblica sicurezza”; il recente puntualizzare di sgradevoli assenze. Ritengo che occorra l’attenzione e l’impegno di tutti, e non solo dei “Tutori dell’ordine”, per raccogliere il monito-invito di Antonio MANGANELLI.

Quel convegno era stato indetto da un “Gruppo di studio” che avevamo costituito con funzionari di grande esperienza, tra cui Luigi DE SENA, Vice Capo della Polizia e Super Prefetto in Calabria dopo l’omicidio Fortugno, e Giorgio BENVENUTO storico fautore dell’unitarietà sindacale che portò, con la legge 121/ 81, all’affermazione della rappresentanza dei diritti per i “Tutori dell’ordine”. All’incontro erano stati invitati “tutti” i partiti, compreso il M5S, e i sindacati. Era intervenuto Luigi ZANDA, presente Vito CRIMI.

Ritengo occorra riprendere il discorso, con urgenza: aggiornare la legge 121/81 alle mutate esigenze geo-politico-sociali, procedere verso una “unificazione funzionale” delle Forze di Polizia, in un contesto normato e trasparente, evitando di introdurre, per impreparazione o malafede, germi involutivi, come purtroppo sta avvenendo, di dispersiva competizione se non di controriforma. Diceva il mio maestro Norberto BOBBIO: “Quando non si vede chiaro occorre essere democraticamente vigilanti!”. Per “caso o provvidenza” ho ritrovato in questi giorni, la foto di quando, riuniti attorno al mitico Capo della Polizia Angelo VICARI, creatore “volutamente dimenticato” del 113, con i colleghi del corso 1969 indossammo per la prima volta la “sciarpa tricolore di funzionario di pubblica sicurezza”. Crediamo di avere dato un piccolo contributo, in quei tremendi anni di piombo, eversione e tentato golpe, alla difesa della nostra democrazia. Ho sempre indossato col cuore quella sciarpa, sminuita un po’ nella riforma incompiuta, da ultimo dicendone il senso ai bambini, il nostro futuro, di Ari-paese della memoria.

Ennio Di Francesco

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